domenica 5 marzo 2017

Il (solito) linguaggio "dire-non-dire" genera l'incomprensione liturgica e teologica. Ne fa le spese la (vera) Musica Sacra

Siamo purtroppo abituati  al linguaggio bivalente del "dire-non-dire" dell'attuale Pontefice .
La recente riflessione pontificia è stata riportata da Vatican Insider :  "Il Papa: “Rendere attuale la musica in chiesa, senza banalità”
Udienza ai partecipanti ad un convegno internazionale su “Musica e Chiesa” a 50 anni dalla Musicam sacram : «Promuovere la formazione musicale per i futuri sacerdoti»"
"Dice-non-dice"...
A tal riguardo il vaticanista Sandro Magister ha però osservato  che "Nel discorso rivolto il 4 marzo al convegno internazionale organizzato dal pontificio consiglio della cultura nel cinquantesimo di "Musicam Sacram", persino papa Francesco  ha riconosciuto che "talvolta è prevalsa una certa mediocrità, superficialità e banalità, a scapito della bellezza e intensità delle celebrazioni liturgiche".
Il Papa, sa benissimo che nella situazione attuale NESSUNO obbedisce più ad un richiamo o a un provvedimento  tantomeno se si tratta di Liturgia o di Musica Sacra.
Se poi l'esortazione pontificia esordisce con un "Rendere attuale la musica in chiesa" la santa battaglia dei buoni "apostoli, volontari della bellezza liturgica" è persa prima ancora di aver inizio!
Mi perdoni  Santo Padre, che più volte ha esortato a parlarGli con franchezza ma il Suo "dire-non-dire" non produce alcun buon frutto  tantomeno spirituale.
La Chiesa è sostanzialmente divisa in due parti: coloro che seguono la direttiva del Vangelo "nel mondo ma non del mondo" (Gv.17,14) e quelli che sono supinamente schiavi del mondo e dei poteri che imperversano nel mondo cercando di "interpretare" ( = adulterare) al modo corrente persino le parole di Gesù.
La musica chiesastica segue sostanzialmente queste due opposte linee: "nel mondo ma non del mondo" oppure "lo scimmiottamento ridicolo del mondo e delle sue seduzioni".
Gli oltre duecento Maestri e esperti di musica, firmatari dell'appello a favore della vera musica sacra, hanno scelto  la parte migliore:  il Vangelo di Gesù,  il Magistero, il Papa e , conseguentemente, le musiche che la tradizione della Chiesa ha donato al mondo portando molto frutto.
AC



SALVARE LA MUSICA SACRA. 
DICHIARAZIONE-DENUNCIA AL PAPA 
FIRMATA DA OLTRE DUECENTO MAESTRI 
ED ESPERTI MONDIALI.

di Marco Tosatti

Il 5 marzo ricorre il cinquantesimo anniversario di “Musicam Sacram”, l’ultimo grande documento dedicato in maniera totale alla musica che deve accompagnare la liturgia. 
Fu approvato da Paolo VI, e portava la firma di due cardinali: Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna e presidente del “Consilium” per l’attuazione della costituzione conciliare sulla liturgia, e Arcadio Larraona, Prefetto della sacra congregazione dei riti. 

A cinquanta anni di distanza più di duecento musicisti, musicologi ed esperti di musica sacra rendono pubblica una dichiarazione, rivolta ai responsabili della Chiesa, per cercare di riportare sui binari della correttezza una situazione che ai loro occhi è degenerate e sta degenerando.

I promotori di questa presa di posizione sono due musicisti e musicologi di grande fama. 
Aurelio Porfiri, direttore della rivista internazionale “Altare Dei” edita a Macao e Hong Kong e autore di libri e saggi sulla musica sacra e la liturgia, e l’americano Peter A Kwasniewski, professore di teologia e filosofia e direttore di coro al Wyoming Catholic College.


La “Dichiarazione sulla situazione attuale della musica sacra” si apre così: “Noi sottoscritti – musicisti, sacerdoti, insegnanti, studiosi e amanti della musica sacra – offriamo umilmente alla comunità cattolica di tutto il mondo questa dichiarazione, esprimendo il nostro grande amore per il patrimonio di musica sacra della Chiesa e la nostra profonda preoccupazione riguardo il suo difficile stato attuale”. 

Vengono ricordati documenti e la storia dell’amore che la Chiesa ha sempre avuto questa forma espressiva; e poi si afferma: “Alla luce del pensiero della Chiesa così frequentemente espresso, noi non possiamo evitare di essere preoccupati per la situazione attuale della musica sacra, che è quantomeno drammatica, con abusi nel campo della musica sacra che sono ora la norma, piuttosto che l’eccezione. Noi riassumeremo qui alcuni di questi elementi che contribuiscono allo stato presente di desolazione in cui versa la musica sacra nella liturgia.


Questa mancanza di comprensione liturgica e teologica va insieme con l’aver abbracciato il secolarismo. 
Il secolarismo di stili musicali pop ha contribuito alla desacralizzazione della liturgia e allo stesso tempo il secolarismo dettato dalle esigenze di profitto di un certo tipo di mercato ha favorito l’imposizione di mediocri repertori di musica per le parrocchie. Ha incoraggiato un antropocentrismo nella liturgia che mette in pericolo la vera natura della stessa. In ampi settori della Chiesa al giorno d’oggi c’è una relazione scorretta con la cultura, che può essere vista come una ‘rete di connessioni’. Nell’attuale situazione della musica liturgica (e della liturgia in se stessa, perché le due sono legate), noi abbiamo interrotto questa rete di connessioni con il nostro passato e abbiamo provato a collegarci ad un futuro che però non ha significato senza contatto con il suo passato. 

Oggi la Chiesa non sta attivamente usando la sua ricchezza culturale per evangelizzare, ma è piuttosto essa stessa usata da una cultura secolarizzata, nata in opposizione alla Cristianità, che destabilizza quel senso di adorazione che è al cuore della fede Cristiana. 

Ci sono gruppi che spingono per un “rinnovamento” che non riflette l’insegnamento della Chiesa ma serve solo la propria agenda, visione del mondo e interessi. 

Questi gruppi hanno alcuni dei loro membri in importanti posti di comando, da dove loro possono mettere in pratica i loro piani, la loro idea di cultura e il modo in cui noi dovremmo avere a che fare con tematiche di attualità. 

In alcuni paesi potenti lobbies hanno contribuito alla sostituzione de facto di repertori liturgici fedeli alle direttive del Vaticano II con repertori di bassa qualità”.




La dichiarazione afferma poi che “Un’altra causa di decadenza della musica sacra è il clericalismo, l’abuso di posizioni e status da parte del clero. 
Il clero, che è al giorno d’oggi spesso poveramente educato nella grande tradizione della musica sacra, continua a prendere decisioni sul personale da impiegare e sulle direttive da offrire, contravvenendo spesso lo spirito autentico della liturgia e il rinnovamento della musica sacra, così richiesto a nostri giorni. 
Più che spesso alcuni membri del clero contraddicono gli insegnamenti del Vaticano II in nome di un supposto ‘spirito del Concilio’”.


La dichiarazione prosegue poi con lo sguardo rivolto al futuro:

Può sembrare che ciò che abbiamo detto sia pessimistico, ma noi manteniamo la speranza che ci sia una via per uscire da questo inverno. Le seguenti proposte sono offerte in spiritu humilitatis, con l’intenzione di recuperare la dignità della liturgia e della sua musica nella Chiesa”.



Fonte : Marco Tosatti

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