Diversi anni fa acquistai in una libreria cattolica un libro liturgico/musicale che avrebbe dovuto spiegare la genesi e l'utilizzo liturgico delle Sequenze.
Pur di NON citare affatto la struttura della Messa tradizionale, nella quale le Sequenze hanno il loro status naturale, l'Autore del libro, un Sacerdote, ha preferito sorvolare del tutto la loro ambientazione liturgica adducendo nel Lettore la domanda " ma se sono così antiche le Sequenze avranno pur fatto parte della liturgia del tempo..."
Ora il "tabù" di citare seppur sommariamente la struttura della Liturgia antica si è affievolito e con esso anche il blasfemo "ridicolizzare" le rubriche della Messa tradizionale basandosi esclusivamente sulla concezione liturgica post-conciliare.
Siamo però ancora lontani dalla saggia concezione dell'ermeneutica della continuità che fu uno dei capisaldi dell'inascoltato e vituperato Pontificato di Benedetto XVI.
Pubblichiamo lo scritto semplice ma esaustivo di un Consacrato sulla sana conoscenza della Liturgia tradizionale.
Pur di NON citare affatto la struttura della Messa tradizionale, nella quale le Sequenze hanno il loro status naturale, l'Autore del libro, un Sacerdote, ha preferito sorvolare del tutto la loro ambientazione liturgica adducendo nel Lettore la domanda " ma se sono così antiche le Sequenze avranno pur fatto parte della liturgia del tempo..."
Ora il "tabù" di citare seppur sommariamente la struttura della Liturgia antica si è affievolito e con esso anche il blasfemo "ridicolizzare" le rubriche della Messa tradizionale basandosi esclusivamente sulla concezione liturgica post-conciliare.
Siamo però ancora lontani dalla saggia concezione dell'ermeneutica della continuità che fu uno dei capisaldi dell'inascoltato e vituperato Pontificato di Benedetto XVI.
Pubblichiamo lo scritto semplice ma esaustivo di un Consacrato sulla sana conoscenza della Liturgia tradizionale.
Molti, fra sacerdoti e laici,
non conoscono affatto la liturgia antica
per dare un giudizio.
Non ne faccio una colpa più di tanto (specialmente nei confronti del clero), poiché nelle Facoltà teologiche i
professori non la espongono affatto, ma la sminuiscono e la ridicolizzano: lo so perché ho frequentato quei corsi di liturgia e lo hanno fatto anche nelle lezioni che io ho ascoltato.
Però poi, una volta conclusi i corsi, io ho studiato per conto mio, grazie anche allo stimolo e all'esempio delle persone che ho incontrato e a delle letture che ho fatto.
Così ho preso direttamente un vecchio messale in mano e ho cominciato a leggerlo e a studiarlo, senza però fare l'errore dei miei professori: non mi son fermato a dire cose, tipo: "Guarda qua cosa facevano! Quanti inutili segni di Croce!"; ma sono andato oltre cercando di capire il perché di tante cose.
Affrontando la fatica della comprensione, ho approfondito ulteriormente le mie letture e ho scoperto simbolismi e significati di una straordinaria ricchezza che i novatori hanno falcidiato con una sconcertante facilità.
Di fronte a ciò ho dovuto ricredermi e ho dovuto cambiare idea sulla liturgia antica e sulle aberrazioni della nuova che ne sono le logiche e inevitabili conseguenze.
La liturgia moderna dà ampio spazio alle personalizzazioni, le rubriche sono spesso sommarie e tutto questo apre più facilmente la strada ad aberrazioni, mentre nell'antico rito tutto è ben definito (il c.d. "rubricismo", parola inventata per denigrare e ridicolizzare) e non lascia spazio all'invenzione e all'improvvisazione del celebrante, lasciando dunque che la liturgia parli da sé e proietti sia il fedele sia il sacerdote verso le realtà eterne.
( da Facebook)