di Lorenzo Bertocchi
Infine
il nuovo primate del Belgio, monsignor De Kesel, ha chiuso la partita
della Fraternità dei Santi Apostoli con un Decreto firmato lo scorso 15
luglio e notificato tre giorni dopo.
Il decreto porta una novità, diciamo così, “dissolutoria”.
Ma andiamo per gradi e proviamo a ricostruire la vicenda.
Lo
scorso 15 giugno De Kesel, in un comunicato stampa, aveva espresso la
volontà di non poter più accogliere in diocesi la Fraternità fondata nel
2013 dal suo predecessore, monsignor Joseph Leonard. Il motivo di
questa decisione sarebbe stato quello per cui la maggior parte dei loro
seminaristi provengono dalla Francia, nonostante, diceva il comunicato,
vi siano molte diocesi in Francia in cui mancano sacerdoti. Una
decisione quantomeno curiosa, visto che anche in Belgio non si può certo
dire che i preti abbondino. Anzi.
La
Nuova BQ aveva approfondito la questione contattando una parrocchiana
di Bruxelles che in questi anni ha frequentato e conosciuto la
Fraternità.
I
membri della parrocchia di Santa Caterina avevano, infatti, vivacemente
protestato e rilevato come, forse, altre motivazioni vi erano dietro la
decisione del primate.
E andavano cercate nella diversa “sensibilità” della Fraternità rispetto a quella dei vescovi del Belgio.
Così
aveva dichiarato, più o meno espressamente, anche lo stesso portavoce
della Conferenza Episcopale, Tommy Scholtès, rispondendo a un
giornalista televisivo che chiedeva conto della vicenda.
D’altra
parte Kurt Martens, legale esperto in diritto canonico, aveva
dichiarato al quotidiano fiammingo De Standaard quello che sembrano
pensare in molti: “Tutto ciò che ricorda Mons. Leonard deve
scomparire.” Il precedente primate del Beglio era stato fortemente
voluto da Bendetto XVI nel 2010 probabilmente per provare a invertire la
rotta di una chiesa belga sempre più in crisi vocazionale e di
partecipazione dei fedeli.
E
proprio de Kesel era, invece, il primo della terna che i vescovi del
Belgio, allora guidati dal cardinale Danneels, avevano fatto arrivare in
Vaticano.
Ma che papa Bendetto XVI bypassò nominando appunto Leonard.
In
effetti, stando ad indiscrezioni che arrivano dal Belgio, pare che la
conferenza episcopale avesse già preso la decisione di “dissolvere” la
Fraternità lo scorso 22 aprile.
Le cose poi erano evolute con il comunicato stampa del 15 giugno a cui era seguita la protesta dei fedeli.
Finalmente,
il giorno 24 giugno, dopo ripetute richieste, il vescovo ha incontrato
una delegazione di laici vicini alla Fraternità dei Santi Apostoli,
comunicando loro che non dovevano preoccuparsi.
Infatti,
secondo quando riporta il comunicato stampa della Parrocchia di Santa
Caterina, de Kesel avrebbe detto che la parrocchia stessa sarebbe
rimasta «aperta ed affidata ai sacerdoti della Fraternità dei Santi
Apostoli che servono oggi, i quali potranno continuare a vivere insieme
in fraternità durante tutto il suo episcopato».
Inoltre, il vescovo aveva detto di essere disponibile, «qualora
altri vescovi fossero desiderosi di accogliere la Fraternità e di
esserne responsabili canonicamente, che un'antenna della stessa
Fraternità potesse svilupparsi e continuare la sua missione in Belgio».
Parole che erano parse a tutti come un segno di pacificazione.
Al punto che il quotidiano francese La Croix il 30 giugno titolava: “L’arcivescovo di Malines-Bruxelles sospende la dissoluzione della Fraternità dei Santi Apostoli”.
Ma il decreto notificato alla Fraternità lo scorso 18 luglio riafferma una volontà “dissolutoria”.
«Con
questo decreto, si legge nel testo a firma di monsignor de Kesel, io
credo davanti a Dio e in coscienza di dover prendere le seguenti
decisioni: l’associazione pubblica Fraternità dei Santi Apostoli è
dissolta (dissoute nel testo, NdA) alla data del 15 luglio 2016».
Si
tratta della formalizzazione giuridica a cui il vescovo si dice
obbligato dal diritto canonico, per dare seguito a quanto comunicato il
15 giugno.
Una decisione chiarissima nella sua finalità “dissolutoria”: la Fraternità, dice un parrocchiano di Santa Caterina alla Nuova BQ, «nei suoi attuali statuti è terminata, salvo ricorsi che possano sospendere questa decisione”.
«Sacerdoti
e diaconi incardinati nella diocesi di Malines-Bruxelles, prosegue il
decreto, lo resteranno in conformità alle disposizioni del diritto
ecclesiastico.
Quando
l’arcivescovo li nominerà a funzioni diverse, si sforzerà di rispettare
ciò che è stato loro caro quando hanno scelto di aderire alla
Fraternità».
Degli
impegni presi con la delegazione che lo aveva incontrato lo scorso 24
giugno non resta molto: nessun accenno al fatto che i membri della
Fraternità possano «continuare a vivere insieme in fraternità durante
tutto il suo episcopato», né, tantomeno, a proposito della permanenza
«un’antenna belga della Fraternità» sotto altro vescovo.
Quindi
ai 27 membri della associazione pubblica riconosciuta e fondata da
monsignor Leonard nel 2013 non resta che sperare negli sforzi
dell’arcivescovo.
Intanto però, ci dicono da Bruxelles, «una nuova forma giuridica è in corso di costituzione in una diocesi francese».
Fonte : La Nuova Bussola Quotidiana