Dall'Omelia di Mons. Luigi Conti, Arcivescovo Metropolita di Fermo al funerale del nostro fratello in Cristo Emmanuel Chidi Nnamdi nella Basilica Metropolitana Santa Maria Assunta di Fermo: "Abbiamo bisogno di parole di vita eterna davanti al nostro fratello Emmanuele, non del suo cadavere, ma davanti a lui, che in virtù del battesimo è stato ed è tempio dello Spirito Santo.
Avevo chiesto un pò di silenzio mercoledì scorso durante la veglia
di preghiera, non sono stato ascoltato soprattutto dai media che forse per professionalità hanno altre norme ed altri criteri.
Avevo chiesto un pò di silenzio mercoledì scorso durante la veglia
di preghiera, non sono stato ascoltato soprattutto dai media che forse per professionalità hanno altre norme ed altri criteri.
Avevo chiesto silenzio consapevole della gravità del momento per la nostra comunità, adesso vi chiedo la fede".
Toccanti e forti le parole dell’arcivescovo Luigi Conti che, facendo riferimento dalla parabola dei briganti ha aggiunto: “Gesù qui non apre un’inchiesta, non apre un’inchiesta penale, quasi si disinteressa dei briganti.
Sembra disinteressato a fare giustizia.
Peraltro la giustizia umana è bene che faccia il corso ma attenzione, a ciascuno di noi Gesù chiede ‘fatti vicino’, ‘fatti prossimo a chi è nel dolore’ da una parte e dall’altra.
Io sono davvero preoccupato, sono davvero nella tristezza profonda per la divisione di questa comunità.
Peraltro la giustizia umana è bene che faccia il corso ma attenzione, a ciascuno di noi Gesù chiede ‘fatti vicino’, ‘fatti prossimo a chi è nel dolore’ da una parte e dall’altra.
Io sono davvero preoccupato, sono davvero nella tristezza profonda per la divisione di questa comunità.
No, non possiamo permettercelo, non possiamo essere divisi, qualunque sarà in futuro l’esito del giudizio umano noi rischiamo di morire per la divisione, si rischia la morte per la divisione”
Mons. Conti ha poi difeso la città di Fermo da come è stata dipinta dai media nazionali: “Negli anni questa città si è dimostrata veramente ospitale.
Lo riconoscono i nostri fratelli immigrati scappati dalle guerre, dalla fame, dalla persecuzione religiosa.
Lo ha riconosciuto anche nostro fratello Emmanuel e la sua promessa sposa che è qui.
Noi fermani siamo stati e siamo ospitali.
Il dolore che accomuna tutti noi oggi chiede con forza e con urgenza un supplemento di vicinanza, di prossimità di fraternità di dialogo: va a anche tu fa lo stesso, avvicinati all’altro non stare lontano, perdona, perdona, perdona, perdona, perdona“.
”Mi da fastidio quando sento i media definirli disperati, ma dove? Ma quando? Semmai noi lo siamo con la nostra vita spesso inutile e insensata. Se loro sono qui è perchè nutrono la speranza e noi richiamo di uccidere questa speranza e non sia mai fatto.
E’ la divisione che uccide non è questo o quel fratello della comunità è la divisione che uccide. Senza la fede, senza credere che il sangue di Cristo ha il potere di riconciliarci, noi non ce la faremo”
Luigi Conti ha concluso:
”Dio benedica questa nostra città, benedica la nostra nazione, benedica anche questa povera chiesa fermana che negli ultimi mesi ha tanto tanto sofferto per tante ragioni che voi conoscete, la nostra chiesa ha sofferto tanto, aiutateci, così sia“.
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Conclusa la cerimonia funebre a prendere la parola sono stati i ragazzi migranti ospiti del seminario di Fermo:
“Se sei bianco o sei nero è per volontà di Dio – hanno detto sia in lingua francese che in lingue inglese – non c’è differenza tra bianchi e neri, se vedi un fratello di colore in difficoltà tu fratello bianco lo puoi aiutare.
E’ Dio che ci ha creati di colori differenti, ma tutti noi abbiamo lo stesso sangue“.
Ragazzi che hanno aggiunto:
“Se oggi Emmanuel è morto questo ci fa molto male ma noi crediamo che questa è la volontà di Dio.
Emmanuel sarebbe potuto morire nel mar Mediterraneo, ma se Dio ha voluto che morisse qui in terra italiana dove si trovava da 7 mesi questa è la volontà di Dio.
Nostro fratello è andato via, che la volontà di Dio sia fatta e che Dio vi benedica”.
Fonte : Cronache Fermane
Foto di Federico De Marco)