Diamo doverosamente spazio al commento scritto "a caldo" da un giovane Sacerdote dopo aver letto - tutto d'un fiato - l'Esortazione apostolica
post-sinodale "Amoris laetitia" (La gioia dell'amore).
Non è assolutamente scontato che l'Autore, dopo una seconda lettura del documento, abbia mantenuto le stesse primarie impressioni qui riportate...anzi... 1 parte ( quella positiva)
" Dopo
un'attesa, iniziata alla fine del Sinodo dei Vescovi sulla
Famiglia dello scorso anno, Francesco ha scritto l'Esortazione apostolica post-sinodale "Amoris laetitia" (La gioia dell'amore).
Famiglia dello scorso anno, Francesco ha scritto l'Esortazione apostolica post-sinodale "Amoris laetitia" (La gioia dell'amore).
Un testo corposo,
come egli stesso ironicamente afferma (n. 7) di 325 numeri in 260
pagine.
Leggendolo tutto d'un fiato, mi sono reso conto di quanto
"fiato" la
stampa e la TV stanno versando sul documento.
stampa e la TV stanno versando sul documento.
Non
si tratta, come molti pensavano o auspicavano, un manifesto
rivoluzionario della teologia sacramentaria cattolica, ma esso riafferma
tutta la Traditio e il Magistero, anche se con dei limiti
interpretativi che qui non vorrò esporre (non mancano citazioni a S.
Agostino come a S. Tommaso d'Aquino).
Partendo dalla Sacra
Scrittura, in particolare dal Salmo 128 (cap. I) e, successivamente, 1
Cor 13,4-7 (cap. IV), il documento illustra le tante sofferenze e
difficoltà che le famiglie sono chiamate a vivere ed affrontare,
trovando nella prassi pastorale non tanto una risposta, ma quanto
un'accoglienza ed accompagnamento, anche nei casi ultimi, come la morte
di un familiare (nn. 253-258).
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Sulle due tematiche, tanto discusse dall'opinione pubblica durante il Sinodo, come era giustamente prevedibile, nessuna apertura a teorie gender (n. 56) ed unioni omosessuali (nn. 250-251), ma certamente, come già affermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2357), si continuerà a porre in essere una vera accoglienza di accompagnamento e riflessione sul cammino di fede.
Sulle due tematiche, tanto discusse dall'opinione pubblica durante il Sinodo, come era giustamente prevedibile, nessuna apertura a teorie gender (n. 56) ed unioni omosessuali (nn. 250-251), ma certamente, come già affermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2357), si continuerà a porre in essere una vera accoglienza di accompagnamento e riflessione sul cammino di fede.
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Sulla Eucaristia alle coppie divorziate e risposate non vi è nessuna dichiarazione, a parte la nota 351 che così cita: "In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti.
Sulla Eucaristia alle coppie divorziate e risposate non vi è nessuna dichiarazione, a parte la nota 351 che così cita: "In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti.
Per questo, «
ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di
tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap.
Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038).
Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma
un generoso rimedio e un alimento per i deboli » (ibid., 47: 1039)".
Ciò non indica la possibilità di concedere l'Eucaristia alle coppie
divorziate e risposate, ma di aprire ad un discernimento e valutazione
sulle singole situazioni, pur trovandoci, di fatto, in uno stato di
peccato mortale scelto liberamente e consapevolmente. Comunque, ciò che è
certamente positivo è il richiamo ad un atteggiamento non di condanna,
ma di accoglienza, che non è l'equivalente di accettare tale situazione
di peccato permanente (cosa, comunque, già ribadito da Giovanni Paolo II
nella Familiaris Consortio del 1981 al n. 84 "Insieme col Sinodo,
esorto caldamente i pastori e l'intera comunità dei fedeli affinché
aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si
considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto
battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la
Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare
nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle
iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli
nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per
implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi
per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li
sostenga nella fede e nella speranza. La Chiesa, tuttavia, ribadisce la
sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla
comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter
esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di
vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e
la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia.
C'è inoltre un altro
peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone
all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione
circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.
La
riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada
al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che,
pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo,
sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in
contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio.
Ciò comporta, in
concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad
esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della
separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di
astenersi dagli atti propri dei coniugi»).
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Alle persone divorziate e non risposate, infine, si chiede un ricorso maggiore all'Eucaristia come sostegno del loro stato (n. 242).
Alle persone divorziate e non risposate, infine, si chiede un ricorso maggiore all'Eucaristia come sostegno del loro stato (n. 242).
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Con questo documento, in sintesi, la Chiesa riafferma la sua vicinanza alla Famiglia, già iniziata da Giovanni Paolo II.
Con questo documento, in sintesi, la Chiesa riafferma la sua vicinanza alla Famiglia, già iniziata da Giovanni Paolo II.
Spero solo che le viziate
interpretazioni (già in atto ancor prima dell'uscita dell'Esortazione)
non cadano in una profanazione della stessa Eucaristia..."