venerdì 29 novembre 2013

“ La solennità è questione di cuore, e si può esser solenni anche quando la salute ti costringe a recitare il Canone seduto su una sedia di dolore ”

La solennità non sia questione di pizzi e merletti, scarpe con la fibbia e armamentari vari della stupidità che solitamente vengono attribuiti a noi amanti del rito antico: la solennità è questione di cuore, e si può esser solenni anche quando la salute ti costringe a recitare il Canone seduto su una sedia di dolore ”.
Da un bell’articolo dedicato al carissimo, infaticabile Don Alfredo Morselli su Messainlatino ho preso questa significativa frase che dovrebbe far riflettere gli onesti !



Al Reverendo Don Alfredo gli auguri di pronta guarigione per l'intercessione della Madonna di San Luca . 
In Corde Matris .

 
A.C.

giovedì 28 novembre 2013

Il Papa: " la fede non è un fatto privato, adorare Dio fino alla fine, nonostante apostasia e persecuzioni "

Ci sono “poteri mondani” che vorrebbero che la religione fosse “una cosa privata”. 
Ma Dio, che ha vinto il mondo, si adora fino alla fine “con fiducia e fedeltà”. 
È il pensiero che Papa Francesco ha offerto durante l’omelia della Messa celebrata questa mattina in Casa S. Marta. 
I cristiani che oggi sono perseguitati – ha detto – sono il segno della prova che prelude alla vittoria finale di Gesù.

Nella lotta finale tra Dio e il Male, che la liturgia di fine anno propone in questi giorni, c’è una grande insidia, che Papa Francesco chiama “la tentazione universale”. 
La tentazione di cedere alle lusinghe di chi vorrebbe averla vinta su Dio, avendo la meglio su chi crede in Lui. Ma proprio chi crede ha un riferimento limpido cui guardare. 
È la storia di Gesù, con le prove patite nel deserto e poi le “tante” sopportate nella sua vita pubblica, condite da “insulti” e “calunnie”, fino all’affronto estremo, la Croce, dove però il principe del mondo perde la sua battaglia davanti alla Risurrezione del Principe della pace. 
Papa Francesco indica questi passaggi della vita di Cristo perché – sostiene – nello sconvolgimento finale del mondo, descritto nel Vangelo, la posta in gioco è più alta del dramma rappresentato dalle calamità naturali:

Quando Gesù parla di questa calamità in un altro brano ci dice che sarà una profanazione del tempio, una profanazione della fede, del popolo: sarà la abominazione, sarà la desolazione della abominazione. Cosa significa quello? Sarà come il trionfo del principe di questo mondo: la sconfitta di Dio. Lui sembra che in quel momento finale di calamità, sembra che si impadronirà di questo mondo, sarà il padrone del mondo”.

Ecco il cuore della “prova finale”: la profanazione della fede. Che tra l’altro è ben evidente – osserva Papa Francesco – da ciò che patisce il profeta Daniele, nel racconto della prima lettura: gettato nella fossa dei leoni per aver adorato Dio invece che il re. Dunque, “la desolazione della abominazione” – ribadisce il Papa – ha un nome preciso, “il divieto di adorazione”:

“Non si può parlare di religione, è una cosa privata, no? Di questo pubblicamente non si parla. I segni religiosi sono tolti. Si deve obbedire agli ordini che vengono dai poteri mondani. Si possono fare tante cose, cose belle, ma non adorare Dio. Divieto di adorazione. Questo è il centro di questa fine. E quando arrivi alla pienezza – al ‘kairos’ di questo atteggiamento pagano, quando si compie questo tempo – allora sì, verrà Lui: ‘E vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria’. I cristiani che soffrono tempi di persecuzione, tempi di divieto di adorazione sono una profezia di quello che ci accadrà a tutti”.

Eppure, conclude Papa Francesco, nel momento in cui i “tempi dei pagani sono stati compiuti” è quello il momento di alzare il capo, perché è “vicina” la “vittoria di Gesù Cristo”:

Non abbiamo paura, soltanto Lui ci chiede fedeltà e pazienza. Fedeltà come Daniele, che è stato fedele al suo Dio e ha adorato Dio fino alla fine. E pazienza, perché i capelli della nostra testa non cadranno. Così ha promesso il Signore. 
Questa settimana ci farà bene pensare a questa apostasia generale, che si chiama divieto di adorazione e domandarci: ‘Io adoro il Signore? 
Io adoro Gesù Cristo, il Signore? O un po’ metà e metà, faccio il gioco del principe di questo mondo?’. 
Adorare fino alla fine, con fiducia e fedeltà: questa è la grazia che dobbiamo chiedere questa settimana”.



del sito Radio Vaticana

mercoledì 27 novembre 2013

Il Rosario per l’Italia: è urgente !

Il Rosario per l’Italia: è urgente

di Maurizio Blondet

Giorni fa nella mia parrocchia (periferia di Milano, un tempo operaia) una bambina di 12 anni ha tentato il suicidio. L’ha detto il giovane parroco in una Messa feriale, a quattro vecchi gatti. Come mai ha voluto ammazzarsi?, gli ho chiesto poi. E lui: «La prendevano in giro».

Casi del genere avvengono con più frequenza di quanto si creda. Solo una parte infinitesima giungono alle pagine di cronaca, quando la vittima muore e quando i genitori sono in grado di denunciare effettivamente qualcuno, cosa rara.

Il parroco mi dice anche che adesso la piccola ha tutto il sostegno psicologico, immagino dell’ASL. Risibile pretesa, che le tecniche di psicologi comunali possano colmare il pozzo nero morale a cui sono ridotte tante scuole, e in cui le ragazzine cadono senza più sapere rialzarsi. Un pozzo nero di cattiveria nativa esercitata da scolari su scolari, che – non più tenuti a freno da alcun controllo – riproducono la crudeltà primigenia dei branchi animali, la gerarchia spietata dove il primo è il più bruto, l’ordine di beccata dei gallinacei, l’abuso senza limite dei deboli e indifesi. Qui manca però l’innocenza della lotta di natura, delle gerarchie fra sciacalli o tacchini in branco: qui agisce la malizia della sensualità malata, appresa dai pornovideo.

So di bambine che «devono» fare fellationes al compagno, o ai compagni di classe, perché si fa così si fa nel gruppo (che impone le sue norme d’acciaio), e perché è la condizione che il dodicenne bruto pone per «fidanzarti». Poi spesso le loro immagini, diciamo, compromettenti, passano da cellulare a cellulare dei ragazzini, e cominciano le derisioni, l’orrore di veder propalato il proprio debole «io» dall’intimità proibita alla piazza dei pari, la coscienza improvvisa della proprio dignità perduta – o più precisamente, del fatto per il branco (che è il «tuo» mondo) non sei più degna, sei solo un oggetto da schernire dovunque. Tutto congiura a questo inferno: smartphone e Facebook, twitters e pedagogia permissiva, pubblicità e incuria degli insegnanti in piena bancarotta etica per primi, retorica pubblica della felicità sessuale e dell’io da «esprimere» narcisisticamente...

E non c’è niente da fare. Provatevi a proporre, che so, il divieto dei telefonini in classe, la punizione scolastica per il possesso di immagini porno, la severità, magari la raccomandazione di fuggire il peccato carnale, se non perché dà la dannazione, perché rovina il carattere per sempre a quell’età... Avrete tutti contro: scuola, pubblicitari, pedagoghi, giornalisti, persino le mamme delle bambine che soffrono e che, a volte, s’impiccano. La libertà sessuale, la felicità dal sesso, resta un viscido caposaldo della mentalità corrente; cieca alla vista di come quella promessa di felicità, portata dal progresso a bambini dalle anime informi, si tramuta in schiavitù sessuale, dolore inconfessabile e vergogna di cui non si può, a quell’età, parlare nemmeno con se stessi, non essendoci le parole per dirlo.

E il mondo degli italiani adulti non è diverso. Ogni giorno dobbiamo registrare enormi corruzioni pubbliche e privati, scandali, parassitismi senza vergogna, lotte per Mammona: dai grand commis avariati fino al superiore generale dei Camilliani che fa sequestrare due religiosi che non volevano riconfermarlo nella carica, ed anche qui affiorano «violente lotte di potere, milioni di euro sottratti alle casse, proprietà intestate ad amanti, affarismo e clientelismo», leggo dai giornali.

E questo tra i successori di san Camillo de Lellis, figuratevi cos’è il resto dell’Italia – quella «laica» che si sente finalmente liberata dell’antiquato, cattolico timor di Dio. Senza più Dio, senza più giudice finale, non c’è più limite al malfare, all’arraffare, al godere: olgettine e travestiti, coca e cibo ingozzato, tutto un porcaio dove sgavazza chi se lo può permettere, a danno di chi è povero e senza potere.

Perché questo è il punto, fateci caso: tutte le promesse della società «liberata» si stanno rovesciando nel loro contrario. La strombazzata liberazione sessuale in miseria sessuale masturbatoria, solitudine, odio fra i sessi, fino alla schiavitù sessuale e violenza sulle donne. La democrazia l’hanno tramutata in oligarchia plutocratica inamovibile, in mostro freddo burocratico. La «società del benessere» sta cambiando velocemente in miseria provocata di massa; la proclamata «eguaglianza» dei cittadini in disparità scandalose fra milioni di poverissimi, e pochi ricchissimi; la «legalità» si traduce in abusi impuniti e continui dei principi del diritto, da parte del Fisco, lei «legislatori» che legiferano a solo loro vantaggio e dei loro compari, del magistrato ideologico e intoccabile: sicché ormai è l’imputato che deve provare la propria innocenza, non l’accusatore. La «cultura alla portata di tutti» è risultata in crassa ignoranza presuntuosa di una massa che crede di aver diritto alle sue opinioni (e non ha che quelle orecchiate dalle centrali di dominio), in analfabetismo di ritorno persino dei laureati. L’euro doveva metterci le ali ai piedi, e è la macina da mulino al collo. L’Europa doveva essere la fine dei nazionalismi bellicisti , è l’arena dei più furbeschi egoismi e, soprattutto, dove regna incontrastabile la volontà del più forte.
Le promesse di felicità che si rovesciano nel loro contrario sono – per chi non ha la conformistica paura di nominarlo – il più antico trucco di Satana. «Sarete come dèi», promise, e quelli che ci credettero dovettero strappare alla terra, con fatica inumana, il magro cibo, partorire con dolore che gli animali conoscono, e spesso morire di parto o di fratricidio.

Ma questa volta, il ritiro delle promesse false a cui l’intera umanità crede, ha qualcosa di terminale. Vuol dire che il demonio non ha più bisogno di sedurci, ed ora può mostrarci la sua vera faccia, le zanne maciullatrici. Forse, le seduzioni del benessere e dell’abbondanza, in cui ci siamo compiaciuti come fossero merito nostro, ci sono state date solo il tempo necessario per toglierci le risorse spirituali che ci necessiteranno nel presente-futuro di privazioni, dove pietà è morta, uccisa dal «mercato». È forse il tempo in cui si scatenano i lividi cavalieri da cui una preghiera invocava la salvezza: «A peste, fame et bello libera nos, Domine», da pestilenze, da fame e da guerra liberaci, Signore.

Vedo, e la vedete anche voi, un’Italia che ha perso la strada, che non sa più trovare, smarrita, che sente di essere a un capolinea fatale. Ed anche qui, non c’è niente da fare: provatevi a proporre le necessarie «riforme» (che tutti vogliono, a parole), ed avrete contro tutto il progressismo, le potenti cosche dei mantenuti dal denaro pubblico, i partiti e i grandi giornali: fascismo!, ci gridano. Volete la disciplina, l’educazione al sacrificio fin dalle scuole, la preparazione gioiosa e nobile alla solidarietà e condivisione nella privazione; volete una rivalutazione dei valori della Cavalleria in una società che ha come sport il calcio, ossia il tepppismo in campo; volete il fascismo, peggio – il clerico-fascismo, imporre con la forza i dieci comandamenti, decenza sessuale compresa perché nell’uomo tout se tient, e l’esibizione del vizio in un aspetto, rende possibile l’esibizione della malversazione, della irresponsabilità , dell’abuso dei potere, e della parassiticità pubblica dall’altro, l’arbitrio dei giudici dall’altro ancora, l’esazione strangolatrice che porta alla disperazione e al suicidio anime (deboli) di imprenditori.

Insomma, provatevi a delineare le «riforme» di cui questa massa di amebe ha bisogno, e le avrete tutte contro – anche le vittime. Sono le amebe che da un secolo credono di sapere qual è «la direzione della storia», e che questa direzione non passa più per Dio, il destino eterno dell’uomo, e quindi non occorrono più fede né rispetto di sé in vista dell’Eterno destino.

L’Italia è smarrita, sa di essere perduta, ma è irriformabile. Non ha le risorse mentali nè morali per cambiare; il peggio, temo, è che non ha più le schiere di santi viventi che intercedano per lei, come in qualche modo è sempre stato.

C’è una sola cosa che resta da fare, ed è la grande campagna del Rosario. Il Rosario per l’Italia. Il Rosario per ottenere la liberazione dai nostri oppressori interni e internazionali, interiori ed esteriori. Ne ho già parlato, ma stavolta richiamo all’urgenza; il pericolo è già su di noi e ci travolge. Cominciamo dunque col ripetere a noi stessi la promessa che la Vergine fece a suo Lucia di Fatima: «Per il potere che il Padre ha dato al Rosario in questi ultimi tempi, non c’è problema né personale né familiare, né nazionale né internazionale, che non si possa risolvere con il Rosario».
Inutile perdere tempo a dubitare, sotilizzare; abbiamo forse un’alternativa? Si rafforzi invece la fede. Il nostro modello ideale dovrebbe essere la Crociata Riparatrice del Rosario nell’Austria occupata dai sovietici. Nel 1946 nel Santuario di Maiazell, il cappuccino Petrus Pavlicek , ex prigioniero di guerra, ebbe una voce interiore; da allora girò per la patria per convincere quanti più austriaci possibile a recitare il Rosario per la liberazione dall’Armata Rossa. La sua idea era un Rosario perpetuo: 24 ore su 24 dovevano esserci austriaci che pregavano la Vergine. Portava con sé una statua della Vergine di Fatima donatagli dal vescovo di Leira. Nel ’55, c’erano mezzo milione di austriaci – che erano allora 5 milioni in tutto – che partecipava alla preghiera, nessuna ora del giorno e della notte era senza invocazione a Maria. E nel 1955, fra maggio e ottobre, l’Armata Rossa si ritirò. Spontaneamente e senza un chiaro motivo. La Mosca sovietica non lasciò mai la presa su nessun altro Paese occupato. Non se n’è andata dalla Polonia, né dalla Romania né dall’Ungheria , né tantomeno dal lacerto di Germania che aveva strappato per sé; ma dall’Austria sì.

Come si fa? Non lo so. Non sono un organizzatore né un cappuccino santo. Ci vuole un’autorità religiosa che la decreti o consigli; idealmente, il Papa – che abbiamo visto capace di dare ordini. Intanto, vi chiederei di parlarne al vostro parroco. Io manderò questo ai siti dei vaticanisti che conosco, alcuni possono parlare direttamente al Papa. Si può cominciare anche con poche persone, per qualche ora al giorno.



VIVA MARIA!

VIVA IL PAPA!

VIVA L'ITALIA!



martedì 26 novembre 2013

Evangelii Gaudium : “l’elitarismo narcisista e autoritario” è dei liberali - modernisti : non mischiamo le carte !

Le " veline" televisive nel presentare in TV l'Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco avevano sottolineato l'aspetto " meno liturgia " ...
Aiutato da Fides et forma ho letto con enorme tristezza i due paragrafi del documento pontificio che ho sotto postato.
Ma come ?
Nel corso della storia della Chiesa i Santi, i Papi e i Pastori delle anime non avevano smepre spronato i fedeli ( e gli uomini di Chiesa ) a coltivare la liturgia per la salvezza delle anime e per la santificazione della società ?
La cura ostentata per la Liturgia, la Dottrina e il prestigio della Chiesa non sono più azioni " buone e sante"? 
 Qualcosa mi sfugge ...

Intanto prevediamo, non occorre avere il dono della profezia, un ulteriore calo delle vocazioni al Sacerdozio ( come avvenne in modo drammatico dopo il Concilio Vaticano II ) .
Chi sta fianco a fianco con i Sacerdoti nota uno stato di crescente " depressione " : lo smantellamento delle regole, su cui la Dottrina trova attuazione pratica nella cura pastorale, a favore di formule " carismatiche " , personalistiche e sensazionaliste produce uno stato di smarrimento in coloro che debbono confessare e consigliare i fedeli !
Tutto questo è accaduto a ridosso del Concilio Vaticano II  con i tristi risultati che abbiamo tante volte pianto !

Va colpita la deformazione non il sistema !!!
Come possono essere sommersi nella poltiglia populista i nobilissimi " tres munera " Sacerdotali istituiti  per la salvezza delle anime !

Attendiamoci ora una nuova fase di " spretamenti " perchè , lo possiamo documentare fin d'ora, la dissoluzione delle regole e dei regolamenti  colpirà proprio la sensibilità sacerdotale !
E se usciranno in pochi  sarà  per un solo  motivo : nessuno, a 30 o 50 anni, vuole morire di fame ... e con la crisi occupazionale attuale ...


Non mischiamo infine le carte a tavola : l”elitarismo narcisista e autoritario” è solo dei modernisti coloro che hanno maciullato la Chiesa Cattolica in modo che , così sfigurata, non potesse più attrarre, sedurre e convertire mentre “i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti” ( San Pio X Lettera Apostolica “Notre charge apostolique" ).
I modi di espressione dei tradizionali possono essere a volte apparentemente crudi e decisi ma sono pervasi sempre dall’amore per la Chiesa e dal senso di carità e di amore nei confronti dei fratelli specialmente quelli bisognosi di essere confermati nella fede !
Chi ha la mia età è in grado di fare un raffronto, un paragone storico di come i " novatori " nemici della tradizione vivente della Chiesa che hanno imposto, e lo continuano a fare quotidianamente, le loro idee e soprattutto i loro schemi liturgici e dottrinali calpestando i corpi , le menti e i cuori di chi non è d'accordo con le loro scelleratissime finalità !
Noi non ci faremo ulteriormente massacrare e divorare dai lupi rapaci senza reagire, Vangelo alla mano !


A.C.


Dall'ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI VESCOVI AI PRESBITERI E AI DIACONI ALLE PERSONE CONSACRATE E AI FEDELI LAICI
SULL' ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MONDO ATTUALE



94. Questa mondanità può alimentarsi specialmente in due modi profondamente connessi tra loro. Uno è il fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti. 
L’altro è il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. 
È una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare. In entrambi i casi, né Gesù Cristo né gli altri interessano veramente. 
Sono manifestazioni di un immanentismo antropocentrico. 
Non è possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore.”

95. Questa oscura mondanità si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente opposti ma con la stessa pretesa di “dominare lo spazio della Chiesa”. 

In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia. In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi.


***


Poichè i fedeli tradizionali sono per natura ottimisti, perchè credono nell'azione della Divina Provvidenza anche nei momenti più terribili , sento il dovere di postare un breve commento a questo post di un illustre Teologo :

" E' soltanto una mia piccola impressione, probabilmente errata. 
Mi pare che il Santo Padre abbia voluto accogliere e mettere assieme le diverse istanze della base. Normalmente il Sinodo propone e il Papa elabora, secondo il suo discernimento. 
Probabilmente Francesco ha voluto dare risalto alle diverse voci. Per questo vi sono apparenti contraddizioni. 
Un contentino a tutti, insomma. E' un documento corposo, ma con poche idee teologiche. Prevale un tono più pastorale. 
E da questo punto di vista non occorre preoccuparsi eccessivamente, come alcuni già fanno, riguardo alla dottrina. 
Dal punto di vista ecclesiologico trovo poco convincente il decentramento del potere così come è prospettato, perchè il potere risiede nell'intero Collegio, sempre con il suo Capo, e non in una parte di esso. 
Almeno secondo il Vaticano II. 
Ma potrei aver letto male e interpretato peggio".

Foto storica della guerra civile anti cristiana in Spagna : la statua di Nostro Signore, Cristo Re, mentre viene fuciliata dai comunisti.

lunedì 25 novembre 2013

“ Un’immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo ”


E’ stata pubblicata dalla Santa Sede una lettera del Santo Padre Francesco – datata 19 novembre 2013, quindi qualche giorno fa – in cui il Papa nomina il cardinal Walter Brandmüller quale suo inviato speciale per le celebrazioni che si tengono a Trento per il 450° anniversario dalla conclusione del Concilio di Trento. Infatti, il Tridentino si concluse il 4 dicembre 1563.
... 
In essa, infatti, il Sommo Pontefice non solo loda il Concilio di Trento – che invece alcuni novatori vorrebbero relegare nella pattumiera della storia – ma richiama anche in maniera esplicita l’ermeneutica della riforma nella continuità (dopo l’ormai celebre lettera a mons. Marchetto di qualche giorno fa). 
E – afferma sempre il Papa – essa si applica non solo al Vaticano II, ma anche al Concilio di Trento. 
E, nel proporre la centralità di quest’ermeneutica, il Pontefice richiama esplicitamente Benedetto XVI.
Insomma, Papa Bergoglio qui loda il Concilio di Trento, riafferma la centralità dell’ermeneutica della continuità e fa anche esplicito richiamo del Magistero del suo predecessore. 
Niente male per un uomo che – stando ad alcuni – doveva rivoluzionare la Chiesa…
Mentre incomincia il quattrocentocinquantesimo anniversario dal giorno in cui il Concilio Tridentino fu condotto ad una felice conclusione, conviene che la Chiesa rifletta con cura più pronta ed attenta sulla fecondissima dottrina che ci giunge da quel Concilio tenutosi nella regione tirolese. 
Anzi, non senza motivo la Chiesa attribuì per molto tempo tanta cura nel commemorare e osservare i decreti e le deliberazioni di quel Concilio, dal momento che, poiché erano sorte in quel tempo liti e interrogativi veramente gravissimi, i Padri conciliari adoperarono ogni diligenza affinché la fede cattolica si manifestasse più chiaramente e venisse compresa meglio. 
Certo per ispirazione e suggerimento dello Spirito Santo, interessò loro moltissimo che il sacro deposito della dottrina cristiana non fosse solo custodito, ma risplendesse più chiaramente, affinché l’opera salvifica del Signore venisse diffusa in tutto il mondo e venisse esteso il Vangelo in tutta la terra.
Esaudendo senza dubbio lo stesso Spirito, la Santa Chiesa di questo tempo ripete e medita anche oggi la ricchissima dottrina tridentina. 
Infatti “l’ermeneutica della riforma” che il Nostro Predecessore Benedetto XVI descrisse nell’anno 2005 alla Curia Romana si riferisce al Concilio Vaticano non meno che al Tridentino. 
Certamente questo modo di interpretare pone sotto una luce più nitida l’unica natura luminosa della Chiesa che il Signore stesso attribuì ad essa: “è un soggetto che, nel scorrere dei secoli, cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino.” (Discorso alla Curia Romana nel tempo natalizio del Signore)".

Nell’Omelia di Domenica 24 novembre, festa di Cristo Re ( che nel calendario liturgico riformato introdotto dal Servo di Dio Papa Paolo VI conclude l’anno liturgico ) Papa Francesco ha detto : 
“ … Le Letture bibliche che sono state proclamate hanno come filo conduttore la centralità di Cristo. Cristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia.

1. L’Apostolo Paolo ci offre una visione molto profonda della centralità di Gesù. Ce lo presenta come il Primogenito di tutta la creazione: in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui furono create tutte le cose. Egli è il centro di tutte le cose, è il principio: Gesù Cristo, il Signore. Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le cose (cfr 1,12-20). Signore della creazione, Signore della riconciliazione.
Questa immagine ci fa capire che Gesù è il centro della creazione; e pertanto l’atteggiamento richiesto al credente, se vuole essere tale, è quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. 
E così i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. 
Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo, le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo. Invece, quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso. 

2. Oltre ad essere centro della creazione e centro della riconciliazione, Cristo è centro del popolo di Dio. E proprio oggi è qui, al centro di noi. 
Adesso è qui nella Parola, e sarà qui sull’altare, vivo, presente, in mezzo a noi, il suo popolo. 
E’ quanto ci viene mostrato nella prima Lettura, dove si racconta del giorno in cui le tribù d’Israele vennero a cercare Davide e davanti al Signore lo unsero re sopra Israele (cfr 2 Sam 5,1-3). 
Attraverso la ricerca della figura ideale del re, quegli uomini cercavano Dio stesso: un Dio che si facesse vicino, che accettasse di accompagnarsi al cammino dell’uomo, che si facesse loro fratello.
Cristo, discendente del re Davide, è proprio il “fratello” intorno al quale si costituisce il popolo, che si prende cura del suo popolo, di tutti noi, a costo della sua vita. 
In Lui noi siamo uno; un solo popolo uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.

3. E, infine, Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. 
A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi.
Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – “Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!” – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita, alla fine si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). E Gesù gli promette: «Oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43): il suo Regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta. 
Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. 
Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. 
Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: “Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! 
Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. 
Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!”. Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. “Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!”.
La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. 
Andiamo tutti insieme su questa strada!

Pietro, che ha come compito primario quello di confermare i suoi fratelli nella fede, sembra ridonarci specie in questi giorni quella speranza che avevamo un po'accantonato per colpa dei potentati mass mediatici che avevano soffocato l’autenticità dei messaggi del Papa.

Nel post dedicato da MiL all’ “ ermeneutica della continuita' in un atto Magisteriale di Papa Francesco” uno studioso difatti ha notato che quel signore : “sembra terrorizzato dall'idea che l'ermeneutica della "riforma nella continuità dell'unico soggetto Chiesa" così definita da Benedetto XVI quale principio cattolico da applicare ai Concilii e particolarmente al Vaticano II, sia vera. Per lui, alla scuola di Gherardini e conforme nella sostanza alla dottrina lefebvrista, non si deve parlare di continuità ma almeno in alcuni punti di rottura. Nè di riforma perché è un concetto protestante.
Per questo non gli piace come Papa Francesco parla del Tridentino e del Vaticano (senza specificare Secondo il che significa che si riferisce al Primo e al Secondo). E per questo chiede che il Papa si pronunci "infallibilmente". Lui vede il Papa come una specie di oracolo tra le nuvole.
Ma questo è già Magistero ordinario dei Pontefici: l'hanno già ribadito in cinque uno dopo l'altro dalle intenzioni all'attuazione che ora Francesco rilancia. E tanto basta. Non c'é un altro modo di intendere da cattolici i 21 Concilii della storia ecclesiastica.
E' inutile che continui ad "aspettare" chissà che cosa…
Libertà religiosa, ecumenismo, dialogo interreligioso, collegialità sono quello che sta scritto negli atti dell'ultimo Concilio e quello che dicono e vivono i successori degli Apostoli con a Capo il Vescovo di Roma: " i n t e r p r e t a t i o   r e n o v a t i o n i s ". 
Rinnovamento, riforma nella continuità dell'unico soggetto Chiesa. Tradizione v i v e n t e”.

Sull’Osservatore Romano del 29 novembre 2012 l’attuale Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede aveva tralaltro scritto :

"Nel discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005 che suscitò notevole interesse, Benedetto XVI mette in evidenza “l’ermeneutica della riforma nella continuità” a fronte di una “ermeneutica della discontinuità e della rottura”. Joseph Ratzinger si pone così nel solco delle sue affermazioni del 1966. 
Questa interpretazione è l’unica possibile secondo i principi della teologia cattolica, vale a dire considerando l’insieme indissolubile tra Sacra Scrittura, la completa e integrale Tradizione e il Magistero, la cui più alta espressione è il Concilio presieduto dal Successore di San Pietro come Capo della Chiesa visibile. Al di fuori di questa unica interpretazione ortodossa esiste purtroppo una interpretazione eretica, vale a dire l’ermeneutica della rottura, sia sul versante progressista, sia su quello tradizionalista. 
Entrambi sono accomunati dal rifiuto del Concilio; i progressisti nel volerlo lasciare dietro sé, come fosse solo una stagione da abbandonare per approdare ad un’altra Chiesa; i tradizionalisti nel non volervi arrivare, quasi fosse l’inverno della Catholica.

Lo stesso Concilio ha dichiarato che, “seguendo le orme dei Concili Tridentino e Vaticano I, intende proporre la genuina dottrina sulla divina Rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami” (Costituzione dogmatica Dei Verbum 1). Il Concilio non vuole annunciare alcun’altra fede bensì, in continuità con i precedenti Concili, intende renderla presente"

( Cfr. Gerhard Ludwig Müller, “Un’immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo”, L’Osservatore Romano, 29 novembre 2012).

Nell’imminenza della canonizzazione equipollente” del gesuita Pierre Favre, che Papa Francesco ritiene un modello e di cui aveva parlato nel corso dell’intervista con «La Civiltà Cattolica» notiamo un’assonanza   della  figura del Santo con questo Pontificato : « Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce ».

Andrea Carradori

sabato 23 novembre 2013

La tappa " oratoriana " dell'Opus Mariæ Matris Ecclesiæ


La " notizia " è del mese di Agosto ma viene evidenziata in prossimità di alcuni incontri vocazionali con i giovani dei nostri gruppi stabili.
A sola lode di Dio !
A.C.

Villafranca in Lunigiana, 5 agosto 2013

Cari Amici e Benefattori,
quello che Vi annuncio non è tanto un “cambiamento” di rotta, quanto una importante tappa del nostro viaggio. La rotta è sempre quella… Annunciare di nuovo il Vangelo. Non un altro Vangelo, un Vangelo diverso, che sarebbe allora fatalmente una costruzione umana e dunque incapace di salvare, ma il Vangelo con un ardore rinnovato.

La nostra comunità ha da sempre avuto una devozione “speciale” nei confronti di san Filippo Neri ed è andata col tempo crescendo al suo interno la convinzione di essere chiamati a vivere in pienezza la vita oratoriana da lui istituita. Per questo, l’otto di giugno di quest’anno, memoria liturgica del Cuore Immacolato della Beata sempre Vergine Maria, abbiamo rivolto al Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio di san Filippo Neri formale richiesta di esservi accolti e di poter diventare Congregazione dell’Oratorio nella nostra diocesi di Massa Carrara – Pontremoli. Secondo le Costituzioni oratoriane ogni Congregazione è sui iuris, cioè una realtà a se stante e relativamente indipendente, secondo quello spirito di libertà che caratterizza la spiritualità di san Filippo.

Avendo ricevuto il ventitré luglio dal nostro Vescovo una lettera di consenso, in cui si dice ben disposto ad accompagnare paternamente il nostro cammino vocazionale, siamo ormai una “Comunità in formazione” per diventare, dopo un percorso di almeno tre anni – se questa è la volontà di Dio – una Congregazione dell’Oratorio a pieno titolo. Per questo abbiamo assunto il nome di “Fraternità san Filippo Neri”.

Il nostro stile di vita e le nostre attività apostoliche rimangono immutate, anche gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola, consapevoli della profonda amicizia e stima che ha legato i due santi. Chiediamo però allo Spirito Santo, per intercessione di Maria Madre della Chiesa – che ci ha guidato in tutti questi anni fino a questa tappa decisiva – e di san Filippo, di cambiare noi stessi, rendendoci sempre meno inadatti alla missione in questi tempi travagliati della Chiesa (ma quando mai sono stati tranquilli?), anzi facendo sì che la missione, ed essa soltanto, sia il motivo profondo di ogni nostro pensare, agire, sentire.

Chiediamo a tutti voi che ci avete seguiti ed aiutati in tutti questi anni di pregare assiduamente perché la volontà di Dio si realizzi in noi.

San Filippo, prega per noi!



Don Pietro Cantoni

venerdì 22 novembre 2013

Tolentino : 30 novembre e 1 dicembre celebrazioni in Rito Romano Antico

Festa di Santa Cecilia, Patrona dell'Arte Musicale !

Cantantibus organis, Cæcilia Domino decantabat dicens: fiat cor meum immaculatum, ut non confundar”.

La musica non è mondanità. E’ tutto il contrario della mondanità, perché viene da Dio.

Nessun uomo ha creato la musica, né alcun uomo ha inventato il suono, così come dall’ingegno umano sono scaturiti alcuni elementi fondamentali legati ad altre forme d’arte.



Valerianus in cubiculo Cæciliam cum Angelo orantem invenit”

Il suono viene da Dio; direttamente da Lui. Altrimenti, come si spiegherebbe la perfezione dell’armonia? Quello musicale è il mezzo privilegiato per rappresentare tangibilmente la mirabile perfezione della Santissima Trinità.



“Cæcilia famula tua, Domine, quasi apis tibi argumentosa deservit”

Pensiamo, ad esempio, alle caratteristiche di un accordo perfetto.

Ci sono tre gradi: la tonica (che potrebbe condurci alla prima persona, il Padre) è l’elemento sul quale poggia una scala, cioè una successioni di suoni;

la modale (che potrebbe richiamare alla seconda persona, il Figlio) è il grado che caratterizza la modalità maggiore o minore di un accordo;

infine, la dominante (che potrebbe portarci alla terza persona, lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio).

Tre elementi, quindi, che assieme formano un unico accordo, dando vita all’armonia; la stessa armonia che regnava tra creatura e Creatore, nella condizione originaria, secondo il progetto di Dio.



“Benedico te, Pater Domini Iesu Christi, quia per Filium tuum ignis exstinctus est a latere meo”.

Dio, quindi, è la fonte dell’armonia e la musica, perciò, è l’espressione più alta alla quale l’umanità possa anelare per esprimere, il più possibile, la vicinanza a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.



“Triduanas a Domino poposci inducias, ut domum meam ecclesiam consecrarem”

Molti sono stati i Santi che avevano ben capito l’importanza della musica. Uno fra tutti Sant’Agostino, il quale arrivò a scrivere: “Chi canta bene, prega due volte!”. Il valore della preghiera, dunque, aumenta quando è unita alla musica.



Nella festa di Santa Cecilia, nostra patrona, desidero esprimere il mio augurio più sentito a tutti coloro i quali si adoperano per il bene, la promozione e la conservazione della Musica Sacra: Direttori di Coro, Organisti e Cantori.

In modo particolare, questo augurio possa giungere a tutti quei musicisti che continuano a lodare il Signore, offrendo la propria arte per la gloria di Dio e per l’elevazione spirituale delle anime di quei fedeli che partecipano alle sacre liturgie, pur subendo vergognosi atti di disprezzo e di boicottaggio da coloro i quali, invece, dovrebbero essere i primi promotori della Musica Sacra; i primi testimoni della bellezza; i primi difensori di tutto ciò che viene da Dio.

Auguri a tutti, allora, una buona festa di Santa Cecilia.

Stefano Cropanese 

( Compositore e Direttore di Coro )

lunedì 18 novembre 2013

“Papa Francesco ci dice di essere “controcorrente”: e lo saremo”! Nella fedeltà alla tradizione ! !

Carissimi, fortunatamente i Sacerdoti responsabili delle liturgie sciatte e del decadimento stanno invecchiando... i nuovi Sacerdoti (come accade ovunque) avvertono la forte spinta data da Benedetto e stanno dando i loro frutti ”.
Questo " bollettino "di un giovane descrive con pochi tratti che la “ primavera liturgica “di Benedetto XVI continua anche dopo il Suo Pontificato.
L’uomo di Chiesa e Teologo Joseph Ratzinger più volte aveva scritto che sarebbe dovuta passare un’intera generazione per far raccogliere dai giovani presbiteri i cocci frantumati dell’ecclesiologia cattolica per una salutare opera di restauro .
Effettivamente, come ho avuto modo di scrivere : “ I frutti di questa primavera ( benedettiana ) li stiamo ammirando proprio ora con le prime ordinazioni di chierici che si sono formati alla scuola dell’ermeneutica della continuità e del bi-ritualismo liturgico : gli ottimi ingredienti per una sana e salutare azione pastorale e liturgica in una normale comunità parrocchiale.
Giovani Sacerdoti, preparati, coraggiosi e determinati " rivolti al Signore " e alla Croce salvifica di Cristo che si apprestano ad essere " missionari " della Verità e della Liturgia seminando " nella buona terra" .
Un novello Sacerdote descrivendo la propria vocazione , fiorita in tempore Benedicti, ha scritto : “…ho deciso: se divento prete, uno dei miei compiti principali deve essere difendere e testimoniare un settore tra i più trascurati, quello della liturgia …purtroppo ho la franca impressione che la riforma liturgica di Papa Benedetto XVI sia stata giudicata a dir poco freddamente.
Il che significa per me una cosa sola: che mi preparo all’eventualità di essere giudicato freddamente. ... Fa nulla, Papa Francesco ci dice di essere “controcorrente”: e lo saremo. Finché ci riesce”.
Dobbiamo ricordare che tutti gli accomodamenti negoziali con la mondanità, criticati oggi dal Santo Padre Francesco : “ siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta la gente” ( Papa Francesco 18/11/2013) sono stati promossi e realizzati da un’intera generazione di chierici ( molti dei quali sono attualmente ai vertici direzionali della Chiesa) che si sono crogiolati “sulla “radice perversa” della mondanità” ( Papa Francesco 18/11/2013 ).
Smettiamola di criticare sempre a prescindere, preghiamo e guardiamo con occhio più amorevole il Papa - ma non i mass media ruffianamente ideologi N.d.R. - … 
Nessuno può negare che la Chiesa si stava rinchiudendo in se’ stessa tra intrallazzi, miliardi, servitù verso i politici, viltà e comodità di ogni genere. ( Avremo modo ed occasione di parlare anche dei disastri economici caduti come tegole dopo il Concilio Vaticano II sopra delle tranquille e devote Diocesi N.d.R.)
Papa Francesco vuole ridare credibilità al messaggio evangelico oscurato dalle colpe di tanti cristiani . 
A centro di tutto il suo pontificato c'è Cristo! 
Amiamo il Santo Padre!”   ( Cfr Un Lettore di MiL )
In molti abbiamo “criticato molto il Papa quando ha fatto alcune delle sue uscite piu', diciamo cosi', "creative" come l'intervista a Scalfari …
Ricordiamoci sempre che se anche critichiamo il papa lo dobbiamo fare da cattolici, cioe' nell'ottica della carita' cristiana e fraternamente. 
Senza mai dimenticare che e' lo Spirito che lo ha scelto, e non noi.
E quindi, come minimo, mettiamo da parte i motivi personali. 
Le piccinerie e le meschinita' umane cerchiamo di lasciarle al mondo, che ne e' gia' pieno”.   
( Cfr. Un Lettore di MiL )


Il Papa oggi nell’omelia della S.Messa nella Domus Sanctae Martae ha detto :

Il Popolo di Dio preferisce allontanarsi dal Signore davanti ad una proposta di mondanità. 
Papa Francesco ha preso spunto dalla Prima Lettura, un passo del Libro dei Maccabei, per soffermarsi sulla “radice perversa” della mondanità. 
Le guide del popolo, sottolinea il Papa, non vogliono più che Israele sia isolato dalle altre nazioni e così, abbandonano le proprie tradizioni, per andare a trattare con il re. 
Vanno a “negoziare” e sono entusiasti per questo. 
E’ come, annota, se dicessero “siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta la gente”. Si tratta, avverte, dello “spirito del progressismo adolescente” che “si crede che andare avanti in qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà”. 
Questa gente, dunque, negozia con il re “la fedeltà al Dio sempre fedele”. “Questo – è il monito del Papa – si chiama apostasia”, “adulterio”. 
Non stanno, infatti, negoziando alcuni valori, evidenzia, “negoziano proprio l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore”.

“E questa è una contraddizione: non negoziamo i valori ma negoziamo la fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi, accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. 
Non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. 
E questo pensiero unico è frutto della mondanità”.

E dopo questo, rammenta, “tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re; accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato”. 
Passo dopo passo, “si va avanti su questa strada”. 
E alla fine, rammenta il Papa, “il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione”:

“Ma, Padre, questo succede anche oggi? Sì. 
Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. 
Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi. 
Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo”.

Il Papa fa riferimento, dunque, al romanzo, di inizio ‘900, “Il padrone del mondo” che si sofferma proprio su “quello spirito di mondanità che ci porta all’apostasia”. 
Oggi, avverte il Papa, si pensa che “dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente”. 
E poi, osserva amaramente, “segue la storia”: “le condanne a morte, i sacrifici umani”. 
“Ma voi – è l’interrogativo del Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”:

“Ma quello che ci consola è che davanti a questo cammino che fa lo spirito del mondo, il principe di questo mondo, il cammino di infedeltà, sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il Fedele: Lui sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando noi, pentiti per qualche passo, per qualche piccolo passo in questo spirito di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo popolo che non è fedele. Con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo il Signore perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da questo spirito mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia andare avanti, come ha fatto andare avanti il suo popolo nel deserto, portandolo per mano, come un papà porta il suo bambino. 
Alla mano del Signore andremo sicuri”.

“ Andiamo avanti” ( Cfr. Benedetto XVI ) nel nome della salutare tradizione ecclesiale per rigettare, come i Maccabei e tutti i Santi e Sante della storia della Chiesa, “ il cammino di infedeltà” e la “radice perversa” della mondanità” ( Papa Francesco, 18/11/2013)

Con il giovane prete novello diciamo anche noi : “Papa Francesco ci dice di essere “controcorrente”: e lo saremo.
Finché ci riesce” !
Che la Madonna Santissima ci aiuti nel nostro cammino quotidiano di conversione per essere più efficacemente contro corrente ! 
Ave Maria !

Andrea Carradori

del sito Radio Vaticana

Foto : Un fedele cerca di baciare i piedi di Mons. Thomas Walsh, primo Arcivescovo di Newark,  nel giorno in cui la Diocesi di Newark ( U.S.A.) è stata elevata ad Arcidiocesi Metropolitana ( 1937 ).
Il Vescovo è  Successore degli Apostoli e il Pastore del gregge che gli è stato affidato da Cristo Signore.
" Quello che i novatori (e purtroppo devo dire anche il Papa) non capiscono è che questi gesti non sono fatti verso la persona, che può anche essere la più infima ed indegna, ma verso Colui di cui essi sono i rappresentanti. L'egualitarismo figlio della rivoluzione francese aborrisce i simboli, e per questo è proprio attraverso i simboli che può essere compiuta parte importante ed efficace della controrivoluzione, come la chiamano i seguaci della scuola di pensiero fondata da de Maistre" ( Cfr. Un giovane studente )

sabato 16 novembre 2013

La " carrozza " di Benedetto XVI ( usata fino al 2013 )

" A forza di sentire elogiare dai media la sobrietà che ha contraddistinto la visita del Papa al Presidente, finiremo per rimpiangere veramente la bella carrozza di cui si serviva Benedetto XVI nei suoi spostamenti e il codazzo di servitori in livrea che era l'incanto dei turisti e dei fortunati spettatori..."

( Un Sacerdote )

Risum teneatis ... è una bufala da .. prete ... meglio scriverlo magari qualcuno pensa davvero che per le precedenti visite al Quirinale o in altri luoghi di culto e/o istituzionali Papa Benedetto XVI abbia usato la carrozza con tanto di servitori in livrea ...
Buttiamola a ridere perchè ci sarebbe tanto da piangere per questa ondata incontenibile di falsa adultazione nei confronti di Papa Francesco ( come Pio IX ??? ) ...  preghiamo per la Chiesa e per il Papato ! 


" Buttandola sull'ecologia, la tutela dell'ambiente, l'abbattimento delle emissioni nocive forse ce la farebbero passare..."

giovedì 14 novembre 2013

Cicago : Cresime nel rito tradizionale. Boston : Conferenza e S.Messa da Requiem

On Sunday, November 17 at 10am, there will be Confirmations in the Traditional Rite followed immediately by Solemn Pontifical Mass offered by Bp. Joseph Perry, Auxilary of Chicago, at the Shrine of Christ the King in Chicago, IL; followed by a reception in Bp. Perry's honor.

_________________________

2. Juventutem Boston sends us the following event notices:

- An Evening on the Requiem with Juventutem Boston:
This Friday, Fr. Kevin O'Leary, Rector of the Cathedral of the Holy Cross, is graciously hosting the young people of Juventutem Boston for an evening of recollection on the requiem.

Friday, November 15, Juventutem Boston is hosting a spiritual conference and a Solemn High Requiem Mass. The evening will begin with a talk by Fr. Joseph Zwosta of the Diocese of Brooklyn about the theology of the Requiem. A Solemn High Requiem Mass be celebrated after the talk, and then all young men and women and clergy are invited to join us for dinner.

Schedule:
5:30 PM Conference on the theology of the Requiem Mass
6:00 PM Q & A with a panel of priests
6:30 PM Confessions
7:00 PM Solemn Requiem Mass with Absolution over the Catafalque
8:15 PM (following Mass) dinner at a local restaurant

More info here.
Directions to the Cathedral (1400 Washington St., Boston) here.


Fr. Kwang Lee, longtime friend of Juventutem Boston, will be celebrating his first ever Missa Cantata on Sunday, November 24, at 7:00 PM, in St. Paul's Church (29 Mt. Auburn St., Cambridge)


This is also the first time Juventutem will be able to hold Mass on Sunday (and we're grateful to the Harvard Catholic Center and Fr. Michael Drea for sponsoring this Mass with us). All are warmly encouraged to bring friends. Deo gratias!


***
Per chi, come me, non conosce l' inglese, la traduzione :

Domenica 17 novembre alle ore 10:00 nel Santuario di Cristo Re a Chicago, saranno somministrate le Sacre Cresime nel Rito Tradizionale seguite subito dal solenne Pontificale offerta da S.E.R. Joseph Perry, Vescovo Ausiliare di Chicago. A seguire un ricevimento offerto in onore di Mons. Perry.

Juventutem Boston comunica i seguenti avvisi di eventi :

- Una serata di meditazione sulla Messa da Requiem con Juventutem Boston:
Questo Venerdì, p. Kevin O'Leary, Rettore della Cattedrale di Santa Croce, gentilmente ospiterà i giovani della Juventutem Boston per una serata di raccoglimento e riflessione sul Requiem.

- Venerdì 15 novembre, Juventutem Boston organizzerà una conferenza spirituale e una solenne Messa ( alta) da Requiem.
La serata avrà inizio con l'intervento di p. Giuseppe Zwosta della Diocesi di Brooklyn sulla teologia del Requiem.
Dopo la conferenza sarà celebrata la solenne Messa solenne da Requiem . e poi
Al termine della Santa Messa tutti i giovani uomini e le donne e il clero sono invitati a unirsi a noi per la cena.

- Fr. Kwang Lee, amico di lunga data di Juventutem Boston, celebrerà la sua prima Missa Cantata mai Domenica 24 novembre, alle 07:00, nella chiesa di St. Paul (29 mt. Auburn St., Cambridge)


Questa è anche la prima volta Juventutem sarà in grado di organizzare la Messa di Domenica (e siamo grati al Centro Cattolico di Harvard e p. Michael Drea per sponsorizzare questa Messa con noi). 

Tutti sono calorosamente invitati a portare amici. 

Deo gratias!

Segnaliamo con l'occasione questo stupendo sito ( QUI ) in cui si possono ascoltare le più belle melodie natalizie per soli, coro e grande orchestra e vedere delle bellissime foto delle Liturgie più solenni : 
" Rallegriamoci con la galleria di foto di alcuni dei nostri eventi di Natale a San Giovanni in Cantius: Messa della mezzanotte con il Vescovo Mons. Joseph Perry, Un Festival di Nove Lezioni e Carols e The Christmas Carol Sing-Along con Jolly Old St. Nick ".

mercoledì 13 novembre 2013

Alcune foto del funerale del M° Cardinale Domenico Bartolucci








IL VIDEO DEL FUNERALE QUI



Il cordoglio del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum

Nel giorno in cui la Chiesa si appresta a dare l’estremo commiato al Cardinale Domenico Bartolucci, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum esprime tutto il suo sincero e profondo cordoglio per la scomparsa dell’indimenticabile Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia, elevando la sua fervida preghiera perché il Signore voglia donargli il premio eterno e accoglierlo nel coro degli Angeli.
Con la sua inarrivabile attività artistica, il Card. Bartolucci dimostrò, secondo le sue stesse parole, che la musica sacra non è un semplice ornamento, ma dà vita al testo liturgico, sicché il cantore è «come un sacerdote»; Egli è stato un vero punto di riferimento non solo per quanti vedevano in Lui il grande musicista, il compositore fecondo e l’interprete magistrale della millenaria tradizione musicale della Chiesa, ma anche per tutti i fedeli che, ravvisando nella liturgia tradizionale la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera, hanno creduto e credono, come Egli affermò, che «difendere il rito antico non è essere passatisti, ma essere “di sempre”».
Il ricordo del Card. Bartolucci sarà dunque conservato con perenne gratitudine da tutto il Popolo Summorum Pontificum: da tutti coloro che promuovono e diffondono la S. Messa tradizionale per testimoniare insieme al Cardinale che essa non è «la Messa di un’epoca particolare: è la nostra messa, la romana, è universale nel tempo e nei luoghi, un’unica lingua dall’Oceania all’Artico».


Il FoglioQuotidiano
Articolo di Matteo Matzuzzi

"Ho dedicato tutta la mia vita alla musica sacra ed è evidente che è lei che il Papa ha voluto in qualche modo riabilitare lo scorso 20 novembre.
Una musica sacra troppo spesso vilipesa nella chiesa cattolica, abbandonata, scalzata da innovazioni inopportune e contrarie all’autentico spirito della liturgia, quello spirito che Benedetto XVI sta cercando di recuperare attraverso i suoi scritti e le sue celebrazioni. Si è voluti andare incontro al mondo senza accorgersi di cedere a esso e alle sue sirene”.
Parlava così, al Foglio, il 24 dicembre 2010, il cardinale Domenico Bartolucci.
Un mese prima, Benedetto XVI – a sorpresa – decise di elevarlo alla dignità cardinalizia. Un premio alla carriera, un riconoscimento per il "Maestro perpetuo della Cappella Musicale Pontificia Sistina" che però tanto perpetuo non doveva essere, se nel 1997 fu cacciato dalla carica cui lo aveva nominato Pio XII. Un'onta (così fu definita anche in Vaticano) che tre anni fa Ratzinger sanò come meglio poteva.
Oggi, all'Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, saranno celebrati i funerali.
Nel suo messaggio di cordoglio, Papa Francesco ha ricordato "con viva gratitudine la sua feconda opera quale direttore della Cappella Sistina e la valorizzazione sapiente del prezioso tesoro della polifonia, tesa a elevare il cuore nella lode a Dio".

Anche perché, aggiungeva il Pontefice, "la musica sacra nasce dalla fede ed esprime la fede".
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Un Lettore del Il Foglio Quotidiano ha commentato : “Ricordo con commozione una S.Messa celebrata dal Cardinale Bartolucci, nella forma tridentina, appena eletto cardinale. Bartolucci, già molto anziano, ma ancora pienamnete vigile, pronunciò un'omela, nella quale, con il suo consueto garbo, volle ricordare anche i momenti difficili trascorsi e l'emarginazione subita con il suo allontanamento. Ad majorem Dei gloriam”.

Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la morte, avvenuta l’11 novembre, all’età di 96 anni, del Cardinale Domenico Bartolucci, Diacono dei SS. Nomi di Gesù e Maria in via Lata, già Maestro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, inviato dal Santo Padre ai congiunti del Porporato.

Appresa la notizia della morte del venerato Cardinale Domenico Bartolucci, desidero esprimere all’omonima Fondazione, ai familiari e alla comunità diocesana fiorentina sentimenti di profondo cordoglio pensando con affetto a questo caro e stimato sacerdote, illustre compositore e musicista, che ha esercitato il suo lungo e intenso ministero specialmente mediante la musica sacra che nasce dalla fede ed esprime la fede. Ricordo con viva gratitudine la sua feconda opera quale direttore della Cappella Sistina e la valorizzazione sapiente del prezioso tesoro della polifonia, tesa ad elevare il cuore nella lode a Dio. Innalzo fervide preghiere al Signore affinché, per intercessione della Beata Vergine Maria, accolga questo suo generoso servitore e insigne uomo di chiesa nel gaudio e nella pace eterna, e di cuore imparto a quanti ne piangono la scomparsa la confortatrice Benedizione Apostolica”.



Sei papi hanno assistito ai suoi concerti e il suo nome potrà essere annoverato negli annali della Chiesa come uno dei più grandi maestri di cappella. Il ricordo del ministero del cardinale Domenico Bartolucci, scomparso a Roma lunedì scorso all'età di 96 anni, sarà difficile da dimenticare. Oggi i funerali nella Basilica di San Pietro, celebrati dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Al termine della funzione, Papa Francesco ha poi presieduto il rito dell'Ultima Raccomandazione e del Commiato.

Il porporato musicista, "venerato Maestro" nelle parole di Benedetto XVI, ha dedicato quaranta anni all’incarico di direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, dal 1956 al 1997. La musica sacra, però, ha scandito tutti e 96 anni gli anni della sua vita: da quando bambino ascoltava il padre operaio canticchiare Verdi e Donizetti, fino alla stesura della ultima straordinaria composizione, il Christus circumdedit me.
Soprattutto – disse ammirato Papa Benedetto dopo un suo concerto in Aula Paolo VI nel 2011, un anno dopo averlo creato cardinale - è stata la fede “la luce che ha orientato e guidato sempre” la vita del compianto maestro, "che ha aperto il suo cuore per rispondere con generosità alla chiamata del Signore". La stessa fede - diceva il Papa emerito - da cui “è scaturito anche il suo modo di comporre”.
Nato il 7 maggio 1917 a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, Bartolucci entrò nel seminario fiorentino dedicandosi subito alla musica con Francesco Bagnoli, maestro di cappella del duomo di Firenze. Per questo, venne presto incaricato di accompagnare all'organo le esecuzioni corali in cattedrale. Alla morte di Bagnoli fu lui quindi il naturale successore e, negli stessi anni, iniziò a comporre le prime messe, i primi mottetti o madrigali, le musiche organistiche e cameristiche, ma soprattutto La Tempesta sul Lago del 1935, il suo primo oratorio.
Il 23 dicembre 1939 ricevette l'ordinazione sacerdotale e il diploma in composizione e direzione d'orchestra con Vito Frazzi al conservatorio fiorentino. Si trasferì poi a Roma con l'intento di maturare una conoscenza più profonda della musica sacra. Non trascorrono molti anni dalla nomina a vice maestro della Cappella Sistina, su indicazione dell'allora direttore Lorenzo Perosi. Nel 1952 compose l'oratorio L'Ascensione, con il quale viene inaugurato a Città del Messico il nuovo santuario della Vergine di Guadalupe.
Morto Perosi nel '56, è Papa Pio XII a volerlo come direttore perpetuo della Cappella Sistina. Due anni dopo, ricevette da Giovanni XXIII l'approvazione per il progetto di riorganizzazione della Cappella Musicale Pontificia. Ottenne così una sede adeguata per le prove e per l'archivio, e definì l'organico stabile dei cantori adulti, dando vita anche alla Schola puerorum dedicata esclusivamente alla formazione dei ragazzi.
Il porporato è stato autore di una vasta produzione musicale: oltre 40 volumi pubblicati dalle Edizioni Cappella Sistina, senza dimenticare i sei libri di mottetti, sei di messe, laudi, inni, cantici e una serie di oratori e messe per soli, coro e orchestra. Come "regalo" per il suo ottantacinquesimo compleanno, venne costituita la Fondazione Domenico Bartolucci, per conservare e diffondere il notevole patrimonio musicale da lui composto. Tra gli illustri membri della Fondazione, anche il cardinale Joseph Ratzinger.
Testimone di una Cappella Sistina in cui “il luogo e il coro erano un tutt'uno”, Bartolucci ricordava gli anni in cui “la musica non era un semplice ornamento, ma dava vita al testo liturgico e il cantore era come un sacerdote”.
“La musica è arte con la A maiuscola” piaceva dire al cardinale. “La scultura ha il marmo, l'architettura l'edificio... La musica la vedi solo con gli occhi dello spirito, ti entra dentro”. “E la Chiesa – affermava - ha il merito di averle dato la grammatica e la sintassi”. Suo desiderio incessante è stato che la Chiesa si riappropriasse di questo ricco patrimonio, proseguendo lo spirito del canto gregoriano, dove il cantore non è semplice artista, ma colui che predica cantando.
Intere generazioni di giovani e adulti, educate in Sistina alla bellezza della polifonia, devono un pezzo della loro anima artistica al maestro Bartolucci. E ognuno dovrebbe essere grato al cardinale, che – come affermarono Papi e cardinali - attraverso le sue raffinate partiture, ha permesso a tutti di avere “una possibilità di incontro con il Signore”.

Ringraziamo di cuore gli Amici musicisti che hanno scattato fra le lacrime queste foto per il nostro blog .