martedì 25 marzo 2014

L'abito non fa il monaco? Ma certo che lo fa!

Copio da Facebook  la breve "nota" di un giovane studente .
Non occorre aggiungere altro .

" Ieri ho assistito in tv alla veglia di preghiera nella chiesa di San Gregorio VII a Roma in occasione della XIX Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie.
Era presente Sua Santità papa Francesco.
Ha fatto gli onori di casa don Luigi Ciotti che -nonostante la cerimonia ufficiale e solenne!- indossava il suo solito pullover blu.
Ho trovato che qualcosa stonasse...
Poi oggi ho letto un brano di una lettera dell’8 settembre 1982 del Beato (Santo in fieri) Giovanni Paolo II al card. Vicario Ugo Poletti sull'uso dell'abito .
Ecco il testo:
«Inviati da Cristo per l'annuncio del Vangelo, abbiamo un messaggio da trasmettere, che si esprime sia con le parole, sia anche con i segni esterni, (…) l'abito ecclesiastico, come quello religioso, ha un particolare significato:per il sacerdote diocesano esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall'ambiente secolare nel quale vive;per il religioso e per la religiosa esso esprime anche il carattere di consacrazione e mette in evidenza il fine escatologico della vita religiosa.
L'abito, pertanto, giova ai fini dell'evangelizzazione ed induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali che noi affermiamo nell'esistenza dell'uomo.
Per mezzo di tale segno, è reso agli altri più facile arrivare al Mistero, di cui siamo portatori, a Colui al quale apparteniamo e che con tutto il nostro essere vogliamo annunciare» "