mercoledì 25 ottobre 2017

Benedizione delle cinque nuove campane della chiesa del Sacro Cuore di Tolentino (foto e video)

Tolentino (MC). Martedì 24 ottobre 2017 dopo la S.Messa della Festa di San Tommaso da Tolentino Martire nello spazio antistante  la tenda/chiesa della Concattedrale di San Catervo il Vescovo Diocesano S.E.R. Mons. Nazzareno Marconi ha benedetto e consacrato le nuove 5 campane per la chiesa del Sacro Cuore di Tolentino, dell'omonima Confraternita,  messa in sicurezza antisismica e restaurata in toto dal Governo di Ungheria.
Ci spiace sottolinearlo ma è l'unica chiesa che viene restaurata dopo il terremoto dello scorso anno. 
Anche per questo i numerosi fedeli che hanno preso parte al sacro rito erano commossi per questo segno di speranza dopo un anno di tribolazione sottolineato dal totale silenzio delle belle campane di cui Tolentino è fiera.
Molti fedeli sono stati presenti a questo atto di fede e di devozione.
Seguendo le indicazioni rituali del PONTIFICALE ROMANUM JUSSU EDITUM A BENEDICTO XIV ET LEONE XIII RECOGNITUM ET CASTIGATUM 
DE BENEDICTIONE SIGNI VEL CAMPANAE (QUI) il Vescovo ha dedicato le cinque campane a:
1.In Fatimensium visionum saecularibus. In honore beatissimae Mariae virginis, Christifidelium auxiliatricis, Hungariae reginae

2 In honore Sancti Iosephi Sanchez Del Rio, adulescentis pro fide martyris

3. Sancto Emygdio martyri, contra terraemotus patrono (dedicata al carissimo Fabio Quarchioni prematuramente scomparso grande cultore di arte organaria e delle campane)

4. In honore Sancti Nicolai a Tolentino, animarum purgatorio igni poenas luentium patroni

5. Sanctis angelis custodibus, iuventutis patronis

Traditio Liturgica spiega mirabilmente le varie fasi dell'antico rito della benedizione e consacrazione delle campane

"Il rito tradizionale latino di consacrazione delle campane (che in qualche modo ha elementi simili a quello bizantino) è stato descritto da Mario Righetti come segue:

"Il rituale della cerimonia, che di regola è demandato al vescovo, si trova già sostanzialmente abbozzato nel [rituale] gelasiano del secolo VIII, e poi meglio rifinito nel Pontificale romano-germanico, dal titolo Ordo ad signum ecclesiae benedicendum. Esso comporta tre elementi principali:

1) La lustrazione della campana con acqua miscelata di sale ed olio. ( Nel Pontificale l'olio non viene messo nell'acqua miscelata al sale  N.d.R.)
L'olio più tardi (XIII secolo) venne omesso. 
La prima delle due formule relative enuncia in dettaglio gli scopi della benedizione, che non sono frutto di magia, ma effetto della virtù dello Spirito Santo:

Benedic, Domine, hanc aquam benedictione caelesti et assistat super eam virtus Spiritus sancti, ut cum hoc vasculum ad invitandos filios eclesiae preparatum, in ea fuerit tinctum, ubicumque sonnuerit ejus tintinnabulum, longe recedat virtus inimicorum... incursio turbinum... calamitas tempestatum... et credscat in eis devotionis augmentum ut festinanter ad piae matris Ecclesiae gremium, cantent tibi canticum novum in eclesia sanctorum, deferentes in sono praeconium tubae, modulationem psalterii...

Il pensiero della nota festiva che desta il suono della campana in chi ne ascolta la voce simbolica, ha suggerito a questo punto il canto dei sei salmi di Laudes: ps. 145-150.

Nel frattempo il vescovo coll'acqua benedetta che ha confezionato, lava la campana entro e fuori, concludendo la lustrazione con una orazione a Dio, affinché al suono di quello strumento

... fideles invitentur ad praemium...; crescat in eis devotio fidei, procul pellantur omnes insidiae inimici... ventorum flabra fiant salubriter ac moderate suspensa, prosternat aereas potestas dextera tuae virtutis. Per Christum...

2) Le unzioni sacre.
Astersa la campana, viene consacrata col Crisma. ( Nel Pontificale prima viene unta con l'Olio degli Infermi poi con il Sacro Crisma . N.d.R.
Il rito è d'origine gallicana, e, dato l'oggetto, non si presenta certamente ben indovinato; ma ci voleva per completare l'analogia col battesimo. 
Il vescovo pratica undici unzioni; sette sulla superficie esterna della campana, quattro all'interno. 
Negli Ordines più antichi, come nel Gellonense, le ultime unzioni soltanto sono compiute col Crisma; le prime con altro olio sacro senza distinguere fra quello dei catecumeni o degli infermi. 
Attualmente è prescritto quest'ultimo. 
Il Pontificale romano al secolo XIII dà la formula dell'unzione: Consecretur ut sanctificetur, Domine, signum istud in honorem S. Mariae Matris Christi, vel sancti illius, in nomine P. et F. et S.S. Amen.

La formula accenna ad una intitolazione della campana; l'uso infatti di darle un nome sacro in occasione del suo battesimo, è già attestato nel sec. X. 
Il Baronio riferisce che pp Giovanni XIII, nel 961, fu il primo a imporre un nome ad una campana, quella di s. Giovanni in Laterano, facendovi iscrivere il nome Joannes.

Anche le unzioni hanno carattere apotropaico. Risulta dal sal. 28 Afferte Domino filii Dei..., prescritto durante la cerimonia, che afferma la potenza sovrana della voce di Dio su tutti gli elementi, ripetendone l'alto concetto in sette versetti successivi. Per questo, il Pontificale romano-germanico portava in rubrica: Quot vicibus in psalmis dicit: Vox Domini... totidem (episcopus) signa faciat cum chrismate...

3) Le fumigazioni d'incenso.
Unta la campana, il vescovo le sottopone un incensiere fumante, thimiamate, thure et myrra, in modo che i vapori profumati si raccolgano e tutto riempiano l'imbuto campanario. 
L'incenso vuol essere innanzitutto un atto in onore allo strumento, divenuto res sacra; ma in pari tempo continua la linea esorcistica che compenetra tutto il rito. 
La Schola, infatti, durante la fumigazione, esegue gli ultimi sette versetti del sal. 76 Voce mea ad Dominum clamavi... nei quali si riafferma l'idea della onnipotenza di Dio sugli elementi. 
Dal canto suo il vescovo nella colletta che segue, dopo aver richiamato la forza taumaturga di Gesù nel sedare la tempesta sul lago di Cafarnao, prega il Signore che dum huius vasculi sonitus transit per nubila, Ecclesiae tuae conventum manus servet angelica, fruges credentium, mentes et corpora, salvet protectione sempiterna.

La pericope evangelica circa la visita di Cristo alla casa di Marta e Maria in Betania, la cui lettura chiude tutto il rito, fu un'aggiunta di Durando; ma non se ne intende bene il significato. Al suo posto il Pontificale romano del secolo XIII metteva la recita delle Litanie dei Santi". (Crf. Ibid, V, pp. 523-525).

Da quanto detto, risulta che la campana non è considerata come un oggetto funzionale ma, quasi, come una realtà vivente, come, d'altronde, l'intero tempio. 
Essa ha un nome, un rito simile a quello battesimale (ora inesistente in ambito latino) e le si attribuisce una forza che deriva dalla grazia divina.
E' esattamente questo che spiega l'atteggiamento devozionale nella liturgia bizantina di consacrazione delle campane di cui alleghiamo eloquente documentazione fotografica (patriarcato di Mosca). 
Un atteggiamento che l'Occidente cristiano ha praticamente dimenticato in seguito ad un vero e proprio rinsecchimento, in molti suoi ambiti, della sua stessa fede".












Video 1: Youtube  QUI

Video 2: Youtube   QUI

Le campane sono state fuse dalla Fonderia Allanconi di Crema e saranno collocate dalla Ditta De Santis-Corinaldi di Fermo