O "Signore ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra" (Colletta bis-VI domenica TO).
Il lungo delirio di onnipotenza della creatura
che intende programmare ogni cosa,
facendosi artefice del proprio futuro.
Dio è stato completamente privato di considerazione e oggi l'assurdo non è nemmeno di agire come se Dio non esistesse, ma di pensarLo del tutto inutile anche qualora ci fosse!
Infatti a chi pensa senza timor di Dio, Lo nega e Lo ignora, si aggiungono i ponti e i dialoghi con costoro di quelli che dovrebbero testimoniarLo e annunciarLo e invece Lo
ritengono un intoppo, con quelle parole così chiare sul peccato, salvo riarrangiarLo (annacquato, edulcorato, addomesticato e corretto) per farLo piacere a tutti.
ritengono un intoppo, con quelle parole così chiare sul peccato, salvo riarrangiarLo (annacquato, edulcorato, addomesticato e corretto) per farLo piacere a tutti.
L'uomo vorrebbe estinguere il male esistente attivandosi con fieri pensieri, belle idee, valori ideali, solidarietà delle magnifiche sorti e progressive di fraternità umanitarie, relativizzando l'Assoluto in assemblee e filantropici finanziatori, rimuovendo la croce...
Invece la battaglia -così dice Dio- è di posizione: cresca la zizzania con il buon grano fino al giorno del raccolto che distinguerà la pianta grama e il frutto buono.
Il tempo che passa è già eterno per chi sa stare con Dio e alimenta con la sua preghiera la speranza che colma lo iato tra la fede (la sorgente) e la carità (di Dio) che la compie.
Il silenzio, la preghiera e la penitenza sono le armi contro il male di chi è già proteso nell'eternità abitata dal sommo Bene che il male l'ha espulso definitivamente dal Regno.
Ogni ribellione che non viva la ferita che Dio stesso soffre di questo male, possibilità di consolarLo ed esserne consolati, in una comunione d'essere che sta lì con Lui fattosi umile, riempirà di altre parole le urla dei deliranti che vogliono farsi giustizia.
Nell'eternità Dio ha già vinto il male.
E noi in questo tempo possiamo essere come il cero rosso davanti al Tabernacolo, consumandoci.
O come l'incenso che profuma di sacro l'aria riempita di adorazione.
Entrambi, il cero e l'incenso, paiono svanire e invece punteggiano d'eterno il tempo che altrimenti sarebbe pieno dei soli deliri del nostro superbo chiasso.
Il nostro tempo può essere eterno in Dio; altrimenti sarà un tempo ancora del nemico, consegnato alla sua stessa tristissima fine, imminente anche quando ne dilaga l'impronta.
( da un Blog cattolico)
Immagine: La Torre di Babele,di Pieter Bruegel il Vecchio (1563)- part -