lunedì 22 giugno 2015

Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore.

Dopo la Professione di Fede nel Rito del Battesimo e della Confermazione il Vescovo o il Sacerdote celebrante "dà il suo assenso insieme con la comunità presente, dicendo:


" Questa è la nostra fede.
Questa è la fede della Chiesa.
E noi ci gloriamo di professarla,
in Cristo Gesù nostro Signore.  Amen. "

Ma, secondo una parte della Chiesa Cattolica di oggi smaniosa di essere applaudita dal mondo,  "parafrasando la parabola del figliol prodigo si direbbe che non è il figlio a dover chiedere perdono al padre, ma bensì è quest'ultimo a chiederlo al figlio: aberrante".

"Da quando è venuto Cristo sulla terra ci hanno ammazzati, torturati, bruciati vivi, dati in pasto alle belve, decapitati, crocifissi, umiliati, perseguitati. Proprio oggi si ricordano due santi giustiziati dagli anglicani: San Tommaso Moro e San Giovanni Fischer. Che voi sappiate, a memoria d'uomo, qualcuno ci ha mai chiesto perdono?"
Nel documento vaticano
MEMORIA E RICONCILIAZIONE: LA CHIESA E LE COLPE DEL PASSATO , redatto per l'Anno Santo 2000 dalla Commissione Teologica Internazionale, presieduta dal Cardinale Joseph Ratzinger  prendiamo spunto per una più attenta riflessione sul tema della richiesta di perdono per le colpe degli uomini di Chiesa che avrebbero commesso nel corso della storia bimillenaria della Civiltà Cattolica, giustamente definita la Civiltà dell'amore, ricca di meriti nei campi della carità, della cultura e della santità :

"Non è fin troppo facile giudicare i protagonisti del passato con la coscienza attuale (come fanno Scribi e Farisei secondo Mt 23,29-32), quasi che la coscienza morale non sia situata nel tempo? E, d'altra parte, si può forse negare che il giudizio etico è sempre in gioco, per il semplice fatto che la verità di Dio e le sue esigenze morali hanno sempre valore? 
Quale che sia l'atteggiamento da adottare, esso dovrà fare i conti con queste domande, e cercare risposte che siano fondate nella rivelazione e nella sua vivente trasmissione nella fede della Chiesa. La questione prioritaria è dunque quella di chiarire in che misura le domande di perdono per le colpe del passato, soprattutto se indirizzate a gruppi umani attuali, entrino nell'orizzonte biblico e teologico della riconciliazione con Dio e con il prossimo."
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"Già Paolo VI aveva solennemente affermato che " la Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia. [...] 
Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo ".(47) 
La Chiesa è insomma nel suo 'mistero' incontro di santità e di debolezza continuamente redenta e sempre di nuovo bisognosa della forza della redenzione. 
Come insegna la liturgia, vera 'lex credendi', il singolo fedele e il popolo dei santi invocano da Dio che il Suo sguardo si posi sulla fede della Sua Chiesa e non sui peccati dei singoli, che di questa fede vissuta sono la negazione: " Ne respicias peccata nostra, sed fidem Ecclesiae tuae! ". 
Nell'unità del mistero ecclesiale attraverso il tempo e lo spazio è possibile allora considerare l'aspetto della santità, il bisogno di pentimento e di riforma, e la loro articolazione nell'agire della Chiesa Madre."
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"4. GIUDIZIO STORICO E GIUDIZIO TEOLOGICO

L'individuazione delle colpe del passato di cui fare ammenda implica anzitutto un corretto giudizio storico, che sia alla base anche della valutazione teologica. 
Ci si deve domandare: che cosa è precisamente avvenuto? che cosa è stato propriamente detto e fatto? 
Solo quando a questi interrogativi sarà stata data una risposta adeguata, frutto di un rigoroso giudizio storico, ci si potrà anche chiedere se ciò che è avvenuto, che è stato detto o compiuto può essere interpretato come conforme o no al Vangelo, e, nel caso non lo fosse, se i figli della Chiesa che hanno agito così avrebbero potuto rendersene conto a partire dal contesto in cui operavano. 
Unicamente quando si perviene alla certezza morale che quanto è stato fatto contro il Vangelo da alcuni figli della Chiesa ed a suo nome avrebbe potuto essere compreso da essi come tale ed evitato, può aver significato per la Chiesa di oggi fare ammenda di colpe del passato.

Il rapporto tra 'giudizio storico' e 'giudizio teologico' risulta dunque tanto complesso, quanto necessario e determinante. 
Perciò, occorre metterlo in atto senza prevaricazioni da una parte o dall'altra: ciò che bisogna evitare è tanto un'apologetica che voglia tutto giustificare, quanto un'indebita colpevolizzazione, fondata sull'attribuzione di responsabilità storicamente insostenibili."
... ( conclusione dello Studio )
"...la Chiesa testimonia anche la sua fiducia nella forza della Verità, che rende liberi (cf. Gv 8,32): la sua " domanda di perdono non deve essere intesa come ostentazione di finta umiltà, né come rinnegamento della sua storia bimillenaria certamente ricca di meriti nei campi della carità, della cultura e della santità."