sabato 28 aprile 2012

L’ARCIVESCOVO RICCARDO FONTANA : IL CROLLO DI UN ( MIO ) MITO. LA DISTRUZIONE DEL PRESBITERIO DELLA CATTEDRALE GOTICA DI AREZZO. L'ASSORDANTE SILENZIO DI CHI DOVREBBE GRIDARE E NON LO PUO' FARE !


Ci sono dei Chierici che dopo il primo impatto del “timor reverentialis” , riservato  ai Consacrati  e agli uomini di Chiesa, emanano  simpatia e suscitano ammirazione.
Lo confesso : Mons. Riccardo Fontana era fra i Prelati che più  mi ispiravano fiducia.
La prima volta che vidi Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Riccardo Fontana, allora Arcivescovo di Spoleto-Norcia, ne fui positivamente colpito.
Era venuto a celebrare il Pontificale della IV domenica di Quaresima in terra marchigiana portandosi la dalmatica vescovile viola, da mettere sotto la pianeta, come prescrive il Coerimoniale Episcoporum e come fanno finta di ignorare quasi tutti i Vescovi.
Fui anche ammirato, oltre che per la vibrante omelia, per l’incedere liturgico, il modo di incensare e per cantare, con voce sicura, le parti riservate al Celebrante.
Anche in occasione di alcune serate del Festival dei Due Mondi a Spoleto, sponsorizzate da cari amici, ho rivisto l’Arcivescovo Fontana ammirandone la nobiltà dei movimenti e dell'ars oratoria  che sapeva riservare anche alle  manifestazioni culturali.
L’ultima volta che baciai l’anello episcopale di Sua Eccellenza Mons.Riccardo Fontana è stato in occasione della festa estiva di San Benedetto a Norcia.
Ero stato invitato dal Sindaco di quella meravigliosa Città ed ebbi il piacere di scambiare alcune parole con l’Arcivescovo che raccontò di aver fatto restaurare alcuni preziosi oggetti sacri destinati al Museo di Norcia.
Per la festa estiva di San Benedetto Mons.Fontana aveva invitato a celebrare l’allora Nunzio Apostolico in Italia Mons.Paolo Romeo, attualmente Cardinale Arcivescovo di Palermo.
Passarono gli anni. 
Nell'estate del  2007   ebbi un contatto telefonico con la segreteria dell’Arcivescovo  quando, per somma prudenza organizzativa, stavamo cercando un Prelato per un’eventuale sostituzione ( di cui non avemmo, grazie a Dio, bisogno) del Cardinale Dario Castrillon Hoyos, allora Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che il  14 settembre  doveva "inaugurare" l'entrata in vigore del Motu Proprio "Summorum Pontificum" di Papa Benedetto XVI con un Pontificale nella Basilica della Santa Casa di Loreto ( fatto celebrare poi nella chiesa inferiore ).
Il primo Prelato a cui pensai per quell'occasione fu proprio Mons.Riccardo Fontana.
Memore delle impressioni liturgiche, sopra evidenziate, mi stupii per la risposta negativa  che mi fu tempestivamente comunicata da parte dell'Arcivescovo Fontana.
Ne compresi poi le ragioni : a Spoleto si teneva proprio nel mese di agosto del 2007 la  LVIII Settimana Liturgica Nazionale, con la partecipazione di uno dei più fieri ( e potenti) oppositori alle direttive liturgiche di Benedetto XVI : Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Piero Marini , allora Maestro delle cerimonie pontificie.
Tutti i "bei nomi" di coloro che non volevano neppur sentir parlare dell'ermeneutica della continuità nella Liturgia si dettero appuntamento a Spoleto attorno a Mons. Luca Brandolini che, versando le lacrime quando è stato pubblicato il Motu Proprio Summorum Pontificum, aveva dimostrato   di essere almeno un sincero " idealista" , al contrario di coloro che , per amore della carriera , riescono solo ad avere  spirito ruffiano ed opportunista.
Gli anni passarono e giunse alfin la notizia, del tutto inaspettata, del trasferimento dell’Arcivescovo Fontana alla Diocesi di Arezzo-Cortona –Sansepolcro.
Me ne rammaricai sinceramente pensando  quanto il sullodato Prelato avrebbe potuto fare ancora a favore dell'arte  e della musica sacra nell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia a cui i marchigiani sono storicamente legati.
Ora, nel mese di Aprile dell’anno del Signore 2012 anche uno dei miei pochi “miti”episcopali è miseramente crollato perchè lo stesso Arcivescovo Mons.Riccardo Fontana, pure benemerito in terra spoletina e nursina, al pari di altri sui Confratelli nell'Episcopato ha rozzamente alterato lo splendido presbiterio gotico della sua Cattedrale di Arezzo togliendo persino l'antico coro ligneo, disegnato da Giorgio Vasari e il  Trono episcopale  !
Le foto del cosiddetto “adeguamento liturgico” dello spazio presbiteriale del Duomo di Arezzo parlano da sole.
Si percepisce però la strana sensazione di un "piano" orchestrato che sta distruggendo quanto rimane ancora delle monumentali cattedrali italiane così ricche di storia e di arte.
Le analisi architettoniche ed estetiche su Fides et forma , ( articolo 1 ) e ( articolo 2) , da parte dell’ottimo Dott. Colafemmina sono esaustive e condivisibili in toto.
Mi chiedo però : come e perchè un Arcivescovo ha dovuto cambiare, nel giro di pochi anni, impostazione mentale infierendo contro la sua più importante chiesa che ha ricevuto solo in custodia ?
Qual' è la “mens” che sta suggerendo agli italici vescovi , non più giovani, di manomettere, in maniera irreparabile, l'interno  delle loro cattedrali spendendo soldi, soldi e soldi in questo particolare momento di crisi economica disastrosa per milioni di famiglie italiane ?
I Vescovi che obbediscono a questa “mens”, piuttosto che al Magistero e alle leggi della Chiesa, si rendono colpevoli della stessa violenza che anziano parroco inflisse alla sua parrocchia marchigiana il giorno dopo l’elezione di Papa Benedetto XVI il 19 aprile 2005 .
Senza difatti aspettare l’autorizzazione della Soprintendenza il Parroco distrusse l’antico altare nella sua chiesa parrocchiale conoscendo bene le idee che l'allora Card.Ratzinger aveva per la liturgia, l’arte e l’architettura sacra.
Terrorizzato dall'idea che il nuovo Papa potesse ripristinare l’uso, mai decaduto, degli antichi altari,  preferì sfidare la Soprintendenza piuttosto che pensare, sia pur per un attimo, che egli avrebbe dovuto celebrare “di spalle” al popolo come negli primi anni del suo ministero sacerdotale.
L'ingenuo parroco di provincia aveva sopravvalutato il ruolo del Romano Pontefice perchè, memore dell'antica disciplina della sua giovinezza, pensava che, anche nella condizione attuale, il Papa fosse in grado di "imporre" qualcosa anche ad un semplice prete ...
Osservando con orrore e incredulità la distruzione delle opere d'arte nelle antiche chiese, gli  analizzatori delle cose ecclesiali parlano di “colpo di coda” del modernismo/progressismo europeo e italiano che sta cadendo sotto i colpi della Tradizione portata soprattutto dai giovani chierici.
Ne ho parlato ieri con un Vescovo straniero commentando una  celebrazione che ho ammirato  in San Pietro :  quindici vescovi nord-americani che hanno celebrato con molta dignità la Santa Messa cantando assai bene anche in Gregoriano. 
Un'ulteriore conferma che nel loro Paese ( come anche in Inghilterra) si  sta recuperando velocemente la Tradizione a beneficio della fede delle nuove generazioni.
Avrò modo di scrivere anche su questo.
Tornando all’’esecranda distruzione del presbiterio della Cattedrale di Arezzo debbo registrare anche l’irrisione di un comunicato diffuso nel “Volantino del nuovo presbiterio della Cattedrale pag.1”
"Alcuni donatori in vista della visita del Santo Padre hanno finanziato il ripristino del presbiterio della cattedrale aretina, in modo da lasciare a disposizione della diocesi una cospicua somma di danaro per i poveri del nostro territorio, in questo tempo di crisi."
Or comprendo perchè gli illustri architetti, le stimate maestranze e gli addetti all’arte e alla tutela dell’arte sacra della Diocesi d’Arezzo-Cortona-San Sepolcro sono trincerati nel più totale imbarazzante silenzio che sembra gridare: “ho da magna’ anch’io … i preti fanno comodo in questo tempo di crisi nera … e se vogliono sfasciare tutto facciamoglielo fare … tanto dal Concilio se so’ venduti tutto … altro che Napoleone e i Savoia …”
No !
La Chiesa Cattolica è , e sarà sempre, “faro” di Verità !
Nella Chiesa esiste una "forza di Legge" ed un Diritto che si fonda sul Magistero immutabile nei secoli !
Noi, che non ne possiamo davvero più, imiteremo quei coraggiosi Canonici che, in silenzio, han denunciato al Tribunale Ecclesiastico il loro progressista Arcivescovo, che aveva impacchettato "pro tempore" il vetusto altare seicentesco della Cattedrale, ricevendo  la soddisfazione morale che il loro venerato altare doveva essere ricomposto com'era e dov' era.
Un credente nutre sempre nel cuore la certezza che Divina Provvidenza interviene sempre per  sanare le ferite provocate dall'improvvidi uomini di chiesa !
Mentre  le timide Soprintendenze non hanno saputo scandalosamente esprimersi neppure altrove, Roma, che ci legge , comprende il grado di dolore del popolo fedele : "Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare. Hai forse rigettato completamente Giuda, oppure ti sei disgustato di Sion?
 Il giorno 29 aprile dell'Anno del Signore 2012 : ad perpetuam rei memoriam dell'ennesima violenza contro la Fede, la Devozione e l'Arte dei nostri padri .
Andrea Carradori

AGGIORNAMENTO
Ricevo e pubblico quanto  mi ha scritto un giovane fedele , attento studioso di Liturgia e di Arte Sacra :
"L'Arcivescovo ha dimostrato una mancanza totale di buon gusto, come confermano alcune sue celebrazioni.  C'è poi la volontà di distruggere l'interno di  una Cattedrale gotica solamente per avere il piacere di poter consacrare una tavola di marmo che non oso chiamare Altare. Vogliamo poi parlare dell'arte del maestro Giuliano Vangi che, non certo per volere divino, riesce a piazzare le sue opere in tutte le più importanti chiese italiane ?"

AGGIORNAMENTO II
Lo spirito ruffiano dello stipendiato speaker televisivo ... e delle "veline-comparse" ... e poi criticano le tv commerciali... in questo spot che suscita sentimenti di genuina pietas :

Uno studente universitario commentando lo spot televisivo ha scritto :
 " Dopo questo video comprendo che ignoranza c'è in giro in fatto di arte...e la signora che dice "il coro ligneo sopprimeva l'arca" spero abbia visto male, il coro ligneo esaltava l'arca ed era anche di inestimabile valore....non ho parole!!!"

AGGIORNAMENTO III
Un commento apparso su Fides et forma ( Articolo 1°)
 " Caro Carradori... veramente non capisco come lei faccia a dire che Fontana nella sede spoletina (o spoletana, come diceva lui)si sia dimostrato difensore dell'arte sacra! Innanzitutto ha fatto "adeguamenti liturgici" in giro per le chiese della città e della diocesi di Spoleto, degni di quelli appena fatti ad Arezzo (esempi? La chiesa di San Pietro sulla Flaminia presbiterio e pavimento sventrato, San Gregorio Maggiore, con il presbiterio ulteriormente adeguato, ma con marmi di un colore e di fattura orrenda!); secondo: ospitò la settimana liturgica nel 2007, con i campioni Brandolini e De Felice...;tre: musica sacra? Saranno stati gusti, ma per Fontana il repertorio ceciliano era da rigettare(unPalestrina lo poteva concedere,come mottettino all'offertorio!) e da non eseguire, tanto da esasperare i Laudesi Umbri e mandarli definitvamente via dal servizio in cattedrale. Di cosa meravigliarsi, dunque, caro Andrea? A conoscerlo meglio da prima, non le sarebbe caduto nessun mito!
Con amicizia,
chi ne sa un po'
."

AGGIORNAMENTO DEL 13 MAGGIO (solo foto)




Ecco il mio commento alla stupenda musica sacra eseguita magistralmente durante la visita del Papa ad Arezzo il 13 maggio 2012.

martedì 24 aprile 2012

RITORNO ALLA BELLEZZA "E' ARRIVATO IL MOMENTO DI COSTRUIRE CHIESE CAPACI DI PARLARE DI DIO AI CREDENTI DI OGGI E ALLE GENERAZIONI FUTURE" DI MICHAEL S. ROSE


Il futuro del restauro e del rinnovamento
di Michael S. Rose


Col senno di poi, molti cattolici oggi riconoscono il fatto che l'architettura sacra sperimentale progettata e costruita nella seconda metà del XX secolo, è miseramente fallita. Le forme "innovative" usate dagli architetti negli anni '60 e '70 - credevano di essere proprio bravi - non soltanto risultano già antiquate all'inizio di questo nuovo secolo, ma sono pure brutte. Queste non-chiese degli anni '80 - '90, che si possono benissimo scambiare per delle biblioteche, uffici postali o cliniche, sono talmente banali e senza ispirazione da aver mancato completamente l'obiettivo di attrarre, evangelizzare o elevare i cuori e le menti a Dio. Chiese che sembrano non riconoscere che Cristo si è fatto carne ed è venuto a dimorare in mezzo a noi. Finiscono per non servire più la comunità cristiana e di non manifestare in nessun modo la presenza di Cristo. Così pure l'aggiornamento delle chiese tradizionali compiuto senza alcuna sensibilità, asportando ogni ornamento e decorazione cattolica da quei sacri edifici, non soltanto le ha denudate fisicamente, ma ha influito sulla liturgia e religiosità dei fedeli.

Fortunatamente, però, proprio il fatto di rendersi conto di tale fallimento - da parte dei laici, dei sacerdoti, dei Vescovi come anche degli architetti - è il primo passo verso il rinnovamento dei nostri spazi sacri. Il progettista Francis Gibbon, ad esempio, definisce adesso il rinnovamento che fece nel 1968 della chiesa di Santa Maria Stella del Mare a Baltimora, "uno stupro" di quella chiesa. Helen Marikle Passano, la benefattrice principale per il restauro della cappella del 1869 al collegio Notre Dame di Baltimora, ricorda di aver desiderato la "modernizzazione" della cappella quando era studentessa al collegio. "Credevamo che, rendendo la cappella più contemporanea, sarebbe stato un bel segno di progresso. Ma sapete la novità? Abbiamo deciso di farla tornare come era prima", ha raccontato al Baltimore Sun. "E' ora di riportarla alla sua gloria originale". A questo scopo, ha offerto 1,5 milioni di dollari per eliminare tutte le alterazioni degli anni '60 "tipo il soffitto piatto e condutture metalliche sottostanti gli spazi a volta che venivano in questo modo oscurati, la pannellatura di legno che rivestiva le pareti intonacate e la moquette che nascondeva l'elegante pavimento con assi di pino". Finalmente anche la Santa Sede è intervenuta sul problema del rinnovamento all'inizio di quest'anno, quando il Cardinal Jorge Medina Estevez, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha informato l'Arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, che la sua proposta di restauro della cattedrale non era conforme alle norme liturgiche e che avrebbe rappresentato un cattivo servizio ai cattolici di Milwaukee.

Questo "periodo del rendersi conto" deve condurre a quattro vie distinte per migliorare l'architettura delle chiese cattoliche e far sì che quegli spazi ridotti a luoghi d'incontro tornino ad essere luoghi sacri. La prima via è restaurare o "rinnovare" le chiese cattoliche tradizionali. Vale a dire, gli architetti e i parroci devono operare di comune accordo per restituire i vecchi edifici di orientamento tradizionale, ristrutturati negli ultimi trenta o quarant'anni, alla loro gloria originale. La seconda via è recuperare e ristrutturare le chiese moderniste costruite nella seconda metà del XX secolo, riorientandole. Molti edifici infatti eretti negli anni 1960 e '70, sebbene di forma irregolare, possono essere trasformati all'interno in bei spazi di trascendenza. La terza via è quella di trasformare brutte chiese moderniste in oratori parrocchiali o edifici scolastici, e costruire "chiese sostitutive" che siano degli autentici luoghi sacri progettati in continuità con la tradizione della Chiesa. La quarta via è forse la più facile: costruire delle belle chiese ex-novo nel momento in cui si erigono nuove parrocchie.

Ri-orientare la chiesa

Il primo passo deve essere sempre quello di recuperare la forma gerarchica. Il presbiterio deve sempre essere ben distinto dalla navata dove si raduna l'assemblea. In molti casi, ciò significa che gli altari, che erano stati spostati al centro dell'assemblea, devono tornare al loro luogo appropriato che è il presbiterio. La piattaforma d'altare, di solito con uno o due gradini, che persiste nella navata con tante sedie attorno, non è in alcun modo un santuario sufficientemente definito. La maggior parte, se non tutte, delle chiese tradizionali sono disegnate secondo il modello basilicale crociforme. Ciò significa che esiste già un'ubicazione propria del santuario. Ubicazione propria che si trova alla "testa" elevata dell'edificio sacro, mentre la navata rappresenta il corpo.

In altre chiese ristrutturate, il santuario col tabernacolo è stato trasferito in una delle pareti laterali della navata con tutto l'edificio riorientato di modo che, entrando in chiesa, non c'è più un incedere naturale lungo il corridoio centrale verso l'altare del sacrificio. Questo tipo di rinnovamento è in realtà un disorientamento. La posizione propria del presbiterio è quella di stare alla testa dell'edificio e la navata riorientata verso l'altare.

Anche il santuario deve essere "ridefinito" cioè, se la piattaforma elevata del santuario era stata rimossa, deve essere recuperata. Se la balaustra per la Comunione era stata eliminata, rimetterla costituirà una linea di confine con il presbiterio, e sarà funzionale alla Comunione nel caso in cui si amministrasse ai fedeli inginocchiati alla balaustra. Una balaustra recuperata deve armonizzarsi con l'architettura della chiesa e specialmente dell'altare. Tuttavia, in molti casi, l'altare nelle chiese ristrutturate è inadeguato in se stesso.

Gli altari a forma di mensa che hanno sostituito gli altari maggiori dei secoli scorsi, sono manchevoli in molti aspetti. Per prima cosa, sono spesso fatti solo di legno. Per rendere di nuovo centrale la natura sacrificale, nell'altare dovrebbe essere incastonata una pietra, una semplice piastra orizzontale sulla quale il sacerdote pone il Divino Sacrificio della Messa. L'altare deve essere installato in modo permanente e costruito di materiale durevole. Una semplice tavola come quelle che si usano nelle nostre case per cene di ricevimento, è del tutto insufficiente.

In alcune chiese ristrutturate fortunatamente l'altare maggiore è ancora presente, anche se spesso serve solo per ospitare fiori o candelieri da quando il Vaticano II ha introdotto l'altare mobile. La soluzione più ovvia in queste chiese fortunate è quella di eliminare l'altare mobile inadeguato e ritornare all'altare maggiore che è spesso il naturale punto focale della chiesa, accentuato da un dossale o baldacchino. Tra i sacerdoti più giovani è in aumento infatti la prassi, incoraggiata dal Cardinale Ratzinger, di tornare alla Messa 'ad orientem' o 'ad absidem' , cioè recitare la Preghiera Eucaristica rivolti nella stessa direzione dell'assemblea verso l'altare rialzato.

Per quanto molti sacerdoti e non pochi laici siano convinti che questa prassi sia stata proibita o resa illegittima, non è affatto così. Né si può dire che tale prassi plurisecolare sia in alcun modo inopportuna. Infatti, è del tutto naturale per un sacerdote guidare i fedeli volgendosi insieme a loro verso il Signore. Soluzione tanto ovvia che solo dei motivi politici non la rendono possibile.

In molte altre chiese l'altare maggiore con dossale o baldacchino sono stati sommariamente rimossi. Situazione certo sfortunata, ma per le parrocchie impegnate nel rinnovamento può essere un'opportunità per progettare e costruire qualcosa di ancora più degno e più bello dell'originale. E' il caso ad esempio della cattedrale di San Paolo a Worcester, dove una nuova cattedra con dossale sono stati costruiti nel 1996 per rimpiazzare una parete di cemento semicircolare che era stata montata al posto del vecchio dossale.

E' anche il caso di parecchie chiese tradizionali restaurate nella diocesi di Victoria, in Texas. E' una diocesi nota per la conservazione delle "chiese dipinte" nella zona di Schulenburg. Alcune di queste chiese avevano abbandonato molti arredi dei loro presbitèri poco tempo dopo il Concilio Vaticano II. Una generazione più tardi però 9 parrocchie della diocesi hanno tentato di riprendersi ciò che avevano dismesso. L'altar maggiore decorato e dossale nella chiesa di San Giuseppe a Moulton, ad esempio, è stato completamente ricostruito di sana pianta da carpentieri del posto nel 1994.

Non c'è proprio alcuna buona ragione perché non si costruiscano nuovi altari dignitosi, completi di un bel dossale o baldacchino a seconda dello stile o disegno della chiesa. Sono elementi che non solo riportano l'altare al centro, ma lo nobilitano.

Rimettere il tabernacolo in evidenza

Un altro importante aspetto, forse il più importante, del rinnovamento di un presbiterio è quello di riportare il tabernacolo alla sua originaria posizione al centro del santuario, dietro l'altare. Nel 1997 Padre Richard Simon della chiesa di San Tommaso di Canterbury a Chicago ha fatto da apri-pista in questo senso. Ha annunciato ai parrocchiani di aver deciso questa scelta liturgica perché si era reso conto che l'esperimento di togliere il tabernacolo dal santuario era fallito. Nella sua lettera del 24 giugno 1997 ai parrocchiani scriveva:

"Io credo che buona parte della sperimentazione iniziata trenta anni fa sia fallita. Non siamo né più santi né più cristocentrici oggi di quanto non lo fossimo allora. Infatti, abbiamo una generazione di giovani che in gran parte sono perduti per la Chiesa, poiché non abbiamo dato loro il dono prezioso che è al cuore del cattolicesimo: la Presenza Reale di Gesù. La Messa è diventata uno spettacolo, un veicolo per la comunicazione di un ordine del giorno di attualità popolare. L'edificio chiesa non è più luogo d'incontro con il Signore ma una sorta di centro sociale, non un luogo di preghiera ma un luogo di chiacchiere. In molte chiese, compresa la nostra, il tabernacolo era stato rimosso dal centro della chiesa per far risaltare la Messa e la presenza del Signore al momento della Santa Comunione. Ma questo esperimento è fallito.

Abbiamo perso il senso del sacro che un tempo apparteneva fortemente alla liturgia cattolica. Il comportamento di molti in chiesa è oltraggioso. Al termine della Messa, è impossibile trattenersi in preghiera. Il livello del rumore raggiunge un picco tale che sembra di essere a un evento sportivo. Lo scambio della pace assomiglia a un veglione di capodanno. Cristo è dimenticato sull'altare. Si può replicare dicendo che Egli è presente nell'assemblea ecclesiale ma, per quanto ciò sia vero, non deve mai avvenire a detrimento del Signore presente sull'altare. Se realmente il Signore fosse riconosciuto nell'assemblea, sarebbe ancora più alta la sacralità del momento. Cosa che semplicemente non avviene... Perciò ho deciso di riportare il tabernacolo alla sua forma originaria al centro del presbiterio e di iniziare una campagna di rieducazione alla sacralità della liturgia e al significato della Presenza Reale. Non mi risparmierò in questo sforzo fino a quando non sia recuperato il senso del sacro. Vi rammenterò che in chiesa si deve mantenere un rispettoso silenzio.

Cibo, giocattoli e socializzazione sono di casa altrove, ma non in chiesa che è il luogo dell'incontro con il Dio vivente. Sarà una catechesi impopolare, ma non importa. Sento già un'obiezione: 'dove siederà il prete?'. Siederò dove la tradizione ha sempre voluto che il sacerdote sedesse, dalla parte del santuario. Come in molte chiese la cattedra del "presidente" sta presso il tabernacolo. Sono stufo di sedere sul trono che appartiene al mio Signore. La detronizzazione dell'Eucaristia ha portato all'intronizzazione del clero, e io non ne voglio più sapere. La Messa è diventata prete-centrica. Il celebrante è tutto. Io sono un peccatore salvato per grazia come voi e non il centro dell'Eucaristia. Lasciate che io riprenda il mio posto davanti al Signore e non al posto del Signore. Sono ordinato al sacerdozio di Cristo nell'Ordine di presbitero, e come tale rivesto un umile ruolo particolare. Sono fratello maggiore nel Signore e con voi cerco di seguirlo e di adorarlo. Vi prego, permettete che io riporti Cristo al centro della nostra vita con tutto ciò che gli appartiene".

Una volta che Padre Simon riportò il tabernacolo al suo posto originario al centro del presbiterio dietro all'altare, fu sorpreso, disse, della risposta. Fu straordinariamente positiva ed efficace. Un certo senso di riverenza fu davvero recuperato a Messa nella sua chiesa. Il 16 settembre 1997 riferì l'esito dell'iniziativa con una "lettera prestampata":

Non potete immaginare la risposta che ebbi alla lettera del 24 giugno che avevo scritta ai miei parrocchiani. Ricevetti così tante chiamate e lettere che finii per dire grazie in una lettera prestampata. "Devo semplicemente scrivere grazie per il vostro sostegno e preghiere". Molti pensano che io sia stato coraggioso a fare quello che ho fatto. Coraggioso? Ho soltanto letto il Catechismo e ho spostato un po' di mobili. La risposta è stata eccezionalmente positiva. In parrocchia, alcuni hanno perfino pianto di gioia quando hanno visto il cambiamento. Mi sto dando dei calci da solo perché non l'ho fatto anni prima. Una risposta così confortante. Molti mi scrissero esprimendo il loro senso di solitudine nella battaglia per l'ortodossia cattolica. Non siete soli, risposi, né tra i laici né tra il clero.

Forse avete sentito la definizione di neo-conservatore: un progressista che è stato aggredito dalla realtà. Io mi ci ritrovo in pieno. Ero in collegio negli ultimi anni '60 e ho fatto tutto il percorso: barba, sandali, proteste, volantinaggio per il femminismo e tutto il resto ... Se una parrocchia come questa e una persona come me si possono rivoltare contro una assurda sperimentazione liturgica, allora può succedere a chiunque e dappertutto. Non arrendetevi! Ad esempio, se vi hanno tolto gli inginocchiatoi dalla chiesa, andate davanti e inginocchiatevi sul duro pavimento. Vi sorprenderete nel vedere quanti si uniranno a voi. E' quello che è successo qui".

Illuminati dall'iniziativa ben pubblicizzata di Padre Simon, molti altri parroci hanno riportato il tabernacolo in prominenza nelle loro chiese. Non si è trattato solo di "spostare dei mobili", come ha detto, ma riportare un tipo di riverenza orante nella sua chiesa che lui e molti altri desideravano. Col tabernacolo posto direttamente dietro all'altare sull'asse principale della chiesa, i due elementi operano insieme in unità: il tabernacolo è ridivenuto estensione dell'altare, punto focale della chiesa, come il Santissimo Sacramento è estensione del Divin Sacrificio della Messa.

Se l'Eucaristia conservata è estensione della Messa, ne consegue logicamente che, in termini di architettura, il tabernacolo dovrebbe essere situato in diretta relazione con l'altare, o su di esso o dietro. Questa disposizione ha conseguenze che vanno ben al di là di un progetto d'interno. In ultima analisi, è un fatto di devozione e di culto. Nelle parole di Giovanni Paolo II, una giusta devozione al Santissimo Sacramento conduce inevitabilmente a una più piena partecipazione della celebrazione eucaristica. Nella sua lettera per il 750° anniversario della festa del Corpus Domini, ha scritto: "Al di fuori della celebrazione eucaristica, la Chiesa si prende cura di venerare l'Eucaristia che deve essere conservata...come il centro spirituale della comunità religiosa e parrocchiale. La contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo...La preghiera di adorazione in presenza del SS.mo Sacramento unisce i fedeli al mistero pasquale, li rende partecipi del sacrificio di Cristo, di cui l'Eucaristia è il sacramento permanente".

Intrinseco a questa teologia eucaristica è il crocifisso, la rappresentazione figurata del sacrificio di Cristo sul Calvario, ripresentato in modo incruento sull'altare per le mani del sacerdote ordinato. Il crocifisso - il corpo di Cristo sulla croce - è stato tolto da molte chiese durante le ristrutturazioni e sostituito da croci processionali simboliche o da figure del Cristo risorto o dipinti di grano, sole e uccelli. Se questi nuovi simboli risultano graditi ad alcuni, il ricupero del crocifisso è parte integrante di un appropriato ritorno del santuario. E' il crocifisso che simboleggia direttamente l'intero significato della Messa.

Recuperare l'arte sacra

Un altro elemento particolarmente significativo per il ritorno del santuario è il ricupero dell'arte sacra. Molte chiese sono state purtroppo imbiancate a calce una trentina di anni fa nel tentativo iconosclastico di eliminare le cosiddette "distrazioni" dalla casa di Dio nella corsa a ridurre la chiesa a una non-chiesa. Altre parrocchie hano avuto le loro statue sommariamente asportate per la stessa ragione. Per fortuna, queste purghe insipienti stanno diminuendo, ma intanto un gran numero di chiese sono state spogliate e lasciate vuote perché qualche parroco, liturgista o progettista era schiavo della moda e del cattivo gusto. E' quello che l'arhitetto di chiese Francis Gibbons ha chiamato "stupro".

Ma non tutto è perduto. Con i nuovi metodi di arte preservatrice e restaurativa, murali e affreschi si possono recuperare, statue imbiancate si possono riportare ai loro colori originali e opere deteriorate di arte sacra si possono restaurare. Questi progressi nell'arte di preservazione dovrebbe dare speranza ai molti parroci che desiderano il ritorno del sacro nelle loro chiese.

Inotre, contrariamente alla pubblica percezione, vi sono artisti di talento che si possono commissionare per eseguire nuovi decorosi murali o mosaici in chiese che non riescono più a recuperare il loro patrimonio artistico. Quanto alle statue, icone e altri pezzi artistici "mobili", esiste un tesoro di vecchia arte sacra disponibile nei negozi di antiquariato architetturale negli Stati Uniti e oltre. Bastano poche telefonate per mettere in contatto un parroco o un restauratore con gruppi che hanno spesso salvato opere d'arte inestimabili da chiese cattoliche chiuse o rase al suolo. Lo stesso vale per arredi architetturali come vecchi confessionali, vasi sacri, crocifissi, stazioni della via crucis, banchi e balaustre da comunione. Alcuni dei più noti siti internet di vendita all'asta, ad esempio, propongono continue offerte di belle opere d'arte. Purtroppo, avviene che il più delle volte questi oggetti finiscono per essere usati per scopi profani invece che per chiese nuove o restaurate. Abbiamo appreso tutti di confessionali usati come cabine telefoniche in ristoranti, o banchi con decorazioni incise a mano usati come sedie nei bar.

Riordinare la navata

Gli stessi passi occorrono per recuperare la navata. Preziose cappelle laterali e stazioni della via crucis scomparse negli ultimi decenni, si possono rinnovare o acquistare da antiquari e aziende di salvataggio architetturale. A volte la distruzione degli interni di chiese non si è limitata a ciò che ha rimosso. Rivestimenti di legno, controsoffitti con pannelli acustici e tappezzerie su tutte le pareti sono lo scempio ulteriore. La buona sorte ha voluto che simili materiali risalgano alla fine degli anni '60 e '70, quando si ristrutturavano le abitazioni nella stessa maniera. L'uso di questi materiali scadenti non va più di moda, Deo gratias. Rimuovere questi articoli "domestici" non farà male a nessuno.

Sono materiali fragili e di scarsa durata che si possono facilmente rimuovere. Con un po' di fortuna, possono avere anche preservato ciò che intendevano nascondere. I pannelli del del controsoffitto una volta rimossi possono rivelare volte, lucernari o affreschi del soffitto intatti e in buona condizione. La rimozione delle moquettes può rivelare un pavimento a terrazzo o ad asse di legno duro, la rimozione di pannellatura lignea può far emergere belle pareti di intonaco, a volte decorate con eleganti incisioni o perfino mosaici.

Più difficili da risolvere sono invece gli arredi moderni che spesso sostituiscono gli arredi tradizionali. Gli arredi moderni spesso non si sposano con il disegno e lo stile originale dell'edificio. Le suppellettili da sedute sono un altro importante motivo di recupero. Innanzitutto, per quelle chiese che hanno fatto togliere le panche: installate nuovi inginocchiatoi! Per quelle chiese che hanno messo di traverso o voltati i banchi del corridoio laterale della navata per osservare meglio, si suppone, l'altare: rimetteteli rivolti in avanti! E per quelle chiese che hanno scartato le vecchie panche per delle sedie mobili di scarso valore (o costose), l'ideale sarebbe collocare in chiesa nuove panche di legno con inginocchiatoi. Passerà presto la moda delle sedie imbottite di tipo casalingo.

Quando si procede al restauro di una chiesa storica, la parrocchia deve affidarsi a restauratori competenti con un curriculum comprovato di serietà. Restauratori che siano sensibili all'architettura originale della chiesa, ma che non necessariamente ricreino in toto tutto ciò che esisteva nel passato. Tuttavia, ogni nuovo arredamento e/o opere artistiche devono corrispondere allo schema architetturale e non sembrare dei corpi estranei.

Il restauratore si deve preoccupare di 1) riordinare la chiesa con una ben definita nartece, navata e presbiterio secondo il disegno originario, 2) ristabilire un programma iconografico di arte sacra e arredi, 3) recuperare ogni tipo di verticalità che fosse andata perduta, e 4) ristabilire una totalità unificata così che la chiesa torni ad essere un luogo sacro con qualità trascendenti.

Recupero dei restauri

Qualcuno si chiederà: "dobbiamo tenerci questo brutto edificio che sembra ... (riempite lo spazio vuoto); che possiamo fare per migliorarlo secondo il suo disegno moderno?". Per fortuna, in alcuni casi la risposta è semplice. Nella sua teoria di non-chiesa, Soewick ha espresso il desiderio che l'edificio abbia un "interno usa e getta", un interno cioè che possa essere facilmente alterato per rispondere alle esigenze dei fedeli in qualsiasi tempo. Ed infatti, gli interni di molte non-chiese costruite nella seconda metà del XX secolo si cambiano facilmente. I loro "interni usa e getta" si possono semplicemente gettare e commissionare nuove mobilia e opere d'arte sacra.

Naturalmente, il nuovo architetto o progettista non ha alcun obbligo di sottoscrivere la teoria modernista dell'interno usa e getta. Ha però l'obbligo di trasformare l'edificio in una bella chiesa. Si può fare, ma non progettando un altro interno che si possa gettar via. L'architetto ha l'opportunità di ricollegarsi alla tradizione al fine di creare un luogo sacro che trascenda le generazioni e possibilmente anche le culture.

Proprio come avviene con il progetto di restauro di una chiesa tradizionale, il primo compito è di riorientare adeguatamente gli spazi interni in una gerarchia di presbiterio e navata. Cosa più difficile da realizzare nell'edificio modernista che non nella chiesa tradizionale, poiché il piano pavimentario può essere abbastanza irregolare. Chiese a circolo, chiese a ventaglio stile teatro, e piante asimmetriche sono tre schemi popolari che hanno bisogno di essere corretti.

A questo proposito, l'altare va installato alla "testa" dell'edificio in un presbiterio distinto che sia elevato rispetto alla navata e in buona prominenza quando l'assemblea è seduta. Un altare di chiesa modernista da recuperare, il più delle volte non è neppure degno di essere usato come tavola da cucina. Esiste ora l'opportunità di progettare un altare nuovo che si ponga non soltanto quale punto focale della chiesa ma che dia il tono per il nuovo interno. Ogni altro elemento del recupero deve in qualche modo condurre all'altare.

Un nuovo baldacchino o dossale può dare all'altare la nobiltà e la prominenza che merita, e la stretta connessione del tabernacolo con l'altare è tanto importante nella ristrutturazione di un edificio modernista quanto lo è nel recupero di una chiesa storica. Lo stesso vale per altri elementi e arredi - panche, arte sacra, pulpito e balaustra per la comunione. Non c'è nessuna buona ragione per non introdurre gli ornamenti tradizionali di una chiesa cattolica in un edificio modernista, creando così un senso del trascendente e dell'eterno.

Rimpiazzare le chiese

Certamente quando è possibile, è preferibile iniziare ex-novo il progetto di una chiesa che serva da "città sul monte", che con la sua forma tradizionale e gli elementi esterni abbia la capacità di dare significato, ispirare, educare e attirare cattolici e non-cattolici. Dal momento che molte chiese moderniste, se non la maggior parte, non sembrano essere strutture permanenti, si possono allora adattare ad altro uso di utilità parrocchiale come, ad esempio, edificio scolastico, magazzino alimentare, teatro, palestra od oratorio parrocchiale.

Molte tra le chiese moderniste, per come si presentano, si prestano facilmente a tale trasformazione. Non poche persone, quando entrano in una di queste nuove chiese o non-chiese, esclamano: "Oh, pare più una palestra (o teatro, ecc.)". Se pare una palestra o un teatro, ci sono buone probabilità che possa facilmente convertirsi in palestra o teatro, mentre nelle vicinanze si erigerà una nuova chiesa progettata in continuità con la tradizione cattolica di architettura sacra. Sono appunto chiamate "chiese sostitutive".

Inoltre, un parroco o un vescovo possono con facilità salvare la faccia dicendo ai parrocchiani che la struttura moderna di cui stanno attualmente usufruendo, era intesa solo come soluzione temporanea in attesa del tempo in cui i parrocchiani avrebbero contribuito a costruire una casa di Dio permanente capace di parlare alle generazioni future di cattolici. Ebbene, il tempo è arrivato.

Per ultimo, la più grande opportunità sta forse nell'erezione di una nuova parrocchia. Il parroco, l'architetto e i parrocchiani possono partire da livello zero, per così dire, con il grande vantaggio di poter guardare indietro e aver assistito a cinquant'anni di costruzione di chiese brutte, senza alcuna ispirazione, ed evitare così di cadere in una moda passeggera che scomparirà ancor prima che questa generazione si estingua. Siamo davvero nella bella occasione di collegarci con la tradizione creando contenitori trascendenti di significato, che non soltanto sembrino chiese ma che siano veramente chiese nella loro essenza.


fonte: Sacred Architecture, spring 2002

trad. it. a cura di d. Giorgio Rizzieri

(23/04/2012)

Foto : Nuovo Altare realizzato dalla nota casa d'arte FERDINAND STUFLESSER 1875 -
  http://www.stuflesser.com/it/

E LE STELLE-STAR ( I VESCOVI ) STANNO A GUARDARE ... LANCIANDO PALLONCINI COLORATI ...


CRESCE IN EUROPA LA VIOLENZA CONTRO I CRISTIANI

21 aprile, 2012
Al crescere della secolarizzazione, si registrano sempre più casi d’intolleranza e di discriminazione nei confronti dei cristiani in Europa. La cosa positiva è invece che si verifica un crescente interesse dei media per questo a livello internazionale. È quanto emerge dal Rapporto 2011 pubblicato dall’Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione religiosa in Europa (Oidce), una Ong registrata in Austria, membro della piattaforma per i diritti fondamentali dell’Agenzia Ue in stretta collaborazione con l’Osce.

Analizzando diversi sondaggi sociologici, si è verificato che il 74% degli interpellati nel Regno Unito afferma che c’è più discriminazione negativa contro i cristiani che contro le persone di altre fedi, l’84% del crescente vandalismo in Francia è diretto contro i luoghi di culto cristiani. In Scozia, il 95% della violenza a sfondo religioso ha come obiettivo i cristiani. L’intolleranza riguarda: libertà di religione, libertà di espressione, libertà di coscienza, politiche discriminatorie, esclusione dei cristiani dalla vita politica e sociale, repressione dei simboli religiosi, insulto, diffamazione e stereotipi negativi, incidenti per odio, vandalismi e dissacrazione e, da ultimo, crimini di odio contro singoli individui.

Anche noi di UCCR, nel nostro piccolo, abbiamo segnalato casi del genere: in Spagna il 25 gennaio 2012 una marcia pro-life, con donne e bambini, è stata presa d’assalto da un gruppo di abortisti, gridando bestemmie, insulti e facendo gesti osceni. Lo stesso è accaduto in Svizzera nel novembre 2011, sempre qui, nell’aprile 2011, un ateo sbattezzato ha bruciato una chiesa. Tornando in Spagna, l’estate scorsa abbiamo documentato -con tanto di video- la “Manifestazione laica” in protesta della GMG 2011, durante la quale una folla di laicisti invasati ha picchiato, insultato, deriso e canzonato i pellegrini in arrivo a Madrid, mentre nel marzo 2011, il leader di un’associazione di “liberi pensatori” ha minacciato: «bruceremo le chiese e castigheremo i cattolici!». Nel settembre 2011 la SNAP, un’associazione anti-cattolica, ha denunciato Benedetto XVI alla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità, salvo poi ammettere di aver pubblicato informazioni false contro la Chiesa. Notizie false contro i cattolici sono state diffuse in Italia da parte del partito radicale e da parte dell’UAAR, come la finta lettera di mons. Levada o la vicenda dei Carmelitani di Treviso. L’associazione laicista e i suoi fans, oltre ad insultare quotidianamente i credenti sul loro sito, ha anche festeggiato per la morte di don Verzé, dei cristiani in Nigeria e del vaticanista Giancarlo Zizola.

Sempre in Italia, nel maggio 2011, un gruppo di femministe abortiste ha impedito la presentazione di un libro pro-life al Salone di Torino, una cosa simile è avvenuta nel giugno 2011 a Milano, quando un gruppo di omosessuali ha interrotto violentemente una messa. Gay, atei e femministe hanno fatto la stessa cosa nella cappella del campus di Somosaguas dell’Università Complutense di Madrid, spogliandosi e consumando rapporti sessuali/omosessuali sull’altare. Ricordiamo brevemente i continui insulti che arrivano dai fondamentalisti atei, come Piergiorgio Odifreddi, il quale gode per le bestemmie (solo se feriscono) e afferma che i medici cattolici sono persone malate di mente. Nell’ottobre scorso un gruppo di Black block a Roma ha distrutto una statua della Madonna, un crocifisso, ha devastato una sacrestia, scrivendo sui muri: “Jesus Christ supercazzola”.

Ma le stesse cose accadono anche negli USA: nel marzo 2011 una bomba amatoriale è stata lanciata contro un’attivista pro-life durante i “40 giorni per la vita”, il leader degli atei americani ha detto di voler vietare il festeggiamento del Natale, nel settembre 2011 un gruppo di atei californiani ha manifestato le proprio idee strappando pagine della Bibbia, mentre uno in Australia si è ripreso con la videocamera mentre ne bruciava le pagine. Nell’aprile 2011 è stato arrestato Teodore Shulman, un ateo attivista che da tempo minacciava di morte gli attivisti pro-life. Per non parlare del recentissimo raduno di atei, durante il quale Richard Dawkins ha letteralmente invitato a “deridere” e “ridicolizzare” pubblicamente i credenti.

Non volendo fare di tutta l’erba un fascio, occorre dire che diversi non credenti hanno stigmatizzato queste intolleranze, come lo scrittore Alain de Botton, il quale intende proprio combattere l’ateismo aggressivo: «A causa di Richard Dawkins e Christopher Hitchens, l’ateismo è diventato noto solo come una forza distruttiva», ha affermato. Una cosa simile è stata detta dal sociologo Frank Furedi, secondo cui «l’ateismo è diventato a tutti gli effetti una religione secolare fortemente intollerante e dogmatica», vera minaccia per la realizzazione del potenziale umano. Il fisico Alan Lightman, rivolgendosi ai leader dell’anti-teismo inglesi, ha detto che «gli atei dovrebbero rispettare i credenti». Anche in Italia, ad accorgersene, è stato un semplice blogger non credente, che ha titolato il suo articolo: “La Dittatura degli Atei (una repressione religiosa)“. Il filosofo Bernard-Henri Lévy ha scritto che: «oggi i cristiani formano, su scala planetaria, la comunità più costantemente, violentemente e impunemente perseguitata». Il sociologo Philip Jenkis ha scritto il libro: «Il nuovo anticattolicesimo: l’unico pregiudizio ammesso» (Oxford University Press 2003).

Era comunque già tutto previsto: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 17 18 20)

lunedì 23 aprile 2012

24 aprile : il ricordo del genocidio degli Armeni ( di Marco Tosatti)



 Il 24 aprile di ogni anno, in tutto il mondo, le chiese armene, apostoliche, cattoliche e protestanti ricordano l'inizio del genocidio della loro gente, avvenuto in quella data nel 1915 a Costantinopoli e continuato poi negli anni a seguire, coinvolgendo altre etnie, sempre di fede cristiana, come greci e siriaci.


MARCO TOSATTI

Il 24 aprile di ogni anno, in tutto il mondo, le chiese armene, apostoliche, cattoliche e protestanti ricordano l’inizio del genocidio della loro gente, avvenuto in quella data nel 1915 a Costantinopoli e continuato poi negli anni a seguire, coinvolgendo altre etnie, sempre di fede cristiana, come greci e siriaci. Del genocidio armeno, il primo del secolo dei genocidi, negato in maniera attiva dal governo turco con ogni possibile mezzo si è cominciato a parlare diffusamente negli ultimi anni, rompendo un silenzio durato decenni.

Meno noti sono gli altri atti di violenza organizzata e sistematica compiuti dal governo del “Triumvirato”, i modernizzatori della Turchia del partito Ittihad, “Unione” e proseguito poi dopo la fine della I Guerra mondiale. In questi giorni in Armenia è inaugurato un monumento dedicato al ricordo del genocidio degli assiri sotto il regime turco dell’epoca. Circa cinquemila assiri vivono attualmente in Armenia, secondo le cifre ufficiali; ma il loro numero è probabilmente più alto. Nel 2010 il parlamento svedese ha riconosciuto il genocidio sia degli armeni che degli assiri. E’ storia recente la polemica in Francia su una legge che vorrebbe punire il negazionismo sul genocidio armeno esattamente come è punito quello sulla Shoah.

sabato 21 aprile 2012

AI FUNERALI DEL GIOVANE CALCIATORE MOROSINI È AVVENUTA UN'ALTRA PAGLIACCIATA LITURGICA! FAR CANTARE CANZONI PROFANE (QUESTA VOLTA DI LIGABUE!) È STATO UN GRAVISSIMO ATTO CONTRARIO ALL’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA !


Rev.ma Curia Vescovile di Bergamo
p.c. Congregazione per il Culto Divino
p.c. Ufficio Liturgico Conferenza Episcopale Italiana
p.c. Stampa e Informazione Cattolica Nazionale

Giovedì 19 aprile scorso l’intera Nazione ha seguito i funerali del giovane calciatore Piermario Morosini , celebrati nella chiesa di San Gregorio Barbarigo di Bergamo, attraverso i mass media  presenti in chiesa.
I servizi, anche quelli su Internet, han fatto vedere che persino durante la Santa Comunione, sono stati eseguiti alcuni canti di Luciano Ligabue, noto cantante rock , di cui sono stati citati i titoli delle canzoni eseguite e i cui testi allego (All. 1).
Le parole del Magistero condannano da sole il grave abuso liturgico  reso ancor più esecrando perché è stato fatto conoscere a tutta la Nazione dai mass media con l’ausilio dei mezzi televisivi, della cui presenza si sapeva, considerato anche l’interesse mediatico  per la tragica morte “in campo” del giovane.
Non mi aspetto alcun tipo di risposta da parte degli Ecclesiastici destinatari di questa lettera ma chiedo che questa missiva venga regolarmente protocollata ed archiviata a ricordo di una delle più gravi violazioni delle norme liturgiche vigenti compiute in Italia di recente.
Unendomi volentieri alle preghiere di riparazione per quanto avvenuto, cordialmente saluto.
( Firma )

ALLEGATO : I CANTI DI COMUNIONE DEL FUNERALE DEL GIOVANE NELLA PARROCCHIA SAN GREGORIO BARBARIGO DI BERGAMO

a) IL GIORNO DEL DOLORE CHE UNO HA
Quando tutte le parole
sai che non ti servon più
quando sudi il tuo coraggio
per non startene laggiù
quando tiri in mezzo Dio
o il destino, o chissà che
che nessuno se lo spiega
perché sia successo a te

quando tira un po' di vento che ci si rialza un po'
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no"
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Tu ru ru...

Quando indietro non si torna
quando l'hai capito che
che la vita non è giusta
come la vorresti te
quando farsi una ragione
vorrà dire vivere
te l'han detto tutti quanti
che per loro è facile

quando batte un po' di sole dove ci contavi un po'
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Tu ru ru...

Quando il cuore senza un pezzo
il suo ritmo prenderà
quando l'aria che fa il giro
i tuoi polmoni beccherà
quando questa merda intorno
sempre merda resterà
riconoscerai l'odore
perché questa è la realtà

quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai "che or'è?"
che la vita è sempre forte molto più che facile
quando sposti appena il piede, lì il tuo tempo crescerà
Soprail giorno di dolore che uno ha
Tu ru ru...

b ) NON E’ TEMPO PER NOI
Ci han concesso solo una vita
Soddisfatti o no qua non rimborsano mai
E calendari a chiederci se
stiamo prendendo abbastanza abbastanza
Se per ogni sbaglio avessi mille lire
Che vecchiaia che passerei
Strade troppo strette e diritte
Per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po'
Che andare va bene pero'
A volte serve un motivo, un motivo
Certi giorni ci chiediamo e' tutto qui?
E la risposta e' sempre si'
Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai
Abbiam sogni pero' troppo grandi e belli sai
Belli o brutti abbiam facce che pero' non cambian mai
Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai
Se un bel giorno passi di qua
lasciati amare e poi scordati svelta di me
che quel giorno e' gia' buono per amare qualche dun'altro
qualche altro dicono che noi ci stiamo buttando via
ma siam bravi a raccoglierci.
Non e' tempo per noi che non ci adeguiamo mai
Fuorimoda, fuoriposto, insomma sempre fuori dai
Abbiam donne pazienti rassegnate ai nostri guai
Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai
Non e' tempo per noi che non vestiamo come voi
Non ridiamo, non piangiamo, non amiamo come voi
Forse ingenui o testardi
Poco furbi casomai
Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai







mercoledì 18 aprile 2012

MONS.MARCEL LEFEBVRE : TRADIDI QUOD ET ACCEPI . L'EREDITA' SPIRITUALE AI SUOI DILETTI FIGLI DELLA FRATERNITA' SACERDOTALE SAN PIO X .


"... IERI LA RISPOSTA DI MONS. FELLAY CHE ERA STATA RICHIESTA DAL CARD. LEVADA DURANTE L'ULTIMO INCONTRO È GIUNTA ALLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI E ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA PER LA FEDE.
DUNQUE, QUESTA RISPOSTA È UNA RISPOSTA CHE, SECONDO LE TESTIMONIANZE DI CHI HA POTUTO LEGGERLA, È UNA RISPOSTA MOLTO DIFFERENTE RISPETTO ALLA PRECEDENTE, E QUESTO È INCORAGGIANTE: ...DOPO SARÀ ANCHE ESAMINATA, NATURALMENTE, DAL PAPA.
SI PUÒ DIRE CHE SI SONO FATTI DEI PASSI AVANTI, VALE A DIRE CHE LA RISPOSTA, QUESTA NUOVA RISPOSTA È PIUTTOSTO INCORAGGIANTE MA CI SONO ANCORA DEGLI DEGLI APPROFONDIMENTI DA FARE E DA VEDERE E DELLE DECISIONI DA PRENDERE DURANTE LE PROSSIME SETTIMANE.
IO PENSO CHE NON SI DOVRÀ ASPETTARE MOLTO POICHÈ C'È IL DESIDERIO DI ARRIVARE A DELLE CONCLUSIONI DURANTE QUESTI COLLOQUI E IN QUESTI CONTATTI." P. FEDERICO LOMBARDI, IN ONDA SU RADIO VATICANA, IL 18.04.2012

L'EREDITA' SPIRITUALE   DELLA FRATERNITA' SAN PIO X.
 UN DOVEROSO OMAGGIO AL PRELATO FONDATORE DELLA  FRATERNITA' SACERDOTALE SAN PIO X.
"...Je terminerai, mes bien chers frères, par ce que j’appellerai, un peu, mon testament. Testament, c’est un bien grand mot, parce que je voudrais que ce soit l’écho du testament de Notre-Seigneur, novi et aeterni testamenti.
« Novi et aeterni testamenti », c’est le prêtre qui récite ces paroles à la consécration du précieux Sang. « Hic est calix sanguinis mei, novi et aeterni testamenti », l’héritage que Jésus-Christ nous a donné, c’est son Sacrifice, c’est son Sang, c’est sa Croix. Et cela est le ferment de toute la civilisation chrétienne et de ce qui doit nous mener au ciel. Aussi je vous dis :

Pour la gloire de la Très Sainte Trinité,
pour l’amour de Notre-Seigneur Jésus-Christ,
pour la dévotion à la Très Sainte Vierge Marie,
pour l’amour de l’Eglise,
pour l’amour du pape,
pour l’amour des évêques, des prêtres, de tous les fidèles,
pour le salut du monde,
pour le salut des âmes,
gardez ce testament de Notre-Seigneur Jésus-Christ !
Gardez le Sacrifi ce de Notre-Seigneur Jésus-Christ !
Gardez la messe de toujours !

Et vous verrez la civilisation chrétienne refleurir, civilisation qui n’est pas pour ce monde, mais civilisation qui mène à la cité catholique, et cette cité catholique, c’est la cité catholique du ciel qu’elle prépare. Elle n’est pas faite pour autre chose, la cité catholique d’ici-bas, elle n’est pas faite pour autre chose que pour la cité catholique du ciel. Alors en gardant le Sang de Notre-Seigneur Jésus-Christ, en gardant son Sacrifice, en gardant cette messe, messe qui nous a été léguée par nos prédécesseurs, messe qui a été léguée depuis les Apôtres jusqu’à aujourd’hui – et dans quelques instants je vais prononcer ces paroles sur le calice de mon ordination, et comment voulez-vous que je prononce, sur le calice de mon ordination, d’autres paroles que celles que j’ai prononcées il y a cinquante ans sur ce calice, c’est impossible, je ne puis pas changer ces paroles – alors nous continuerons à prononcer les paroles de la consécration, comme nos prédécesseurs nous l’ont appris, comme les papes, les évêques et les prêtres qui ont été nos éducateurs nous l’ont appris, afin que Notre-Seigneur Jésus-Christ règne et que les âmes soient sauvées par l’intercession de notre Bonne Mère du ciel. 
Au nom du Père et du Fils et du Saint-Esprit. Ainsi soit-il."

Mgr. Marcel Lefebvre (tratto da: "Sermon historique de jubilé sacerdotal", 23 settembre 1979)

L'Arcivescovo-missionario nella sua povera tomba ad Econè ha voluto che fosse posta questa semplice frase: Tradidi quod et accepi (I, Cor. 15,3) "Vi ho trasmesso semplicemente ciò che ho ricevuto".
L'Apostolo delle Genti ha voluto evidenziare l' "et" come “semplicemente”, per ribadire l'interpretazione del mandato apostolico  a  difesa contro le innovazioni di cui , specialmente nei nostri giorni, fa molto soffrire Cristo Signore e la Sua diletta Sposa : la Santa Chiesa Cattolica  perchè  " non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole". 
Maria , Mater Ecclesiae, ora pro nobis !

lunedì 16 aprile 2012

CHI PUBBLICA LE LETTERE RISERVATE VATICANE ? PERCHE' ? DILETTANTI ALLO SBARAGLIO ...



http://blog.messainlatino.it/2012/04/escusivo-senza-parole.html#comment-form

Se così trattano gli Istituti Ecclesia Dei ...

Non si è voluta fare l'"esperienza della Tradizione" e dove poteva essere possibile come all'Istituto del Buon Pastore lo si vuole strangolare e far cedere!
L'Istituto del Buon Pastore ha fatto un accordo chiaro sei anni fa ottendendo negli Statuti una " critica seria costruttiva " del CVII e l'"esclusività" del Rito Tradizionale; invece di permettere l'esperienza della Tradizione nella chiarezza di posizioni, ora si vuol cambiare l'accordo e strangolare l'Istituto del Buon Pastore.
Ma quali sono allora le vere intenzioni ? Come si fa a chiedere di cambiare un accordo siglato solo sei anni fa ? Quale credibilità si offre ?
CHI E PERCHE' HA PUBBLICATO IN QUESTI GIORNI UN DOCUMENTO VATICANO RISERVATO ?
NOI ABBIAMO AL RIGUARDO LE IDEE ASSAI CHIARE : DANDO L'IDEA DI FIACCARE UN ISTITUTO ECCLESIA DEI, I CUI MEMBRI, IN BUONA PARTE, SONO USCITI DALLA FSSPX, SI CERCA IN REALTA' DI DISSUADERE LA FRATERNITA' SAN PIO X DI  PROCEDERE VERSO GLI AUSPICATI ACCORDI CON LA SANTA SEDE.
UN BRUTTO "GIOCO" . C'E' CHI BOIGOTTA IL RITORNO A ROMA DEI  
LEFEBVRIANI ...
QUESTO LO SAPPIAMO DA SEMPRE ...
NEPPURE I DILETTANTI SAPREBBERO FAR PEGGIO ... 
Bene ha commentato un lettore francese : 
C'est vraiment incroyable que le Vatican demande à l'IBP de se faire harakiri au moment même où un accord serait proche avec la FSSPX.
A quoi joue donc Mgr Pozzo ? Quelles sont les véritables intentions du Vatican ?
Ci-après, annexe d'une lettre adressée le 23 mars 2012 par le Secrétaire de la Commission ED au Supérieur de l'IBP

ANNEXE
Note sur les conclusions de la visite canonique de l’Institut du Bon Pasteur

D’une manière générale, il est nécessaire d’approfondir le charisme fondateur de l’Institut, en pensant davantage à l’avenir qu’au passé.
Pour préparer le prochain chapitre général, il sera utile de réfléchir sur le pastorat du Christ.
Chacun aura à coeur d’approfondir les caractéristiques d’une société de vie apostolique, qui évite toute forme d’individualisme.
Pour cela, il sera bon de contacter d’autres sociétés de vie apostolique aptes à aider cette réflexion sur la vie communautaire.
La question de la pratique de la forme extraordinaire, telle qu’elle est formulée dans les Statuts, est à préciser dans l’esprit de Summorum Pontificum. Il conviendrait simplement de définir cette forme comme le « rite propre » de l’Institut, sans parler d’« exclusivité ».
En ce qui concerne le séminaire de Courtalain, l’évaluation est positive, mais il conviendrait d’intégrer l’étude du Magistère actuel des Papes et de Vatican II. La formation pastorale devrait être faite à la lumière de Pastores dabo vobis et la formation doctrinale insérer une étude attentive du Catéchisme de l’Église catholique.
Pour résoudre la question de l’implantation du séminaire, à moins d’une extension à Courtalain même, il serait possible d’interroger la Conférence épiscopale de France, afin qu’elle suggère elle-même des noms de diocèses où l’installer.
Plus que sur une critique, même « sérieuse et constructive », du Concile Vatican II, les efforts des formateurs devront porter sur la transmission de l’intégralité du patrimoine de l’Église, en insistant sur l’herméneutique du renouvellement dans la continuité et en prenant pour support l’intégrité de la doctrine catholique exposée par le Catéchisme de l’Église catholique.
Pour améliorer le fonctionnement du Conseil et préparer le Chapitre général, il conviendrait de demander l’avis d’un canoniste.
On suggère les noms des RR.PP. Pocquet du Haut-Jussé, s.j.m. et Le Bot, o.p.. Une réunion mensuelle du Conseil semble opportune.
Il faut souhaiter qu’un bon discernement soit fait pour les vocations en provenance du Brésil, ainsi qu’une réflexion sur l’accueil des prêtres de l’Institut dans les différents diocèses. Il est important que l’Évêque accueille et valorise le charisme spécifique de l’Institut pour le bien de tout le diocèse et, en même temps, que les prêtres de l’Institut s’insèrent réellement avec un esprit de communion dans l’ensemble de la vie ecclésiale du diocèse.
La mise en place d’un Conseil économique aidera la paroisse Saint-Éloi à devenir juridiquement plus conforme aux autres paroisses de l’archidiocèse de Bordeaux.
L’école de l’Angélus, dans l’archidiocèse de Bourges, doit être suivie davantage par le Supérieur général.
On encourage la recherche d’une reconnaissance diocésaine.

Da : http://fecit-forum.org/forum.php?id=15660

 La prima parte della lettera della Pontificia Commissione Ecclesia Dei all'IBP postata  su Messainlatino ( ma si trova anche su diversi siti francesi ).

Ecco la risposta, giustamente indignata, del Superiore Generale dell'Istituto del Buon Pastore che Messainlatino del 18 aprile ha ripreso.
 
Riportiamo una nostra traduzione della lettera del Rev.do don Philippe Laguérie, superiore dell'Istituto del Buon Pastore, a seguito della diffusione della Lettera di Mons. Pozzo all'Istituto B.P.


"Da diversi mesi, come si può constatare, io conservo un silenzio rispettoso sulle relazioni tra Roma e la F.S.S.P.X.
Penso che il Buon Pastore non debba interferire in queste difficili trattative, poichè queste non lo figuardano direttamente, e per non avere nulla da rimproverarsi qualunque sia l'esito delle stesse.
Io mi sono limitato di fare un richiamo alla preghiera e vi assicuro averlo seguito, il mio consiglio. Io parlerlo, forte e chiaro, al momento giusto, quando sarà opportuno.
Sfortunatamente alcune persone non la pensano allo stesso modo e hanno creduto di essere autorizzati a diffondere la lettera confidenziale che io avevo ricevuto da Mons. Pozzo e di parlare dell'annesso rapporto della visita canonica.
Ignoro tuttora chi si il colpevole di questa "fuga di notizie", e se questo sia interno od esterno all'Istituto.
Parlo naturalmente dei sacerdoti del Buon Pastore a cui soli avevo inviato questi documenti con l'espressa e grave raccomandazione seguente:
"E 'ovvio che questo importante documento è per sua natura, riservato. Inoltre, io ne vieto qualsiasi la divulgazione o comunicazione al di fuori del nostro Istituto e di ogni commento collettiva pur all'interno dell'Istituto stesso. "
Se si dovesse scoprire che la fuga di notizie sia stata imputabile ad un sacerdote del nostro Istituto, (Dio non voglia), allora verrà individuato e pubblicamente denunciato per quello che è: un politico miserabile deciso a far affossare i negoziati della Fraternità e a destabilizzare il suo Istituto. Un sacerdote incapace di conservare un segreto professionale potrebbe rivelare anche quelli confessionali.
Ci sono anche persone a Roma molto sfavorevoli a qualsiasi accordo.
In breve, un po' ovunque alcune persone che si immischiano in ciò che non li riguardano, anche se tutti, ovviamente, sono interessati. Il fine non giustifica i mezzi, per nessuno!.
La divulgazione è provenuta da fazioni certamente contrari agli accordi, chierici o laici, della Fraternità di San Pio X (in collusione con il traditore: ma che ci torni, se davvero da lì proviene!).
Io ne ho le prove. Come per la "discrezione" di alcuni sacerdoti F.S.S.P.X. Don de Cacqueray mi ha confidato ieri al telefono che la nota riservata del Mons. Fellay ai vescovi e sacerdoti della Fraternità (16 aprile) veniva già pubblicata su APIC sole due ore dopo!
Per quanto riguarda le questioni dottrinali sollevate dalla relazione a seguito della visita canonica, PBI non ha bisogno di nessuno, soprattutto dei "felloni", per mantenere la piena fedeltà ai suoi statuti fondanti e iniziali (di cui sono modestamente l'autore), soprattutto sul rito proprio (ed esclusivo), della liturgia del 1962.
Con un anno di anticipo del Motu Proprio"
fonte: Istituto del Buon Pastore, Blog del Rev.do don Laguérie, del 17 apr. 2012

domenica 15 aprile 2012

FRATERNITA' SACERDOTALE SAN PIO X : L'ESORTAZIONE DI MARCO BONGI.

Nei discorsi, negli articoli, nei dibattiti in rete di queste ultime settimane, man mano che i tempi del confronto fra autorità romane e FSSPX si fanno più serrati, emerge, spesso fra le righe, ma anche a volte apertamente, un dualismo di posizioni che sembra sostanzialmente irriducibile e insuperabile.


Eccone, in estrema sintesi, i punti cardine.


C'è chi, pur con tutti i distinguo e le precisazioni del caso, gradirebbe, in fin dei conti, un sacrificio, parziale e contingente finchè si vuole, della Verità in ossequio della Romanità e del principio di Autorità del Sommo Pontefice.


Altri, al contrario, sarebbero disposti a sacrificare, sempre comunque per fattori contingenti, questi ultimi valori teologici, pur di non transigere sulle Verità di Fede.


Intorno a questo nodo si stanno versando fiumi di inchiostro e chilometri di pagine WEB, senza contare i commenti ai post, sempre più schierati ed irriducibili.


Esiste però, mi chiedo, un'assoluta inconciliabilità fra tali due posizioni?


Essere, in altre parole, intransigenti sulle Verità di Fede, significa inevitabilmente non amare il Papa e ciò che Egli rappresenta?


E... al contrario: riconoscere e rispettare Benedetto XVI, deve voler dire, forzatamente, chiudere un occhio sulle evidenti contraddizioni del Magistero conciliare rispetto alla Tradizione Cattolica di sempre?


Francamente non lo credo. Penso anzi che la legge della Carità imponga ad ogni cattolico, guidato dalla retta ragione, di usare, verso il Pontefice come nei confronti dell'ultimo dei fratelli, sempre la Carità nella Verità e la Verità nella Carità.


Se, per ipotesi, si dovesse giungere ad una rottura fra Roma e la FSSPX, i responsabili della Fraternità dovrebbero comunque sempre rispettare la figura e la persona del Papa, rivolgersi a Roma, andare a Roma, invocare Roma, supplicare Roma affinchè siano riconosciuti e corretti gli errori e le ambiguità dottrinali di questo tempo tribolato.


Se, al contrario, si dovesse giungere ad una riconciliazione, ciò non significherebbe automaticamente la fine delle critiche e delle richieste di chiarificazione che, in ogni caso, concernono punti estremamente importanti della Fede e della teologia.


In ogni caso, come sta del resto facendo comunque sempre mons. Fellay, andrebbero bandite assolutamente espressioni irrispettose, maliziose ed offensive nei confronti del Pontefice.


Anche le obiezioni più motivate e gravi, come ad esempio in relazione al raduno di Assisi, dovrebbero, a mio parere, essere espresse in forma di supplica od appello.


Prese di posizione acide e saccenti finiscono, in fin dei conti, per apparire, e spesso essere, null'altro che espressioni di quello "zelo amaro" che non porta mai frutti positivi nè soluzione ai problemi.


Restiamo dunque in orante attesa ed uniamoci all'auspicio espresso dall'ultimo comunicato della Casa Generalizia FSSPX affinchè sempre "fiat voluntas Tua".


Marco BONGI 

PRECISAZIONE
 
Alcuni blog che hanno pubblicato il mio contributo inviato ieri lo hanno qualificato impropriamente come "comunicato". Tale termine però non appare in nessun punto del mio articolo.
L'oggetto della mia mail era semplicemente: "contributo".
Ciò detto confermo che sono un fedele della FSSPX, conosco personalmente molti sacerdoti della Fraternità e li stimo moltissimo. In passato, quando me lo hanno concesso e dopo la loro specifica autorizzazione, ho diffuso alcune interviste rilasciatemi dal Superiore del Distretto Italiano e da altri sacerdoti.
Tutto quì. Non mi permetterei mai di attribuirmi un ruolo che non mi spetta.
Se poi le mie considerazioni sono ritenute "autorevoli" mi fa piacere ma prego tutti di considerarle per ciò che sono ovvero soltanto pensieri di un semplice fedele.
Grazie ancora per la Vostra considerazione.

Marco Bongi