mercoledì 13 aprile 2016

Occorre fede. E una prospettiva che non sia strettamente materiale.

"Occorre fede. E una prospettiva che non sia strettamente materiale": con queste stupende parole alcuni giorni fa una mamma e moglie cattolica ha terminato in un blog cattolico il racconto della sua  vita - Via Crucis offerta in espiazione dei peccati .

La sofferenza  vissuta come dono per la Chiesa.

Questa frase finale del racconto della Moglie e Madre Cattolica è di grandissimo aiuto per ravvivare nei nostri cuori la mèta, la finalità e la Porta che il Signore ci mostra attraverso il Vangelo e i Sacramenti.
Desideriamo commentare questa bellissima frase ricorrendo alle ispirate parole che Benedetto XVI pronunciò il 2 giugno nel Parco di Bresso a Milano in occasione del VII mondiale delle Famiglie.
E' vero che quelle parole ci sembrano lontane e pure "superate", "sorpassate" e persino "irrise" da una pastoralità mortificata, banalizzata e  spesso "materiale" . 
Quelle parole tuttavia costituiscono il selciato dello stesso viottolo, stretto, scosceso e faticoso che assieme ai Santi hanno percorso le anime buone che sono passate per la Porta stretta prima di ricevere la corona di gloria dell'Eterno Padre.
Riflettiamo molto su queste ispirate parole, pronunciate a braccio da Papa Benedetto, perchè ci conducono alla contemplazione salvifica del Crocifisso da cui viene la nostra salvezza: " la sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. ... sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa."
Così ha parlato la Chiesa per 2000 anni fecondando con la sana dottrina, che viene da Cristo attraverso il Suo Vangelo, la Città di Dio.
"Occorre fede. E una prospettiva che non sia strettamente materiale" altro non occorre dire o scrivere.
Preghiamo la Madonna Santissima, Madre della Chiesa, perchè assista e protegga la Santa Chiesa e il Papa.
AC

QUESTO PROBLEMA DEI DIVORZIATI RISPOSATI E' UNA DELLE GRANDI SOFFERENZE DELLA CHIESA DI OGGI.
E non abbiamo semplici ricette. 
La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio.
Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino.
E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. 
Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. 
Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati.
Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. 
Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo.
E far capire questo è importante. 
Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. 
Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. 
Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. 
Grazie per il vostro impegno.
BENEDETTO XVI 2 GIUGNO 2012

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