Germania, anno 0 della fede: chiudono le parrocchie
Qualche tempo fa abbiamo riportato le parole di un giornalista tedesco,
non cattolico, ex protestante che avvertiva la Chiesa cattolica: se vi
mettete sulla stessa strada delle Chiese riformate del nostro Paese,
farete la stessa fine.
E cioè la scomparsa.
Il commentatore in
questione, Jan Fleishhauer, parlava di “autosecolarizzazione” come dello
strumento di suicidio delle
confessioni interessate.
Le previsioni di quel commentatore si stanno avverando
con una rapidità impressionante.
Non dimentichiamo che la Chiesa
tedesca, come quella belga e austriaca, sono le punte di lancia del
progressismo cattolico in Europa, cioè le più sensibili ai “valori” e ai
“diritti” generati senza soluzione di continuità dalla cultura
dominante.
E sono anche le Chiese che stanno appoggiando con maggior
vigore lo smantellamento di alcuni capisaldi della fede cattolica: il
matrimonio e l’Eucarestia, come dimostrano le prese di posizione di
questi mesi in tema di “Amoris Laetitia”.
I segnali non mancano.
Eccone uno simbolicamente
molto importante.
Il vescovo della più antica diocesi tedesca, Trier,
mons. Stephan Ackermann, ha annunciato a Gloria.tv che le sue
circa novecento parrocchie saranno ridotte a trentacinque nel 2020.
Ackermann, un vescovo molto progressista, ha annunciato che le nuove
parrocchie non avranno in comune con le vecchie niente se non il nome.
E’ un annuncio che riporta alla mente il piano pastorale, contestato dai
fedeli rimasti nella capitale belga, Bruxelles, e voluto dal cardinal
De Kesel, il beniamino del cardinale Danneels.
Anch’esso prevede la
scomparsa di molte parrocchie e il loro accorpamento in centri
pastorali.
Ackermann ha parlato di una “crisi” che obbliga a misure
drastiche.
Trier non è solo la più antica diocesi cattolica della Germania.
Il suo nome è legato a due Marx.
In essa è nato Karl Marx.
E fino alla
promozione a Monaco di Baviera era la sede episcopale di Reinhardt Marx,
presidente della Conferenza episcopale tedesca, membro del “C 9” e di
altri importanti organismi vaticani, e uno dei sostenitori della linea
del Pontefice regnante.
Di Marx sono famose non solo l’appoggio all’Amoris Laetitia,
ma anche dichiarazioni in cui si accennava alla necessità di
ridiscutere il celibato per i preti di rito latino, l’apprezzamento per
alcune unioni omosessuali, e la necessità da parte della Chiesa di
scusarsi con gli omosessuali “perché abbiamo fatto molto per
marginalizzarli”.
A Trier Marx fu negligente nel trattare un caso di
abusi sessuali, un’accusa la cui fondatezza ha ammesso di recente.
Dal 2009 Marx fu trasferito a Monaco.
Da notare che
quella che è la capitale cattolica del Paese, con oltre un milione e
settecentomila fedeli, l’anno scorso ha avuto un solo nuovo ingresso in
seminario; e in totale ci sono 37 seminaristi in vari stadi di
formazione.
Ackermann nel Sinodo del 2014, parlando del problema
dei divorziati risposati e dei sacramenti, disse: “Noi vescovi dovremo
fare dei suggerimenti su questo punto.
Dobbiamo rinforzare il senso di
responsabilità delle persone e poi rispettare le loro decisioni di
coscienza”.
Aggiunse anche che non era più difendibile l’idea che ogni
tipo di coabitazione prima del matrimonio fosse peccato mortale, e che
la Chiesa non poteva ignorare unioni fra persone dello stesso sesso che
avessero promesso fedeltà e cura reciproche.
Ackermann balzò agli onori delle cronache quando
rifiutò che fosse celebrata una messa di requiem tradizionale per padre
Adolf Mohr, un sacerdote di 86 anni morto di cancro e che nelle sue
ultime volontà ne aveva fatto esplicita richiesta.
Di fronte a un’ondate
di proteste sui social Ackrmann alla fine dovette acconsentire.
Ma Trier, o Monaco, non sono le sole diocesi dove si manifesta in maniera sempre più evidente che l’autosecolarizzazione non paga. Katholisch.de,
sito ufficiale della Chiesa tedesca, ha annunciato qualche settimana fa
che le diocesi di Osnabrück e di Magonza, la diocesi di origine del
Prefetto della Fede, il cardinale Gerhard Müller, non ordineranno nessun
nuovo sacerdote quest’anno.
In generale, in tutta la Germania, il numero delle
ordinazioni sacerdotali resterà basso anche quest’anno. Secondo un
sondaggio condotto dalla Katholishce Nachrichten-Agentur (KNA) in 27
diocesi tedesce saranno ordinati 76 nuovi sacerdoti.
Non è un minimo
storico, toccato nel 2015 con 51 nuovi preti. Ma è un calo rispetto allo
scorso anno (82) e da anni più fortunati: nel 1995, in pieno effetto
Giovanni Paolo II, la Germania ebbe 186 nuovi sacerdoti.
Fonte: Nuova Bussola Quotidiana
Immagine: Alfonso Chierici, (Reggio Emilia 1816 – Roma 1873): la cacciata dei profanatori dal Tempio ( QUI )