"Terribilis est locus iste / Hic domus dei est / et porta coeli
Questo posto è terribile, è la casa di Dio, e porta del cielo.
Chiunque si rechi sul Gargano, in Puglia, e visiti la grotta di San Michele Arcangelo, è accolto, all’ingresso, da queste parole scolpite nella pietra.
Questo posto è terribile, è la casa di Dio, e porta del cielo.
Chiunque si rechi sul Gargano, in Puglia, e visiti la grotta di San Michele Arcangelo, è accolto, all’ingresso, da queste parole scolpite nella pietra.
Un ingresso non particolarmente vistoso, quello del santuario.
Oltrepassato il quale, sembra che il tempo si appresti a fermarsi.
Una
scala, una discesa verso l’interno della terra, giù dove si narra che
l’arcangelo Michele sia apparso tre volte molti secoli fa, dove
l’arcangelo stesso chiese la consacrazione di quel posto al suo culto".
In questo luogo santisssimo risuonano ancora le parole di
SAN GIOVANNI PAOLO II
Monte Sant’Angelo (Foggia)
Domenica, 24 maggio 1987
Domenica, 24 maggio 1987
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi all'ombra di questo
Santuario di San Michele Arcangelo, che da quindici secoli è meta di
pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano
mettersi alla sequela di Cristo, per mezzo del quale « sono state
create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle
visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà »
[1].
Saluto cordialmente tutti voi, pellegrini, qui venuti dai paesi che
circondano questo magnifico promontorio del Gargano, che offre allo
sguardo del visitatore scorci deliziosi col suo paesaggio dolce, fiorito
e con caratteristici gruppi di ulivi contorti sopra la roccia. Saluto
in particolare le Autorità civili e religiose, che hanno contribuito a
rendere possibile questo incontro pastorale; saluto l'Arcivescovo di
Manfredonia, Monsignor Valentino Vailati, a cui va il mio ringraziamento
per le parole con le quali ha voluto introdurre questa manifestazione
di fede.
Saluto anche e soprattutto i Padri Benedettini dell'Abbazia di
Montevergíne, che hanno la cura spirituale di questo Santuario.
Ad essi,
ed in special modo al loro Abate Dom Tommaso Agostino Gubitosa, esprimo
la mia gratitudine per l'animazione cristiana e per il clima spirituale
che assicurano a quanti vengono qui per ritemprare il loro spirito alle
sorgenti della fede.
2. A questo luogo, come già fecero in passato tanti miei
Predecessori nella cattedra di Pietro, sono venuto anch'io per godere un
istante dell'atmosfera propria di questo Santuario, fatta di silenzio,
di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare
l'Arcangelo San Michele, perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in
un momento in cui è difficile rendere un'autentica testimonianza
cristiana senza compromessi e senza accomodamenti.
Fin da quando Papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla
dedicazione della grotta delle apparizioni dell'Arcangelo San Michele a
luogo di culto e vi compì la sua prima visita, concedendo l'indulgenza
del « Perdono angelico », una serie di Romani Pontefici si mise sulle
sue orme per venerare questo luogo sacro. Tra essi si ricordano Agapito
I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano VI, Gregorio
IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX.
Anche numerosi Santi sono
venuti qui per attingere forza e conforto.
Ricordo San Bernardo, San
Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'Abbazia di Montevergine, San
Tommaso d'Aquino, Santa Caterina da Siena; tra queste visite è rimasta
giustamente celebre ed è tuttora viva quella compiuta da San Francesco
d'Assisi, che venne qui in preparazione alla Quaresima del 1221.
La
tradizione dice che egli, ritenendosi indegno di entrare nella grotta
sacra, si sarebbe fermato all'ingresso, incidendo un segno di croce su
una pietra.
Questa viva e mai interrotta frequentazione di pellegrini illustri ed
umili che dall'alto Medioevo fino ai nostri giorni ha fatto di questo
Santuario un luogo di incontro di preghiera e di riaffermazione della
fede cristiana, dice quanto la figura dell'Arcangelo Michele, che è
protagonista in tante pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, sia
sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della
sua celeste protezione: di lui, che viene presentato nella Bibbia come
il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei Demoni.
Leggiamo
nell'Apocalisse: « Allora avvenne una guerra nel Cielo: Michele e i suoi
angeli combattevano contro il Dragone.
Il Dragone combatteva insieme
con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel
cielo.
Il grande Dragone, il Serpente antico, colui che chiamiamo il
Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra
e con lui furono precipitati anche i suoi angeli » [2].
L'autore sacro ci presenta in questa drammatica descrizione la vicenda
della caduta del primo Angelo, che fu sedotto dall'ambizione di
diventare « come Dio ».
Di qui la reazione dell'Arcangelo Michele, il
cui nome ebraico « Chi come Dio? », rivendica l'unicità di Dio e la sua
inviolabilità.
3. Per quanto frammentarie, le notizie della Rivelazione sulla
personalità ed il ruolo di San Michele sono molto eloquenti.
Egli è
l'Arcangelo [3] che rivendica i diritti inalienabili di Dio.
È uno dei principi del Cielo eletto alla custodia del Popolo di Dio [4],
da cui uscirà il Salvatore.
Ora il nuovo popolo di Dio è la Chiesa.
Ecco la ragione per cui Essa lo considera come proprio protettore e
sostenitore in tutte le sue lotte per la difesa e la diffusione del
regno di Dio sulla terra.
È vero che « le porte degli inferi non
prevarranno », secondo l'assicurazione del Signore [5], ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno.
In questa lotta, l'Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per
difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i credenti a
resistere al Demonio che « come leone ruggente va in giro cercando chi
divorare » [6].
Questa lotta contro il Demonio, che contraddistingue la figura
dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il Demonio è
tuttora vivo ed operante nel mondo.
Infatti il male che è in esso, il
disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la
frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze
del peccato originale, ma anche effetto dell'azione infestatrice ed
oscura del Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale
dell'uomo, che San Paolo non esita a chiamare « il dio di questo mondo »
[7],
in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel
gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto
all'apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni.
Per questo
l'Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del
Demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di
Efeso a rivestirsi « dell'armatura di Dio per poter affrontare le
insidie del Diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e
con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Dominatori
delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria » [8].
A questa lotta ci richiama la figura dell'Arcangelo San Michele, a
cui la Chiesa sia in Oriente che in Occidente non ha mai cessato di
tributare un culto speciale.
Come è noto, il primo Santuario a lui
dedicato sorse a Costantinopoli per opera di Costantino: è il celebre Michaëlion,
a cui fecero seguito in quella nuova Capitale dell'Impero altre
numerose Chiese dedicate all'Arcangelo.
In Occidente il culto di San
Michele, fin dal V secolo, si era diffuso in molte città come Roma,
Milano, Piacenza, Genova, Venezia; e, tra tanti luoghi di culto,
certamente il più famoso è questo del monte Gargano.
L'Arcangelo è
rappresentato sulla porta bronzea, fusa a Costantinopoli nel 1076,
nell'atto di abbattere l'infernale Dragone.
È questo il simbolo col
quale l'arte ce lo rappresenta e la liturgia ce lo fa invocare.
Tutti
ricordano la preghiera che anni fa si recitava al termine della Santa
Messa: « Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio »; tra poco, la ripeterò a nome di tutta la Chiesa.
E prima di elevare tale preghiera, imparto a tutti voi qui presenti,
ai vostri familiari ed a tutte le persone care la mia Benedizione, che
estendo anche a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.
[1] Col. 1, 16.
[2] Apoc. 12, 7-9.
[3] Cfr. Iud. 1, 9.
[4] Cfr. Dan. 12, 1.
[5] Matth. 16, 18.
[6] 1 Petr. 5, 8.
[7] 2 Cor. 4, 4.
[8] Eph. 6, 11-12.
© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
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Un video che riassume il discorso del Santo Papa QUI