Presi come eravamo per le celebrazioni del Decennale del Motu Proprio "Summorum Pontificum" non avevamo fatto alcun accenno all'improvvisa dipartita del Cardinale Joachim Meisner "La morte l’ha colto nel sonno, con il breviario in mano, mentre pregava per prepararsi alla messa del mattino successivo e dopo una telefonata con il cardinale Gerhard Müller, pochi giorni prima allontanato da papa Francesco dall’incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede" (Cfr.A.M.Valli blog)
All'uomo di Chiesa fedele e pervaso da sincera devozione mariana «Tutta la fede cattolica in una sola mano!» (ibidem) la nostra preghiera di suffragio con la certa speranza che la grande sofferenza che egli soprattutto in questi ultimi anni ha dovuto subire per amore della retta dottrina darà certamente buoni frutti
per la fede e la salvaguardia della fede cattolica minacciata dalle vampate d'aria inquinata da ideologie anti cristiane.
Siamo tentati di pensare, parafrasando un vecchio adagio popolare, che in questo momento il Signore sta chiamando a Se' le anime più buone preservandole da ulteriori sofferenze e donando loro il giusto riposo nel Suo regno di pace e di amore.
Prega per la tua Chiesa che tanto hai amato, Cardinale Meisner!
Meisner, l'amico di Ratzinger che portava fiori a Gesù
di Marco Tosatti
“Un gigante”: così un alto prelato della Curia romana descrive Joachim Meisner, il cardinale tedesco scomparso pochi giorni orsono, all’improvviso.
Si è addormentato mentre leggeva il breviario, e la morte lo ha sorpreso nel sonno.
“Era un uomo buono e forte – ci ha detto a caldo un suo amico, un porporato di Curia. - Il Signore l’ha preso in uno dei momenti più belli per un buon prete”.
Meisner è stato uno dei punti di riferimento della Chiesa cattolica tedesca degli ultimi decenni del secolo scorso.
Un “vecchio orso saggio” lo descrive con affetto un suo amico; quando c’era qualche problema, qualche punto difficile da dirimere, si ricorreva al suo consiglio.
La sua storia è quella di un combattente, fedele a Roma e alla Chiesa.
Nato il giorno di Natale del 1933 a Wroclaw – allora Breslau – nella Bassa Slesia, visse con sua madre e i suoi fratelli il dramma di milioni di altri profughi tedeschi cacciati dalle loro case verso Ovest.
Suo padre era scomparso, caduto sul fronte russo.
Meisner è stato un punto di riferimento prezioso per la Santa Sede e il Papa in un’epoca che sembra ormai lontanissima, ma era solo ieri.
Quando Berlino, la Germania e l’Europa erano divisi da un muro, Il Muro. Nel 1980 venne nominato vescovo di Berlino, città formalmente a maggioranza protestante, in realtà quasi totalmente scristianizzata e con una presenza cattolica minoritaria. Meisner risiedeva nella parte orientale della città divisa.
Era realmente l’uomo di Giovanni Paolo II in quella parte del mondo. E chi lo conosce ricorda il suo disappunto nei confronti di molti cattolici tedeschi occidentali.
L’esperienza di persecuzione, e di mancanza di libertà che vivevano quotidianamente i fedeli di Roma a Est lo rendeva poco tollerante verso la spinta di secolarizzazione che vedeva nella Chiesa al di là del Muro; e che sono ormai ben evidenti nella Chiesa tedesca attuale.
Non è un mistero per nessuno che la Chiesa di Germania vive da sempre un complesso anti-romano.
Joachim Meisner era una delle tre “M” che costituivano per Roma un punto di riferimento solido.
Gli altri due era Müller e Marx, che allora era su una linea decisamente meno creativa di adesso.
Meisner mi viene descritto come una persona molto poco flessibile da un punto di vista teologico, e per altro di sentimenti religiosi delicati e profondi.
C’è chi si ricorda di averlo visto portare dei fiori colti in una passeggiata al tabernacolo.
Oltre alla fiducia incondizionata di Giovanni Paolo II, che si fidava ciecamente di lui, godeva di un’amicizia di lunghissima data con Ratzinger.
Che chiamava “Joseph”; e continuava a farlo, in privato, anche dopo l’elezione al soglio pontificio nel 2005.
Joachim Meisner era una delle pochissime persone che Joseph Ratzinger, anche da cardinale, invitava a pranzo. Ratzinger non è mai stato una persona socialmente molto attiva in Curia, in particolare dopo la morte della sorella maggiore, religiosa, che viveva con lui.
I suoi amici, da cardinale, si contano veramente sulle punte delle dita, e forse neanche di due mani.
Quando si concedeva un’uscita straordinaria andava a mangiare in un ristorantino vicino al Vaticano frequentato dalle guardie svizzere perché preparava piatti in stile Europa centrale.
Meisner era uno dei pochi con cui gli capitava di dividere il desco.
Certamente il suo ruolo è stato importante sotto il regno di Giovanni Paolo II.
Ma è stato decisivo nel convincere Joseph Ratzinger ad accettare l’elezione a Papa.
E a lavorare affinché questa ipotesi si realizzasse.
Meisner ha raccontato qualche dettaglio in un libro. “Adesso mi prenderai per matto, ma per responsabilità verso la Chiesa devo dirti che devi diventare Papa!” disse Meisner a Joseph Ratzinger nel 2005.
“Ebbi abbastanza presto la sensazione che Josef Ratzinger sarebbe stato eletto ma la mia preoccupazione più grande era se avrebbe accettato. ‘Se vieni eletto devi dire di sì’”.
Ratzinger era combattuto: “La sua risposta fu: ‘Non farmi questo’”.
Ratzinger fu eletto, e nella Sala Ducale, vicino alla Cappella Sistina, nella prima foto, vediamo il Pontefice e accanto a lui, alla sua destra, a un metro di distanza, da solo, Meisner.
Meisner fu estremamente attivo nel combattere il gruppo di Sank Gallen, quei cardinali – fra di loro Martini, Danneels, Murphy o’Connor, Silvestrini e altri – che si riunivano nella cittadina svizzera.
La Sankt Gallen Mafia, come l’ha descritta il card. Danneels, cercava di impedire l’elezione di Ratzinger, e portò avanti Bergoglio.
Paul Badde ricorda che il cardinale Meisner, di cui era amico, la sera dell’elezione gli disse: “Oggi ho combattuto come mai prima nella mia vita”.
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Leggere anche lo stupendo articolo di Aldo Maria Valli QUI