venerdì 1 giugno 2012

Il fallimento della “via media”, nonostante la manipolazione mediatica una sala semi-vuota



Il fallimento della “via media” 
 ( da Messainlatino )

“Non fa differenza distruggere una vita già nata o disperderne una nascente: anche chi sarà uomo è già uomo”. Con queste scultoree parole Tertulliano, già nel III secolo, condannava l’aborto che definiva, senza indulgenza, homicidii festinatio, un omicidio anticipato. La legge 194 – nascondendosi dietro il dito del “minor malum” - è e rimane una legge assassina. Non giova a nessuno tacerlo.
Attraverso numerosi scritti e sermoni, il beato John Henry Newman fu a lungo il principale esponente del movimento di Oxford. 
La Chiesa d’Inghilterra rappresentava per lui una “via media” tra gli eccessi del cattolicesimo romano e gli errori del protestantesimo. 
Ma quando approdò ai Padri della Chiesa, entrò in una profonda crisi di coscienza. Studiando la crisi ariana del IV secolo comprese che l’ipotesi di una via intermedia non era una soluzione, ma un errore antico. 
Fu colpito, in particolare, da uno scritto in cui si paragonava la posizione dei donatisti africani al tempo di Agostino con quella degli anglicani. Newman non poteva più dimenticare il lemma del Vescovo d’Ippona: Securus iudicat orbem terrarum, che, nella traduzione dello stesso Newman, suona: “La Chiesa universale, nei suoi giudizi, è sicura della verità”. 
Egli capiva che nella Chiesa antica i conflitti dottrinali venivano risolti non soltanto in base al principio dell’antichità, ma anche in base alla cattolicità: il giudizio della Chiesa intera è decreto infallibile. 
Di conseguenza, “la teoria della via media era assolutamente polverizzata”. 
Egli aveva compreso che, per una “verità intera”, non poteva più accontentarsi di una “via media”, e che, di conseguenza, non poteva procrastinare il suo distacco definitivo, benché doloroso, dalla chiesa anglicana. Ma era rassicurato da una coscienza quanto mai retta e certa.
La lezione di Newman è d’un’attualità sorprendente ed è, in fondo, profondamente evangelica. Quando il Signore ha detto: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il resto viene dal maligno” (Mt 5,37) ha dichiarato – senza possibilità d’inganno – guerra al compromesso. La “via media” newmaniana non era che un compromesso e, nella rettitudine cristallina della sua coscienza, il Beato lo comprese. E reagì. Reagì con tanta forza al compromesso da approdare, nonostante lo sgomento di tutti, in seno all’unica vera madre, la Chiesa Cattolica.
Il “sensus fidei” – quello autentico! – di ogni cristiano avverte a priori il fallimento del compromesso. 
Nella storia della Chiesa, il popolo ha compreso per istinto soprannaturale la concezione immacolata della Vergine Santissima e la sua assunzione. 
Ancora Newman asserisce che “Fu proprio il popolo di Dio che, grazie alla Divina Provvidenza, sostenne Atanasio, Ilario, Eusebio di Vercelli e altri grandi e solitari confessori, i quali senza di esso sarebbero stati perdenti”.
Anche la lotta in difesa della vita ha una sua “via media”, che è quella di chi da un lato appoggia la vita e dall’altro appoggia uno Stato che, promulgando leggi contro la vita (in Italia la tristemente nota “legge 194”), diviene uno Stato assassino. 
I veri cristiani – quelli che, con Newman, hanno “polverizzato la via media” - non possono plaudire a ciò che la Chiesa condanna. E la Chiesa condanna tutto ciò che è contro la vita dal suo naturale concepimento alla sua legittima fine. 
La Marcia per la vita del 13 maggio scorso ha registrato un successo strepitoso perché non ha seguito la via media. Dal suo incipit, con una santa Messa in rito antico, al suo epilogo, nella Basilica di san Pietro, è stata realmente un inno alla vita.
Diverso il tenore del Life Day che si è tenuto una settimana dopo. Strano che, volendo commemorare la promulgazione della legge 194 – con lo sterminio di milioni d’innocenti – si sia dato spazio a balletti messicani, canti rap e musica leggera! 
Strano che per commemorare una legge assassina non si sia detta una parola contro l’aborto, che è e rimane – al dir di Tertulliano – homicidii festinatio, un omicidio anticipato. Strano che per plaudire all’iniziativa non sia mancato chi abbia fatto ricorso alla mitologia pagana di virgiliana memoria. 
Strano che – nell’ambito della mitologia greca – non si sia trovato di meglio che rifarsi ad Enea, il cui assai ambiguo e passionale concepimento da Anchise ed Afrodite non par molto intonato in un’assemblea che difende la vita. 
Anche questo inceder tra sacro e profano appare come una manifestazione della via media, che – ai nostri giorni – è il compromesso col mondo. Strano che, nonostante il coinvolgimento di potenze sociali ed economiche, l’aula Nervi – dove si è tenuto il Life Day – sia rimasta semi-vuota, malgrado Avvenire (21 maggio 2012) e Zenit (20 maggio 2012) – con evidente manipolazione mediatica – abbiano parlato di 18mila presenze! 
Evidentemente il popolo ha compreso che si trattava di una via media e che era destinata fatalmente all’insuccesso.
Sono lezioni di storia e di vita. Il fallimento del compromesso è stato dichiarato da Gesù stesso.

Maria Pia Ghislieri