“Il Genocidio Armeno: 100 anni di silenzio”, parlano gli ultimi sopravvissuti
Novità in libreria.
“Il genocidio Armeno: 100 anni di silenzio. Lo straordinario racconto degli ultimi sopravvissuti” (Arkadia Editore, 2015).
Un libro di Alessandro Aramu, Gian Micalessin, Anna Mazzone.
Foto di Romolo Eucalitto.
Prefazione di Raimondo Schiavone.
Scritti di Giancarlo Pagliarini, Suren Manukyan (vice direttore del Museo del Genocidio Armeno a Yerevan), Sargis Ghazaryan (ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia) e Hovakim Manukyan (Direttore dell’Ufficio per le questioni ecclesiastiche della Santa Sede di Etchmiadzin).
Il libro uscirà in tutta Italia il prossimo 1 aprile ed è promosso dal Centro Italo Arabo Assadakah con la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia e dall’agenzia di stampa nazionale Armenpress.
Un libro di Alessandro Aramu, Gian Micalessin, Anna Mazzone.
Foto di Romolo Eucalitto.
Prefazione di Raimondo Schiavone.
Scritti di Giancarlo Pagliarini, Suren Manukyan (vice direttore del Museo del Genocidio Armeno a Yerevan), Sargis Ghazaryan (ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia) e Hovakim Manukyan (Direttore dell’Ufficio per le questioni ecclesiastiche della Santa Sede di Etchmiadzin).
Il libro uscirà in tutta Italia il prossimo 1 aprile ed è promosso dal Centro Italo Arabo Assadakah con la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia e dall’agenzia di stampa nazionale Armenpress.
La notte del 24 aprile 1915 iniziava l’orrendo e sistematico sterminio del popolo armeno nei territori dell’Impero ottomano da parte dei turchi musulmani.
In un solo mese, più di mille intellettuali, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
Nelle marce della morte, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento.
Alla fine gli armeni cristiani massacrati furono circa un milione e mezzo.
In un solo mese, più di mille intellettuali, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
Nelle marce della morte, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento.
Alla fine gli armeni cristiani massacrati furono circa un milione e mezzo.
A distanza di 100 anni da quel genocidio, il primo del secolo scorso, un giornalista italiano, Alessandro Aramu, e un importante fotografo di cinema, Romolo Eucalitto, incontrano a Yerevan, la capitale armena, gli ultimi sopravvissuti di una tragedia che la Turchia ancora oggi si rifiuta di riconoscere.
Una testimonianza straordinaria, con una ricca documentazione fotografica, da parte di chi ha vissuto in prima persona le persecuzioni, le violenze e l’esilio forzato, lontano dalla patria negata.
Un reportage che dal passato arriva fino ai giorni nostri, per comprendere come l’Armenia contemporanea, attraverso le nuove generazioni, affronti la sfida della memoria condivisa come elemento di identità e di appartenenza a un popolo.
Una testimonianza straordinaria, con una ricca documentazione fotografica, da parte di chi ha vissuto in prima persona le persecuzioni, le violenze e l’esilio forzato, lontano dalla patria negata.
Un reportage che dal passato arriva fino ai giorni nostri, per comprendere come l’Armenia contemporanea, attraverso le nuove generazioni, affronti la sfida della memoria condivisa come elemento di identità e di appartenenza a un popolo.
Oggi gli armeni rischiano di subire un nuovo genocidio in Medio Oriente da parte dei fondamentalisti islamici dell’ISIS.
Nella seconda parte del volume, Gian Micalessin, inviato di guerra de Il Giornale, racconta la sua esperienza in Siria, con una serie di reportage dalle città di Aleppo e Qamishli dove i cristiani patiscono più di altri la furia di una violenza che ha radici lontane.
Il saggio vede la partecipazione di giornalisti, storici e intellettuali italiani e armeni, tutti impegnati a raccontare un secolo di storia del genocidio dimenticato.
Infine la contemporaneità del Nagorno Karabakh e le tensioni tra Armenia e Azerbaigian in uno scritto della giornalista Anna Mazzone.
Nella seconda parte del volume, Gian Micalessin, inviato di guerra de Il Giornale, racconta la sua esperienza in Siria, con una serie di reportage dalle città di Aleppo e Qamishli dove i cristiani patiscono più di altri la furia di una violenza che ha radici lontane.
Il saggio vede la partecipazione di giornalisti, storici e intellettuali italiani e armeni, tutti impegnati a raccontare un secolo di storia del genocidio dimenticato.
Infine la contemporaneità del Nagorno Karabakh e le tensioni tra Armenia e Azerbaigian in uno scritto della giornalista Anna Mazzone.
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Centro studi Giuseppe Federici -
Per una nuova insorgenza
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