Buona Scuola, Cirinnà
e le manovre
di Galantino
07-07-2015
Arriva oggi alla Camera il ddl sulla “Buona Scuola” approvato con la fiducia al Senato dieci giorni fa (clicca qui).
E ci arriva con una novità.
Ieri finalmente il ministro dell’Istruzione
Stefania Giannini ha diramato la circolare promessa ai senatori di Area
popolare lo scorso 25 giugno in cambio del voto di fiducia alla “Buona
Scuola”. Partendo dal presupposto che il testo di legge non si può più
toccare per evitare che ritorni tutto in discussione, la circolare
spiega ai dirigenti scolastici di ogni ordine e grado essenzialmente due
cose: che tutte le attività curricolari devono essere chiaramente
spiegate nel Piano di Offerta Formativo (POF) e ci si deve assicurare
che tutti i genitori ne siano informati; e che per le attività
extracurricolari (attualmente è questo lo strumento principale con cui
si introduce l’ideologia del gender a scuola) ci sia un esplicito
consenso informato dei genitori (clicca qui).
A questo punto ci si può aspettare che i deputati di Area Popolare (NCD+UDC) non contrastino la legge, anche se un gruppo di associazioni legate alla manifestazione del 20 giugno ha rilanciato un appello ai parlamentari
perché non votino a favore della “Buona Scuola” se non verrà tolto
dall’articolo 16 del maxiemendamento il riferimento al DL 93/2013 e alla
legge 119/2013. Richiesta più che motivata e il perché lo abbiamo già spiegato.
C’è però un rischio legato alle polemiche sull’articolo 16,
quello di distrarre l’attenzione da un pericolo molto più grave che si
sta correndo: ovvero un diabolico compromesso sul Ddl Cirinnà per la
legalizzazione delle unioni civili (omosessuali).
Come abbiamo già spiegato più volte (clicca qui),
la sostanza della proposta di legge è il matrimonio fra persone dello
stesso sesso, pur con un altro nome. Ma intanto, in Commissione
Giustizia del Senato, dove il Ddl è attualmente in discussione, sta
prendendo forma un testo di compromesso che mitighi almeno nella forma
l’identificazione tra unioni civili e matrimonio. Così l’articolo 1 ora
afferma con chiarezza che le unioni civili tra persone dello stesso
sesso sono un «istituto giuridico originario» e il testo è stato inoltre
“ripulito” dai riferimenti espliciti agli articoli del Codice Civile
che si riferiscono al matrimonio. Uno scoglio da superare ancora appare
quello del capitolo dedicato alle adozioni (che apre la strada all’utero
in affitto e amenità del genere), ma si sta studiando una formula di
compromesso anche su questo punto.
La cosa che potrebbe sembrare curiosa è che la
volontà di trattativa non viene dai senatori di Area Popolare, in nome
della stabilità di governo. Anzi, Area Popolare sta facendo
ostruzionismo in Commissione Giustizia (a loro si devono gran parte dei
4mila emendamenti depositati). Protagonisti “politici” della mediazione
sono invece i cattolici del Partito Democratico e quelli di Democrazia Solidale.
Quest’ultima - una delle emanazioni della vecchia Scelta Civica di
Monti, e che aspira ad unirsi al PD di Renzi – può contare sull’apporto
della Comunità di Sant’Egidio, sull’ex presidente di Scienza e Vita
Lucio Romano, sull’ex presidente delle Acli Andrea Olivero, sull’attuale
presidente del Movimento per la Vita Gian Luigi Gigli e sull’ex
presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai.
In realtà però, il vero protagonista della trattativa è
nientepopodimenoché il segretario della Conferenza Episcopale Italiana,
Nunzio Galantino, che non per niente si era opposto con tutte le forze
alla manifestazione del 20 giugno; e che una volta convocata aveva
cercato di dirottarla contro una generica ideologia gender, dimenticando
il Ddl Cirinnà.
Il “movimento 20 giugno” ha risposto in modo
chiarissimo, ma monsignor Galantino non si è fermato per questo. Forte
della direzione che può imporre ai media della CEI (Avvenire e Tv2000),
Galantino dopo aver fatto “oscurare” la manifestazione di piazza San
Giovanni ha accelerato il negoziato, e si spiega così perché Avvenire
abbia improvvisamente preso ad esaltare le gesta dei cattolici del PD e
la loro ragionevolezza contro chi da una parte e dall’altra vuole lo
scontro (guarda caso la stessa espressione usata da Galantino in ogni
intervista).
Il segretario della CEI è così coinvolto nelle trattative che si vocifera
anche di una cena riservata che avrebbe avuto con la parlamentare
Monica Cirinnà e di cui lo stesso Galantino avrebbe riferito ai suoi più
stretti collaboratori l’esito positivo. Ma non basta: siccome è
ipotizzabile che la discussione parlamentare sulla Cirinnà non riesca a
concludersi prima di settembre-ottobre, Galantino ha immediatamente e
discretamente diffidato il “Comitato Difendiamo i nostri figli” dal
convocare un secondo “Family Day” prima del 3 ottobre, giorno della
veglia di preghiera per il Sinodo sulla Famiglia per la quale il
segretario della CEI ha convocato tutti i movimenti e le associazioni
ecclesiali. Nel migliore stile clericale: i laici pensino a ubbidire e
pregare (a comando), che a fare politica ci pensa “don Nunzio”.
Quel che si profila è dunque qualcosa di già visto, precisamente con la Legge 194 che nel 1978 introdusse l’aborto in Italia, con la “finta” opposizione della DC (clicca qui):
allora si ammise una strage di bambini (ne sono stati sacrificati oltre
5 milioni) con una legge che si presentava per la «tutela della
maternità», oggi si approveranno le nozze gay con una legge che ci verrà
presentata a «tutela del matrimonio», e per di più con l’appoggio della
CEI.
Già, i vescovi italiani: in occasione del 20 giugno è
stato evidente che molti di loro non la pensano affatto come monsignor
Galantino, e neanche il presidente della CEI, il cardinale Angelo
Bagnasco, segue la linea di don Nunzio. Eppure il segretario della CEI –
che dal punto di vista degli statuti non ha alcun potere decisionale –
può fare il bello e il cattivo tempo senza che si alzi un’obiezione.
Anche questo è un mistero, che forse un giorno qualcuno ci spiegherà.