Santità lo dica soprattutto agli impiegati della CEI ! ( QUI il comunicato di ieri 16 aprile del Consiglio Episcopale permanente della CEI )
Degna di riflessione ci è sembrata una frase del comunicato : "La Chiesa è sempre stata presente e continua ad esserlo, anche nell’interlocuzione con le Istituzioni governative per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli in vista della nuova fase che si aprirà dopo il 3 maggio."
Più "immediato" è invece il pensiero "pro populo" del Sovrano Pontefice che potrebbe essere risolutivo: in troppi casi nella geografia nazionale il popolo è rimasto scioccato dall'assenza dei propri pastori soprattutto nel tempo di Pasqua!
Non sono sufficienti gli eroici esempi dei Sacerdoti morti nel campo di battaglia o quelli multati e messi in quarantena forzata per aver portato in processione, da soli, il Sacramento o un Crocifisso.
E' ovvio che di fronte le crescenti inquietudini dei fedeli il Papa deve intervenire.
Degna di riflessione ci è sembrata una frase del comunicato : "La Chiesa è sempre stata presente e continua ad esserlo, anche nell’interlocuzione con le Istituzioni governative per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli in vista della nuova fase che si aprirà dopo il 3 maggio."
Più "immediato" è invece il pensiero "pro populo" del Sovrano Pontefice che potrebbe essere risolutivo: in troppi casi nella geografia nazionale il popolo è rimasto scioccato dall'assenza dei propri pastori soprattutto nel tempo di Pasqua!
Non sono sufficienti gli eroici esempi dei Sacerdoti morti nel campo di battaglia o quelli multati e messi in quarantena forzata per aver portato in processione, da soli, il Sacramento o un Crocifisso.
E' ovvio che di fronte le crescenti inquietudini dei fedeli il Papa deve intervenire.
Coronavirus: Papa, così non è Chiesa
'Non possiamo viralizzare i sacramenti,
serve presenza concreta'
serve presenza concreta'
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 17 APR -
Celebrare la messa senza popolo "è un pericolo", queste modalità a distanza sono legate "al momento difficile" ma "la Chiesa è con il popolo, con i sacramenti".
Non si può "viralizzare la Chiesa, i sacramenti, il popolo".
"E' vero che in questo momento" occorre celebrare a distanza ma "per uscire dal tunnel, non per rimanere così" perché la Chiesa "è familiarità concreta con il popolo". "Questa non è la Chiesa, è una Chiesa in una situazione difficile".
Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa a Santa Marta.
Fonte: ANSA QUI
L'Omelia del Santo Padre Francesco di oggi 17 aprile 2020 così come è stata riportata da RadioSpada QUI
(non condividiamo però gli ipotetici "pericoli nascosti) presenti nell'articolo di RS )
"Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria.
Sì, è intima, è personale ma in comunità.
Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa.
Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio.
La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il Pane. Dico questo perché qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo che questo momento che stiamo vivendo, questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione, anche questa Messa, siamo tutti comunicanti, ma non insieme, spiritualmente insieme. Il popolo è piccolo. C’è un grande popolo: stiamo insieme, ma non insieme.
Anche il Sacramento: oggi ce l’avete, l’Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi, soltanto la comunione spirituale.
E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre.
Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo – un bravo vescovo: bravo – e mi ha rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30 persone almeno, perché si veda gente?
Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma, questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi. Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: “Stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i sacramenti, a non viralizzare il popolo di Dio. La Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo.
La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, la familiarità con il Signore nei sacramenti, in mezzo al popolo di Dio.
Loro hanno fatto un cammino di maturità nella familiarità con il Signore: impariamo noi a farlo, pure.
Dal primo momento, questi hanno capito che quella familiarità era diversa da quello che immaginavano, e sono arrivati a questo. Sapevano che era il Signore, condividevano tutto: la comunità, i sacramenti, il Signore, la pace, la festa."