Siria. Isis costringe i cristiani a firmare il “contratto di sottomissione”
Al-Qaryatayn. Vietato costruire
chiese, vietato farsi vedere o sentire da musulmani durante le
preghiere, pagare una tassa di circa 200 euro e molto altro
I cristiani di Al-Qaryatayn sono stati costretti dallo Stato islamico
a firmare un “contratto di sottomissione” (dhimmitude) per continuare a
vivere nelle loro case.
La città della Siria centrale, dove il 21
agosto è stato demolito dai jihadisti il famoso monastero di Mar Elian, è
stata conquistata il 5 agosto dai terroristi islamici, che il giorno
seguente hanno rapito circa 230 civili, tra cui molti cristiani.
TASSA DI SOTTOMISSIONE.
La scorsa settimana, l’Isis
ha diffuso immagini che mostrano i cristiani della città costretti a
firmare un contratto nel quale si impegnano a rispettare 11
comandamenti.
Come già avvenuto a Mosul l’anno
scorso, ai cristiani di Al-Qaryatayn sono state offerte quattro
possibilità: convertirsi all’islam, pagare la tassa di sottomissione
(jizya), lasciare la città o essere uccisi.
I NUOVI COMANDAMENTI.
I cristiani che dopo essere stato
rapiti hanno “scelto” di restare in città, hanno dovuto accettare
queste condizioni: vietato costruire nuove chiese nel territorio dello
Stato islamico o restaurare quelle già esistenti, vietato mostrare in
pubblico la croce, vietato farsi vedere o sentire da musulmani durante
le preghiere, vietato condurre riti cristiani pubblici o suonare le
campane delle chiese, vietato fare qualunque cosa possa danneggiare o
mettere in pericolo le credenze islamiche, compreso bere vino o mangiare
carne di maiale in presenza di musulmani.
Rispettare sempre l’islam.