Condividiamo l'articolo del 12 dicembre del Dott. Sandro Magister .
Dove non arrivano le Bolle pontificie arrivano i "papalini" ... più papalini del papa ... per far assaggiare ai malcapitati, sommariamente definiti "conservatori" la loro dose di "misericordina" ( v.foto a sinistra).
Esattamente quel che NON è successo, per fortuna, durante il mite Pontificato di Benedetto XVI.
Ora sembra richeggiare non solo nelle sagrestie il grido di manzoniana memoria : " All'untore ! All'untore ! "
Così i poveracci additati al pubblico ludibrio con l'infamante accusa di essere degli sporchi "conservatori senza misericordia" sono sommariamente condannati alla gogna con metodi giacobini.
Nessuno si salva !
Esattamente quel che NON è successo, per fortuna, durante il mite Pontificato di Benedetto XVI.
Ora sembra richeggiare non solo nelle sagrestie il grido di manzoniana memoria : " All'untore ! All'untore ! "
Così i poveracci additati al pubblico ludibrio con l'infamante accusa di essere degli sporchi "conservatori senza misericordia" sono sommariamente condannati alla gogna con metodi giacobini.
Nessuno si salva !
Questi onnipotenti e onnipresenti "giacobini/guardiani della rivoluzione" pare che stiano proliferando questo Pontificato in cui finalmente : “... si respira aria fresca ... la Chiesa vive la speranza dopo anni di paura ... si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza . Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose... si respira un’aria diversa di libertà, una chiesa più vicina ai poveri e meno problematica ...”.
La soave proliferazione di spioni e di spiate ( a favore di una "linea" ecclesiale, di una fazione della Chiesa); le delazioni ; le foto-killer di intere pagine di social network ; i commissariamenti, senza comunicarne ai fedeli - che ne avrebbero tutto il diritto - la motivazione; le epurazioni dagli uffici di curia; le ingiurie e le accuse generiche ( senza aver modo di una minima autodifesa ) ; i sospetti ; i reprimenda semi-pubblici che si tingono di ridicolo, anche a causa di una mitria vescovile troppo alta ... insomma i mobbing che soprattutto nelle periferie assumono modi e caratteristiche proprie dei "giacobini" sembrano essere attualmente " di casa" .
L'affidamento sincero e devoto ai Sacri Cuori di Gesù e Maria alimenta in noi quel che resta della cristiana speranza.
Noi confidiamo solo nell'ausilio che viene dall'Alto denunciando parimenti, a voce alta, l'inesistente "solidarietà fraterna" nel vuoto e fatuo mondo "tradizionalista" ( diviso nel suo interno in fazioni ferocemente in lotta fra di loro - spesso non c'è nulla di cristiano in quel tipo modo di fare... - ) .
I Papi passano ma Cristo e il Magistero della Chiesa rimangono per sempre !
La soave proliferazione di spioni e di spiate ( a favore di una "linea" ecclesiale, di una fazione della Chiesa); le delazioni ; le foto-killer di intere pagine di social network ; i commissariamenti, senza comunicarne ai fedeli - che ne avrebbero tutto il diritto - la motivazione; le epurazioni dagli uffici di curia; le ingiurie e le accuse generiche ( senza aver modo di una minima autodifesa ) ; i sospetti ; i reprimenda semi-pubblici che si tingono di ridicolo, anche a causa di una mitria vescovile troppo alta ... insomma i mobbing che soprattutto nelle periferie assumono modi e caratteristiche proprie dei "giacobini" sembrano essere attualmente " di casa" .
L'affidamento sincero e devoto ai Sacri Cuori di Gesù e Maria alimenta in noi quel che resta della cristiana speranza.
Noi confidiamo solo nell'ausilio che viene dall'Alto denunciando parimenti, a voce alta, l'inesistente "solidarietà fraterna" nel vuoto e fatuo mondo "tradizionalista" ( diviso nel suo interno in fazioni ferocemente in lotta fra di loro - spesso non c'è nulla di cristiano in quel tipo modo di fare... - ) .
I Papi passano ma Cristo e il Magistero della Chiesa rimangono per sempre !
Xstus vincit ! Semper !
Preghiamo per il Papa e per la Chiesa Cattolica.
Andrea Carradori
Effetto Francesco: “tirannia democratica” contro i dissenzienti
Ricevo e pubblico.
L’autore è professore emerito di sociologia della religione all’università di Firenze e alla facoltà teologica dell’Italia centrale.
*
IL CLIMA DEL PONTIFICATO E UNA NUOVA VOGLIA DI BASTONE
di Pietro De Marco
Mi raccontano questo caso recente, sintomatico del clima cattolico che sta affiorando: da una storica associazione fiorentina di volontariato, mesi fa sono stati espulsi dei membri perché accusati di criticare papa Bergoglio.
Sembra che le prove siano state ottenute penetrando nel social network ove essi dicevano, magari gridavano, il proprio dissenso. Un’espulsione senza processo né confronto, invocando articoli statutari inaccessibili agli accusati.
Anche da altri ambienti toscani arrivano segnali di una disponibilità ad atti sanzionatorii contro atteggiamenti “tradizionali”, atti mai rivolti, in passato, contro idee e comportamenti realmente antistituzionali quando non eversivi del rito e del dogma. Chi ha vissuto nella Chiesa ricorda anzi la scoperta ostilità, per decenni, di precisi ambienti e persone contro papa Wojtyla o papa Ratzinger, nella tolleranza dell’autorità cattolica (che si trattasse di vescovi o di dirigenti dell’associazionismo laicale) formalmente allineata con Roma. Singolare che tale allineamento, allora inerme, si eserciti ora in una pugnace difesa del papa regnante solo per colpire ambienti e individualità ortodosse.
Naturalmente, come in ogni repressione che si rispetti, nessuno viene “espulso”. Gli imputati, si dice, si sono già posti fuori da soli, non importa (se non come aggravante) che nella loro polemica si oppongano alla religiosità liquida che pervade predicazione, pastorale, etica cattoliche. Analogamente a come si viene infamati nella vita pubblica con l’epiteto di “nemici della Costituzione”, si è affermato nella Chiesa un uso di formule letali come “nemici del Concilio” o “ostili a Francesco”.
Basti la vicenda modello, tutt’ora sanguinante, del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, ove il diritto della Chiesa viene usato come un bastone, cioè in maniera antigiuridica, da “commissari” che reagiscono alle critiche con linguaggi intimidatori da processo politico d’altri tempi. Questa grave cosa, non meno delle piccole epurazioni di cui parlavo, vengono legittimate ricorrendo ai detti e ai fatti di papa Francesco. È il noto fenomeno dell’abuso delle parole del capo per compiere vendette.
Ma, va detto, vi è qualcosa di più della volontà di compiacere un papa e il suo entourage, che è già terreno fertile per questo inedito fronte filo-papale. Con la fine del pontificato di Benedetto XVI laici e clero sembrano non avere più anticorpi (già pochi ne avevano in precedenza) nei confronti di quella paccottiglia cristiana postmoderna che consiste in resipiscenze e contrizioni, in autocritica del passato cattolico “alla luce del Vangelo”, in abbracci di ogni genere purché nell’agenda dei media.
La cultura cattolica diffusa è finita succube di un’aggiornata sindrome anticlericale – dalle crociate all’inquisizione, alla pedofilia – indotta anche da una valanga di best seller e di costose falsificazioni cinematografiche. Di più: per i “cattolici critici” la Chiesa così infangata coinciderebbe con l’autoritaria “Chiesa dei no”, da cui liberarsi. E il pontefice regnante non costituisce certo un argine rispetto a questo autolesionismo.
Così non mi sono sorpreso, per restare nella Chiesa e in Toscana, che clero, religiosi, laici abbiano di recente applaudito un prodotto cinematografico (1) finanziato con soldi pubblici, dove il regista, puntualmente “cattolico”, ripercorre la vita dei seminari degli anni Cinquanta, montando contro la formazione cattolina della grande chiesa di Pio XII così tante insulsaggini che avrebbero dovuto indurre dei cattolici con un po’ di rigore e buon senso a reagire.
Il qualunquistico “Chi sono io per giudicare?” ottiene dunque seguito, salvo quando si tratta del passato della Chiesa. Per il resto, esonera dall’impegno di valutare, discernere, opporsi al “mondo”; esonera insomma dalla peculiare testimonianza cattolica. Una “liberazione” che, senza più un freno da Roma, impone anche ai moderati di dire sí, sí, compulsivamente, a condotte, idee, leggi presentate come finalmente “umane”, e ad unirsi al coro delle deprecazioni pubbliche di rito contro la povertà, la guerra, la mafia, che al cittadino e al cattolico medio non costano niente, tantomeno riflessione.
Così – dimenticando che è solo il nichilismo ad avere sempre un “volto umano” benevolente, che non giudica, sollecito della pubblica felicità, come l’Anticristo di un celebre scrittore russo – tanti cattolici qualificati, clero e laici, mancano al loro compito essenziale: ricordare all’Occidente, e al mondo, l’antropologia cristiana che è a suo fondamento, si tratti di anima e di corpo, di vita o di morte, di generazione o di identità di genere. Quasi nessuna voce cattolica dotata di autorità d’ufficio si alza ancora contro la infondata (filosoficamente e scientificamente) e nevrotica manipolazione livellatrice del maschile e del femminile cui si cerca di piegare la cultura diffusa, agendo sul parlamento e a scuola.
Assieme alla mistura di paura e attrazione verso il papa, a frastornare laicato e clero vi sono, dunque, il sonno della ragione cattolica, una coscienza di sé ai minimi termini, una sudditanza all’etica pubblica altrui che – si pensa – sotto papa Bergoglio non hanno più bisogno di essere dissimulate. In più, mimeticamente dipendenti da un’opinione pubblica che simula di operare per valori, e pensandosi legittimati da un papa mediato da quei medesimi “opinion maker”, alcuni laici ed ecclesiastici con responsabilità su uomini e organizzazioni si trasformano (secondo una costante della sociologia politica) in “tiranni democratici” verso i dissenzienti.
Niente di nuovo, si dirà. Ma nel passato le sanzioni erano motivate dalla protezione dell’integrità della fede e dell’istituzione ad essa necessaria. Oggi invece si agita il bastone sotto l’effetto di formule imposte da una falsificazione secolare del cristianesimo, come “amore” e “misericordia” contro responsabilità e retto giudizio, come “vita” contro ragione, come “natura” e “felicità” contro peccato e salvezza, come “Concilio” contro tradizione cristiana.
È questo l’orizzonte di troppe omelie, in cui sembra di riascoltare, annacquato e fuori tempo, il peggio delle stagioni postconciliari.
Dal Grande Inquisitore all’Anticristo, dunque? No, né l’uno né l’altro sono cifra adeguata alla realtà della Chiesa. Ma la domanda resta buona per pensare.
*
(1) Il film, del 2014, è “Il seminarista“, ideato e diretto da Gabriele Cecconi, premiato al Gallio Film festival 2014 con il gran premio della giuria “Emidio Greco” e presentato, in settembre, anche all’ambasciata d’Italia negli Stati Uniti e all’Università di Washington.
Fonte : Settimo cielo