Da un devoto teologo ancora una volta prendiamo una meditazione questa volta adatta per il santo periodo di Avvento.
Preghiamo per la Chiesa e per i Consacrati.
Christus vincit!
En clara vox redárguit, obscúra quaeque pérsonans, procul fugéntur sómnia, ad alto Jesu prómicat. Et Agnus ad nos míttitur laxáre gratis débitum, omnes simul cum lácrymis precémur indulgéntiam.
Beátus Áuctor saéculi servíle corpus índuit, ut carne carnem líberans, ne pérderet quos cóndidit.
Castae Paréntis víscera caeléstis intrat grátia venter puéllae bájulat secréta quae non nóverat.
Domus pudici péctoris Templum repénte fit Dei, intácta, nésciens virum, concépit alvo Fílium.
Deo Patri sit glória, Eiusque soli Filio, cum Spíritu Paráclito In saéculorum saécula. Amen
Questo tempo di Avvento va vissuto
nel raccoglimento e il silenzio è un prezioso aiuto.
nel raccoglimento e il silenzio è un prezioso aiuto.
Raccogliersi è il contrario di disperdersi e dissiparsi, ubriacati e affannati dalle cose mondane.
Allora è possibile elevare il nostro cuore a Dio.
Il raccoglimento serve anche a non insuperbire: Dio è in noi, ma noi non siamo “dio”, anzi!
Il prepararci a un incontro così speciale ed esigente abbisogna non solo del nostro “rientro”, ma anche di “buona volontà” nel vegliare su noi stessi al compimento dell'incontro così glorioso e potente da liberarci dal disordine e dalla sregolatezza.
Il prepararci a un incontro così speciale ed esigente abbisogna non solo del nostro “rientro”, ma anche di “buona volontà” nel vegliare su noi stessi al compimento dell'incontro così glorioso e potente da liberarci dal disordine e dalla sregolatezza.
Il tempo dell’attesa e un tempo di memoria -di ricordo- e insieme di speranza.
La pace e la felicità che avvolgono il cuore vengono proprio da questo raccogliersi e stare oltre il tempo presente, evitandone la dispersione e il disordine mondano che cozza contro l’ordine stabilito da Dio secondo il fine per il quale siamo stati pensati da Lui.
Il criterio della mia vita non sono io secondo le mie voglie.
Riceviamo un'eredità che è una scuola di regole che si ricevono e che chiedono di starci.
L’ordine abbisogna di competenza, mentre il disordine no.
Il vangelo abbonda di regole:
1) crescere e abbondare nell’amore tra noi e verso gli altri, come l’ha scritta Gesù con il sangue che ha versato.
2) vivere l’amore senza il bilancino; niente calcoli, la misura dell’amore è l’amore stesso: infinito. Gesù ha fatto così.
3) l’amore così prevede anche il dolore, non l’egoismo nè la esse-pia: si spende anche se non è corrisposto.
4) questo amore rende saldi e irreprensibili nella santità, senza tedio, senza amarezza, senza orgoglio, superbia, potere, permalosità, prevaricazione…
5) piacere a Dio è una cosa che si impara, non che si sa: l’umile impara, il superbo crede di saperlo già e non piace a Dio, non piace agli altri e in fondo non piace nemmeno a noi stessi.
Auguriamocelo, per l’Avvento e per tutta la vita.
Prepariamoci, nel ricordo di una scuola d’amore e nell’attesa di un incontro che potrebbe promuoverci secondo una regola di vita che ci norma .
L'omelia che ci richiama a questo silenzio sapiente, ci raccoglie attorno alla povertà della grotta di Betlemme.
Le ciance della city, della chiesa esse pia, dello spreco di unguento profumato, tradiscono innanzitutto poco amore per chi attendiamo sapendolo, con Maria e Giuseppe in quella grotta. C'è pochissimo raccoglimento, poco ordine, tanto caos e un approccio secolare alle cose, brandendo il vangelo come un manuale di istruzioni di economia.
SE non amiamo Gesù, se non adoriamo Lui, se non c'è Dio al centro è normale.
Purtroppo non è più Natale, ma l'ennesima raccolta fondi alle porte del centro commerciale.
Siamo diventati un punto vendita, cercando di commuovere con sentimenti e psicologia.
La fede cristiana è un'altra cosa: prevede il sacrificio crocifisso.
Muore d'amore per Lui.
Muore d'amore per Lui.