Il 18 settembre ricorre
l’anniversario della battaglia combattuta nel 1860 tra Loreto e Castelfidardo,
che vide contrapposti l’esercito pontificio e l’armata sarda, ormai italiana.
Ricordiamo gli eroi pontifici che si immolarono per la causa papale con delle
commoventi citazioni tratte dall’opera in quattro volumi di Mons. Alberto
Canestrari: “L’anima di Pio IX quale si rivelò e fu compresa dai Santi”
(Marino, Tipografia Santa Lucia, 1966). Mons. Canestri attinse le informazioni
dal libro del marchese Anatole de Ségur: “I Martiri di Castelfidardo” (Parigi
1861).
I MORTI SUL CAMPO.
A Castelfidardo e a Loreto, una
messa di requiem viene celebrata per i Caduti delle due parti.
I morti nei due
fronti sono provvisoriamente sepolti sul luogo dello scontro.
PONTIFICI.
Morti 7 ufficiali, 81
soldati, per un totale di 88 caduti raccolti sul campo. “I corpi di quei
valorosi (pontifici) morti egli (Cialdini) confuse insieme in un’ampia fossa…”
(O’Clery 1893: 2165-218).
L’elenco dei Caduti: secondo il
Conte de Colleville quando gli Italiani entrarono in Roma, impossessatisi del
Quirinale, analizzarono gli archivi pontifici.
In queste circostanze, alcuni
documenti andarono perduti nei trasbordi.
Inoltre fu distrutto tutto quello che
era favorevole ai Pontifici.
Tra queste carte smarrite e distrutte dovrebbe
esserci l’elenco dei Caduti di Castelfidardo, l’elenco dei feriti e quello
delle ricompense proposte da La Moricière. (Conte de Colleville, Un crime du
Second Empire,1910. pp.176-177).
“Ecco dunque i solo nomi che
possiamo citare con esattezza: George DE PIMODAN general (France), Mizael
DE PAS, George D’HELIAND (Anjou), Alfred DE LA BARRE DE NANTEUIL (Paris),
Leopold DE LIPPE (Belgique), ALFEGE DU BEAUDRIEZ caporal (Paris), Gaston
DU PLEISSIS DE GRENEDAN (Bretagne), FLORENT THIERRY DU FOUGERAY, GEORGE
MIYONNET, FELIX DE MONTRAVEL (Dauphiné), RAOUL DU MANOIR, NOEL BERNARD – Joseph
BLANC sergent (Lyon), EDME DE MONTAIGNAC (Berry), LANFRANC DE BECCARY sergent
(Lorraine), ALPHONSE MENARD (Bordeaux), ROGATIEN PICON (Bretagne), PAUL DE
PARCEVAUX Sous-lieutenant (Bretagne), HYACINTHE DE LANASCOL (Bretagne), ARTHUR
DE CHALUS (Bretagne), LOUIS JOSEPH GUERIN (Bretagne), GUELTON capitaine
(Belgique), GUILLAUME-EDOUARD CARVELT (Belgique), EDGARD DE GUER (Paris),
ALFRED DE LIMMENGH (Belgique), PAUL SANCET (Vendée).
In caratteri di fuoco risplende il nome
di Castelfidardo e vicinissimi a Cristo stanno questi ammirevoli eroi, i
più puri, i più nobili e i più santi che si possono trovare nel martirologio
cristiano (Comte de Colleville, op.cit. pp.176-177)».
Gaston conte de Plessis de Grénedan (Bretagne).
Alla sera del disastro un gruppo di compagni di
Gastone fatti prigionieri, attraversava il campo di battaglia ed uno di loro
indicando un cadavere con una tempia perforata «Ecco là il povero de Plessis»
esclamò. (morto sul campo). Il subdolo libro del La Guèronnière “Il Papa ed il
Congresso” aveva come in altri generosi, suscitato lo sdegno del
trentaduenne Conte Gastone che alla morte del padre aveva preso il governo
della famiglia. Va a Parigi per concludere un matrimonio, s’incontra con amici
bretoni come lui e si decide di crociarsi sotto il comando di
Cathelineau. Evita la commozione di salutare la madre. (Canestrari
pp.145.146)
George D’Heliand (Anjou).
La mattina della battaglia, prima ferito ad una
gamba si trascina avanzando finché una palla lo colpisce in pieno alla testa.
(morto sul campo). Giorgio. unico figlio della nobile vedova d’Hénliand
discendente da una famiglia di crociati, a diciotto anni partì col cugino Zaccaria.
La madre glielo aveva acconsentito solo perché si era mosso a difendere il
Papa, non per motivi legittimisti o di glorie umane: lo aveva abbracciato
frenando l’emozione ed aveva già scritto «I figli se li abbiamo avuti da Dio,
dobbiamo pur renderli a Dio!”. La madre nell’apprendere la ferale notizia
esclama «Sia benedetto il Nome santo del Signore! Mi consola ricordare di aver
ben educato mio figlio! “ (Canestrari pp.143.144).
Florent -Thierry du Fougeray di
Bauge.
A mezzodì del combattimento
giaceva già sopra una fossa trafitto da tre palle, una ad un braccio, due ad
altre parti del corpo» (morto sul campo). «Si staccò con forza dal mio amplesso
quando partì per correre a Roma mentre io lo volevo rattenere», disse
l’Arcivescovo dì Rennes nell’elogio funebre del nobile trentenne
Florent-Thierry. (Canestrari p. 146)
Alfege du Beaudiez (Paris) Caporale.
Cadde per una fucilata, strinse la mano
ad un compagno sussurrando: “Dirai ai miei genitori che muoio da buon
cristiano, e che offro la mia vita a Dio per il trionfo della verità sopra la
terra ». (morto sul campo). Un suo fratello poté ritornare in patria e
consolare i suoi. A vent’anni era partito e quasi scherzando aveva detto: «Vado
ben volentieri a regalare un braccio e una gamba al Santo Padre! » Ed altra
volta, alludendo alla sua passione per il disegno: «Se il Signore mi lascerà la
mano destra sarò contento! ». «E se Iddio vi domandasse un sacrifizio
maggiore?» «Glielo offrirei di tutto cuore ». Prima di partire soldato aveva
avuto sempre tanto orrore del sangue che mai sì era piegato alla caccia a
sparare un fucile! ( Canestrari p.145).
Leopold de Lippe (Belgique).
Colpito da una palla alla testa verso la fine di
quella giornata in cui il sacrifizio fu vittoria, un altro amico lo riconobbe
ormai senza parola, agonizzante. (morto sul campo). “Pensate voi che se
morirò per difendere la Chiesa sarò un Martire?” domandava Leopoldo al suo
padre spirituale in procinto di partire a ventitrè anni, per Roma. Alla
risposta affermativa, un lampo di gioia mai dal sacerdote dimenticato, brillò
nel suo sguardo. «lo non ho che un’ambizione morire sul campo di battaglia»,
scriveva poi alla mamma. Il giorno dell’azione all’amico du Bourg disse:
«Desidero morire oggi. Accetta il mio testamento; se tu resterai scriverai a
mia madre». ( Canestrari p.144).
Felice-Gabriele Fleury de Tardy di
Montravel (Dauphiné).
Mentre in ginocchio
stava ricaricando il suo fucile, fu colpito sull’occhio sinistro da una palla
che gli attraversò la testa. (morto sul campo). Uno dei primi a salire l’altura
occupata dai nemico fu il nobile Felice-Gabriele. Discendente di crociati
ed erede delle virtù del Visconte suo padre, si era acceso nel fervore che de
Cathelineau aveva diffuso per organizzare un corpo scelto di cavalieri di San Pietro,
come s’è visto, con insegne crociate. Era nato nel 1831. (Canestrari
pp.146.147)
George Miyonnet (Angers), seminarista / Zuavo pontificio.
Dopo che i sette
od otto campioni della più epica resistenza della giornata nella cascina furono
costretti ad arrendersi per salvare dalle fiamme i feriti ivi raccolti, i
nemici infuriati, contro ogni legge cominciarono faccia a faccia a sparare
alcuni colpi di pistola. Una delle vittime fu Giorgio di soli 17 anni ben
giovane fra i combattenti. (morto sul campo) Aveva sentito la vocazione al
sacerdozio e stava per seguirla allorché pensando che in quel momento la Chiesa
tra i giovani aveva bisogno più di soldati in un esercito che nel seminario,
era venuto a Roma rimettendo a più tardi, se a Dio fosse piaciuto, la sua
consacrazione alle lotte per la conquista delle anime. (Canestrari p.146).
“Viene educato nel Collegio di San
Paolo di Maulevrier. Gli avvenimenti italiani fanno cambiare il proposito di
Giorgio di farsi sacerdote. Matura invece di partire per Roma e di porsi nel
Battaglione dei Franco-Belgi e se è uno degli ultimi ad arrivarvi, ciò avviene
perché ha dovuto aspettare l'assenso di suo padre che glielo concede dopo aver
messo alla prova il figliolo su quella risoluzione.
“Angers 29 ottobre 1860. Mio
carissimo Abbate (Superiore del Collegio di Maulevrier ). Mi fo certo che vi
sia caro di sapere a che sia riuscito Giorgio d'allora che mel rendeste
educato, per darne conto ai giovinetti in mezzo ai quali ha vissuto. Voi
avevate colto nel segno quando orsono due anni mi scriveste: il vostro Giorgio
è di cuore; si farà uomo. Ne ha data prova sul campo di battaglia di
Castelfidardo e a prezzo di se medesimo. Ma a voi caro Abbate è dovuta parte
della sua gloria perché l'educaste voi. Giorgio fu fedele alla promessa
fatta il giorno dell'Ascensione, nel quale, dopo essersi comunicato, lesse una
lettera venutami da Parigi, in che si diceva: Se vostro figlio, presentatosi
orsono due mesi, persiste di voler partire per Roma, si trovi qui fra due
giorni. La comunione fatta il mattino avealo reso irremovibile nel
proposito. Partirò, mi disse non pretendo di mai comandare gli altri, ma di
rendermi un buon soldato romano e di saper morire, se fa bisogno, per una santa
causa. La sua fisica robustezza andò di pari coll'energia dell'animo e
le sue gambe d'anni diciotto non si fiaccarono sotto il peso dello zaino, delle
armi e di tutto il suo bagaglio.
Nell'impeto a baionetta si portò da
maestro e nella casa di Castelfidardo ha come gli altri combattuto da valoroso.
Che ne è di lui da quel tempo? Noi non sappiamo nulla. Vive egli ancora in
lotta coi patimenti che formano il vitupero dei Piemontesi? Se così fosse, fate
pregare Iddio, mio caro Abbate, da i suoi antichi condiscepoli perché ce lo
voglia rendere.
E forse in cielo a godere la
ricompensa del suo sacrificio? ... Se così è , caro Abbate, entrate a parte
della mia ventura con l'unire il vostro pianto a quello di sua madre,
delle sue sorelle, e del suo fratellino. Augusto Miyonnet”
E Giorgio muore veramente nel giorno
della battaglia ed ecco ciò che dissero i suoi compagni:
"Era con esso loro rinchiuso
nella casa del podere delle cascine e combatté con loro da buon soldato sino
alla fine. Quando per salvare i feriti già in pericolo d'arsi vivi dal fuoco,
quei giovani eroi furono stretti a capitolare, Giorgio Miyonnet stavasi ancora
fermo alla prima fila. Intanto che capitolavasi, il fuoco cessò, s'aprirono le
porte della casa e i Piemontesi vi ruppero dentro. Ma in quel momento molti di
quei miserabili certamente inebriati dalla polvere, furibondi per la lunga
resistenza dei pontifici, ne punto memori di trovarsi, non più dinanzi a nemici
ma si a prigionieri di guerra, tirarono a bruciapelo un dodici colpi di pistola
che fortunatamente non fecero molte vittime. Ma una palla più scellerata delle
altre feriva il giovane Miyonnet, poichè fu visto cadere dai suoi compagni, e
quando di li a poco fu loro dato di riconoscersi non lo trovarono tra i feriti.
E dunque indubitato che questo nobile giovane moriva assassinato alla porta di
quella casa, teatro immortale di gloria per zuavi pontifici e che la sua morte,
più anche che quella dei suoi compagni, su conseguenza d'una odiosa violazione
del diritto delle genti e delle leggi dell'onor militare. Il suo corpo restò
egli sepolto sotto le fumanti ruine della casa, o fu gettato alla fossa comune,
dove i piemontesi ammucchiarono i corpi delle loro vittime? non si sa, e poco
importa. Ciò che torna di sapere, e che per fede si sa di certo, si è che
l'anima sua volava in cielo coronata di beatitudine o di gloria, nel consorzio
di tutti quei martiri, che dall'origine del mondo seppero come lui morire per
una santa causa, per la causa della giustizia e della verità”.
Georges Guelton (Belgique)
Capitano zuavo 2 comp. Pallottola alla testa e
una al braccio. (morto sul campo)
Alfred de La Barre di Nanteuil (Paris)
Verso la fine del combattimento del 18, fu trovato
disteso a terra, le braccia aperte, lacerato da quattro palle e due colpi
di baionetta.( morto sul campo). Dopo aver fatto la comunione pasquale il
ventenne Alfredo svela ai suoi genitori il suo proposito di partire alla difesa
del Papa. Era devoto di San Lorenzo, aspirava e presentiva il martirio;
allo zio scriveva: «Se cadremo sul campo di battaglia i nostri cadaveri saranno
il piedistallo della restaurazione del diritto”. (Canestrari p.144) .
Guillaume-Edouard Carvelt (Belgique). Edgard de Guer (Paris). Alfred de
Limmengh (Belgique). Paul Sancet (Vendée), sepolto al cimitero
del Verano, a Roma
Ufficiale Louis Enry de La Valles.
Nato a Chanier (Dipartimento della Charente Inferieure Diocesi de la Rochette)
il 14 dicembre 1832, arruolato nell'esercito pontificio e morto alla battaglia
di Castelfidardo il 18 settembre 1860. (morto sul campo)
Raoul de Manoir.
Una palla alla fronte aveva addormentato nel sonno della
morte ed inviato alla Gloria dei Martiri. (morto sul campo).
Il ventenne Raoul
che prima di partire, ad un amico che gli aveva domandato se si era reso conto
del pericolo a cui andava ad esporsi aveva con vero presentimento risposto: «
Me ne sono reso ben conto giacché sento una voce di dentro che mi dice forte: “
Tu non ritornerà più”. (Canestrari pp.146.147)
Fonte: Centro Studi Federici