Sinodo 2015. Postiamo un Articolo dell'ottimo Marco Tosatti anche se, "grazie" alla dittatura massmediatica, fra non molto nessuno farà più caso alle percentuali così rigorosamente elencate.
Da un Sinodo "democraticamente" sbilanciato non ci si poteva aspettare molto di più ...
In teoria dovrebbero contare non solo i numeri ma soprattutto le parole e le azioni che ne seguiranno, cioè gli insegnamenti e gli atti magisteriali.
Ma per i cristiani "distratti", che sono la maggioranza dei fedeli, conta solo quel che dice la televisione.
Due esempi ce li ha forniti il TG5 di ieri sera (domenica 25 ottobre) in due interviste ad altrettante signore .
La prima Signora, che ha premesso di essere stata abbandonata dal marito, ritiene ingiusto non poter accedere alla Comunione dopo il divorzio.
Ma se non è risposata o accompagnata chi le impedisce di accedere alla Santa Comunione?
Evidentemente la Signora ha raccontato a metà la sua vita...
In teoria dovrebbero contare non solo i numeri ma soprattutto le parole e le azioni che ne seguiranno, cioè gli insegnamenti e gli atti magisteriali.
Ma per i cristiani "distratti", che sono la maggioranza dei fedeli, conta solo quel che dice la televisione.
Due esempi ce li ha forniti il TG5 di ieri sera (domenica 25 ottobre) in due interviste ad altrettante signore .
La prima Signora, che ha premesso di essere stata abbandonata dal marito, ritiene ingiusto non poter accedere alla Comunione dopo il divorzio.
Ma se non è risposata o accompagnata chi le impedisce di accedere alla Santa Comunione?
Evidentemente la Signora ha raccontato a metà la sua vita...
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E' stata poi la volta di un'altra Signora la quale, essendo risposata dopo il divorzio, ha dichiarato di fare egualmente la Comunione perchè "così si sente di fare".
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Continuare a fare finta di non capire che oramai l'eresia e il sacrilegio sono penetrati nella Chiesa e stanno diventando regola e prassi formale significa voler restare in una ignoranza colpevole.Il problema grossissimo,ormai irrecuperabile, è l' estrema banalizzazione dell'Eucaristia.
Ognuno oggi si sente in diritto di riceverla e neanche sente minimamente l'obbligo di confessarsi rispondendo, in modo protestantico,delle scelte personali secondo le proprie responsabilità di stato.
Ci auguriamo che il Santo Padre, Successore dell'Apostolo Pietro, non voglia recepire con un atto magisteriale le assurdità di questo sinodo nato sbilanciato (che in termini di magistero non ha alcun valore).
Non è difficile però fare una previsione per il prossimo futuro.
Saranno istituiti in tutte le Diocesi , sede plena, turni di volontari a difesa (reale) degli Episcòpi e dei Vescovi chiamati a giudicare "caso per caso" l'ammissibilità ai Sacramenti di migliaia di coppie.
I vescovi correranno concretamente il rischio di venire accoppati se non dovessero concedere il loro "nulla-osta" caso per caso...
Finora i Vescovi , sia in Italia che all'estero, erano avvezzi a praticare lo sport ( cha in taluni casi si tingeva di sadismo) di avversare i fedeli che richiedono la Messa in latino : timidi, in ginocchio, educatini... che gusto deriderli e cacciarli...
Ma ora gli stessi Episcopi dovranno vedersela con le coppie che pretendono di ricevere in pubblico l'Eucaristia.
Forti con gli educati.
Deboli con i determinati.
Vedremo come finirà.
Ringraziamo infine Iddio perchè in Italia il Vescovo non sarà tenuto a "sciogliere il vincolo matrimoniale" : nella nostra Nazione il recente "motu proprio" di Papa Francesco non potrà essere per ora applicato come ha spiegato il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi.
Siamo però sicuri che "stagionate volpi vaticane" applicheranno ancora una volta la vecchia regola del Gattopardo : cambiare tutto perché tutto resti come prima, con un "ma", lasciando cioè aperte molte porte, permettendo di far passare, con la scusa del discernimento, che ha preso il posto dell' aggiornamento, usato ed abusato dopo l'ultimo Concilio Vaticano II, e vedrete che autonomia dopo autonomia, caso per caso, coscienza(?) per coscienza, si faranno entrare oves et boves et tauros et alia animalia, misericordiosamente, accogliendo tutti a braccia aperte.AC
Siamo però sicuri che "stagionate volpi vaticane" applicheranno ancora una volta la vecchia regola del Gattopardo : cambiare tutto perché tutto resti come prima, con un "ma", lasciando cioè aperte molte porte, permettendo di far passare, con la scusa del discernimento, che ha preso il posto dell' aggiornamento, usato ed abusato dopo l'ultimo Concilio Vaticano II, e vedrete che autonomia dopo autonomia, caso per caso, coscienza(?) per coscienza, si faranno entrare oves et boves et tauros et alia animalia, misericordiosamente, accogliendo tutti a braccia aperte.AC
Sinodo. Voti rovesciati?
di Marco Tosatti
Abbiamo ricevuto la lettera di una persona esperta di numeri, matematica, percentuali e lettura delle stesse che ci offre un’interpretazione interessante della recente votazione sulla Relazione Finale al Sinodo dei vescovi.
E’ interessante, perché offre un’interpretazione completamente diversa da quella finora accreditata su chi ha votato pro e/o contro, e perché.
E l’immagine che ne esce è profondamente diversa dal panorama corrente.
E che sposta l’interesse dal tema dei divorziati risposati a quello delle unioni omosessuali e sull’ideologia gender, dove il testo è molto netto, con grande maggioranza di consensi
L’autore, che come abbiamo detto è un esperto di questi temi, fa riferimento ai risultati pubblicati dal sito ufficiale della Santa Sede .
Ma ecco il testo:
“Se si analizza il voto per paragrafi, si nota che, indubbiamente, i padri sinodali che si sono opposti alle formule non sono stati pochi (il massimo è il 31% di “no” sul par. 85). Tuttavia, siamo lontanissimi dalla spaccatura che i media riportano, quando affermano che sul tema dei divorziati risposati il testo è passato per un solo voto. Ebbene, che significa che meno di un terzo dei padri ha votato “no” ? Che la frangia vittoriosa dei “si” è proprio quella dei “conservatori”, ossia di coloro che hanno voluto un testo che non dicesse proprio nulla di nuovo rispetto al magistero (è stato giustamente richiamata la “Familiaris consortio”, che viene riproposta nei paragrafi 84 e 85). (N.D.R. E forse sulla stessa linea può essere letta la dichiarazione del card. Pell, secondo cui è significativo che nel testo non si parli assolutamente di comunione).
Che l’ala della “discontinuità” sia uscita sconfitta e abbia, scontenta, votato “no” lo si capisce se si va a vedere quali sono gli altri paragrafi rispetto ai quali il dissenso è alto e supera il 10%. Si tratta, anzitutto, del paragrafo 76, che ha messo una pesante pietra tombale sulla “via ecclesiale” all’ideologia “gender” e sulle ipotizzate aperture della Chiesa alla ideologia “gay”.
Siccome è un paragrafo lapidario e radicale, è matematico che quel 14% di no sia venuto tutto dall’ala “aperturista”. Possiamo dunque assumere che il 31% di no al paragrafo 85 ed il 27% di no al paragrafo 84 siano costituiti per circa metà, del dissenso manifestato da coloro che non hanno digerito il paragrafo 76. La restante metà, è fatta in parte, ancora una volta, da “aperturisti delusi” e in piccola parte da quei padri conservatori che, pur approvando la sostanza dei paragrafi 84 e 85, hanno però disapprovato il fatto che il loro senso non sia stato più chiaramente esplicitato, per evitare che taluni possano maliziosamente o involontariamente fraintenderlo.
Come faccio ad affermare ciò ? Lo faccio analizzando il voto relativo al paragrafo 86. Il paragrafo 86, infatti, è la chiave per leggere correttamente il n. 84 ed il n. 85, laddove esso prescrive che “..siccome nella legge non vi è gradualità...” allora occorre che “..il discernimento non possa prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo...”. Si tratta di dottrina tradizionale allo stato puro, che i più preoccupati tra i conservatori dell’effetto mediatico, volevano fosse inserita nel corpo del n. 85, per evitare che coloro che, nell’epoca di Twitter, non riescono a leggere più di dieci righe alla volta, non cadessero nell’equivoco o non “ci marciassero” (come diciamo a Roma).
E quindi, il voto negativo sul n. 86 è sostanzialmente, ancora una volta, un dissenso tutto degli “innovatori”. Riassumendo, quindi, la situazione della “Relatio Finalis” sui temi della morale coniugale più seguiti dal vasto pubblico, è ragionevole ritenere sia quella seguente:
a) la posizione sulla disciplina dei sacramenti per i divorziati risposati è in linea col magistero precedente, ed è stata sostenuta a maggioranza larghissima (stimo il 75%) dei padri sinodali. Un voto nel solco della continuità e, in tal senso, un voto a larga prevalenza conservatrice
b) la posizione è stata avversata da una minoranza (stimo il 25%) di “aperturisti” o “innovatori”. Si tratta di una percentuale fisiologica, non patologica c) la posizione è stata avversata da una piccolissima minoranza di padri conservatori (5%), che pur non essendo in dissenso sulla sostanza, hanno avuto perplessità circa la forma.
Poi vi è la chiusura sul tema gay, che è quasi da Concilio Ecumenico e resterà nella storia della Chiesa. È il vero evento che, silenzioso come una grande stella che esplode lontano di giorno, ma della quale poi ci si accorge nella notte, conferma che la Chiesa è il segno di contraddizione di sempre e che nella tempesta mantiene il suo corso”.
Fonte : La Stampa
BELLO L'ARTICOLO DI ANTONIO SOCCI
E' UFFICIALE : COL SINODO NIENTE E' CAMBIATO