Operazione Deconquista, il patto tra Islam e Sinistra
di Andrea Zambrano
La chiamano già deconquista,
un’operazione di presa di possesso di antichi luoghi islamici nel cuore
dell’Europa.
E’ una delle vie che provano l’avanzata
dell’islamizzazione del Vecchio Continente. Giovanni Paolo II vide un’invasione vera e propria, ma quanto sta accadendo in Spagna, dopo quello che abbiamo visto in Germania,
dimostra che l’invasione non deve per forza usare scimitarre ed
eserciti, ma più semplicemente l’utilizzo astuto e strumentale delle
leggi.
Ad esempio può occupare luoghi.
Ne è una prova lampante quanto sta accadendo silenziosamente da mesi in Spagna
dove uno dei simboli della cristianità è diventato l’oggetto del
contendere in un braccio di ferro che vede opposta la Chiesa alla
comunità islamica che si è trovata come alleate le forze politiche più
laiciste del Paese.
Siamo a Cordoba, città tra le più importanti dell’Andalusia ed
è qui che la locale cattedrale rischia di diventare il primo avamposto
di una conquista islamica di ritorno. Anzi, come è stata ribattezzata
una deconquista, dato che è proprio grazie alla Reconquista che la cattedrale di Cordoba poté tornare ai cristiani nel 1236.
Da quell’anno, dopo la riconquista della città da parte di Ferdinando III di Castilla
la titolarità della splendida moschea-cattedrale di Cordoba è in mano
alla Chiesa che aveva così riavuto il tempio strappato e trasformato in
moschea dai mori.
Un tempio patrimonio dell’umanità, dove gli elementi
architettonici originari islamici si mescolano e si fondono con gli
interventi successivi di epoca rinascimentale e barocca.
E infatti la
mescolanza tra i diversi stili è diventata la scusa per cambiarne la
titolarità: non più di proprietà della Chiesa, ma in mano allo Stato in
modo che la gestisca affidandola ora agli islamici ora ai cristiani.
Una proposta folle, che adombra una coabitazione impossibile,
che pure da queste parti per alcuni anni è stata tollerata prima che i
mori definitivamente cacciassero i cristiani. A farsi portavoce di
questa richiesta non è soltanto la giunta islamica locale, ma anche la
Sinistra estrema di Podemos che chiede alla giunta regionale andalusa di
convertire il tempio in un luogo dal culto misto e regolamentato dallo
Stato.
La presidente della giunta andalusa Susanne Diaz ha proposto una
soluzione di compromesso affidando la titolarità all’ente pubblico, ma
l’amministrazione alla Chiesa.
Ma è anch’essa una soluzione
inaccettabile per la Chiesa spagnola che si sta opponendo in ogni modo
al progetto. Forte del fatto che in realtà l’architettura originaria,
secondo recenti studi, non sarebbe propriamente islamica, ma bizantina.
Quel che è certo è che anche la storia di Cordoba è la fotografia della repentina islamizzazione dell’Europa.
L’operazione di espropriazione è stata condannata dal vescovo
di Cordoba Demetrio Fernandez e con lui l’amministrazione comunale
della città spagnola.
Ma il patto d’acciaio tra le forze laiciste e la
comunità musulmana è forte proprio perché alimentato dal comune
anticattolicesimo.
Con i numeri in crescita spaventosa per quanto riguarda la presenza musulmana in terra iberica.
Secondo l’Ucide, Unione delle comunità islamiche di Spagna,
alla fine del 2016 in Spagna vivevano 1.919.141 musulmani, pari al 4
per cento di tutta la popolazione.
Di quei quasi due milioni di
musulmani 515.482 risiedevano in Catalogna.
Non va meglio con la crescita delle moschee: 1.264
luoghi di culto islamici (moschee e sale di preghiera) nel più recente
censimento, 109 dei quali possono essere indicati come aderenti alla
tendenza salafita, cioè l’interpretazione fondamentalista dell’islam.
Galizia,
dove i convertiti a Maometto sono già 5000, Catalogna e Andalusia le
regioni nelle quali più accentuata è la crescita della popolazione
musulmana. Intanto però ci si scandalizza per quel monito affidato da
Giovanni Paolo II ad un sacerdote: «Vedo la Chiesa del terzo
millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo.
Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente
all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali».
In quella visione il Santo pontefice indicava anche il rimedio: una
fede salda e forte.
Che si attiva anche nel difendere i tesori della
Cristianità da un’offensiva mortale che sembra avere il sopravvento su
tutto, anche sul buon senso e sulla storia.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana