"Sentiamo il dovere di dire che un bilancio sull'ecumenismo deve essere fatto anche se non abbiamo la presunzione di farlo qui.
Solo i bilanci sono in grado di dire se metodi
e strumenti assunti hanno dato i frutti desiderati. […]
È il caso di
chiedersi ora se sia
soddisfacente il corso delle operazioni a breve
termine.
Si tratta del recupero dei singoli all'unità della vera Chiesa.
La domanda può venir posta in altro modo, più espressivo: i ritorni
individuali sono diminuiti o aumentati?
Si raccolgono qua e là voci
sconcertanti.
Se sono vere (e ci auguriamo non lo siano o siano
esagerate), il problema si sposta ai metodi usati.
Non basta la volontà
ecumenica, il suo slancio, il suo ardore; occorre l'intelligenza e la
misura.
La verità ha sempre un fascino; la grazia di Dio opera nel
segreto delle anime e nel ruotare dei fatti ben oltre quel fascino.
Tuttavia quello che ha sempre attirato verso la Chiesa è stata la sua
unità indiscutibile, la sua monoliticità nell'adesione a Pietro, il
carattere definitivo del suo Magistero interamente applicato, la forza
attrattiva della comune disciplina.
La Chiesa deve presentarsi come un
ancoraggio sicuro.
Nel segreto delle anime, ove la logica demolisce
molti idoli e pone incredibili esigenze e là dove la sofferenza della
vita imprime uno spontaneo movimento di ricerca spirituale, si manifesta
incontenibile il bisogno della «roccia sicura».
Tutto quello dei
difetti nostri che rende l'ancoraggio meno certo e definitivo demolisce
il metodo giusto dell'ecumenismo.
Tutto ciò non sarebbe vero se si
partisse dal concetto dell'«unità federativa»; ma questa non è nel piano
di Cristo."
[Brano
tratto da un articolo del compianto Cardinale Giuseppe Siri, intitolato
"Bilancio dell'ecumenismo", e pubblicato su “Renovatio”, VI - 1971].
Fonte: Cordialiter QUI