giovedì 7 giugno 2018

Ricordo di don Francesco Cocilova: "a qualsiasi ora del giorno e della notte lui era lì, in confessionale, magnifico riflesso dell’altro Lui che era Lì, nel Tabernacolo"

Con  piacere e commozione pubblichiamo il ricordo di Don Francesco Cocilova, Sacerdote e Parroco della Diocesi di Macerata, scomparso esattamente un mese fa.
Signore chi prenderà il posto di don Francesco?
Per l'intercessione della Madonna Santissima Madre della Chiesa il Signore conceda il grandissimo dono di avere nuovi e santi Sacerdoti.

Ne abbiamo tanto bisogno!


In memoria di un santo sacerdote
di 
Roberto De Albentiis
7-6-2018

Esattamente un mese fa, il 7 maggio 2018, moriva tragicamente in un incidente d’auto Don Francesco Cocilova, parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Macerata, una delle poche aperte e funzionanti della zona del centro cittadino dopo gli eventi sismici del 2016; classe 1939, figlio della campagna maceratese, era un sacerdote buono e zelante, amato e benvoluto da tutti.

Subito dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1965, viene inviato come viceparroco ad Ancona, presso la Parrocchia del Cristo Divino Lavoratore di Piazzale Camerino, dove svolge il suo prezioso prima di ritornare nella originaria Tolentino e, infine, negli ultimi anni, a Macerata; ad Ancona lascia il segno, e più ancora a Tolentino, dove fa costruire il grande Tempio dedicato allo Spirito Santo, divenuto punto di riferimento
tanto civico (con le sue sale e il suo oratorio e, dopo il terremoto recente, con gli spazi destinati ai terremotati per il loro soggiorno e il loro sostentamento) quanto religioso (ancor di più dopo il sopra menzionato terremoto, che ha comportato la chiusura di quasi tutte le chiese di Tolentino), e dove si dedica anima e corpo all’apostolato giovanile, alla cura pastorale del locale gruppo scout (prima ASCI e poi AGESCI), all’organizzazione dei centri per anziani e dei pellegrinaggi.

Ma è soprattutto per la cura del sacramento della Confessione e della Santa Messa che diventa famoso e amato dai fedeli, prima di Tolentino e, infine, di Macerata, città dove ha trascorso i suoi ultimi anni di vita e ministero; i fedeli di Tolentino, quando si diffuse la notizia del trasferimento, vollero perfino provare a bloccarlo, ma senza esito! 
E per tanti anni Don Francesco ha tenuto aperta la Chiesa del Sacro Cuore di Macerata (anch’essa, dopo il terremoto del 2016, una delle poche del centro della città rimaste aperte al culto), dove celebrava la Messa mattutina delle 9 e serale delle 19 (più un’altra alle 21 nelle Domeniche e solennità), teneva l’Adorazione Eucaristica dalla mattina a tarda notte, soprattutto era sempre presente in confessionale, pronto ad ascoltare e consigliare i penitenti o anche solo chi avesse bisogno di una mano o volesse scambiare due parole. 
Per ciascuno aveva una parola buona e un consiglio (“Non mi diventare troppo scrupoloso, eh!” e “Ricordati che se non osservi i tuoi doveri di stato non sono valide le preghiere che fai, anche se molte e belle”, questi due che ricordo), a ciascuno regalava un libro di preghiere che aveva composto e stampato; particolarissimo era il suo modo di confessare , si vedeva e capiva davvero che parlava con Dio e che Gli chiedeva il perdono per il penitente che aveva davanti!

A qualsiasi ora del giorno e della notte, quando era aperta la chiesa, lui era lì, in confessionale, magnifico riflesso dell’altro Lui che era Lì, nel Tabernacolo, e per il Quale aveva una cura speciale! 

Sempre in talare, sempre in chiesa, sempre a pregare: ecco il suo ritratto, così come dovrebbe essere questo il ritratto di ogni sacerdote, uomo dell’altare e del confessionale.

Ogni lunedì mattina andava in bicicletta da Macerata fino a Cingoli, era un suo modo per fare penitenza (salendo in cima in bici) e per sentirsi più vicino a Dio (contemplando le bellezze delle campagne e delle montagne marchigiane), e proprio in una di queste sue passeggiate, la mattina del 7 maggio 2018, la morte, improvvisa e stupida, l’ha trovato: un automobilista, purtroppo, l’ha investito, e lui è morto sul colpo; non c’è stato niente da fare, non un’ultima volta per parlarci, non un saluto, ma evidentemente lui era già pronto per il Cielo, il Signore se lo è voluto prendere così, forse in quel momento in cui era proprio vicino a Lui. 

Un segno di riconciliazione e perdono, proprio nel solco della sua vita e del suo insegnamento, è venuto dal Vescovo di Macerata, Monsignor Marconi, che, recatosi a vedere sul posto l’accaduto, ha consolato e confortato l’investitore, che era disperato e piangente; appena diffusa la notizia della sua morte, tanto in città come sui moderni social network, moltissima gente si è definita dispiaciuta e stupita, e ha cominciato fin da subito a rendere omaggio a Don Francesco e al suo ricordo.

Il giorno del suo funerale è stato un trionfo: la Chiesa del Sacro Cuore era piena come non mai, come solo per i giorni solenni, e tutto per lui! 

Segno, quindi, che in tanti anni ha operato bene e per il bene, ha diffuso solamente del bene, se la grande presenza di clero e fedeli (compresi i suoi vecchi fedeli di Tolentino e Ancona, compresi i suoi scout, grandi e anche piccoli) vuole dire qualcosa; tante lacrime, è vero (ma del resto anche Gesù ha pianto davanti al funerale del figlio unico di madre vedova e soprattutto davanti all’amico Lazzaro), ma anche gioia e ringraziamento per averlo avuto e averci parlato. 
Ma soprattutto è stato un trionfo per Lui, per Dio, che Don Francesco ha sempre predicato con amore e convinzione; se non si crede in Lui, basta un semplice post o un semplice messaggio di condoglianze, e non si riempie una chiesa…

Don Francesco è stato il primo sacerdote di Macerata che abbia conosciuto, due anni fa, quando mi ci trasferii per iniziare gli studi specialistici biennali dopo la laurea, e subito mi è stato simpatico; per quasi due anni completi mi ha ascoltato, mi ha confessato (assieme ad altri che ho poi conosciuto, ovvio, ma lui è rimasto nel cuore), mi ha comunicato e benedetto; la notizia della sua morte mi ha lasciato molto triste, ma posso dire di aver conosciuto un santo sacerdote (e io che pure ne ho conosciuti e ne conosco tanti, di sacerdoti, posso dire che quelli santi si contano sulle dita di una mano), e posso ora dire di avere un nuovo santo in cielo che veglia e prega per me.
Arrivederci, Don Francesco, e grazie!