sabato 28 settembre 2013

Con Benedetto XVI rimaniamo inchiodati alla Croce della Liturgia !

Assistiamo ogni giorno ad una sorta di opposizione dialettica tra i difensori del culto liturgico e i promotori dell’apertura verso il mondo che puntualmente hanno finito per ridurre la vita cristiana ai soli sforzi sociali.
Il combattimento contro il “ senso del sacro ” ( Beato Giovanni Paolo II ) , che ha antiche radici, ha provocato due feriti gravissimi : la Chiesa e il Sacerdote.
Il beato Giovanni Paolo II riferendosi alle sistematiche desacralizzazioni della liturgia le definì : pratiche non accettabili (Ecclesia de Eucharistia, n. 10) .
Benedetto XVI ha denunciato come “deformazioni al limite del sopportabile” (Lettera ai vescovi in occasione della pubblicazione del Motu proprio ‘Summorum Pontificum’) i continui attentati contro la Liturgia, sempre più intrisi di cultura secolarizzata del mondo circostante .
Ai Vescovi della Francia riuniti a Lourdes in Assemblea Plenaria straordinaria il 14 settembre 2008 Papa Benedetto XVI ha ricordato che : “Il culto liturgico è l’espressione suprema dell’esistenza sacerdotale ed episcopale … è tale da ricollocare l’adorazione al centro della vita del sacerdote e dei fedeli. Invece e al posto del “cristianesimo secolare” .
L’Esortazione Apostolica ‘Sacramentum Caritatis’ di Papa Benedetto XVI ha insegnato ai fedeli che l’azione liturgica deve riconciliare fede e vita consacrando “l’impegno dei cristiani nel mondo che il mondo stesso, sono chiamati a consacrarsi a Dio mediante la liturgia… fino a venire attirati nel dinamismo dell’offerta dell’amore di Cristo che ivi si rende presente”.
La liturgia è il luogo privilegiato per approfondire l’identità del Sacerdote, che è chiamato a “combattere la secolarizzazione” poiché, come il Signore Gesù dice nella sua preghiera sacerdotale: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 
Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità” (Gv. 17, 15-17).
Per secoli la saggezza della Chiesa ha preservato attraverso le rubriche e la postura celebrativa il Sacerdote dal desiderio, anche inconscio, di attirare l’attenzione dei fedeli sulla sua persona.
Quando i fedeli sono lasciati all’arbitrarietà del celebrante, alle sue stranezze, alle sue idee personali od opinioni, alle sue stesse ferite la Liturgia è violentata !
L’obbedienza del sacerdote alle rubriche è infatti segno eloquente e silenzioso del suo amore per la Chiesa, della quale egli è ministro e servitore.
Se la “ partecipazione attiva “ – il principio più eclatante della pastoralità liturgica del Concilio Vaticano II – non si ammanta del naturale “senso soprannaturale della fede” la liturgia non è più l’opera di Cristo, ma degli uomini.
Ecco perché non ci rallegriamo per la formazione liturgica dei sacerdoti ormai ridotta ad una formazione puramente intellettuale dopo esser stata strappata dalla sua dimensione verticale che trascende la vita di ciascuno per fonderla con la vita di Cristo( Benedetto XVI ).
Non c’è bisogno di umanesimo, non c’è bisogno di promozione umana :   la stessa Liturgia  è capace di : “ rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio ” ! ( Benedetto XVI )
Il venerando teologo passionista Padre Zoffoli diceva:” istruiamo come vuole il Concilio i fedeli alla partecipazione alla Messa, diamogli insegnamenti seri di dottrina e liturgia. Ma poi non vi lamentate se vedendo una liturgia neocatecumenale vanno a protestare dal Vescovo!
Un putiferio santo a motivo della corretta istruzione dei fedeli, della serie :  … hanno voluto, grazie al Concilio, istruire il popolo, ecco che contro il clero infedele si è scatenato il putiferio quando non celebra bene
E meditiamo anche, senza preconcetti, quanto,
riferendosi alla Liturgia, scrisse  Don Dolindo Ruotolo, morto in concetto di santità ( un santo prete che giustamente è  considerato  come una delle ultime dighe contro il modernismo e le manie post conciliari intrise di novità ) :  "Quanti tesori di esortazioni vive e rifulgenti di grazia e di Spirito Santo si perdono nella Chiesa perché il popolo non le intende!" ( Dal commento di Don Dolindo Ruotolo alla Prima  Lettera ai Corinzi, assai prima del Concilio Vaticano II).
Meravigliosamente grande è l’affermazione di Benedetto XVI : “ Quando il mondo nel suo insieme sarà diventato liturgia di Dio, quando nella sua realtà sarà diventato adorazione, allora avrà raggiunto la sua meta, allora sarà sano e salvo ”!
Il nostro martirio deve essere gloriosamente infisso nella Croce della Liturgia : la mano destra conficcata dai cosiddetti “ tradizionalisti” che ci rimproverano di occuparci solo dell’aspetto cultuale , quella sinistra inchiodata dai “ modernisti-novatori” che ci accusano di giocare ai pizzi e merletti non guardando al mondo che cambia e che ha bisogno di nuovi simboli e di nuovi segni liturgici e i nostri piedi saranno fissati dai nemici di Cristo per impedirci di piegare le ginocchia nell’atto di adorazione a Colui che è il Signore del tempo e della storia !


Andrea Carradori