"Voi state dividendo il gregge di Cristo e state
scandalizzando molti fratelli".
Voi siete responsabili della dissoluzione del senso del sacro e del rispetto per il Tempio Santo di Dio!
Voi state confondendo le nuove generazioni che non troveranno più nelle chiese quella salutare, indispensabile edificazione spirituale che il "sacro" infonde nei cuori e li eleva alla contemplazione di Dio!
Voi risponderete delle vostre azioni a Dio!
Pranzi in chiesa, c'è un popolo che dice no
di Luisella Scrosati
Il fiume ormai ha rotto gli argini. L’“esempio” del pranzo in San Petronio
ha dato origine ad una cascata di emulazioni, che stiamo documentando e
che mai avremmo voluto documentare.
E non si tratta di “effetti
collaterali” di una buona terapia per sensibilizzare i cristiani
all’amore concreto verso i poveri.
Si tratta di effetti diretti, voluti,
considerati come buoni.
La conferma sta nel fatto che Bologna non
lascia, ma raddoppia.
E l’arcivescovo, Mons. Zuppi sorride e benedice.
Una cara amica, che si è ravvicinata alla fede da qualche anno,
mi racconta questo fatto.
«Venerdì 23 dicembre, nel primo pomeriggio,
sono scesa a Bologna per sbrigare alcune faccende. Sono passata di
fianco alla chiesa di Santa Maria dei Servi».
Si tratta di una chiesa
del XIV secolo, elevata circa
sessant’anni fa alla dignità di Basilica
minore.
Una chiesa molto bella, con un ampio quadriportico.
«Entro in chiesa e sento un forte odore di cibo, mi
sembrava ragù.
Mi inginocchio per salutare il Santissimo Sacramento e
noto degli assi di legno accatastati in una navata laterale.
Ad un certo
punto si avvicina a me un uomo sui settant’anni, che mi guarda un po’
storto.
E bofonchia qualche parola, da cui capisco che sta parlando di
poveri.
Allora inizio a capire e lo rassicuro dicendo che io non ho
preso parte ad un pranzo coi poveri in chiesa.
A questo punto confortato
mi si avvicina e mi conferma quello che sospettavo: c’era stato un
“pranzo” in basilica. Quest’uomo mi esprime il suo disappunto per questa
iniziativa tra l’arrabbiato e l’addolorato e conclude dicendomi: adesso
vado a salutare il mio Signore”».
Tristezza e disappunto in questo
signore; tristezza e disappunto nella mia amica; tristezza e disappunto
anche in me, che apprendo l’ennesima profanazione.
Quello che voglio dire è che c’è ancora un popolo al
quale queste iniziative non vanno giù né dritte né storte; un popolo
che non ha la potenza mediatica del partito dei pranzi in basilica (e
della Comunità di Sant’Egidio in particolare) e che spesso non riesce a
trovare dei punti di riferimento in persone che nella Chiesa hanno
l’autorità, che vedono il problema, ma che hanno deciso di non parlare,
di non intervenire.
Esistiamo anche noi, noi che non approviamo questi
pranzi in basilica, che strumentalizzano Gesù Cristo e i poveri; questi
pranzi in basilica, assolutamente non necessari, che privano sempre di
più i poveri, nel corpo e nello spirito, del timore di Dio, che è inizio
della sapienza e che si alimenta proprio del rispetto pieno di amore
per i luoghi, i tempi, le azioni sacre, dedicate a Dio solo.
Fare della
chiesa una sala da pranzo, cari vescovi e sacerdoti, rende tutti ancora
più poveri.
Ma se voi non lo capite, abbiate almeno rispetto per coloro
nei quali la grazia ha custodito lo zelus domus Dei.
E’ incredibile come coloro che parlano sempre ed
ovunque di pace e unità si facciano poi promotori di iniziative
altamente divisive.
La diocesi di Bologna è profondamente spaccata da
queste iniziative, clero compreso e l’Arcivescovo lo sa, ma fa finta che
non sia così e prosegue dritto per la sua strada.
Se l’Arcivescovo non
condivide la posizione di chi come me - e non siamo in pochi - ritiene
altamente dannosi questi pranzi nelle chiese, tenga almeno presente la
condotta di san Paolo.
Supponiamo che tutte queste persone che si
scandalizzano per questi pranzi siano nell’errore; supponiamo che siano
ottuse, insensibili, scrupolose.
Supponiamo tutto questo ed anche
peggio.
Qual è l’atteggiamento di un vero pastore?
Lo spiega san Paolo: «Quanto
poi alle carni immolate agli idoli, sappiamo di averne tutti scienza.
Ma la scienza gonfia, mentre la carità edifica.
Se alcuno crede di
sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi
invece ama Dio, è da lui conosciuto.
Quanto dunque al mangiare le carni
immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e
che non c'è che un Dio solo […]
Ma non tutti hanno
questa scienza […] Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a
convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non
sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli?
Ed ecco, per
la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è
morto!
Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza
debole, voi peccate contro Cristo.
Per questo, se un cibo scandalizza il
mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio
fratello» (1 Cor. 8, 1-4. 7. 10-13).
Se non sono le nostre ragioni a fermarvi, se non vi
basta la testimonianza della tradizione, che non ha fatto altro che
costruire progressivamente intorno alle chiese edifici per ospitare
poveri, malati, pellegrini, se non vi basta questo, ricordate almeno il
monito di san Paolo.
Voi state dividendo il gregge di Cristo e state
scandalizzando molti fratelli.
L’Apostolo vi ricorda che non solo in chi
non ha una casa o un lavoro è presente Cristo, ma anche nel fratello
debole, per il quale Cristo è morto: ferendo la nostra coscienza, che
voi ritenete debole, voi, che volete servire Cristo nel povero, peccate
contro Cristo!
Se uno vede te, vescovo e sacerdote, mangiare in una
chiesa, non si riterrà forse autorizzato anche lui ad usare la chiesa
per scopi che non gli sono propri?
Ed infatti così avviene e vanno in
rovina fratelli, per i quali Cristo è morto.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana QUI