E’ la denuncia levata da Papa Francesco nel Concistoro dedicato anche alla situazione dei cristiani nella regione.
Dal canto suo, il cardinale Pietro Parolin, ha esortato i musulmani a condannare nettamente le violenze dei jihadisti.
Dal segretario di Stato vaticano anche l'invito ai cristiani a non “cedere alla tentazione di cercare di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno”, ma piuttosto di favorire il dialogo tra le diverse comunità religiose.
Il Concistoro è stato presieduto dal Papa per la Canonizzazione dei Beati Giuseppe Vaz, sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio della Santa Croce Miracolosa a Goa e apostolo di Sri Lanka e India, e di Maria Cristina dell’Immacolata Concezione, fondatrice della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Pace e stabilità” per il Medio Oriente.
E’ l’esortazione e al tempo stesso la preghiera di Papa Francesco che al Concistoro sulla regione auspica “la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico”.
Nello stesso tempo, ha detto, “vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione”:
“Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti.
Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili”.
Tanti nostri fratelli, ha soggiunto, “sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale”:
“Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi.
E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti.
Questa situazione ingiusta richiede, oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della Comunità Internazionale”.
Sono sicuro, ha detto ancora, che, “con l’aiuto del Signore, dall’incontro odierno verranno fuori valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono”
E ha concluso il suo discorso con la speranza che si vada “incontro” al “dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo”.
Dal canto suo il cardinale Pietro Parolin ha sottolineato che la comunità internazionale “non può rimanere inerte o indifferente di fronte alla drammatica situazione attuale” del Medo Oriente.
Una situazione “inaccettabile” per le “atrocità inaudite perpetrate da più parti nella Regione”.
E non ha mancato di ribadire la posizione della Santa Sede riguardo all'"ingiusta aggressione":
“Si è ribadito che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre, però, nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre.
Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare.
Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista”.
Per quanto riguarda il cosiddetto Stato Islamico, ha soggiunto, “va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia”.
Quindi, il cardinale Parolin si è rivolto direttamente alla comunità musulmana:
“Nel caso concreto del cosiddetto Stato Islamico una responsabilità particolare ricade sui leader musulmani non soltanto per sconfessarne la pretesa di denominarsi “Stato Islamico” e di formare un califfato, ma anche per condannare più in genere l’uccisione dell’altro per ragioni religiose e ogni tipo di discriminazione”.
Nel suo articolato intervento, il porporato ha quindi messo l’accento sul drammatico esodo dei cristiani ed ha ribadito che il ruolo della Chiesa e, in particolare dei pastori, è di essere vicini al gregge che soffre.
Da ultimo, il cardinale Parolin ha affermato che la Chiesa, “come una madre, è vicina a tutti i suoi figli che soffrono ingiustamente, prega e agisce per loro, li difende, non teme di affermare la verità divenendo parola per chi non ha voce, difesa e sostegno di chi è abbandonato o discriminato”.
(Da Radio Vaticana)