Dal quotidiano cattolico Avvenire, di cui condividiamo l’appello fatto al Presidente della Repubblica per scongiurare “ il rischio imminente di chiusura che coinvolge un centinaio di giornali politici, cooperativi, non profit ( fra cui diversi storici giornali Diocesani N.D.R.) e di idee e per la conseguente perdita del lavoro per svariate migliaia di giornalisti e poligrafici” prendiamo due iniziziative che verranno realizzate oggi per arginare la pericolosa e demente “Notte di Halloween” che negli ultimi anni ha raggiunto città e paesi della nostra amata Patria. (A.C.)
RIFLESSIONI E PREGHIERA : LA NOTTE E’ GIOVANE
A centinaia i giovani che parteciperanno all'iniziativa dell'Ufficio di pastorale giovanile.
Alle 18 l'incontro con l'arcivescovo Nosiglia e una tavola rotonda con
altre personalità, poi la messa,i canti, l'adorazione
DA TORINO FEDERICA BELLO
Nel cuore della «movida» torinese, tra i locali che propongono i feste di Halloween, balli per streghe e fantasmi, domani sera ci sa¬ranno anche i giovani della "Notte dei santi " per riflettere, pregare e fare festa insieme.
L'iniziativa è dell'Ufficio di pastorale giovanile dell'arcidiocesi subalpina che anche quest'anno alla vigilia ai Ognissanti rilancia l'invito a seguire un cam¬mino di santità. «Rispetto al passato -spiega don Maurizio De Angeli, diret¬tore dell'Ufficio giovani - abbiamo "allungato" l'iniziativa: non ci si ritrova più alle 22, ma già alle 18 con un momento di riflessione e dialogo. Una prima occasione per trasmettere ai giovani il messaggio che la santità è anche impegno concreto per il bene comune; non è un percorso disincar¬nato dal quotidiano, ma la meta di un ca¬mino che, radicato nel Vangelo e nella preghiera, si esprime poi nell impegno concreto per la società». La «Notte» inizierà dunque alle 18 presso il Centro incontri della Regione Piemonte (corso Stati Uniti 23): protago¬nisti l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, l'ex rettore del Politecnico di Torino e ora presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Francesco Profumo, il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, e il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero. Si confronteranno e dialogheranno con i giovani a partire dal tema «Cammi¬nare insieme: uniti per il bene co¬mune del nostro Paese», collegato anche ai 150 anni dell'Unità d'Italia. Dalla riflessione alla preghiera: alle 21 nella chiesa della Santissima Annunziata, in via Po, una delle vie del cen¬tro più frequentata la sera dai giovani, che confluisce in piazza Vittorio all'altezza dei Murazzi, l'arcivescovo celebrerà la Messa.
«Nell'Eucaristia infatti - prosegue don De Angeli - fondiamo il nostro cammi¬no, celebriamo e festeggiamo i santi, troviamo la forza per guardare a cose grandi, per continuare a crescere guardando in alto».
Al termine della celebrazione, sia la chiesa dell'Annunziata sia l'altra chiesa della stessa via Po, San Francesco da Paola, resteranno aperte sino alla mezzanotte proponendo momenti di adorazione eucaristica guidata, preghiere e canti organizzati grazie alla collaborazione di nu¬merose associazioni impegnate nella pastorale giovanile (le Sentinelle del Mattino, il Tic, il Centro diocesano vocazioni, il Movimento dei Focolari, l'associazione Pier Giorgio Frassati, la Noi Torino, la Hopeel'Agesci). «Chi lo desidera - conclude don De Angeli -potrà così soffermarsi dopo la Messa per prolungare la preghiera o per confessarsi, inoltre davanti alla porta delle due chiese alcuni giovani inviteranno i coetanei "di passaggio" a entrare a farsi racconta¬re cosa si sta facendo e festeggiando. Per non dimenticare poi che la "Notte dei santi" è una festa e che i Santi non vivevano fuori dal mondo, altri giovani, sempre dalle 22 alla mezzanotte si esibiranno su un palco in fondo a piazza Vittorio da dove si accede ai locali dei Murazzi». Proposte musicali e di cabaret con Fran¬cesco Sportelli, i Cometha, Giampiero Perone e Gigi Cotichella per invitare i giovani torinesi a divertirsi in allegria, senza scomodare zucche e fantasmi.
Leggere anche dal sito della Stampa la dichiarazione che ieri ha fatto al riguardo l’Arcivescovo di Torino S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia : “«La prossima festa dei Santi e la commemorazione dei fedeli defunti, tanto care alla tradizione anche familiare del popolo cristiano, da anni sono contaminate da Halloween. Mi auguro che i genitori e gli educatori rigettino l'illusione che questa festa importata dagli Stati Uniti sia, tutto sommato, una carnevalata allegra e innocua, che non lascia traccia. E comprendano invece il rischio che comporta l'assecondare una festa che fa dello spiritismo e del senso del macabro il suo centro ispiratore. Tale festa non ha nulla a che vedere con la visione cristiana della vita e della morte; e il fatto che si tenga in prossimità delle feste dei Santi e del suffragio ai defunti rischia sul piano educativo di snaturarne il messaggio spirituale, religioso, umano e sociale che questi momenti forti della fede cristiana portano con sé». http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/427318/ N.D.R.)
Sempre dalla stessa pagina di Avvenire
LE INIZIATIVE
GENOVA, PREGHIERA NELLA CHIESA DEL GESÙ
: Un «momento forte di preghiera, animato dai giovani», un'occasione per «esercitare ia nostra responsabilità morale e spirituale nei confronti del peccato» e per «vivere orazione piò genuina nei fronti dei santi e dei defunti». Così don Guido Gallese, responsabiìe della Pastorale giovanile di Genova, ha presentato ia a di preghiera che si terrà domani sera presso la chiesa del Gesù in piazza Matteotti, dalle 21 fino a mezzanotte per l'adorazione
iiristica con canti e preghiere, (A. Tor-)
AD ACIREALE LA «MARCIA DEI SANTI»
Si chiama la «Marcia dei Santi» ed è organizzata dalla parrocchia San Martino Vescovo di Carruba, frazione condivisa dai comuni di Giarre e Riposto, nella diocesi di Acireale, Da qui, domani alle 15,30, tra canti, slogan e dolci tradizionali, si muoverà per alcune vìe del paese un corteo di ragazzi del catechismo vestiti da santi. “I morti (che si sono addormentati santamente nel Signore N.D.R.) , spiegano gli organizzatori, non sono fantasmi o streghe, zombi o mostri, ma modelli da seguire, fratelli che hanno raggiunto la casa del Padre, persone vive e felici che vegliano su di noi” ( M.G.L.)
lunedì 31 ottobre 2011
sabato 29 ottobre 2011
LA BAMBINA CORAGGIOSA DI TOLENTINO E SAN NICOLA PROTETTORE DELLE ANIME SANTE DEL PURGATORIO
La mia amata Città, Tolentino, ha un efficace Protettore : San Nicola , agostiniano, che anche nei nostri tristi giorni ispira a tanti giovani il desiderio di confessarsi e di pregare.
E’ altamente edificante vedere nello splendido Santuario Agostiniano, dedicato all’umile Taumaturgo, tanti giovani che affollano i confessionali e che, devotamente, si inginocchiano per fare la penitenza sacramentale che è stata loro data.
Non di rado delle mamme e delle nonne portano i loro figli e nipoti, quando sono troppo irrequieti e dicono troppe brutte parole, dai bravi Frati Agostiniani per farli benedire con la Reliquia di San Nicola .
“ Mio nipote dice troppe parolacce, mi raccontava una nonna, ora lo porto a benedire da San Nicola”.
San Nicola è invocato negli esorcismi perché nella sua umile vita di sacerdote e di religioso ha dovuto combattere contro il demonio : più volte è stato bastonato dal diavolo e per poco non è morto a causa delle percosse.
E’ conservato ancora il bastone trovato vicino il letto del povero frate agostiniano, quasi morente, dopo che il diavolo lo aveva percosso.
Non potendo nulla contro il Santo il diavolo, com'è accaduto anche con altri fedeli testimoni di Dio, più volte ha attentato alla sua vita .
San Nicola è anche invocato come il Protettore delle Anime Sante del Purgatorio, per questo tantissimi fedeli fanno celebrare dai Frati Agostiniani le Sante Messe per i loro cari .
Non potendo nulla contro il Santo il diavolo, com'è accaduto anche con altri fedeli testimoni di Dio, più volte ha attentato alla sua vita .
San Nicola è anche invocato come il Protettore delle Anime Sante del Purgatorio, per questo tantissimi fedeli fanno celebrare dai Frati Agostiniani le Sante Messe per i loro cari .
Lo splendore di questo grande Santo, e della degnissima comunità agostiniana che segue la sua stessa regola, ha una leggera patina in questi giorni.
La Città, negli ultimi anni, ha accolto l’ usanza cretina di “festeggiare”, Halloween complice anche l’associazione “Ponte del diavolo” che forse non vuole ricordare che lo stupendo ponte medioevale, al di là delle leggende, è stato solcato dai santi di Nicola quando si recava a trovare i bisognosi e i sofferenti per portar loro la Santa Comunione.
Nonostante il bravo e giovane Padre Gabriele OSA tuoni ogni anno dal pulpito di San Nicola contro questa barbara usanza, che non ha niente a che vedere con te tradizioni della nostra terra, i negozi , anche quelli di proprietà di bravissimi cattolici praticanti, si sono dovuti sempre più “attrezzare” per fornire i macabri quanto mai discutibili “travestimenti” per i bambini.
E’ di pochi giorni fa però la notizia, che mi è stata comunicata da un giovane papà del consiglio di classe che una bambina delle scuole elementari ha coraggiosamente rotto il muro fatto di complice stupidità e supino conformismo, anche delle maestre, dicendo che a motivo della sua fede non avrebbe festeggiato a scuola l’inutile festa pagana-satanica di Halloween.
Apriti cielo ! La bambina, coraggiosa, e la sua famiglia sono stati definiti “ strani” dal resto degli allineati.
Gli unici che non si sono uniti al coro stonato degli osannanti della festa pagana-satanica sono stati dei genitori islamici …evidentemente più saggi ...
San Nicola, Protettore dei nostri giovani , salvali al conformismo delle zucche spesso vuote dei loro “allineati”genitori e volgi le loro menti solo verso Dio da cui proviene ogni bellezza !
San Nicola, Protettore dei nostri giovani , salvali al conformismo delle zucche spesso vuote dei loro “allineati”genitori e volgi le loro menti solo verso Dio da cui proviene ogni bellezza !
Concludo con la riflessione, difficilmente non condivisibile, del famoso esorcista Padre Gabriele Amorth che ho tratto, su suggerimento di uno dei miei amici di Facebook, dal sito : http://www.preghiereagesuemaria.it/ :
''Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l'uso della ragione e sia sempre più malata. Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo. Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e depressi, potenziali suicidii''. L'articolo di http://www.preghiereagesuemaria.it/ continua : " la condanna e' dell'esorcista della Santa Sede, gia' presidente dell'associazione internazionale degli esorcisti, il modenese padre Gabriele Amorth .I macabri mascheramenti, le invocazioni apparentemente innocue altro non sarebbero, per l'esorcista, che un tributo al principe di questo mondo: il diavolo. ''Mi dispiace moltissimo che l'Italia, come il resto d'Europa, si stia allontanando da Gesu' il Signore e, addirittura, si metta a omaggiare satana'', dice l' esorcista secondo il quale ''la festa di Halloween e' una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco. L'astuzia del demonio sta proprio qui. Se ci fate caso tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente. Anche il peccato non e' piu' peccato al mondo d'oggi. Ma tutto viene camuffato sotto forma di esigenza, liberta' o piacere personale. L'uomo - conclude - e' diventato il dio di se stesso, esattamente cio' che vuole il demonio''. E ricorda che intanto, in molte citta' italiane, sono state organizzate le 'feste della luce', una vera e propria controffensiva ai festeggiamenti delle tenebre, con canti al Signore e giochi innocenti per bambini”.
mercoledì 26 ottobre 2011
E io posto SOLO le foto del Cardinale in CAPPAMAGNA (si prega di studiare il Caerimoniale Episcoporum attualmente in vigore al riguardo …)
IL PONTIFICALE DI SILVI ( Teramo )
" Ma perchè i Cardinali vestiti da Cardinali vi fanno così schifo? Questa è la Chiesa, la Chiesa nella sua grandezza, potenza e virilità. E' vero che siamo abituati al clero in breghette e maglietta del grest, ma non è la cosa giusta.
Tutto quel rosso richiama alla nobiltà del Cardinalato,chiamato ad essere vicino al Papa anche a costo di lasciarci il sangue.
Gente, svegliatevi: avete riempito le chiese di tutte le pagliacciate possibili, vedi stregoni in costume vudù o danzatrici, in nome della inculturazione, e poi vi sdegnate per un Cardinale vestito da Cardinale? " ( un commento da Messainlatino)
Tutto quel rosso richiama alla nobiltà del Cardinalato,chiamato ad essere vicino al Papa anche a costo di lasciarci il sangue.
Gente, svegliatevi: avete riempito le chiese di tutte le pagliacciate possibili, vedi stregoni in costume vudù o danzatrici, in nome della inculturazione, e poi vi sdegnate per un Cardinale vestito da Cardinale? " ( un commento da Messainlatino)
Il Papa ha ricordato oggi un'Omelia di San Giovanni Crisostomo : “Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore”
Dall'Omelia di Papa Benedetto XVI , Vaticano 26 ottobre 2011.
" ... Nel brano del profeta Zaccaria che abbiamo appena ascoltato è risuonato un annuncio pieno di speranza e di luce (cfr Zc 9,10). Dio promette la salvezza, invita ad “esultare grandemente” perché questa salvezza si sta per concretizzare. Si parla di un re: “Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso” (v. 9), ma quello che viene annunciato non è un re che si presenta con la potenza umana, la forza delle armi; non è un re che domina con il potere politico e militare; è un re mansueto, che regna con l’umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini, un re diverso rispetto ai grandi sovrani del mondo: “cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”, dice il profeta (ibidem). Egli si manifesta cavalcando l’animale della gente comune, del povero, in contrasto con i carri da guerra degli eserciti dei potenti della terra. Anzi, è un re che farà sparire questi carri, spezzerà gli archi di battaglia, annuncerà la pace alle nazioni (cfr v. 10).
Ma chi è questo re di cui parla il profeta Zaccaria? Andiamo per un momento a Betlemme e riascoltiamo ciò che l’Angelo dice ai pastori che vegliavano di notte facendo guardia al proprio gregge. L’Angelo annuncia una gioia che sarà di tutto il popolo, legata ad un segno povero: un bambino avvolto in fasce, posto in una mangiatoia (cfr Lc 2,8-12). E la moltitudine celeste canta “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (v. 14), agli uomini di buona volontà. La nascita di quel bambino, che è Gesù, porta un annuncio di pace per tutto il mondo. Ma andiamo anche ai momenti finali della vita di Cristo, quando Egli entra in Gerusalemme accolto da una folla festante. L’annuncio del profeta Zaccaria dell’avvento di un re umile e mansueto tornò alla mente dei discepoli di Gesù in modo particolare dopo gli eventi della passione, morte e risurrezione, del Mistero pasquale, quando riandarono con gli occhi della fede a quel gioioso ingresso del Maestro nella Città Santa. Egli cavalca un asina, presa in prestito (cfr Mt 21,2-7): non è su di una ricca carrozza, non è a cavallo come i grandi. Non entra in Gerusalemme accompagnato da un potente esercito di carri e di cavalieri. Egli è un re povero, il re di coloro che sono i poveri di Dio. Nel testo greco appare il termine praeîs, che significa i mansueti, i miti; Gesù è il re degli anawim, di coloro che hanno il cuore libero dalla brama di potere e di ricchezza materiale, dalla volontà e dalla ricerca di dominio sull’altro. Gesù è il re di quanti hanno quella libertà interiore che rende capaci di superare l’avidità, l’egoismo che c’è nel mondo, e sanno che Dio solo è la loro ricchezza. Gesù è re povero tra i poveri, mite tra quelli che vogliono essere miti. In questo modo Egli è re di pace, grazie alla potenza di Dio, che è la potenza del bene, la potenza dell’amore. E’ un re che farà sparire i carri e i cavalli da battaglia, che spezzerà gli archi da guerra; un re che realizza la pace sulla Croce, congiungendo la terra e il cielo e gettando un ponte fraterno tra tutti gli uomini. La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore.
E’ questo il nuovo regno di pace in cui Cristo è il re; ed è un regno che si estende su tutta la terra. Il profeta Zaccaria annuncia che questo re mansueto, pacifico, dominerà “da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra” (Zc 9,10). Il regno che Cristo inaugura ha dimensioni universali. L’orizzonte di questo re povero, mite non è quello di un territorio, di uno Stato, ma sono i confini del mondo; al di là di ogni barriera di razza, di lingua, di cultura, Egli crea comunione, crea unità. E dove vediamo realizzarsi nell’oggi questo annuncio? Nella grande rete delle comunità eucaristiche che si estende su tutta la terra riemerge luminosa la profezia di Zaccaria. E’ un grande mosaico di comunità nelle quali si rende presente il sacrificio di amore di questo re mansueto e pacifico; è il grande mosaico che costituisce il “Regno di pace” di Gesù da mare a mare fino ai confini del mondo; è una moltitudine di “isole della pace”, che irradiano pace. Dappertutto, in ogni realtà, in ogni cultura, dalle grandi città con i loro palazzi, fino ai piccoli villaggi con le umili dimore, dalle possenti cattedrali alle piccole cappelle, Egli viene, si rende presente; e nell’entrare in comunione con Lui anche gli uomini sono uniti tra di loro in un unico corpo, superando divisione, rivalità, rancori. Il Signore viene nell’Eucaristia per toglierci dal nostro individualismo, dai nostri particolarismi che escludono gli altri, per formare di noi un solo corpo, un solo regno di pace in un mondo diviso.
Ma come possiamo costruire questo regno di pace di cui Cristo è il re? Il comando che Egli lascia ai suoi Apostoli e, attraverso di loro, a tutti noi è: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli… Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19). Come Gesù, i messaggeri di pace del suo regno devono mettersi in cammino, devono rispondere al suo invito. Devono andare, ma non con la potenza della guerra o con la forza del potere. Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù invia settantadue discepoli alla grande messe che è il mondo, invitandoli a pregare il Signore della messe perché non manchino mai operai nella sua messe (cfr Lc 10,1-3); ma non li invia con mezzi potenti, bensì “come agnelli in mezzo ai lupi” (v. 3), senza borsa, bisaccia, né sandali (cfr v. 4). San Giovanni Crisostomo, in una delle sue Omelie, commenta: “Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore” (Omelia 33, 1: PG 57, 389). I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria. E questo ha come conseguenza per chi vuole essere discepolo del Signore, suo inviato, l’essere pronto anche alla passione e al martirio, a perdere la propria vita per Lui, perché nel mondo trionfino il bene, l’amore, la pace. E’ questa la condizione per poter dire, entrando in ogni realtà: “Pace a questa casa” (Lc 10,5).
Davanti alla Basilica di San Pietro, si trovano due grandi statue dei santi Pietro e Paolo, facilmente identificabili: san Pietro tiene in mano le chiavi, san Paolo invece tiene nelle mani una spada. Per chi non conosce la storia di quest’ultimo potrebbe pensare che si tratti di un grande condottiero che ha guidato possenti eserciti e con la spada ha sottomesso popoli e nazioni, procurandosi fama e ricchezza con il sangue altrui. Invece è esattamente il contrario: la spada che tiene tra le mani è lo strumento con cui Paolo venne messo a morte, con cui subì il martirio e sparse il suo proprio sangue. La sua battaglia non fu quella della violenza, della guerra, ma quella del martirio per Cristo. La sua unica arma fu proprio l’annuncio di “Gesù Cristo e Cristo crocifisso” (1Cor 2,2). La sua predicazione non si basò “su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (v. 4). Dedicò la sua vita a portare il messaggio di riconciliazione e di pace del Vangelo, spendendo ogni sua energia per farlo risuonare fino ai confini della terra. E questa è stata la sua forza: non ha cercato una vita tranquilla, comoda, lontana dalle difficoltà, dalle contrarietà, ma si è consumato per il Vangelo, ha dato tutto se stesso senza riserve, e così è diventato il grande messaggero della pace e della riconciliazione di Cristo. La spada che san Paolo tiene nelle mani richiama anche la potenza della verità, che spesso può ferire, può far male; l’Apostolo è rimasto fedele fino in fondo a questa verità, l’ha servita, ha sofferto per essa, ha consegnato la sua vita per essa. Questa stessa logica vale anche per noi, se vogliamo essere portatori del regno di pace annunciato dal profeta Zaccaria e realizzato da Cristo: dobbiamo essere disposti a pagare di persona, a soffrire in prima persona l’incomprensione, il rifiuto, la persecuzione. Non è la spada del conquistatore che costruisce la pace, ma la spada del sofferente, di chi sa donare la propria vita. ... ".
lunedì 24 ottobre 2011
SEMINARIO AFFITTASI : “ Non mandare tuo figlio nel Seminario di … perchè è un covo di fr…” ( Incredibile frase diffamatoria di un prete di un gruppo ecclesiale contro il suo stesso seminario diocesano )
Due immagini dei nostri tristi giorni : sopra, un ex Seminario Vescovile
( che nulla c'entra con l'articolo postato) con l'annuncio della Notte delle Steghe.
Sotto, dei ragazzi che entrati in una sagrestia indossando i Sacri Paramenti e posano allegramente. Cosa "normale" anche per i preti ...
La spiritualità non ha confini e può assumere diverse colorazioni.
Nell’ambito del cosiddetto movimento tradizionalista si possono avere , ad esempio, dei fedeli che amano assistere quasi esclusivamente alla Santa Messa letta mentre altri preferiscono che la Liturgia venga supportata dalla musica sacra e soprattutto dal Canto Gregoriano, il canto della Chiesa accompagnato da ampie effusioni di incenso ...
Ricordo che un anziano prete mi raccontava che il Signore si può anche servire, al fine vocazionale, della sacra veste talare …
Quante volte abbiamo letto fra i commenti dei blog tradizionalisti, con una buona base di indiscutibile verità, che il nostro amore per la Messa tradizionale deve andare ben al di la’ dei “pizzi e merletti” oppure di certo fatuo “fasto liturgico”.
Prima degli sconvolgimenti post conciliari nei Seminari venivano però guardati con occhio di particolare benevolenza proprio quei seminaristi che si occupavano prevalentemente delle "cose di Dio" per il culto cattolico.
Nessuno può farsi giudice delle aspirazioni spirituali di altri : è sacrosanto che un fedele possa non amare i convegni ecclesiali e le relative celebrazioni annesse ma a nessuno è dato di definire un Pontificale nel rito antico come "inutile espressione di fasto” !
Le affermazioni lapidarie di "inutile lusso" applicate alla Santa Liturgia nella forma solenne mi fanno ricordare aimè un certo depauperamento che è iniziato nella chiesa solo dopo il concilio.
Le affermazioni lapidarie di "inutile lusso" applicate alla Santa Liturgia nella forma solenne mi fanno ricordare aimè un certo depauperamento che è iniziato nella chiesa solo dopo il concilio.
Ricordo perfettamente quel che mi rispondevano quando, da piccolo, chiedevo ad uno dei Canonici della Cattedrale perchè non fossero più celebrati i Pontificali : “ Perchè il vescovo ( allora Mons.Tonini) non vuole celebrare Pontificale ( che caratterizzava io momenti più importanti della vita Diocesana) perché lo ritiene troppo fastoso” ...
La stessa frase è stata , fino alla noia, ripetuta nelle più insigni Cattedrali e nei santuari più celebri d'Italia al fine di evitare di tanto temuti fasti liturgici !
Il medesimo concetto mi è stato pure recentemente ribadito, in camera caritatis, da alcuni vescovi : “ ...non ci piace che siano organizzate le liturgie fastose che disturbano la nostra pastorale …”
Ho, aimè, sentito lo stesso odore "calvinista" quando un fedele, tradizionalista, ha definito “inutile” la celebrazione di una Messa nella forma pontificale ergendosi sopra il giudizio di un vescovo diocesano che, invece, l’aveva ritenuta spiritualmente edificante per la sua Diocesi.
Non abbiamo noi stessi, tradizionalisti, più volte detto e scritto che il depauperamento della Liturgia è stato il primo passo verso la dissoluzione liturgica ( ed anche verso la sua desacralizzazione)?
Ancora una volta ecco alleati, per il gusto di contestare l'Autorità e il buon senso ecclesiale, sia i tradizionalisti neo-calvinisti che i modernisti neo-pauperisti .
A farne le spese, come sempre, il sensus fidei . I fedeli, che con tanto entusiasmo si affidano alle belle liturgie, non capiscono il perché delle critiche che giungono addirittura da due versanti opposti.
Il sensus fidei che viene puntualmente annientato dai soliti “rettori di seminario” che, ancorati fermamente a formule sessantottine, si occupano che i giovani possano diventare dei preti “uguali al resto degli uomini” oppure, per usare una formula involontariamente ironica di un “esegeta” degli anni ’70 “ più uomini degli altri”.
Nel lontano 1972 un profeta delle disgrazie ecclesiali e vero apostolo del Sacerdozio e dei Seminari Mons. Marcel Lefebvre, nel suo celebre libro “ Un Vescovo parla” a pagina 155 aveva scritto :
“ Il sacerdote che ha un'idea sbagliata del suo sacerdozio e si crede « un uomo come gli altri » perde il senso della dignità sacerdotale. Non deve meravigliarsi se il mondo non lo rispetta più. Questo disorientamento non può che sfociare nel disprezzo da parte dei nemici della Chiesa e di coloro che conservano un'idea esatta del sacerdozio.
I seminari che acconsentirono ad adeguare la formazione dei seminaristi a questa falsa concezione del sacerdote sono letteralmente colati a picco. I seminaristi seri rifiutano a buon diritto quella formazione pericolosa per la fede e i costumi. Coloro che si rallegrarono di quelle riforme, e le pretesero, non tardarono a concludere che in tal modo sarebbero stati militanti più liberi di dedicarsi alla rivoluzione sociale, politica e religiosa al di fuori delle istituzioni della Chiesa. È così che i seminari si svuotano, più o meno rapidamente secondo i luoghi.
Tuttavia, la possibilità di creare veri seminari esiste, perché le buone vocazioni sono numerose. Dev'essere questa la principale preoccupazione dei vescovi e dei sacerdoti consci del pericolo che corre la Chiesa. Lo spirito Santo rimane nella sua Chiesa e vuole continuare a effondersi nelle anime, in quelle sacerdotali in particolare. Possa esserci concesso di riuscire a ricostituire vere case di formazione sacerdotale quali la Chiesa le ha sempre desiderate. Non dobbiamo avere nessun timore per le vocazioni, il finanziamento e i professori. La provvidenza dà in abbondanza a chi crede in essa e le resta fedele”.
Eppure diversi Rettori di Seminario si dimostrano “integralisti” a senso unico : impedendo ai giovani seminaristi di pregare o, tanto più, di inginocchiarsi.
Ferocemente contrari a ogni tipo di bellezza liturgica alcuni Rettori di gloriosi Seminari, sostenuti per secoli dalla pietas e dalla sanctitas di ecclesiastici e di devoti fedeli, hanno distrutto quel che rimaneva delle chiese seminariali, non abbastanza sfasciate nel post-concilio.
Gli integralisti Rettori di Seminario guardano con sospetto i seminaristi che pregano troppo o che indugiano nelle sagrestie alla ricerca di paramenti belli …
La Nuova Inquisizione Seminarista ( d’ora in poi NIS ) osserva se la pupilla del giovane si dilata troppo quando viene esposto , sia pur raramente, il Santissimo Sacramento o quando viene venerata l'immagine della Madonna Santissima.
La NIS , apparentemente rivestita di mielosa “humanitas”, afferma di non voler imprigionare i giovani seminaristi con regole, con metodi e con usanze : " i giovani debbono dar sfogo alla loro creatività al fine di conseguire una dimensione sacerdotale più al passo con i tempi ".
La NIS , apparentemente rivestita di mielosa “humanitas”, afferma di non voler imprigionare i giovani seminaristi con regole, con metodi e con usanze : " i giovani debbono dar sfogo alla loro creatività al fine di conseguire una dimensione sacerdotale più al passo con i tempi ".
La NIS è operante, attraverso un pactum sceleris, anche fuori dalle mura dei seminari : i giovani che fanno servizio in parrocchia vengono monitorati durante le celebrazioni liturgiche. Se osano prendere la Comunione direttamente in bocca oppure se si inginocchiano alla Consacrazione la loro vita, una volta tornati in Seminario, diventa impossibile ...
Per consultare un sito internet legato alla Tradizione bisogna andare nel bar più vicino al seminario... le copie di alcuni documenti pontifici "scomodi" come il Motu Proprio Summorum Pontificum o Sacramentum Caritatis ecc ecc vengono lasciate solo nella casa familiare.
Quando si sta in Seminario bisogna che tutti giudichino che sei moderno e creativamente al "passo con i tempi" ...
Per consultare un sito internet legato alla Tradizione bisogna andare nel bar più vicino al seminario... le copie di alcuni documenti pontifici "scomodi" come il Motu Proprio Summorum Pontificum o Sacramentum Caritatis ecc ecc vengono lasciate solo nella casa familiare.
Quando si sta in Seminario bisogna che tutti giudichino che sei moderno e creativamente al "passo con i tempi" ...
La "creatività" dei giovani, controllata dalla NIS dei rettori in odore di '68, deve costituire l'unica via maestra per i seminaristi dei rettori integralisti.
Il risultato di tanta “creatività” è l’allontanamento dei giovani dalla vera ed autentica visione sacerdotale cattolica.
Dal lontano 1961 delle forze oscure, sicuramente in possesso di molti soldi, hanno iniziato la battaglia per la conquista della Chiesa partendo proprio dalla disgregazione dei seminari.
Il 23 maggio 1961 pare che un Ecclesiastico abbia scritto ad un’organizzazione nemica della Chiesa : «con molta gioia, tramite il F. Mapa, il Vostro delicato incarico: organizzare silenziosamente in tutto il Piemonte e la Lombardia come disgregare gli studi e la disciplina nei seminari».
Un po’ come avvenne dopo il 1968 nelle scuole statali, quando professori imbevuti di ideologie marxiste, socialiste, libertarie, materialistiche, fecero di tutto per devastare l’insegnamento pubblico, riducendo alla fine la scuola in uno squallido «diplomificio» incapace di selezionare i migliori sulla base della meritocrazia….
Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961 pare che “Frama” abbia scritto ancora a Palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa” per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio, insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera -, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato, quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”, “Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di «iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare». … ( fine della prima parte)
Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961 pare che “Frama” abbia scritto ancora a Palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa” per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio, insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera -, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato, quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”, “Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di «iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare». … ( fine della prima parte)
venerdì 21 ottobre 2011
DON CAMILLO E GESU' CRISTO
Don Camillo e Gesù Cristo
«Pochi istanti dopo s’udì partire a motore imballato la giardinetta della ragazza e don Camillo uscì dal confessionale e andò a sfogare col Cristo dell’altar maggiore la tristezza del suo animo:
“Signore, se questi giovani che si prendono gioco delle cose più sacre sono la nuova generazione, che mai sarà della Vostra Chiesa?”
“Don Camillo” rispose con voce pacata il Cristo “Non ti lasciare suggestionare dal cinema e dai giornali. Non è vero che Dio ha bisogno degli uomini: sono gli uomini che hanno bisogno di Dio. La luce esiste anche in un mondo di ciechi. È stato detto ‘hanno gli occhi e non vedono’; la luce non si spegne se gli occhi non la vedono.”
“Signore: perché quella ragazza si comporta così? Perché per ottenere una cosa che potrebbe facilmente avere soltanto se chiedesse, deve estorcerla, carpirla, rubarla, rapinarla?”
“Perché, come tanti giovani, è dominata dalla paura d’essere giudicata una ragazza onesta. È la nuova ipocrisia: un tempo i disonesti tentavano disperatamente d’essere considerati onesti. Oggi gli onesti tentano disperatamente d’essere considerati disonesti.”
Don Camillo spalancò le braccia:
“Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?”
“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”
“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che, in migliaia di secoli, aveva accumulato. Un giorno non lontano si ritroverà esattamente come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne.
“Signore: la gente paventa le armi terrificanti che disintegrano uomini e cose. Ma io credo che soltanto esse potranno ridare all’uomo la sua ricchezza. Perché distruggeranno tutto e l’uomo, liberato dalla schiavitù dei beni terreni cercherà nuovamente Dio. E lo ritroverà e ricostruirà il patrimonio spirituale che oggi sta finendo di distruggere. Signore, se questo è ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”
Il Cristo sorrise.
“Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza.
“Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede.
“Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d’ogni razza, d’ogni estrazione, d’ogni cultura.”
“Signore” domandò don Camillo: “volete forse dire che il demonio è diventato tanto astuto che riesce, talvolta, a travestirsi perfino da prete?”
“Don Camillo!” lo rimproverò sorridendo il Cristo. “Sono appena uscito dai guai del Concilio, vuoi mettermi tu in nuovi guai?”»
********
GIOVANNINO GUARESCHI “È di moda il ruggito della pecora”, pubblicato su Oggi n. 45 del 10 novembre 1966, ora compreso in “Don Camillo e don Chichì” (già “Don Camillo e i giovani d’oggi”) ed. BUR Rizzoli, 1996, pgg. 134-137.
(Ringrazio l'amica Dorotea per questo dono mattutino)
ALDO MARIA VALLI HA APERTO L'OMBRELLO PRIMA DI PIOVERE... QUANTA PAURA SE IL PAPA SI DOVESSE RIAPPROPRIARE DEI SEGNI DEL PAPATO, TRALALTRO MAI ABOLITI ...
Cari Amici, questa mattina, piuttosto presto, prima di andare a scuola, ho postato sul blog Messainlatino l'articolo, che una mia amica mi aveva segnalato, accompagnandolo dall'aggetivo "allucinante", del Giornalista-Vaticanista di RAI1 il Dott. Aldo Maria Valli :
Due parole sulla pedana mobile di Aldo Maria Valli | 20 ottobre 2011 Perché non dire semplicemente che il Papa fa fatica a camminare? Altrimenti vuole dire che si torna a qualcosa di molto simile alla sedia gestatoria .
Essendo semplicemente inutile che faccia il doppione su questo mio blog dell'articolo in questione, voglio semplicemente segnalare alla Vostra paziente attenzione degli interventi che ho tratto degli oltre cento commenti dei lettori di Messainlatino.
Ospite ha scritto : " Secondo me Valli ha aperto l'ombrello prima di piovere!!!!!! Ormai conosciamo tutti il metodo di Papa Benedetto consistente nel fare le cose per gradi. Ciò ha fatto fatto venire in mente a qualche modernista il terrore che l'uso della pedana mobile (con il Papa in buone condizioni di salute), potrebbe preludere ad un futuro uso della SEDIA GESTATORIA. Ecco perchè il mondo modernista è in agitazione per una ragione così futile. Solo così si può spiegare tanta acredine nei confronti del Santo Padre per l'uso della pedana, uso che non fu mai criticato al suo Beato predecessore".
LDCaterina :
" Se disgraziatamente il Papa ritirasse fuori la sedia gestatoria come reagireste? che differenza c'è fra questa e la moderna papamobile inventata da Giovanni Paolo II ? Perchè non è affatto vero che è stata "abolita", essa è stata solo sostituita in tal senso dalla papamobile per il giro in piazza e come abbiamo visto per le uscite pastorali nelle varie Diocesi... e non sembra forse "una statua" dentro quella papamobile, pronto a sorridere per farsi catturare dalle migliaia di scatti fotografici?
Perchè non diciamo: basta con le foto al Papa! non è un dio!! e a voi vaticanisti, che fate a gara e a turno per parlare del Papa nelle dirette e nel raccontate a josa di fatti, e proprio voi che subito allarmate, e persino improvvisate per raccontare se il Papa ha mangiato bene, se ha starnutito, quante volte ha sorriso o se ha accarezzato un bambino... Il Papa sta bene, ma santo Iddio ha anche 84 anni!! ed è strano che a voi giornalisti sia sfuggita la sua andatura molto rallentata rispetto a cinque anni fa quando venne eletto... egli ha una mole di lavoro davvero impressionante, che male c'è se in alcuni tratti gli si risparmia la fatica di camminare? Può anche essere che abbia problemi alle gambe, vi cambia la vita il saperlo? a me no! Si prega per il Papa sempre, sia che sta bene, sia se sta male... se poi ciò che si vuole soddisfare sono i pruriti mediatici, la curiosità morbosa della salute del Papa o persino il desiderio di vederlo presto nell'altra vita, allora non si mascheri il tutto con le solite trite e ritrite allergie agli usi e costumi della Chiesa, parlandone come se in passato i Papi venissero idolatrati perchè usavano la sedia gestatoria...
Non me ne voglia il dott. Valli per queste mie riflessioni, ma l'articolo è davvero deprimente...la leggo sempre volentieri, ma una caduta di stile così non la pensavo davvero e non ci volevo credere a chi mi ha segnalato l'articolo... E se il Papa avesse piacere di usare quella padana chi siamo noi per seminare il dubbio, l'allergia alla sedia gestatoria? un Papa deve essere ridotto come Giovanni Paolo II per poterla usare? Ma che stiamo scherzando?
Siamo seri! Preghiamo per il Papa sia in salute, sia per gli acciacchi della sua età,e rallegriamoci che OGNI COSA ed ogni strumento possa essere usato per alleviare il peso del faticoso compito che porta sulle spalle...e sulle gambe... "
Homer Smpson ha scritto :
" L'articolo di Valli è vergognoso. E' questo il rispetto dell'umanità che i conciliaristi progressisti hanno? Neanche alle difficoltà fisiche di un uomo di 84 anni sanno portare rispetto "?
Praecentor ha scritto :
"Ogni volta che vado a Messa, assisto al disprezzo di tutto ciò che è rito. L'unica cosa a cui dà importanza il sacerdote di turno sull'altare è l'omelia, quasi sempre una sorta di talk show stile Maria De Filippi. E poi al momento di consacrare le Specie, la superficialità e la rapidità dei gesti fanno capire che chi celebra è infastidito dal compiere questi "riti magici" dal sapore medievale.
Se certi ministri del culto disprezzano il culto stesso, figuariamoci tutto il resto: vesti, suppellettili, canti sacri, arredi, ecc.
Ecco, il disprezzo per tutto ciò che è rito, simbolo, tradizione è l'unica cosa in cui veramente crede certa gente, pseudo-giornalisti compresi.
Ma Nostro Signore, Gesù Dio, non aveva forse affittato la più bella sala da pranzo di Gerusalemme per celebrare la prima Messa, anticipazione della sua morte e resurrezione? E in quell'occasione non aveva detto "fate questo" in memoria di me"?
LDCaterina63 ha scritto :
" concordo con ospite delle 21,35.... basti pensare allo stemma con tiara tirato fuori all'Angelus di ottobre un anno fa lo scandalo che suscitò e l'alzata di scudi!! Ratzinger è MONITORATO 24 ore su 24 dal mondo progressista, e facendo chiasso e rumore sperano, come negli anni '70 di obbligare alfine il Papa a non fare "scherzi".....
E' palese che la situazione attuale tiene PRIGIONIERO IL PAPA con il ricatto di uno scisma ben più grave di quello che dovette affrontare santa Caterina da Siena con Urbano VI..... nel chiedere consiglio alla Santa ella rispondeva al Papa di PAZIENTARE E DI LIMITARE IL SUO POTERE.... in sol colpo, spiega santa Caterina, il Vicario di Cristo avrebbe potuto imporre il bastone, ma la Santa lo supplicò di non farlo e che dopo aver guadagnato anime alla giusta causa con la CLEMENZA DEL PASTORE MITE, il Signore stesso avrebbe pensato a fare pulizia dei recidivi.... i Santi sono sempre incoraggianti!"
martedì 18 ottobre 2011
PREGHIERE RIPARATORIE PER LA PROFANAZIONE DELLA STATUA DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA E DEL SANTISSIMO CROCIFISSO AVVENUTA A ROMA DURANTE LA MANIFESTAZIONE DI SABATO SCORSO
Davanti all’esecranda profanazione di una statua della Madonna e di un Crocifisso, avvenuta nella Città Sacra di Roma vicino a San Pietro, invitiamo di raccogliersi in preghiera di riparazione; e ad invitare coloro che può ad associarsi a tale dolente intenzione.
Una forma di preghiera facilmente alla portata di tutti, e praticabile quanto prima: una decina del S. Rosario (potrebbe essere la contemplazione del secondo Mistero Doloroso: N.S. Gesù Cristo flagellato alla colonna), naturalmente da aggiungersi alle preghiere consuete; se possibile concludendo con questa Orazione : Contro i persecutori della Chiesa:
Preghiamo. Accogli o Signore, placato, le preghiere della Tua Chiesa, affinché, libera da ogni avversità ed errore, Ti possa servire in tranquilla sicurezza. Per Cristo Nostro Signore. Amen.
Miserere nostri Domine!
Regina sacratissimi rosari, ora pro nobis.
lunedì 17 ottobre 2011
LA MESSA IN LATINO DIVIDE ( così dicono certi curiali in Sicilia ... e in ogni altra parte d'Italia ...) UN ARTICOLO CHE NON DIVIDE : E' CHIARA L'IMPOSTAZIONE DI CHI NON VUOL "SENTIRE CUM ECCLESIA"
Vienna, Messa "rock" : il momento della Santa Comunione ( queste cose dividono veramente ... da Dio ! )
Articolo del 31 gennaio 2011 : sempre attuale ! Chissà poi che fine ha fatto l'iniziativa ...
La Messa in latino divide
GIUSEPPE SCIBETTA
Fa discutere (... vecchia tattica dal sapore rivoluzionario, sperimentatissima per "giustificare" ogni sorta di illegalità soprattutto nella Chiesa post-conciliare; metodo di guerriglia psicologica che precede la "pax" di chi, per riportare l'invocata quiete, commette ingiustizia negando quello che la Legge e la Devozione consentono ) la celebrazione della Messa in latino che, a distanza di 41 anni dal Concilio Vaticano II, è stata officiata ieri a Caltanissetta: a sollecitarne la celebrazione un gruppo di fedeli costituitosi a questo fine e composto da Gigino Macro, Cristoforo Sicilia, Rosario Picardo, Silvio Giannone, Enzo Falzone, Alberto Maira e Luca Bonvissuto del capoluogo nisseno, Antonino Torregrossa di San Cataldo e Franco Montagna di Vallelunga, ( era proprio necessario scrivere i nomi di questi valorosi ragazzi? Perchè esporli pubblicamente alla gogna e agli insulti dei "soliti" noti ? N.D.R.) i quali hanno chiesto dapprima l’autorizzazione a Roma in attuazione del "motu proprio" di Benedetto XVI "Summorum pontificum" del 2007 e poi l’hanno ottenuta dal vescovo della diocesi nissena mons. Mario Russotto (ottimo ! la Redazione del giornale diocesano scrivendo questo "assolve" il Vescovo addossando tutta la "colpa" della celebrazione a "Roma". Incredibile !!! N.D.R. ) ; questi ha così disposto che la messa secondo il "Vetus Ordo" (vecchio ordine, cioè in latino) in via sperimentale venga celebrata l’ultima domenica di ogni mese nella chiesa Sant’Anna dell’Istituto Testasecca, dove ieri è stata officiata da don Salvatore Modica con la collaborazione dell’assistente Lirio Torregrossa (uno studente in architettura di San Cataldo) e di don Angelo Gallo.
La messa in latino (anche se era stata preannunziata ai frequentatori della chiesa di viale della Regione) ha colto di sorpresa la maggior parte delle persone che hanno preso parte alla funzione, tanto che lo stesso don Salvatore Modica (che per la prima volta ha detto messa in latino nel lontano 1949, quando è stato ordinato sacerdote) con la sua consueta dolcezza, prima di cominciare la funzione religiosa ha fornito ai numerosi fedeli presenti le motivazioni di quella che comunque costituiva "una novità", spiegando che «in fondo non si trattava di una cerimonia "specialissima", poichè scopo della messa - anche se celebrata in latino - rimane sempre quello di accompagnare i
fedeli nel corso di un cammino che porta all’incontro con Gesù». E così anche ieri, in occasione dell’unica messa mattutina fissata come sempre alle ore 9 - si è ritornati alla risacralizzazione del rito ordinario ( ??? N.D.R.) attraverso il recupero di molti elementi tradizionali.
Molte le persone (c’erano pure tre giovani africani cattolici ospiti del Testasecca) visibilmente e
chiaramente frastornate, ( come mai in altri posti gli Africani sono coloro che seguono con più intensa devozione le Messe nell'antico rito? N.D.R.) la maggior parte delle quali o non hanno mai avuto conoscenza del latino
o avevano quasi del tutto dimenticato le nozioni apprese tanti anni fa a scuola: inevitabile quindi l’imbarazzo con cui hanno seguito il rito sacro. Contenti invece i promotori dell’iniziativa, che hanno seguito la messa con grande devozione sino a quando don Salvatore Modica non ha concluso con il suo "Ite missa est".
E’ stato a quel punto che anche don Angelo Gallo - cogliendo il disagio dei fedeli - ( perchè i fedeli stavano rumoreggiando oppure avevano dato poche offerte ? N.D.R.) è salito sul pulpito e ha voluto dire la sua: «E’ un esperimento quello che stiamo facendo, al fine di poter fare una
esperienza con il rito tradizionale. Abbiamo notato che con la messa in latino c’è maggiore misticismo, maggiore concentrazione da parte di chi la segue, anche se forse sono in molti che non capendo la lingua antica partecipano alla funzione religiosa con minore partecipazione. E’ chiaro che ci sono alcuni che realizzano il loro rapporto con Dio con un colloquio diretto, faccia a faccia; altri che invece preferiscono incontrare il Signore in silenzio. Ora dobbiamo valutare meglio se è più opportuno ritornare a quello che viene definito "novus ordo" (in italiano) oppure lasciarla in latino, che è la lingua universale della Chiesa e quindi in grado di accomunare quanti, in tutte le parti del mondo, si accostano ad un rito cattolico o abbiano una sensibilità comune». «Molto meglio - ha poi commentato un fedele, Antonio Grillo - fare due messe in orari diversi, in maniera da accontentare coloro i quali vogliono la funzione religiosa celebrata in latino ed anche quelli che la vogliono in italiano. Noi così non abbiamo capito niente». «Temo che in questo modo - ha aggiunto Giovanna Barone - i giovani non verranno più in chiesa a seguire la messa: perchè non farla in italiano e consentire a tutti una maggiore partecipazione alle varie fasi del rito religioso?». ( Ma che brava la "Redazione" del giornale diocesano perchè ha solo intervistato i fedeli contrari alla Messa in latino? L'articolista potrebbe essere scritturato da Michele Santoro ... N.D.R.)
Dopo l'Editoriale di seguito l'articolo, di commento, qua sotto riportato. Senza parole da parte nostra !
«Uso strumentale del ritorno al passato»
Da molti anni la domenica partecipo alla messa delle otto nella mia parrocchia, S. Pietro. Domenica 23, per un contrattempo, ( ma che combinazione ....N.D.R.)
faccio tardi e dirotto i miei passi verso la vicina chiesa di S. Anna al Ricovero Testasecca, alla messa delle 9. Al termine della celebrazione, il rettore don Gallo informa i fedeli che la prossima domenica, alla stessa ora, in via sperimentale, la messa in italiano verrà sostituita da quella in latino.
Dopo il motu proprio di Benedetto XVI Summorum pontificum del 2007, è previsto che i vescovi, dietro richiesta di almeno trenta fedeli, possano autorizzare la celebrazione eucaristica secondo il rito di S. Pio V; non capisco, però, con tutto il rispetto, per quale motivo il nostro vescovo abbia deciso
di sostituire la celebrazione della messa in italiano in S. Anna, che tradizionalmente si celebra alle 9, frequentata dagli abituali fedeli, con quella in latino e non abbia, invece, assegnato a quest’ultima un altro orario. Decido, perciò di tornare, oggi domenica 30 gennaio, a S. Anna, mosso dal desiderio di capirci qualcosa e, insieme, dalla curiosità di vedere "l’effetto che fa". La chiesa è gremita, come le altre domeniche,
da un pubblico in grandissima maggioranza di anziani, i soliti fedeli ai quali si aggiunge la pattuglia di aderenti ad Alleanza Cattolica, dalla quale presumo che, legittimamente, sia partita la richiesta di autorizzare la celebrazione della messa secondo il rito tridentino. Alle nove in punto entra il celebrante, che indossa la pianeta verde tradizionale e, all’avambraccio sinistro, il manipolo: una scena antica che non vedevo da oltre cinquant’anni, da quando, ragazzo, frequentavo l’oratorio salesiano. Il tuffo indietro negli anni si anima e diventa ancora più vivido: Introibo ad altare Dei - Ad Deum qui laetificat iuventutem meam. Ma quale iuventus? La risposta più pertinente sarebbe: Ad Deum qui laetificat senectutem meam. ( io avrei fatto una "censura ecclesiastica" : altro che "ospitalità" a queste blasfeme parole nel Giornale diocesano ! E' una vergogna per la fede. Articolo da mandare alla competente Congregazione Romana : è un dovere correggere l'errore e aiutare chi sbaglia per dargli modo di tornare alla sana dottrina per la salute della sua anima ! N.D.R.) E’ una praeceps senectus, un’estrema vecchiaia quella che aleggia nella chiesa di S. Anna alla messa delle 9, quando il venerando mons. Salvatore Modica, con una voce flebile che di tanto in tanto cerca di forzare, dà inizio alla celebrazione della messa di S. Pio V, cum oratio haberet - come scrive Cicerone - suam quasi senectutem, quando la parola echeggiava, per così dire, una sua vecchiezza. Il rito prosegue con la solennità ieratica del sacerdote che dà le spalle ai fedeli tagliati fuori dalla celebrazione, al contrario
di quanto aveva voluto il Concilio Vaticano II, disorientati dal ritorno del vecchio, di un rito che si sovrappone alla loro messa. Il mio vicino di banco, ancora più anziano di me, evidentemente non al corrente della novità, mi chiede sottovoce, in dialetto, in quale lingua si stia celebrando la messa, rispondo: "in latino". "Ah! - fa lui - in latino, certo, padre Modica è l’unico prete che conosce il latino. Io, però, non conosco
né il latino né, bene, l’italiano e non ci sto capendo niente". Mi sforzo di spiegargli, anche se non sono molto convinto, che non è tanto importante capire le parole che pronuncia il sacerdote quanto partecipare e unirsi idealmente all’azione liturgica. Non sono pregiudizialmente contrario alla celebrazione della messa in latino: nella Chiesa ci deve essere posto per tutte le sensibilità. La messa in italiano non è, come sostengono i cattolici tradizionalisti, la rottura dell’universalismo della cristianità e la messa in latino ha una grande dignità, specialmente quando viene celebrata dal Santo padre e rivolta ai credenti di ogni parte del modo. Inaccettabile è l’uso strumentale del ritorno al passato, quasi a volere considerare ininfluente il grande e impegnativo magistero del Concilio Vaticano II. ( ma chi tocca il CVII ? L'articolista si studi la Cost.Sacrosantum Concilium. Mai lette tante scorrettezze ... in un Giornale diocesano ! Roba da pazzi ! )
Al termine della celebrazione, forse con l’intento di fugare dubbi e perplessità, il rettore don Gallo, ritiene di dovere fare un breve commento, riaffermando, non senza qualche
contorcimento verbale, ( ma che gentilezza nei confronti di un Sacerdote ! N.D.R.) che quello di oggi è stato solo un esperimento e mettendo in luce pregi e limiti dei due riti, in italiano e in latino: più comprensibile e partecipato il primo, più concentrato e misterioso il secondo. Sic stantibus rebus, che bisogno c’era di scomodare ( ma quanto da fastidio al signor Mangiavillano la mite iniziativa liturgica ... quanto lo infastidisce ... non è mica obbligato ad andare ... ci sono tante chiese ... Sta lottando contro i mulini a vento ! N.D.R.) S. Pio V oggi, domenica 30 gennaio 2011 a S. Anna al Ricovero?
sabato 15 ottobre 2011
LE BESTIE INFERNALI SI SONO SCATENATE A ROMA
http://www.repubblica.it/politica/2011/10/15/foto/statua_madonna-23287228/1/
Sancte Michaël Archangele,
defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus,
supplices deprecamur: tuque,
Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude.
Amen.
DISTRUTTA UNA PARROCCHIA – Durante gli scontri e il corteo, gli indignati hanno preso di mira anche una parrocchia nei pressi di San Giovanni, San Marcellino e Pietro, tra via Labicana e via Merulana, tentando di sfondare la porta della chiesa e distruggendo poi alcuni arredi sacri della casa parrocchiale. In parrocchia, nel momento dell’assalto, non c’erano fedeli, ma il parroco, don Pino Ciucci e diversi sacerdoti. «Sono sconcertato – ha detto – abbiamo visto scoppiare la protesta dalle finestre della parrocchia. Dei giovani incappucciati hanno divelto la porta della sala utilizzata per il catechismo, sono entrati, hanno affisso un manifesto e hanno distrutto quello che c’era dentro. Poi hanno preso una statua della Madonna di Lourdes e un crocefisso, li hanno portati in strada e li hanno frantumati. Un gesto blasfemo di profanazione che non ha alcun senso». http://www.oggi.it/attualita/cronaca/2011/10/15/indignati-e-guerriglia-a-roma-in-fiamme-le-auto-distrutte-vetrine-scontri-e-feriti/
TOLENTINO, CENTRO STORICO, DOMENICA 16 OTTOBRE SANTA MESSA IN LATINO DI DON ANDREA LEONESI
Tolentino, MC, Domenica 16 ottobre ore 16,45
Centro Storico, Chiesa del Sacro Cuore , detta dei "sacconi"
Santa Messa cantata nel rito romano antico
celebrata dal Rev.do Parroco Don Andrea Leonesi.
Un sincero ringraziamento, per il sostegno spirituale più volte espresso, a S.E.R.Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo Diocesano.
I Confratelli "sacconi" inizieranno la raccolta di fondi per aiutare alcune famiglie disagiate.
venerdì 14 ottobre 2011
QUANDO LA "GIOVANE" AMERICA LATINA INSEGNA ALLA VECCHIA E STANCA EUROPA. QUEL DESIDERIO INCONTENIBILE DI PRENDERE L'AEREO ...
Foto : La Cattedrale di Ciudad del Este
Ieri ho citato alcuni passi della lettera sulla Liturgia ai Sacerdoti scritta per il suo Clero da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Rogelio Livieres Plano, Vescovo della Diocesi di Ciudad del Este, Paraguay.
Oggi voglio proporre due video delle Ordinazioni Sacerdotali e Diaconali dell'Agosto 2011 che ho preso dal sito diocesano.
Vi consiglio di osservare anche le foto del Seminario Diocesano : dalla compostezza e dai particolari si evince che Diocesi di Ciudad del Este, grazie al suo Vescovo, sta seguendo ( caso raro…) le sante e sagge indicazioni di Papa Benedetto XVI soprattutto per quanto riguarda la Santa Liturgia.
Naturalmente i frutti spirituali , leggasi nuove vocazioni al Sacerdozio, non si sono fatti attendere.
Non voglio fare comparazioni ma qualcuno mi dica dove in Italia si svolgono tali dignitosissime liturgie di Ordinazioni Sacerdotali e Diaconali.
Io conosco la risposta ( purtroppo)...
Non voglio fare comparazioni ma qualcuno mi dica dove in Italia si svolgono tali dignitosissime liturgie di Ordinazioni Sacerdotali e Diaconali.
Io conosco la risposta ( purtroppo)...
giovedì 13 ottobre 2011
UN BRAVO VESCOVO-LITURGO : S.E.R. MONS.ROGELIO LIVIERES PLANO
Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Rogelio Livieres Plano, proveniente dalla Prelatura della Santa Croce dell'Opus Dei, è stato nominato Vescovo della Diocesi di Ciudad del Este, Paraguay, il 12 luglio 2004 dal Beato Giovanni Paolo II .
Nella Solennità di Cristo Re del 2007 il Vescovo ha emanato il Documento per la Liturgia di cui riportamo ampi stralci per quanto riguarda soprattutto la musica sacra.
Attento liturgo, come dovrebbero essere tutti i Vescovi, ha partecipato pochi giorni fa alla Benedizione Abbaziale del nuovo Abate dell'Abazia benedettina, di stampo tradizionale, Notre-Dame di Fontgombault ( Francia ).
Come accade ai devoti servi del Signore anche il Vescovo Mons. Rogelio Livieres Plano è innocente vittima di una campagna di calunnie abilmente orchestrata dai nemici di Cristo e della Chiesa.
Noi preghiamo per questo Successore degli Apostoli che tanto bene sta facendo ai fedeli che la Provvidenza ha messo sotto la sua cura pastorale.
"Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris, te rogámus audi nos".
Dal Documento per la Liturgia di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mons. Rogelio Livieres Plano :
" Non c'è dubbio che la riforma liturgica del Concilio ha notevolmente contribuito a una partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa dei fedeli al Santo Sacrificio dell'altare.
Tuttavia, ci sono anche ombre.
Quindi occorre non tacere sugli abusi, soprattutto quelli della massima gravità, contro la natura della liturgia e dei sacramenti, anche contro la tradizione e l'autorità della Chiesa, che anche nei giorni nostri di rado compromettono le celebrazioni liturgiche nell’unica Chiesa di Cristo.
In alcuni luoghi gli abusi liturgici sono diventati un'abitudine, che non può essere accettata e che deve terminare.
La cura per l'Eucaristia è guardare il dono dell'amore di Dio e come l'amore comincia a casa propria, nel 2005, ho inviato una lettera ai sacerdoti della diocesi di Ciudad del Este, chiedendo di riservare una particolare cura in tutte le questioni relative alla celebrazione dell'Eucaristia seguendo gli insegnamenti del Papa contenuti della lettera apostolica "Redemptionis Sacramentum", ho pure sottolineato alcuni punti specifici che, nella nostra diocesi, sono stati sbagliati in relazione alla cura di questo tesoro costituito dall’Eucaristia.
I Sacerdoti diocesani che si impegnarono a rispettare questi segni della Chiesa furono ricompensati da frutti abbondanti, sia per se stessi e per i fedeli.
Infatti, la pietà personale dei sacerdoti è stata arricchita e il popolo ha aumentato la devozione a Gesù presente nell'Eucaristia.
Attribuisco questo, soprattutto il forte aumento delle vocazioni sacerdotali e lo spirito positivo che regna nel nostro Seminario "San José".
Ora voglio estendere queste ed altre indicazioni a tutti i sacerdoti, diocesani e religiosi, in modo che dolcemente si possa obbedire agli insegnamenti del Santo Padre.
Vi assicuro, come risultato del nostro rinnovato amore per il Signore, come è stato dimostrato dall’esperienza passata, la moltiplicazione delle benedizioni divine, come è successo con i miglioramenti che ho precedentemente esposto.
Per facilitare l'applicazione immediata, ho voluto riassumere le indicazioni della "Redemptionis Sacramentum", che ci toccano più da vicino nei prossimi paragrafi.
Si potranno tuttavia utilizzare anche le disposizioni dell '"Ordinamento Generale del Messale Romano (2002)" e il "Cerimoniale dei Vescovi". Questi due documenti forniscono delle vere lezioni che entrambi i vescovi e sacerdoti dovrebbero conoscere e praticare.
Questi documenti sono anzi i veri gioielli della Chiesa.
Per chi vuole andare più a fondo alla ricerca di queste gemme, i tre documenti sui quali traggo sono disponibili su Internet.
Ecco, allora, dovremmo tutti seguire gli ordini d'ora in poi, nella celebrazione dell'Eucaristia, perché la fede di tutti i fedeli dipende da ciò che facciamo e viviamo nella liturgia.
Gli antichi dicevano questo: "lex orandi, lex credendi", la nostra preghiera liturgica è la fede.
I fedeli laici che si trovano nella grazia di Dio possono pienamente partecipare alla Messa con solo assistere, seguire le cerimonie e cantare, le risposte del celebrante e adottare una postura appropriata secondo le rubriche.
I ruoli liturgici riconosciuti (ministro straordinario della Comunione, lettore, accolito, cantore) sono disciplinati dalla chiesa.
Anche noi dobbiamo rispettare la dignità dei laici, evitando qualsiasi "clericalizzazione".
Nessuno dovrebbe pensare che coloro che svolgono tali ministeri siano dei cristiani migliori.
La sacrestia non è un deposito.
Si tratta di un luogo sacro, che fa parte del tempio.
Dobbiamo tutti, quindi, mantenere sempre un atteggiamento di rispetto e di silenzio quando ci troviamo in quel luogo.
Dovrebbe anche essere attentamente abbellita con cura, come facciamo con la cappella, pensando all'esempio delle belle sagrestie che sono sempre state nelle basiliche cristiane.
Dobbiamo prepararci per la celebrazione dell'Eucaristia nella sacrestia con particolare attenzione.
I paramenti sacri dovrebbero essere organizzati di conseguenza.
Allo stesso modo, il resto degli oggetti da utilizzare per la Messa (Messale, Lectionario, incenso, ecc) ..
E 'anche utile avere a disposizione del prete e del sacrestano un calendario liturgico, in modo da poter consultare quando necessario.
I Ministri debbono sostare nella sacrestia per l’attenta preparazione per la celebrazione, lo debbono fare in un clima di preghiera e di meditazione.
Che lo rende molto più facile da tenere d'occhio la raccomandazione di pregare nella sagrestia indossando i diversi paramenti perché li associamo un significato spirituale.
Il coro, come implica il nome, è un luogo per i sacerdoti.
Trova anche lì ministri laici che sono veramente necessari e che sostituiscono il clero ordinato e, purtroppo, generalmente scrso nei nostri giorni. I Ministri straordinari della comunione e i vari ministranti non debbono mai stare seduti accanto al sacerdote, ma sul lato del presbiterio.
Soltanto i sacerdoti e i diaconi si possono sedere sulla linea di fondo del presbiterio.
Gli altri servitori della Chiesa, non direttamente assistere alla liturgia deve essere collocato a bordo della nave.
Il sacerdote celebrante deve essere sempre vestito di camice, cingolo, stola e casula.
Nella Messa concelebrata, pianeta chi preside dovrebbe indossare la pianeta, e altri concelebranti : camice, cingolo e stola, anche se è lodevole che tutti i concelebranti indossano pure la pianeta. L'uso del pianeta non è solo per la chiesa parrocchiale, ma anche per le cappellanie.
Questo è un punto in cui dobbiamo cambiare le abitudini.
Il sacerdote è l'ospite del culto pubblico. Non è un divertimento, ma alla santità. Il vostro atteggiamento dovrebbe essere di estrema devozione e di pietà, perché fa le veci di Cristo in una cerimonia sacra, cioè nell'atto supremo del sacerdozio di Gesù Cristo.
Così dovrebbe comportarsi con dignità e con devozione estrema.
Si debbono portare le mani giunte , palmo a palmo con le dita, nella preghiera e la fiducia umile davanti a Dio Padre.
Quando la processione d’ingresso raggiunge l’altare, se il Santissimo Sacramento si trova lì, sia nel centro o su un lato del presbiterio, il sacerdote e i ministri devono genuflettere in segno di culto di Dio, presente nell'Eucaristia. La stessa cosa verrà fatta al momento del congedo.
Fatta la riverenza verso l'altare e la croce, simbolo di Cristo, venga riservato un profondo inchino, sia all’inizio che alla fine della celebrazione al Santissimo Sacramento quando è conservato nel presbiterio.
La Santa Sede ricorda che la musica della Messa, come l'Eucaristia, deve essere sacra perché concepita per la Liturgia.
Secondo il Concilio Vaticano II e gli insegnamenti dei Papi, il canto gregoriano è la tipica e la norma di tutta la musica sacra.
Il canto sacro può essere in latino, in castigliano o Guarani.
Tuttavia, il Concilio e i papi successivi hanno insistito sul fatto che tutti i cattolici dovrebbero conoscere un minimo di canti tradizionali in latino.
A tal fine, Paolo VI, pubblicato nel 1974 una raccolta di canti chiamata "Iubilate Deo", che contiene le melodie gregoriane che tutti dovrebbero conoscere.
Giovanni Paolo II ha ampliato nel 1987.
Qualunque sia la forma della musica liturgica che usiamo nelle nostre chiese (polifonia sacra gregoriano o popolare), sia nella lettera e nella melodia, ritmo e anche nella loro interpretazione della musica liturgica non deve essere come quella utilizzata per altri scopi, come la danza, intrattenimento, film, ecc.
Una marcia militare è musica per camminare.
La Polka è una musica da ballo. Musica sacra è la sola musica per l'Eucaristia.
Dobbiamo anche distinguere la musica liturgica e la musica“religiosa”.
La musica “ religiosa” parla di Dio, ma non è stata concepita per la liturgia, ma è capace eugualmente di ispirare, insegnare, motivare, e così via.
La musica religiosa è molto adatta per incontri religiosi, campeggi, circoli di preghiera dei giovani, ma non per la celebrazione eucaristica.
La musica delle nostre celebrazioni è forse una delle aree in cui abbiamo sofferto così tanto : i sacri riti difatti sono stati spesso profanati dalla banalità delle musiche scelte.
La strada non sarà facile c’è da rispettare ciò che la Chiesa vuole davvero e ciò che si aspetta da noi.
Noi invochiamo la formazione necessaria per la musica liturgica per i sacerdoti e per i laici e non dobbiamo tollerare dei canti che non sono molto adatti per la liturgia.
Si evitino di usare i canti popolari mondano a cui sono semplicemente cambiando le parole.
L’ufficio liturgico sostenuto dalla Diocesi, farà un serio sforzo per incrementare gradualmente l'autentica musica sacra in pochi anni, due o tre al massimo.
Il testo della Messa , sia letta che cantata, sia quello come indicato nel Messale Romano.
Per esempio, non si può sostituire l'atto penitenziale sostituendo i testi ufficiali del Messale perchè l’atto penitenziale deve essere cantato o recitato come i testi del Messale prevedono. Allo stesso modo vale per il Gloria o qualsiasi altra parte della Messa.
In questo modo, le melodie che seguono i testi del Messale dovrebbero durare quanto le parole stesse,senza ritagli e senza duplicazione.
La Musica sacra è la serva dei testi sacri.
Gli altri canti, per esempio, che sono cantati durante l'offertorio, debbono terminare non appena il Sacerdote ha terminato il rito.
Il sacerdote che celebra determina lo spazio del tempo da riservare alla musica ".