La scorsa notte, quando la forte scossa di terremoto sembrava non terminare mai,  avremmo desiderato essere come gli Apostoli   che in preda alla tempesta nel mezzo del mare di Galilea  si affidarono totalmente a Gesù: "Signore, salvaci, siamo perduti !"
Quando ci crediamo essere capaci di tutto: ecco arriva la mozione divina che ci fa capire che senza di Lui l'uomo "è come l'erba, come il fiore del campo" che in solo soffio di vento viene spazzato via.
Alla fine di questo giorno di sofferenza e di lutto anche noi vogliamo affidarci totalmente a Gesù, Via, Verità e Vita:"Maestro, maestro, siamo perduti!" affinchè Egli possa comandare alla natura e al terremoto di cessare di nuocere contro coloro che con animo semplice e puro confidano in Dio.
Preghiamo meditando con le parole di Sant'Alfonso Maria de' Liguori.
Statutum est hominibus semel mori (Hebr 9,27)
 Da "Apparecchio alla morte"
 di Sant'Alfonso Maria de Liguori, 
Vescovo e Dottore della Chiesa.
Vescovo e Dottore della Chiesa.
La morte è certa. 
Ma oh Dio che ciò lo  sanno già i cristiani, lo credono, lo vedono; e come poi tanti vivono  talmente scordati della morte, come non avessero mai a morire! Se non vi  fosse dopo questa vita né inferno né paradiso, potrebbero pensarci meno  di quel che ora ci pensano? 
E perciò fanno la mala vita che fanno.
Fratello mio, se volete viver bene,  procurate di vivere in questi giorni che vi restano, a vista della  morte. "O mors, bonum est iudicium tuum" (Eccli 41,3). 
Oh come bene  giudica le cose e dirige le sue azioni, chi le giudica e dirige a vista  della morte! 
La memoria della morte fa perdere l'affetto a tutte le cose  di questa terra. 
"Consideretur vitae terminus, et non erit in hoc mundo  quid ametur", dice S. Lorenzo Giustiniani. "Omne quod in mundo est,  concupiscentia carnis est, concupiscentia oculorum, et superbia vitae"  (1 Io 2,16). 
Tutti i beni del mondo si riducono a' piaceri di senso, a  robe e ad onori; ma ben disprezza tutto, chi pensa che tra poco ha da  ridursi in cenere e ad esser posto sotto terra per pascolo di vermi.
Ed in fatti a vista della morte i Santi  han disprezzati tutti i beni di questa terra. 
Perciò S. Carlo Borromeo  si tenea nel tavolino un teschio di morto, per mirarlo continuamente. 
Il  cardinal Baronio sull'anello teneasi scritto: "Memento mori". 
Il Ven.  P. Giovenale Ancina vescovo di Saluzzo tenea scritto sopra un altro  teschio di morto il motto: "Come tu sei, fui pur io: e com'io sono,  sarai pur tu". 
Un altro santo Eremita dimandato in morte, perché stesse  con tanta allegrezza, rispose: Io ho tenuto spesso avanti gli occhi la  morte, e perciò ora ch'è giunta, non vedo cosa nuova.
Che pazzia sarebbe d'un viandante, se  viaggiando pensasse a farsi grande in quel paese per dove passa, e non  si curasse di ridursi poi a vivere miseramente in quello dove ha da  stare in tutta la sua vita? E non è pazzo chi pensa a farsi felice in  questo mondo, dove ha da stare pochi giorni, e si mette a rischio di  farsi infelice nell'altro, dove avrà da vivere in eterno? 
Chi tiene una  cosa aliena in prestito, poco ci pone affetto pensando che tra poco l'ha  da restituire: i beni di questa terra tutti ci sono dati in prestito; è  sciocchezza metterci affetto, dovendoli tra poco lasciare. La morte ci  ha da spogliare di tutto. Tutti gli acquisti, e fortune di questo mondo  vanno a terminare ad un'aperta di bocca, ad un funerale e ad una scesa  in una fossa. 
La casa da voi fabbricata tra poco dovrete cederla ad  altri; il sepolcro sarà l'abitazione del vostro corpo sin al giorno del  giudizio, e di là dovrà poi passare al paradiso o all'inferno, dove già  prima sarà andata l'anima.

