Attacco alla famiglia
Ultimo baluardo a difesa dell’Uomo
Credo sia chiaro, a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare a leggere fin qui, come l’Uomo sia oggi sottoposto ad una serie di attacchi volti a spaventarlo, sottometterlo, controllarlo e, in definitiva, allontanarlo dal suo Creatore, come annunciato all’inizio del libro.
Ma se questo si vedrà, in forma compiuta, nell’ultimo capitolo, dove affronteremo anche una possibile strategia difensiva, mi preme qui accennare velocemente ad una delle battaglie occulte condotte dal sistema per rendere questo Uomo sempre più inerme ed indifeso: la lotta contro la famiglia naturale.
Mi pare infatti abbastanza evidente che tanto più l’essere umano è solo, privo di relazioni con un gruppo, privo di un senso di appartenenza, tanto più è facile bersaglio di paure, condizionamenti e tecniche di controllo.
Al contrario, in una comunità unita, coesa, dove i membri possano sviluppare le proprie capacità relazionali, cognitive, dove possano imparare nella concretezza del fare, dello stare insieme agli altri, del superare le proprie difficoltà, le persone crescono, maturano, diventano più autonome, più sagge e più difficilmente condizionabili. Insomma, il piccolo gruppo è una vera e propria palestra di crescita individuale, dove i giovani imparano dagli anziani, e si cimentano con le difficoltà della vita non abbandonati a sè stessi ma accompagnati dall’amore di chi veglia su di loro, dove imparano sulla propria pelle le difficoltà della convivenza ma anche il piacere della complicità, dello stare insieme, e dove acquisiscono fiducia, autonomia e sicurezza in sè stessi.
E, viceversa, il rapporto di crescita avviene in entrambi i sensi: se appare naturale e scontato che i figli imparino dai genitori, i giovani dagli anziani, altrettanto vero, anche se meno intuitivo, è che i figli, i giovani, facendo da riflesso, invitano i genitori ad una maturazione più profonda e completa di quanto questi ultimi non potrebbero fare da soli.
Una sorta di complementarietà che, grazie al confronto continuo, permette ed obbliga al tempo stesso quella crescita che ciascuno di noi deve compiere.
E in questa crescita, in questa progressione spirituale ed individuale le persone diventano più forti, più consapevoli, più sagge e meno soggette ai vari tentativi di condizionamento imposti dall’esterno.
La famiglia costituisce, quindi, una barriera, un gruppo a sostegno, un filtro, una sorta di antidoto al condizionamento che invece riesce così bene laddove le persone sono sole e indifese come polli in batteria, ognuno solo contro tutti e soggiogabile con maggiore facilità.
Lo stesso non si può dire per grandi aggregazioni, grandi gruppi dove l’individuo cerca di rifugiarsi per sottrarsi all’incubo della solitudine, per avere un senso di appartenenza, per avere “un posto nel mondo”.
Lì basta pilotare il gruppo prendendone la guida, condizionandone i vertici, direzionare con slogan o paura del nemico, e il condizionamento riesce ancora più facile.
Chi non ricorda il film tedesco “L’onda”, dove un esperimento fatto quasi per gioco da un professore in un liceo trova terreno fertile fra gli studenti proprio per il bisogno innato di identificazione e di appartenenza dei ragazzi?
E – forse non a caso – proprio la famiglia in quel film viene rappresentata come assente, incapace di offrire ai ragazzi quella solidità affettiva e spirituale indispensabile per costruire individui sicuri, che non corrano dietro a questo o quello slogan come bandierine al vento perchè non hanno alcuna radice, nessun valore fermo, non negoziabile, su cui costruire la propria identità.
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