martedì 4 febbraio 2014

Tolentino , spiritualità benedettina ( 2 febbraio 2014 )

Festa della Candelora nella Chiesa del Sacro Cuore e San Benedetto da Norcia di Tolentino.
( foto di Bruno Fianchini )
Violinista : Rita Celanzi
Gregorianista : Lodovico Valentini
Cerimoniere 1 : Nicolas Fulvi
Cerimoniere 2 : Cristiano Scandali


Copiamo da un blog quello che avremmo dovuto scrivere prima ancora di postare le belle foto che il caro Bruno Fianchini con tanta devozione ha realizzato.
In un'intervista di qualche anno fa concessa alla scrittrice Alessandra Borghese Papa Benedetto XVI ricordava ed ammoniva che, ancora, non è tempo di trionfalismi per la chiesa ma solo di penitenza !
Penitenza.
Come quella che hanno fatto il pomeriggio del 2 febbraio i Sacri Ministri, i ministranti e i fedeli che non hanno rinunciato alla processione penitenziale della Candelora sotto la pioggia battente ...
" ... perchè nel Suo pregevole articolo non ha messo anche in evidenza un aspetto che a me pare importantissimo : la devozione dei fedeli e dei ministranti ( oltre ovviamente risaputa e pervasa di santità dei Sacri Ministri) ?
Avendovi partecipato Le posso assicurare che l'eroicità di coloro che hanno preso parte alla lunga cerimonia della festa della Candelora supera l'immaginazione !
Accenniamo al fatto che per venire a Tolentino i fedeli più FORTUNATI fanno 120 Km di auto ( A e R )e quelli meno vicini altre 250 ..
Vogliamo accennare che alcune confraternite sono state "sconsigliate " di partecipare alle messe tridentine anche se sono celebrate da un semplice parroco cittadino ... con due Messe mensili l'iniziativa non potrà mai decollare ... malgrado gli sforzi erculei dei volenterosi organizzatori ...
Rimane la testimonianza della fede e della devozione delle persone che vi hanno partecipato, servendo la messa , suonando e cantando ... "

Benedetto XVI ha così descritto questa importante festività :
 L’incontro del caos e della luce

" Nella quotidianità cittadina non ci si accorge quasi più che il 2 febbraio si celebra un’antichissima festa, comune alle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente , che una volta aveva da noi una grande importanza nell’anno contadino: la Candelora.
E’ una festa in cui sono confluite diverse correnti storiche, cosicché risplende di vari colori.

L’occasione immediata è il ricordo del fatto che Maria e Giuseppe, il quarantesimo giorno dopo la sua nascita, portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per presentare il sacrificio di purificazione prescritto.

Della scena descritta da Luca, la liturgia ha sottolineato soprattutto un aspetto: l’incontro tra Gesù Bambino e il vecchio Simeone; perciò nel mondo greco la festa ha ricevuto il nome di hypapanti, incontro. In questo stare insieme del bambino con l’anziano, la Chiesa vede raffigurato l’incontro tra il mondo pagano che va scomparendo e il nuovo inizio in Cristo, tra il tempo dell’Antica Alleanza che sta per finire e il tempo nuovo della Chiesa dei popoli.
Ciò che qui è espresso è più dell’eterno ciclo di morte e nascita: è più del fatto consolante che al declino di una generazione ne segue sempre un’altra, con nuove idee e speranze. Se così fosse, questo bambino non rappresenterebbe nessuna speranza per Simeone, ma solo per se stesso. Invece è di più: è speranza per tutti, perché è una speranza al di là della morte.

Così tocchiamo il secondo significato fondamentale che la liturgia attribuisce a questo giorno. Essa si riallaccia alle parole di Simeone, che chiama il bambino “luce per illuminare le genti”. Sulla base di queste parole si celebra il giorno liturgico come una festa delle luci. La luce calda delle candele vuol essere l’espressione evidente della luce più grande che si sprigiona in tutti i tempi dalla figura di Gesù.
A Roma la processione delle luci ha sostituito un corteo rumoroso e scatenato, il cosiddetto “amburbale”, che dalla paganità si era conservato a lungo nell’era cristiana. Il corteo pagano esprimeva elementi magici: doveva servire per purificare la città e difenderla dalle potenze cattive.

In ricordo di ciò, la processione cristiana si teneva dapprima in vesti nere e poi – fino alla riforma liturgica del Concilio – viola. Così nella processione compariva ancora una volta il simbolismo dell’incontro.

Il grido selvaggio del mondo pagano che chiede purificazione, liberazione, superamento delle potenze oscure si incontra con la “luce per illuminare le genti”, la luce tenue e umile di Gesù Cristo. Il tempo che “sta per finire”, ma che è sempre presente, di un mondo caotico, schiavizzato e schiavizzante, s’ incontra con la forza purificatrice del messaggio cristiano. Questo mi ricorda una frase del drammaturgo Eugene Ionesco, il quale, come esponente del teatro dell’assurdo, aveva levato con chiarezza il grido di un mondo assurdo e, al tempo stesso, aveva compreso sempre più che questo grido è un’invocazione a Dio. “La storia – aveva affermato, è rovina, è caos, se non è rivolta al soprannaturale”.

La processione delle luci, con le vesti scure, l’incontro simbolico che vi si verifica del caos e della luce, dovrebbe ricordarci questa verità e darci il coraggio, nello sforzo di migliorare il mondo, di non considerare il soprannaturale come una perdita di tempo,ma come l’unica via che può dare un senso al caos ".

da "Le cose di lassù"

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