sabato 15 dicembre 2018

Senza la fede e la cultura è impossibile che nelle parrocchie si insegnino la musica e il canto sacro

MiL , che domani - domenica Gaudete - festeggia i suoi primi 10 anni di volontariato a servizio della buona liturgia, ha proposto un articolo sull'efficacia dell'educazione alla musica e particolarmente al canto sacro per i più giovani. 
Ne  abbiamo preso una parte corredandolo con uno stupendo commento che vogliamo "incorniciare" per la sua esattezza e la sua completezza.
"... Siamo stati alcuni giorni fa ad una messa esequiale nella chiesa di un paese che vantava un singolare guinness dei primati: il più alto numero di musicisti professionisti di quella provincia.
Artefici e complici di quel "contagio musicale" sono stati per più di un secolo il Coro liturgico, l'Organo e la Banda paesana .
I fedeli del paese che prima cantavano bene persino la Messa degli Angeli ora sono diventati completamente muti, costretti a sentire i ragli di quattro-cinque ragazze che accompagnate dalle chitarre cantano a voce spiegata delle ridicole canzonette avulse dal contesto liturgico!
Nel giro di pochi anni un'intero paese super-musicale ha perduto tutta la sua identità per colpa degli "aggiornamenti" imposti alla parrocchia considerata liturgicamente "troppo tradizionale" dai giacobini dell'ACR .
Risultato: il coro si è completamente "laicizzato" perchè il parroco schitarrante non lo voleva fra i piedi e l'Organo Callido - restaurato- (vanto del paese) è coperto di polvere perchè non lo suona più nessuno...
Si direbbe che in un sol colpo di "aggiornamento" sono stati distrutti Coro liturgico, Organo e canto popolare (che pure costituiva un vanto).
Non parliamo poi delle tante e buone vocazioni sacerdotali formatisi al servizio dell'altare ( abbattuto in forza dell'adeguamento liturgico) del canto e del suono dell'Organo.
L'armamentario costosissimo di amplificatori, mixer, microfoni panoramici, chitarre elettriche, bonghetti ecc ecc pare che non riesce a calamitare i giovani che sono in uscita libera".
Ecco lo stupendo commento di cui sopra:
"L'articolo denuncia con chiarezza l'attuale situazione dell'educazione musicale di tutto un popolo ad iniziare dalla ormai deviata gioventù che delira davanti a urlatori nutriti di 'polverine', iniziata, soprattutto, dall'astioso ostracismo che uomini di Chiesa ' adeguati' conducono, dal CVII, contro la musica sacra, ben documentato dal volume 'Musica e Concilio' del p. Papinutti. 
La grande civiltà musicale dell'Occidente, sparsa poi per il mondo, è nata con il gregoriano che il popolo cantava. 
La riforma liturgica è, invece, nata all'insegna della esclusione della musica, potente mezzo per far penetrare la parola di Dio nell'animo dei fedeli Il M° Bartolucci, il grande perseguitato dai novatori, lamentava: " il popolo aveva un suo repertorio affondante nel gregoriano e nelle laudi, tutto s'è perso !". 
I grandi musicisti e cantori sono nati in chiesa; pensiamo al sommo Pier Luigi, fanciullo cantore nella cattedrale della sua Palestrina e, in tempi più vicini al citato Bartolucci che ricordava sempre di aver iniziato a cantare da fanciullo con suo padre nei riti della Confraternita della sua Borgo S. Lorenzo. 
Tanti decenni fa, da una vecchia contadina ascoltai una melodia già sentita in concerti vocali; era un madrigale di Luca Marenzio la cui melodia quel grande aveva preso dal popolo: osmosi tra popolo e artista. 
E ora? 
La situazione è squallida, soprattutto in Italia, mentre altrove è permesso ai cori un repertorio più degno della liturgia. 
Commovente la testimonianza del Coro Victoria di Giacarta venuto a Roma per il centenario, della nascita del M° Bartolucci, che hanno in repertorio le musiche polifoniche della grande Scuola Romana e sono andati, come in pellegrinaggio, a visitare la casa natale di Palestrina di cui eseguono egregiamente le musiche. 
All'ammirata meraviglia per le esecuzioni di un coro così lontano, un sacerdote che li accompagnava spiegò che erano del tutto naturali perché la Chiesa è cattolica, cioè universale. 
Oggi si predica il relativismo liturgico con lagnose canzonette echeggianti il blues e chitarre e tamburello, iniziate con il rock in chiesa, da Bugnini. 
La tendenza non potrebbe che essere invertita da un rientro in chiesa della vera musica. 
Superstiti decorosi cori canterebbero musiche, non difficili a due o tre voci di grandi maestri.
Ma sono affidati ad improvvisatori e limitati dagli officianti, specialmente dai vescovi. Mancano la "spinta" e l'impulso centrale!
A quali scuole di musica i genitori devono mandare i ragazzi, piuttosto che sentire degli urlatori per poi morire schiacciati? 
Le parrocchie sarebbero i luoghi più adatti ad insegnare musica mediante bravi diplomati nei conservatori. 
Ma è necessaria la mancante cultura dei preti e, soprattutto, fede, ahimè sempre più debole. 
S. Agostino ha scritto: " Canta a Lui , ma canta bene; egli non vuole che le sue orecchie siano offese". E.F."