lunedì 23 settembre 2019

Chi parla di scisma odia la Chiesa: la radice dello scisma è la superbia dell’uomo antropocentrico che vuole farsi Dio, istigato dal demonio



Le parole di un teologo da un sito cattolico.

 Chi parla di scisma odia la Chiesa: 
la radice dello scisma 
è la superbia dell’uomo antropocentrico 
che vuole farsi Dio, 
istigato dal demonio

Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi, con una tracotanza inaudita, a vario titolo e a vari livelli, è (ma non si dice) contro Cristo: è anti-Lui
E’ con Lui, Gesù, che ce l’ha il nemico e tutti quelli che più o meno consapevolmente gli stanno tenendo bordone.


Gesù, Verbo incarnato, è la sola possibilità, in una creazione disgregata, frammentata e corrotta dal peccato, di “ricapitolare” ogni cosa nell’ordine perfetto di Dio, descritto dal prologo del vangelo di San Giovanni: "in principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste… E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità… Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia".
La carità è il compimento, nella grazia, del percorso che riunifica la creatura al Creatore, nella volontà di Dio, che è di amare. Il sapiente è colui che riconosce la priorità di “instaurare omnia in Christo” e sapiente, nel giusto senso della parola, “è colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà” (Imitazione di Cristo).

Ogni singola pecora è importante per il Buon Pastore perché il compimento della carità è l’unione, il raccogliersi in quell’Uno e in quel Tutto che il ribelle vorrebbe frammentare e disperdere. 
E mentre infatti l’umile fa di sé stesso il recipiente di questa grazia, i superbi vengono inesorabilmente “dispersi nei pensieri del loro cuore”. 
Gesù, vero uomo e vero Dio, si pone come il solo capace di tenere insieme tutto, Cielo e terra, natura e soprannatura. Ecco perché il divisore lo odia e lo contrasta con tutte le armi della sua antica ribellione, vagando con gli altri spiriti maligni, a perdizione delle anime. Il cuore della Verità è Cristo “teantropo”.

La radice dello scisma e la superbia dell’uomo antropocentrico che vuole farsi Dio, istigato dal ribelle spirituale scacciato dal novero degli angeli, pur avendo quella stessa natura. Perciò l’uomo, l’umanità, ogni “umanesimo” può trovare la via vera (umile) e pacificante, verso la pienezza, verso il senso, verso la conoscenza di sé, verso il fine per il quale esiste, solo in Cristo. Viceversa esisteranno solo delle caricature o peggio ancora dei mostri, fino a scadere nella disumanità, quasi imbestialendo, al lordo di ogni “sapere” prometeicamente inteso e degli idoli della “ragione” e dei “lumi”, inesorabilmente smascherati da secoli di disastri storici, trattandosi di talento corrotto dal peccato e bisognoso di essere salvato. E a salvare è solo Cristo.

Ogni questione umana della storia, tra bene e male, misericordia e giustizia, verità e falsità, vita e morte, conoscenza e ignoranza, passa dall’assenso o dal rifiuto della volontà di Dio e dal vivere o rigettare il timor di Dio. Dallo stare al nostro posto o dal metterci in un posto che non ci compete.

Gesù tiene insieme tutto e l’uomo tende al Tutto, nell’Uno. San Tommaso aveva idee chiare.
Ecco perché lo scisma è male. Ancor più in una Chiesa, sposa del Cristo.
Chi ne parla come di "non problema", “inevitabile” o persino “soluzione”, dimostra e svela lo stesso approccio, errato, che ha stabilito lecito divorziare, riducendo a contratto in scadenza il mistero del matrimonio, figura del rapporto tra Cristo e la Chiesa. Chiamando "amore" il divorzio (e l'adulterio) allo stesso modo di chi non divorzia e si rende adultero. E senza piangere le calde lacrime della peccatrice pentita che bagna i piedi di Gesù e poi glieli profuma d'amore per Lui e non per se stessa: perdonata perché molto ama!

In Cristo stanno le eccellenze e “anti-Lui” l’eccellenza si disgrega, si frammenta e si divide. Al Divisore piace spostare il centro da Colui che è l’Uno, il Tutto e tutto tiene insieme a un supermercato di alternative frammentate nelle quali i sensi, le voglie e le idee del tempo, le tecniche, le circostanze giustificano l’atomizzazione: il “pandemonio” dell’uomo idolo di sé stesso, centro surrogato e abusivo della toponomastica della città alternativa a quella di Dio.

Se nella città santa la luce (Cristo) è piena e non acceca, nella Civitas Terrena la luce artificiale e psichedelica ottunde fino “all'amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste. 
Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale» (La città di Dio, 14, 28), lasciandosi soggiogare dalle tentazioni del Maligno, principe di questo mondo, invidioso dell’uomo e ben contento di perderlo con lui, distaccando l’uomo dalla grazia e dallo Spirito, rendendolo da “pneumatoforo” (come la Vergine Maria) a spiritualmente cadavere, disumanizzato, diffondendo esperienze infernali all’intorno, lasciando che sia Cristo a vivere in noi.

Chi parla di scisma odia la Chiesa e chi la rompe lavora per “l’anti”. 
Chi testimonia l’indispensabilità di Cristo e -implicitamente- l’orientamento che l’uomo e l’umanesimo devono trovare in Gesù, vero uomo e vero Dio, sancisce l’indisponibilità della persona umana agli spezzatini con cui chi la considera carne da macello vorrebbe appropriarsene.

Adorare e servire Cristo è la sola garanzia di lottare a beneficio dell’uomo. Non gli “umanisti”, vecchi o nuovi, potranno ottenere all’umanità questa grazia, ma la carità, umile e vera, di chi è fedele alla fede che Gesù verificherà se ancora si troverà in terra o meno, al Suo ritorno, che potrebbe anche essere più imminente di quanto possa pensare “l’anti” che Cristo lo vorrebbe proprio espungere dal politically correct del nuovo mondo, che è poi sempre quello, inguaribilmente gnosticheggiante, portato a confondere le acque e purtroopo aiutato da chi invece di vivere con fede il memoriale, si avviano persino a dimenticare d’essersene dimenticati.