A proposito delle considerazioni
di padre Francesco Maria Budani, dei Francescani dell'Immacolata, sulle
modalità di amministrazione e ricezione della Santa Comunione.
Rimaniamo
ancora sconcertati, nonostante le manifeste e ripetute dimostrazioni di
incoerenza date dai Sacri Pastori negli ultimi decenni, per la
promulgazione di norme palesemente contraddittorie. Pare infatti che,
ogni volta che la Sede Apostolica emana un documento disciplinare, esso
dia disposizioni su una materia specifica e al tempo stesso deroghi,
nello stesso documento, alla ratio della norma che intende fissare.
Leggiamo su Una Fides un
interessante e lodevolissimo articolo di padre Budani, nel quale egli
sostiene che l'amministrazione della Santa Comunione sulla lingua del
fedele è un diritto, mentre è una concessione l'amministrazione della stessa nelle mani.
L'articolo cui fa riferimento il pio Francescano è l'Istruzione Redemptionis Sacramentum, emanata il 25 Marzo 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino su ordine del Santo Padre.
Nell'Istruzione si precisa:
[92.] Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.
Ecco
ciò che ci sconcerta: nella stessa norma si afferma un principio giusto
e corretto (l'amministrazione in bocca), si autorizza la deroga
(l'amministrazione sulla mano) e poi si precisa che se c'è pericolo di
profanazione non si debba dare la Comunione sulla mano.
Qualsiasi
sacerdote sa benissimo, come ricorda padre Francesco Maria, che il
pericolo di profanazione c'è sempre, perché le particole, essendo di
pane friabile, possono facilmente perdere delle particelle o delle
briciole. In altri tempi - quando il solo sacerdote poteva toccare le
Specie Eucaristiche - era uso setacciare le ostie e porle nella pisside
prive di frammenti: in alcune sacristie si trova ancora il vaglio con
cui il Sacrista svolgeva questa operazione che incuriosiva i
chierichetti.
Ovviamente
il postconcilio ha abituato i sacerdoti a disinteressarsi completamente
di questi vieti comportamenti intrisi di rubricismo postridentino. Così
non solo non si setacciano le ostie prima della loro consacrazione, ma
spesso accade che lo stesso celebrante, per purificare la patena e la
pisside (o quella orribile ciotola che dovrebbe svolgere le funzioni di
entrambe) usi il purificatoio e non le dita, che dovrebbe poi astergere
nel calice prima di purificare anche quello. I frammenti possono
rimanere attaccati al purificatoio, che a differenza del corporale non è
custodito nella borsa (peraltro ormai caduta in disuso e non prescritta
dalle rubriche del nuovo rito). Non parliamo di far lavare i sacri lini
da un chierico e poi di gettare l'acqua nel sacrario...
Nessuno si perita di passare la patena sul corporale per raccogliere eventuali frammenti, e non di rado la purificazione dei vasi sacri è affidata ai ministranti, alla credenza, mentre la Presenza Reale nelle Sacre Specie (che permane anche nelle particelle dell'ostia) imporrebbe di farlo all'altare e sul corporale.
Nessuno si perita di passare la patena sul corporale per raccogliere eventuali frammenti, e non di rado la purificazione dei vasi sacri è affidata ai ministranti, alla credenza, mentre la Presenza Reale nelle Sacre Specie (che permane anche nelle particelle dell'ostia) imporrebbe di farlo all'altare e sul corporale.
Noi
stessi, in occasione di un pellegrinaggio a Lourdes, abbiamo visto coi
nostri occhi - e con gravissimo scandalo - un sagrestano laico prendere
l'Ostia magna dal tabernacolo e, appoggiandosi sul banco della
sacristia, tagliarla con le forbici per adattarla alla lunetta
dell'ostensorio. Se non fossimo stati presenti a redarguire l'empio
sforbiciatore, non vogliamo immaginare quale sarebbe stata la sorte dei
ritagli...
Non
si può pensare che dei chierici abituati a trattare in questo modo la
Ss.ma Eucaristia possano avere una qualche sensibilità per il pericolo
di sacrilegio: nessuno glielo insegna in Seminario, ed anzi è ormai
abitudine invalsa dire ai futuri sacerdoti che fragmenta non sunt sacramenta (sic!), come noi stessi abbiamo sentito dire da un confratello del Seminario Romano.
Torniamo alla Istruzione Redemptionis Sacramentum e traduciamo quelle norme usando una similitudine:
La norma è che ad un incrocio si passi con il semaforo verde e ci si fermi con il rosso. Tuttavia, in certi casi, è possibile passare con il rosso. Ma se vi è rischio di incidenti passando col rosso, allora si passi solo col verde.
O anche:
In un deposito di combustibile è fatto divieto usare fiamme libere. Tuttavia, in certi casi, è possibile accendere dei fuochi. Ma se vi è rischio di incendio, allora non si usino fiamme libere.
E ancora:
Il vostro parlare sia sì sì, no no: tutto il resto viene dal Maligno. Tuttavia, in certi casi, potete dire anche sì no e no sì. Ma se vi è rischio che non vi si capisca, allora dite sì sì, no no.
Ecco:
siccome c'è sempre rischio di profanazione, non si capisce come la Sede
Apostolica possa autorizzare le Conferenze Episcopali, e come le
Conferenze Episcopali possano concedere ai loro fedeli di ricevere la
Comunione sulla mano, con l'ipocrita postilla di evitare la
profanazione.
Se c'è anche il remoto rischio di profanazione, basta imporre tout court che
la Comunione si dia in bocca. In nessun caso, a meno di non essere
dotati di poteri di preveggenza, un sacerdote può sapere se quella
particola che prende dalla pisside è perfettamente integra e priva di
frammenti; quindi, se nel deporla sulla mano del fedele quei frammenti
dovessero perdersi, con o senza piattello (che in questo caso non ha
alcuna utilità), ecco concretizzato il rischio di profanazione. Ergo: niente Comunione in mano, mai.
Ancora
una volta abbiamo sotto gli occhi delle contraddizioni talmente
evidenti, da far quasi ritenere che il legislatore si diverta a
prenderci in giro. Da una parte ribadisce un principio sacrosanto, poi concede una deroga che ex se contraddice
quel principio, e poi ci ricorda che se da quella deroga derivasse una
contraddizione al principio, essa non può essere praticata.
Ci
sia permesso di osservare che questo modo di procedere ripugna al ruolo
dei Sacri Pastori, i quali non sono costituiti in autorità per
cimentarsi in grotteschi calembours da legulei, ma per indicare chiaramente ciò che è bene da ciò che è male.
Il Signore chiederà contro degli innumerevoli sacrilegi compiuti da milioni di fedeli, migliaia di sacerdoti, centinaia di Vescovi, decine di Cardinali e forse anche da qualche Papa.
Il Signore chiederà contro degli innumerevoli sacrilegi compiuti da milioni di fedeli, migliaia di sacerdoti, centinaia di Vescovi, decine di Cardinali e forse anche da qualche Papa.
Cesare Baronio
Da : Opportune, importune