sabato 31 gennaio 2015

"Don Bosco, dal Cielo, ci benedica e ci doni la grazia di rendere concreto il nostro impegno per la gioventù e faccia in modo che questo nostro sogno sia realtà"

MESSAGGIO D'APERTURA
DELL’ANNO DI CELEBRAZIONE
DEL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI DON BOSCO

di Ángel Fernández Artime, sdb Rettor Maggiore

199 anni fa, un giorno come oggi, veniva al mondo un bambino, Giovanni Melchiorre Bosco, proprio in queste stesse colline, figlio di umili contadini. 
Oggi noi, volendo dar inizio al Bicentenario di questo storico evento, rendiamo grazie a Dio per il suo mirabile intervento nella Storia, e ancor più in concreto in questa storia, incominciata sulle colline dei Becchi.


Nel primo articolo delle Costituzioni della Congregazione Salesiana, si dichiara che “Con senso di umile gratitudine, crediamo che la Società di San Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio... Lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, Don Bosco. Formò in lui un cuore di padre e maestro, capace di una donazione totale (...), e la Chiesa ha riconosciuto in questo l’azione di Dio, soprattutto approvando le Costituzioni e proclamando Santo il Fondatore”.


Il carisma salesiano è un regalo che Dio, attraverso Don Bosco, ha fatto alla Chiesa e al Mondo. 
Si è formato nel tempo, fin da quando stava seduto sulle ginocchia di Mamma Margherita, poi con l’amicizia di buoni maestri di vita e, in particolar modo, nella vita quotidiana in mezzo ai giovani.


Oggi ci troviamo qui come Famiglia di Don Bosco, Famiglia Salesiana, accompagnati da tante autorità civili ed ecclesiastiche, amici di Don Bosco, e giovani. 
Sulle stesse colline che l’hanno visto nascere, proclamiamo l’inizio delle celebrazioni di questo Bicentenario della nascita del nostro “padre e maestro”, che avrà, come punto di arrivo, dopo tre anni di preparazione e uno di celebrazioni, il prossimo 16 agosto del 2015, quando festeggeremo i duecento anni della sua presenza nella Chiesa e nel mondo intero, per il bene dei giovani.


Il Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco è un anno giubilare, un “anno di Grazia”, che vogliamo vivere come Famiglia Salesiana con un senso di gratitudine al Signore, con un senso di umiltà ma anche di grande gioia, consapevoli che è stato il Signore a benedirci con questo bellissimo movimento spirituale apostolico fondato da Don Bosco e sotto la guida di Maria Ausiliatrice, che chiamiamo oggi “Famiglia Salesiana”. 
È un anno giubilare per più di trenta gruppi che fanno già parte di questa nostra grande Famiglia, e per molti altri che, ispirandosi a Don Bosco, al suo carisma, alla sua missione e spiritualità, sperano presto di entrare a farne parte.


È un anno giubilare per tutto il Movimento Salesiano che, in vario modo, fa riferimento a Don Bosco con le proprie iniziative, azioni, proposte, e nel proprio cammino condivide la spiritualità e gli sforzi per il bene dei giovani, in particolar modo per quelli più sfortunati. 
Questo Bicentenario vuole essere per tutti noi, e in particolar modo per il mondo salesiano, non solo un momento di festa senza riferimenti trascendentali, ma una preziosa occasione che ci è offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice e educativa della nostra Famiglia Salesiana con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio.


Crediamo che questo Bicentenario sarà realmente un’opportunità di vero rinnovamento spirituale e pastorale per la nostra Famiglia, un’occasione per rendere più vivo il carisma e rendere più attuale Don Bosco, come lo è sempre stato per i giovani. 
Crediamo che sarà un’opportunità per vivere con rinnovata convinzione e forza la Missione che ci è stata affidata, sempre per il bene dei bambini e delle bambine, degli adolescenti e dei giovani di tutto il mondo, in special modo quelli che ne hanno più bisogno, i più poveri e i più fragili.


Il Bicentenario sarà anche un tempo in cui, come Famiglia Salesiana, continueremo, sull’esempio di Don Bosco, il nostro cammino verso le periferie fisiche e umane della società e dei giovani. 
Come già fu con Don Bosco, l’anno del Bicentenario che celebriamo, e il cammino successivo che dovremo percorrere, deve essere per tutti noi, Famiglia Salesiana, un tempo in cui apportare con grande umiltà quello che fa parte della nostra essenza carismatica: il nostro impegno a leggere le realtà sociali, soprattutto quelle giovanili, che oggi ci coinvolgono; il nostro impegno, con intenzioni chiare, a favore dei giovani emarginati o che sono a rischio di esserlo; la nostra fede e piena fiducia in loro, in ogni ragazzo e ragazza, nelle loro possibilità e capacità; la nostra certezza della bontà dei loro cuori, qualunque sia stato il loro passato, facendo conoscere l’opportunità che hanno di essere proprietari e protagonisti dei loro sogni, stando loro accanto se ce lo permettono, per poterne sviluppare al massimo i talenti, la loro vocazione pienamente umana e cristiana.


Infine, questo Bicentenario deve essere anche il ricordo di tante donne e uomini che hanno partecipato con grande passione a questo progetto, incominciato da Dio in Don Bosco, in modo eroico, anche dando la vita per questo ideale, in condizioni pure difficili ed estreme tipiche di alcuni paesi del mondo, e per questo sono un trionfo, un’estimabile tesoro che solo Dio sa quanto vale veramente. 
Con queste convinzioni, ci sentiamo più animati non solo ad ammirare Don Bosco, non solo a percepire l’attualità di questa grandissima figura, ma anche a sentire con grande forza l’irrinunciabile impegno a IMITARE colui che, da queste colline, arrivò fino alla periferia di Valdocco, e anche alla periferia rurale di Mornese, per ampliare con sé e con altre persone quel desiderio di ricerca del bene dei giovani e perché ognuno di quei ragazzi e ragazze potesse essere felice ora e per l’Eternità. 
Da questa collina dei Becchi dichiariamo dunque aperto l’anno della Celebrazione del Bicentenario della Nascita di Don Bosco. 
Che Don Bosco, dal Cielo, ci benedica e ci doni la grazia di rendere concreto il nostro impegno per la gioventù e faccia in modo che questo nostro sogno sia realtà.

BUON BICENTENARIO A TUTTI


Foto : La Reliquia di San Giovanni Bosco, Confessore, donata dalla Casa Generalizia Salesiana alla Comunità Cittadina di Civitanova Marche, Arcidiocesi di Fermo, dove i Salesiani svolgono da molti anni un'apprezzata azione pastorale in Parrocchia e presso i giovani.
Centinaia di civitanovesi hanno espresso il loro amore riconoscente a Don Bosco ed ai Salesiani affollando la piazza principale della Città per l'arrivo della Reliquia ( pomeriggio del 30 gennaio) e partecipando devotamente alle SS.Messe nel giorno della Festa del Santo sia nella Parrocchia Salesiana di San Marone Martire che nella Chiesa di Cristo Re dove sono estate esposte la Reliquia e statua del Santo.

giovedì 29 gennaio 2015

La modifica della consegna del Pallio ai nuovi Arcivescovi Metropoliti

Durante i Pontificati di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ho avuto più volte la grazia di assistere nella Basilica Vaticana   alla Messa Papale per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo : una  liturgia che prevedeva  la lunga, interminabile consegna dei Palli ai nuovi Arcivescovi Metropoliti nominati negli ultimi 12 mesi.
Questo particolare "simbolo di unità e segno di comunione con la Sede Apostolica" soprattutto nelle Arcidiocesi di “recente” costituzione è rimasto  intatto nel suo significato  di particolare  dignità perchè nei  Paesi geograficamente lontani dall’Urbe eterna i Chierici e i Fedeli hanno molto a cuore il " segno della potestà di Metropolita ", " a decoro delle Sedi " affidato ai loro nuovi Arcivescovi.
Un entusiasmo che nella Messa Papale nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo si concretizzava in gesti di spontaneo affetto  tributato “ad personam” dai  fedeli africani o americani presenti  verso i loro Pastori insigniti di tanto onore.
La scarsa attenzione ( per non dire, realisticamente, disinteresse) per l'imposizione del "Pallio, segno del dolce giogo di Cristo ... e segno del vincolo di comunione con questa Sede Apostolica" appartiene, al contrario, alle nostre stanche e dormienti realtà ecclesiali del vecchio continente.  
Un "impiccio" in più per le Curie che debbono organizzare i pullman per i fedeli e  non sanno cosa inventarsi per convincerli ad andare a Roma a patire tre ore di caldo nella Basilica Vaticana per vedere il loro Arcivescovo mentre  riceve il Pallio dal Papa.
Nei pullman gli "animatori" raccomandavano al proprio gruppo di applaudire forte  al loro arcivescovo quando si sarebbe trovato al cospetto del Papa : “ Bisogna farsi sentire : la nostra Diocesi si deve far notare!
Una questione di stile : il tifo da stadio, vuoto e sterile con cui i fedeli italiani o ispanici hanno spesso accompagnato il momento dell'imposizione del Pallio al loro Arcivescovo  ricorda sia l'iniziale Hosanna che il susseguente Crucifige della Passione di Nostro Signore.
Perchè far finta di non sapere che nelle nostre realtà ecclesiali gli Arcivescovi Metropoliti ( tranne quelli insigniti della Porpora Cardinalizia) sono costantemente ignorati dagli stessi  Vescovi Suffraganei ?
Accade difatti assai troppo spesso che nelle Consacrazioni Episcopali, la cui presidenza spetterebbe in primis al Metropolita territoriale,si preferisce invece invitare un Cardinale ( estraneo) come primo Consacratore.
La notizia del cambiamento radicale della cerimonia papale di consegna dei Sacri Palli ( QUI ) è comparsa in una fredda giornata  riuscendo tuttavia a ravvivare le sonnacchiose “discussioni” nei social network
La comunicazione del Maestro delle Cerimonie Liturgiche del Sommo Pontefice mi trova d’accordo soprattutto per un particolare che mette bene in evidenza il ruolo, ora sopito, del Metropolita : “L’imposizione ( del Pallio N.d.R)  poi, si effettuerà nelle loro diocesi di appartenenza, e dunque in un secondo momento, alla presenza della Chiesa locale e in particolare dei vescovi delle diocesi suffraganee accompagnati dai loro fedeli.”
Immagino che questo mio placet a questa decisione del Papa sarà fortemente criticato da coloro che, a differenza di me che sono un babbeo idealista,  riescono invece a captare in questo Papale provvedimento delle linee, dei presagi, delle avvisaglie di ulteriore distruzione, di adesione a dottrine e ideologie  iper collegiali, protestantiche ecc ecc invece che cogliere al contrario la ventata di fresca genuità al ritorno alla vera tradizione dell'imposizione del Pallio, confermata nel suo primiero significato.
Perchè anche il significato dell' "imposizione" del Sacro Pallio rimane intatto e con esso  la "realtà della cura pastorale" , "di riconoscersi come Pastori del ... gregge e di tradurre nella vita la realtà significata nel nome".
"Ad omnipotentis Dei gloriam atque ad laudem beatae Mariae semper Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli, ad decorem Sedium vobis commissarum".


Andrea Carradori

NB. Le frasi virgolettate in corsivo sono tratte dal rituale della Benedizione e Imposizione dei Palli (Ed.Vaticana)

Prima del Concilio Vaticano II l'imposizione del Pallio avveniva in forma privata.
Dopo il Concilio fino ad oggi il Pallio, tessuto di lana d'agnello a forma di doppia Y, veniva imposto ai nuovi Arcivescovi Metropoliti nominati nei dodici mesi precedenti nel corso della messa celebrata dal Pontefice in San Pietro il giorno della festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno.
La regola aveva qualche eccezione: nel caso l'Arcivescovo fosse impossibilitato per qualche motivo ad essere a Roma, il Pallio gli veniva imposto dal Nunzio o da un altro Vescovo delegato.
In qualche altro caso particolare, il Papa stesso lo imponeva privatamente anche al di fuori della cerimonia di giugno, com'è avvenuto ad esempio per gli ultimi due Arcivescovi di Milano, il Card.Dionigi Tettamanzi e il Card.Angelo Scola, che l'hanno ricevuto singolarmente dalle mani di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.

martedì 27 gennaio 2015

Una Chiesa che impedisce ai propri figli di inginocchiarsi di fronte a Dio (Eucaristia) è ormai sterile

" Immagine di un tempo oramai tramontato dove tra gli uomini regnava il Timore di Dio... speriamo che qualcuno ricominci ha riflettere, laici e clero... (*)
Un sacerdote, vestito con la talare e la bianca cotta, attraversa le strade fangose recando con sé le ostie consacrate, Carne e Sangue di Cristo da portare a malati e moribondi; al suo passaggio gli uomini si inginocchiano incuranti del fango, perché è Cristo che passa davanti a loro. 
Per secoli è stato così, ma oggi una immagine del genere fa un po’ sorridere; sono bastati pochi decenni, e l’arma decisiva si è trovata introducendo una nuova messa progettata a tavolino, in cui il divieto di inginocchiarsi durante la comunione è diventato il nuovo imperativo dominante. Si resta in piedi di fronte a Lui, come in ufficio, come all’osteria. E chi chiede di potersi inginocchiare, ne viene impedito e guardato come uno squilibrato. Ciò che gli uomini hanno voluto è accaduto; la fede nella Presenza Reale è svanita, persa, e nessuno crede più veramente che in quelle piccole ostie ci sia Lui, in Carne, Sangue, Anima e Divinità. Ed è così che, entrando nelle chiese, ci si trova magari a fare il giro fra statue e dipinti di Santi e Madonne, e solo alla fine(se accade),si finisce col gettare uno sguardo verso il Tabernacolo( se ancora c’è), lì dove Cristo Sacramentato è presente Realmente. 
Perché meravigliarsi di quanto accaduto nella messa papale a Manila, con le ostie che volavano di mano in mano, finendo anche per terra schiacciate dalla folla nel fango! 
Continuate a fare i vostri Sinodi, continuate cari Vescovi a fare i vostri incontri per la nuova Evangelizzazione: una Chiesa che impedisce ai propri figli di inginocchiarsi di fronte a Dio, è ormai sterile, moribonda".
(*) Il Clero, assonnato, narcotizzato e depresso, se ne accorgerà quando sarà troppo tardi quando  il "candelabro sarà stato rimosso", il gregge disperso e la Vigna del Signore devastata dai cinghiali e dagli animali rapaci.
Solo dopo questa purificazione che sarà stata inflitta dal giusto Giudice agli uomini di Chiesa che hanno flirtato per decenni con il mondo e con il Principe di questo mondo i Chierici, resi umili dalla povertà e dall'abbandono dei fedeli, ritorneranno a volgere il loro sguardo a "Colui che è stato trafitto" tornando ad offrire alla Divina Maestà l'Oblatio munda nella devota, santificante Liturgia dei nostri Padri della Fede. ( N.d.R.)


Salmo 79

Hai divelto una vite dall'Egitto,

per trapiantarla hai espulso i popoli.

Ha esteso i suoi tralci fino al mare

e arrivavano al fiume i suoi germogli.



Perché hai abbattuto la sua cinta

e ogni viandante ne fa vendemmia?

La devasta il cinghiale del bosco

e se ne pasce l'animale selvatico.



Dio degli eserciti, volgiti,

guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,

il germoglio che ti sei coltivato.



Da te più non ci allontaneremo,

ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,

fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

domenica 25 gennaio 2015

Il Papa "nel cuore di Cristo si incontrano la sete umana e la sete divina"


PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 25 gennaio 2015





Cari fratelli e sorelle buongiorno,
il Vangelo di oggi ci presenta l’inizio della predicazione di Gesù in Galilea. San Marco sottolinea che Gesù cominciò a predicare «dopo che Giovanni [il Battista] fu arrestato» (1,14). 
Proprio nel momento in cui la voce profetica del Battezzatore, che annunciava la venuta del Regno di Dio, viene messa a tacere da Erode, Gesù inizia a percorrere le strade della sua terra per portare a tutti, specialmente ai poveri, «il Vangelo di Dio» (ibid.). L’annuncio di Gesù è simile a quello di Giovanni, con la differenza sostanziale che Gesù non indica più un altro che deve venire: Gesù è Lui stesso il compimento delle promesse; è Lui stesso la “buona notizia” da credere, da accogliere e da comunicare agli uomini e alle donne di tutti i tempi, affinché anch’essi affidino a Lui la loro esistenza. 
Gesù Cristo in persona è la Parola vivente e operante nella storia: chi lo ascolta e segue entra nel Regno di Dio.

Gesù è il compimento delle promesse divine perché è Colui che dona all’uomo lo Spirito Santo, l’“acqua viva” che disseta il nostro cuore inquieto, assetato di vita, di amore, di libertà, di pace: assetato di Dio. 
Quante volte sentiamo, o abbiamo sentito il nostro cuore assetato! 
Lo ha rivelato Egli stesso alla donna samaritana, incontrata presso il pozzo di Giacobbe, alla quale disse: «Dammi da bere» (Gv 4,7). Proprio queste parole di Cristo, rivolte alla Samaritana, hanno costituito il tema dell’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che oggi si conclude. 
Questa sera, con i fedeli della diocesi di Roma e con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, ci riuniremo nella Basilica di San Paolo fuori le mura per pregare intensamente il Signore, affinché rafforzi il nostro impegno per la piena unità di tutti i cristiani. 
E’ una cosa brutta che i cristiani siano divisi! Gesù ci vuole uniti: un solo corpo. 
I nostri peccati, la storia, ci hanno divisi e per questo dobbiamo pregare tanto perché sia lo stesso Spirito Santo ad unirci di nuovo.

Dio, facendosi uomo, ha fatto propria la nostra sete, non solo dell’acqua materiale, ma soprattutto la sete di una vita piena, di una vita libera dalla schiavitù del male e della morte. 
Nello stesso tempo, con la sua incarnazione Dio ha posto la sua sete – perché anche Dio ha sete - nel cuore di un uomo: Gesù di Nazaret. Dio ha sete di noi, dei nostri cuori, del nostro amore, e ha messo questa sete nel cuore di Gesù. 
Dunque, nel cuore di Cristo si incontrano la sete umana e la sete divina. 
E il desiderio dell’unità dei suoi discepoli appartiene a questa sete. Lo troviamo espresso nella preghiera elevata al Padre prima della Passione: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). 
Quello che voleva Gesù: l’unità di tutti! 
Il diavolo - lo sappiamo - è il padre delle divisioni, è uno che sempre divide, che sempre fa guerre, fa tanto male.

Che questa sete di Gesù diventi sempre più anche la nostra sete! Continuiamo, pertanto, a pregare e ad impegnarci per la piena unità dei discepoli di Cristo, nella certezza che Egli stesso è al nostro fianco e ci sostiene con la forza del suo Spirito affinché tale meta si avvicini. 
E affidiamo questa nostra preghiera alla materna intercessione di Maria Vergine, Madre di Cristo, Madre della Chiesa, perché Lei ci unisca tutti come una buona madre.

"L'esame di coscienza è una delle pratiche della vita interiore" San Giovanni Paolo II

L'esame di coscienza è una delle pratiche della vita interiore. 
Esso non può essere una specie di resoconto delle azioni cattive e dei peccati, perché in questo modo esso facilmente si trasforma in una specie di autotormento inconsapevole che genera tristezza ed anche disperazione. 
L'esame di coscienza è soprattutto preghiera, quindi incontro personale con Dio in un'atmosfera di attenzione amorosa reciproca, è il constatare la sua attenzione amorosa su di me. In un esame di coscienza così inteso, notiamo prima di tutto che Dio è presente nella nostra vita quotidiana. La profondità della sua misericordia si apre per noi e ci chiama a unirci a Lui. 
L'uomo, vedendosi al centro dell'attenzione amorosa di Dio, cessa di concentrare tutta la sua attenzione sul peccato e la concentra sopratutto sulla presenza affettuosa di Dio e sui raggi della sua misericordia nei quali soltanto conosce sé stesso, i propri peccati e le proprie imperfezioni. 
Quindi l'esame di coscienza dovrebbe contribuire a farci conoscere noi stessi sotto i raggi di questa presenza.

Parole usate da Giovanni Paolo II

sabato 24 gennaio 2015

Bicentenario nascita S.Giovanni Bosco a Verona, Santa Messa Solenne 31 gennaio


Cari Amici,
il prossimo 31 gennaio ricorre la festa di San Giovanni Bosco, quest'anno "speciale" perché nel 2015 cade il bicentenario della sua nascita (www.bicentenario.donboscoitalia.it).

Grazie alla generosa accoglienza dei Padri Salesiani,
Sabato 31 alle ore 11:00, Chiesa dell'Istituto Don Bosco
a Verona in Via Provolo n.16

sarà celebrata una Santa Messa solenne nella forma straordinaria del rito romano, in latino: una Messa, quindi, "come la celebrava Don Bosco", curata da una piccola associazione liturgica in cui gli ex-allievi sono ben rappresentati e che annovera il maestro della gioventù tra i suoi protettori (http://www.sanremigioverona.org).
Sarà una Messa solenne, cantata in gregoriano e accompagnata dall'organo. 
Chi di voi, in particolare, avesse apprezzato la Messa "in rito antico" celebrata alla fine del 2012 in occasione del passaggio a Verona della reliquia di S. Giovanni Bosco, di certo non dovrebbe mancare alla prossima Messa del 31 gennaio, con la quale onoreremo il nostro Don Bosco con intensità e commozione.

Sarà possibile seguire la S. Messa con sussidi per i fedeli in italiano e latino appositamente predisposti. 

​Coetus Fidelium San Remigio Vescovo
____________________________________
(ampio cortile interno per il parcheggio auto):

-celebrante: Mons. Marco Agostini, Cerimoniere Pontificio
-diacono: Padre Massimo Malfer CO
-suddiacono: Don Francesco Marini
-gregorianista: M.o Letizia Butterin
-organista: Prof. Marcello Rossi
-schola cantorum: Coro Popolare Gregoriano, diretto da p. Marco Repeto C.O.
-servizio all'altare: Coetus Fidelium S. Remigio Vescovo 

venerdì 23 gennaio 2015

Sant'Emerenziana Vergine e Martire

23 GENNAIO 2015: SANT'EMERENZIANA, VERGINE E MARTIRE

Non sono ancora passati tre giorni dal martirio di sant'Agnese e la Liturgia, fedele nell'accogliere tutte le tradizioni, ci richiama alla sua tomba. 
Ecco che la Vergine Emerenziana, amica e sorella di latte della nostra tredicenne eroina, va a pregare e a piangere sul luogo dove riposa colei che le è stata così presto e così crudelmente rapita. Emerenziana non è ancora rigenerata nelle acque del Battesimo, segue ancora le istruzioni del catecumenato, ma il suo cuore appartiene già a Cristo per la fede e il desidero.

Mentre la giovinetta effonde il suo cordoglio e la sua ammirazione sulla tomba d'Agnese, giungono alcuni pagani. Deridono il suo dolore, e intendono impedire gli omaggi resi alla loro vittima. È allora che Emerenziana, bruciante per il desiderio di unirsi a Cristo e di essere presto fra le braccia della sua dolce sorella, si volge verso di essi e confessando Gesù Cristo e maledicendo gli idoli, li apostrofa per la loro atroce crudeltà di cui è stata vittima l'innocente Agnese.

La ferocia pagana si scatena allora nei cuori di quegli uomini asserviti al culto di Satana, e la giovinetta ha appena finito di parlare che cade sul sepolcro dell'amica, abbattuta dalle pietre mortali di coloro che ha osato sfidare. 
Battezzata nel proprio sangue, Emerenziana lascia sulla terra le sue sanguinanti spoglie, e la sua anima vola al seno dell'Emmanuele, nel gaudio eterno dei divini abbracci e nella dolce presenza di Agnese.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 364-366

Vedere anche : Santi e Beati 

mercoledì 21 gennaio 2015

Preoccupazione per Benedetto XVI


La nostra preoccupazione per Benedetto XVI  
(Raffaella)


 Avevo già "condiviso" il post di Raffaella quando su facebook un Musicista d'indole liturgica benedettiana mi ha scritto questa frase : " Benedetto XVI fortunatamente sta bene, qui alcune foto."  
Su facebook  ci sono difatti alcune foto scattate il 15 gennaio 2015 ritraenti il Trio Böhm e i Solisti di Eufonia durante il Concerto offerto quel giorno a Papa Benedetto  N.d.R.)
Lasciamo intatto però il post di Raffaella ringraziandoLa per le cortesissime informazioni su Benedetto XVI che puntualmente ci dona. 
Andrea Carradori 

Carissimi amici,
ho esitato un po' prima di decidermi a scrivere questa riflessione ma credo che sia arrivato il momento giusto.
Sono state proprio le riflessioni di Socci ma soprattutto quelle di Thompson, riportate anche da Beatrice (clicca qui), a farmi capire che non è opportuno tacere ancora.
E' inutile nascondere che siamo tutti molto preoccupati per Benedetto XVI. 

Da molto tempo non si hanno sue notizie e non vengono pubblicate sue foto.
Si sperava in qualche aggiornamento in seguito alla visita fatta da Mons. Georg Ratzinger in occasione del suo compleanno la settimana scorsa ma tutto tace.
Ci chiediamo come mai da un po' di tempo regni sovrano il silenzio su Papa Benedetto.
Speriamo che egli stia bene e che la mancanza di aggiornamenti non sia dovuta all'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
In questo caso ci piacerebbe venire informati per stargli vicino anche solo con la preghiera.
Ci auguriamo però che questa sorta di "sparizione" non sia dovuta al timore di Papa Benedetto di generare "confusione" nei fedeli.
Dopo due anni il popolo di Dio non corre di certo il rischio di vedere una "diarchia" fra due Pontefici. 

Inoltre penso che ciascuno abbia maturato le proprie riflessioni ed avere notizie del Papa emerito nulla aggiunge e nulla toglie alle convinzioni di ciascuno.
Chi pensa che nella chiesa ci sia stato un'ondata di primavera continuerà ad andare avanti nella propria idea anche se venissero pubblicate foto di Benedetto XVI.
Chi si sente confuso e non capisce la ratio di certe decisioni non subirà uno choc se ci saranno aggiornamenti sul predecessore del Papa regnante. Anzi! Sapere che tutto procede bene per Benedetto sarebbe un sollievo per tutti coloro che gli hanno voluto e gli vogliono bene.
"Chi crede non è mai solo": proprio stamattina abbiamo riascoltato queste parole nel video che ci ha regalato Gemma.
Papa Benedetto ha fatto di questa frase l'intero motto della propria esistenza e tutti noi, parlo per me in particolare, ha tratto un profondo insegnamento da quelle poche parole.
E' vero: "Chi crede non è mai solo" ma spesso anche il fedele più attento e generoso corre il rischio di sentirsi solo. Ci si sente soli quando si devono fare scelte dolorose, ci si può sentire soli quando sembra che tutto intorno a noi proceda nel verso sbagliato, ci si sente soli ed abbandonati quando viene a mancare una persona cara o quando qualcuno a cui vogliamo bene decide (o altri decidono per lui) di non dare notizie.
Ecco...in questo momento probabilmente molti di noi si sentono soli.
Speriamo, quindi, di avere presto notizie su Papa Benedetto al quale manifestiamo nuovamente tutto il nostro affetto.
Raffaella

mercoledì 21 gennaio 2015

martedì 20 gennaio 2015

I Fratelli Ortodossi "la verità, la chiarezza, la piena conoscenza reciproca sono condizioni essenziali di un dialogo autentico"


Così vicini eppur così lontani. Ecco come l'ortodossia vede realmente il cattolicesimo
 «Nella nostra qualità di ortodossi italiani, ci siamo sentiti proporre più di una volta la domanda "ma in che cos'è che siete differenti dai cattolici?". Trattandosi di una domanda piuttosto generalizzata, talvolta ce la siamo sentita porre per mera curiosità, senza un reale desiderio di comprensione. Ma spesso, dietro questa richiesta apparentemente banale, si cela un cammino di ricerca e di vero struggimento interiore, alla scoperta di un cristianesimo più autentico e profondo». Così inizia un documento di grande interesse disponibile sul sito “Sicilia Ortodossa”, espressione dell'arcidiocesi di Palermo e di tutta l'Italia della Chiesa autocefala ortodossa ucraina. ( Pare che quella particolare Comunità non è però riconosciuta dal resto dell'Ortodossia. N.d.R.
Il testo, si legge, è «nato da una serie di discussioni e dibattiti avvenuti in seno alla comunità ortodossa torinese, ed è stato in diverse occasioni analizzato e riveduto a cura di sacerdoti ortodossi in varie parti d'Italia. Fino alla sua stesura definitiva nel 1997».
Si tratta in pratica di “99 differenze tra l’ortodossia e il cattolicesimo romano” che aiutano a porre in una giusta prospettiva il cammino ecumenico con il mondo ortodosso, spesso ridotto nella percezione di tanti al solo problema del primato di Pietro, e a cogliere il modo in cui l’Oriente cristiano guarda al cattolicesimo dal punto di vista teologico, liturgico, spirituale e della storia della Chiesa. Perché la verità, la chiarezza, la piena conoscenza reciproca sono condizioni essenziali di un dialogo autentico.

Fonte : Il Timone

Quelli che s'ispirano a Lutero


Verso una Chiesa cattolica sempre più protestantizzata?

Il cardinale Marx: riforme nel segno di Lutero. Ma la Chiesa non intende ispirarsi ai protestanti


Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, capo della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore del Consiglio per l’economia istituito da Papa Francesco per rendere trasparenti le finanze vaticane, non ha dubbi: Lutero deve fare da ispiratore alle grandi riforme  – spirituali e di governo – che attendono la Chiesa nei prossimi anni. Una sorta di bussola che orienti la Chiesa, insomma. Così scrive il Foglio (15 gennaio).  Il 2017, per Marx, sarà l’anno della svolta, l’occasione per mettere Cristo ancor più al centro dell’attenzione, stimolando «una collaborazione sempre più stretta tra le confessioni cristiane» per far fronte alla «secolarizzazione della società».

LA DOMANDA SU DIO
Il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, partecipando lo scorso ottobre alla Conferenza della federazione luterana mondiale, aveva anticipato la presa di posizione di Marx, sostiene il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara,  benché avesse sottolineato in tale circostanza che il contributo teologico fondamentale di Lutero è stato la sua «domanda su Dio».  Koch aveva ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Erfurt, nel 2011, davanti al consiglio della chiesa evangelica di Germania: «Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? Questa scottante domanda di Lutero», disse Joseph Ratzinger, «deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta».

LE MANCANZE DEI CRISTIANI
Benedetto XVI non si riferiva ad un ripiegamento della dottrina cattolica sul protestantesimo o trarre ispirazione da esso per le riforme del Magistero. ma di riattualizzare in chiave moderna un quesito utile al cristiano del terzo millennio. Come spiega Famiglia Cristiana (23 settembre 2011) il papa ad Erfurt ha spiegato che Lutero, ponendo il problema di un «Dio misericordioso» ha posto la domanda fondamentale, «forza motrice di tutto il suo cammino». Invece «chi oggi tra i cristiani si preoccupa di questo?». Essere misericordioso per Dio non significa ignorare le mancanze dell’uomo, anche quelle che si definiscono «piccole mancanze», che poi non lo sono. E’ piccola mancanza «la corruzione»? E «la droga», il «potere del denaro», l’«avidità del piacere» o la «violenza che non di rado si maschera con l’apparenza della religiosità?».

IN RISPOSTA ALL'ANNACQUAMENTO DELLA FEDE
E' in tal senso, rispondeva Benedetto XVI, che va riproposta la domanda di Martin Lutero: «Qual è la posizione di Dio, come mi trovo io davanti a Dio?». Nelle moderne società secolarizzate, é sempre forte per i cristiani la «pressione» a cedere a un «annacquamento della fede» per diventare più «moderni». E questa è una tentazione a cui non bisogna cedere perché oggi «la cosa più necessaria per l’ecumenismo» é non perdere «inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito: questo un compito ecumenico centrale».

INSIEME VERSO I 500 ANNI DELLA RIFORMA
La Chiesa di papa Francesco proseguirà nel dialogo con i luterani, in vista delle celebrazioni nel 2017 del 500esimo anniversario della riforma protestante, nel solco di due documenti ufficiali che ne hanno segnato un avvicinamento delle posizioni, senza vincitori, né vinti.  «Cinque imperativi ecumenici» sono contenuti nel documento congiunto della Chiesa cattolica e della Federazione luterana mondiale, intitolato "Dal Conflitto alla Comunione". Si tratta di un lungo e dettagliato testo, scritto dalla Commissione internazionale per l'unità cattolica-luterana che si pone come riferimento al fine di superare le incomprensioni reciproche e ribadire l'impegno alla comune testimonianza cristiana nel mondo.

CATTOLICI E LUTERO
Sul loro cammino comune, scriveva l'Osservatore Romano (23 gennaio 2014), luterani e cattolici sono riusciti ad avvicinarsi non soltanto alla persona di Lutero, ma anche alla sua teologia. Il fatto che siano pervenuti a una esposizione comune delle questioni non significa che i cattolici concordino con tutte le affermazioni di Lutero, ma che lo comprendono nel modo in cui il documento comune lo presenta. La sua teologia è inquadrata nel suo contesto, ma è anche descritta alla luce del dialogo ecumenico. A seguito del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica è riuscita a lasciarsi alle spalle questo atteggiamento di dura demarcazione e a leggere i contenuti della fede cattolica in modo da non vedere più il suo messaggio positivo come un’opposizione polemica all’insegnamento protestante.

IL BATTESIMO CHE ACCOMUNA
Nel merito, all'interno del documento "Dal Conflitto alla Comunione", riporta sempre il quotidiano della Santa Sede, per luterani e cattolici, la commemorazione della Riforma è oggi motivo sia di gioia comune che di dolore condiviso. Con il battesimo, luterani e cattolici sono stati uniti nell’unico Corpo di Cristo. Secondo Paolo, tutte le membra di un corpo soffrono e gioiscono con ciascun membro (Cfr. 1 Corinzi, 12, 26). Molte delle conclusioni teologiche di Martin Lutero sono condivise anche dai cattolici, come ha mostrato il dialogo ecumenico. Di questo, cattolici e protestanti possono e devono rallegrarsi insieme.

I CINQUE IMPERATIVI
Insieme divengono sempre più consapevoli del fatto che i motivi all’origine delle reciproche accuse non sussistono più, seppure non sia ancora all’orizzonte un consenso su tutte le questioni dibattute. Così, il rapporto "Dal Conflitto alla Comunione" si conclude con quei "cinque imperativi" che esortano a proseguire sul cammino di una sempre più profonda comunione. «Primo imperativo: cattolici e luterani devono partire sempre dall’ottica dell’unità e non da quella della divisione, per rafforzare ciò che hanno in comune, anche se è molto più facile vedere e fare l’esperienza di quelle che sono le differenze». Secondo imperativo: «luterani e cattolici devono continuamente essere disposti a lasciarsi cambiare dall’incontro con l’altro e dalla rispettiva testimonianza di fede» Terzo imperativo: «devono individuare insieme quali passi concreti ciò comporta e devono mirare sempre in maniera rinnovata a questo obiettivo». Quarto imperativo: «luterani e cattolici devono riscoprire insieme la forza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo». Quinto imperativo: «cattolici e luterani, nell’annuncio del Vangelo e nel servizio, devono rendere testimonianza insieme davanti al mondo della grazia di Dio».

DUE VISIONI DELLA GIUSTIFICAZIONE
Com questo documento si alimenta l'avvicinamento tra cattolici e protestanti introdotto con la "Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione" del 2000. La "giustificazione della fede" è il grande tema che divide i cristiani.  Per i luterani è esclusivamente Dio che salva, nella misura in cui, in quanto onnipotente, è in grado di trattare come giusto ciò che per sua natura è ingiusto. Dunque è solo la fede che salva dal peccato. La Chiesa cattolica, in merito al problema della giustificazione, crede nella necessità sia della grazia divina che della cooperazione umana, fatta di fede ed opere: l’uomo è sì corrotto dal peccato originale, ma il suo libero arbitrio non è completamente annullato, e dunque trova, con l’aiuto della grazia divina, la forza per risorgere. L'affermazione che per ottenere la salvezza sono necessarie, oltre alla fede, anche le opere di bene viene fondata su Matteo 25, 31-46 e Giovanni 2,14-16.

LA GRAZIA COME PUNTO DI INCONTRO
Con la Dichiarazione congiunta, già quindici anni fa, le due fedi provavano a colmare le distanze.  «Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino. Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori. L’incarnazione, la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della giustificazione. Pertanto, la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere».

LA "COOPERAZIONE" DELL'UOMO
I punti 20 e 21 del documento certificano il compromesso sulla giustificazione. «Quando i cattolici affermano che l’uomo, predisponendosi alla giustificazione e alla sua accettazione, «coopera» con il suo assenso all’azione giustificante di Dio - sui legge al 20 - essi considerano tale personale assenso non come un’azione derivante dalle forze proprie dell’uomo, ma come un effetto della grazia».

Secondo la concezione luterana, aggiunge il 21, «l’uomo è incapace di cooperare alla propria salvezza, poiché, in quanto peccatore, egli si oppone attivamente a Dio e alla sua azione salvifica. I luterani non negano che l’uomo possa rifiutare l’azione della grazia. Quando essi sottolineano che l’uomo può solo ricevere la giustificazione mere passive, negano con ciò ogni possibilità di un contributo proprio dell’uomo alla sua giustificazione, senza negare tuttavia la sua personale e piena partecipazione nella fede, che è operata dalla stessa parola di Dio». 
Fonte : ALETEIA 

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lunedì 19 gennaio 2015

Foto che fanno piangere : Loreto: il Tabernacolo di "servizio"

LA SANTA CASA COME E' ORA, PRIVATA DEL TABERNACOLO,
E SENZA PIU' LA PRESENZA DI GESU' EUCARISTIA,
"ESTROMESSO" DALLA SUA CASA OVE EGLI SI ERA INCARNATO IN MARIA VERGINE



DOVE E' STATO POSTO ORA GESU'
NEL NUOVO IRRIVERENTE E DISSACRANTE "TABERNACOLO DI SERVIZIO"
(come viene chiamato con un termine "irriverente" dagli addetti della Basilica Lauretana)
Ecco le conseguenze " logiche " QUI   e QUI




Quasi nessuno si è accorto di un altro tabernacolo spostato dall'arcivescovo di Loreto Mons. Tonucci e della sua nuova assurda posizione.
Infatti è stato tolto anche il tabernacolo dell’altare maggiore per spostarlo pochi metri più a destra,
in una posizione nascosta, fuori dell’area presbiteriale, dietro un pilone che sorregge la cupola.
Esattamente è di fronte allo spigolo nord-ovest del rivestimento marmoreo della Santa Casa,
in un armadietto che sembra la credenza di una cucina appeso sul muro tra un altoparlante e una campanella, con al posto della lampada del Santissimo una piccola spia rossa che sembra un’indicazione di pericolo!
Ma, cosa peggiore, al di sotto di questo pseudo tabernacolo c’è un mobile basso sul quale vengono collocati messali e pissidi con le ostie da consacrare e all’interno del quale oggetti ad uso dell’altare!

Il tabernacolo è perciò ora in uno dei punti più nascosti del santuario, che era stato scelto da tempo come piccola area di pronto intervento per le necessità dell’altare (proprio perché vicina all’area presbiteriale… ma nascosta!)

Togliendo il Tabernacolo e il Santissimo dalla Santa Casa ora esso è stato collocato nel "Tabernacolo di servizio" sopra illustrato (quasi che si tratti di un rispostiglio per riporvi e prendervi l'Eucaristia-DIO, come se l'Eucaristia-DIO sia come "una cosa", da "utilizzare" e "servirsene" con comodo!...)





Come possono i sacerdoti celebranti fare un atto di genuflessione passando davanti a questo "pseudo-tabernacolo" senza che vi sia anche solo un minimo spazio disponibile per una genuflessione?...


(sopra)
I PELLEGRINI PASSANO INDIFFERENTI AI LATI E DAVANTI AL "TABERNACOLO DI SERVIZIO"
DEL TUTTO IGNARI CHE IN QUEL "PSEUDO-TABERNACOLO"
C'E' LA REALE PRESENZA EUCARISTICA DI GESU'-DIO!...

(sotto)
LA NUOVA CAPPELLA DEL SANTISSIMO
E' BEN OCCULTATA DA UNA TENDA CHE LA CHIUDE INTERAMENTE
E PERCIO' DIVENTA INVISIBILE AI PELLEGRINI IGNARI CHE VI PASSANO DAVANTI,
I QUALI DA LONTANO NON POSSONO RIUSCIRE A LEGGERE
UN SEMPLICE PICCOLO CARTELLO INDICATORE POSTO DAVANTI ALLA TENDA.
I PELLEGRINI PASSANO PERCIO' DAVANTI ALLA CAPPELLA DEL SANTISSIMO
SENZA FARE ALCUN ATTO DI GENUFLESSIONE E DI ADORAZIONE E SENZA ENTRARVI
 PERCHE' DEL TUTTO IGNARI CHE LI'
- DIETRO LA TENDA -
C'E' REALMENTE GESU', C'E' REALMENTE DIO!...



DICEVA GESU' ALLA BEATA ALEXANDRINA MARIA DA COSTA
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la vita, è l’amore, è la gioia, è la pace. Il Tabernacolo è luogo di dolore, di offese, di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato;
il Gesù del Tabernacolo non è compreso.

Un cardinale disse a Napoleone: “Ma come? Lei vuole distruggere la Chiesa? Non ci siamo riusciti noi dall’interno in quasi duemila anni e ce l’abbiamo messa tutta! Ci vuol riuscire lei dall’esterno?
 


(che visse gli ultimi 13 anni di vita della sola Comunione Eucaristica, senza alimentarsi con alcun altro cibo)

Figlia mia, fà che io sia amato, consolato e riparato nella mia Eucaristia.
Parla dell’Eucaristia, che è prova di amore infinito, che è l’alimento delle anime.
Di’ alle anime che mi amano, che vivano unite a me durante il loro lavoro;
nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino spesso in spirito, e a capo chino dicano:
Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti Sacramentato,
ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano, ti amo per coloro che non ti amano,
ti do’ sollievo per coloro che ti offendono. Gesù, vieni nel mio cuore!
Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione.
Quali crimini si commettono contro di me nella Eucaristia!
“Venga ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli,
perché per giorni e giorni  le anime non mi visitano, non mi amano, non riparano…
Non credono che Io abito là”:
“Voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d’Amore…
Sono tanti coloro che, pur entrando nelle Chiese, neppure mi salutano e non si soffermano un momento ad adorarmi”.
“Lontano dal Cielo, lontano da Gesù sono tutti coloro che sono lontani dal Tabernacolo…
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la vita, è l’amore, è la gioia, è la pace.
Il Tabernacolo è luogo di dolore, di offese, di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato; il Gesù del Tabernacolo non è compreso”.
“Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli, per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini!”
Mi chiedano tutto quanto vogliono stando alla mia presenza, davanti al Tabernacolo: è da lì che viene il rimedio per tutti i mali”.

domenica 18 gennaio 2015

Summorum Pontificum a Tolentino : orari fino al 22 febbraio 2015

Celebrazioni stabilite dal Parroco Don Andrea Leonesi nell’antico rito della Chiesa, disciplinato dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” a Tolentino (MC) nella Chiesa del Sacro Cuore ( detta dei sacconi) . 
Dal 25 gennaio al 22 febbraio 2015. 

Mese di Gennaio 2015
Domenica 25 gennaio 2015 ore 17,00 ( nella festa della Conversione di San Paolo Apostolo)
Mese di Febbraio 2015
- Lunedì 2 febbraio 2015 ore 19,30 Festa della Candelora ( Benedizione candele, processione e Santa Messa)
- Martedì 3 febbraio 2015 ore 18,30 Festa di San Biagio Vescovo e Martire ( S.Messa, benedizione della gola e dei panini di San Biagio)
- Domenica   15 febbraio 2015 Domenica di Quinquagesima chiusura delle Sante Quarantore Parrocchiali ore 17,00 ( Vespro coram Sanctissimo, Benedizione Eucaristica e Santa Messa)
- Mercoledì delle Ceneri 18 febbraio 2015 ore 19,30 imposizione delle Sante Ceneri e Santa Messa ( digiuno)
Domenica 22 febbraio 2015 Domenica Prima di Quaresima ore 17,00 Santa Messa.
***

Riflettiamo sempre sulle parole che Benedetto XVI scrisse in occasione della pubblicazione del Motu Proprio :“Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.


La Liturgia antica è uno straordinario veicolo di perfezione spirituale e di santificazione : indispensabile antidoto per "cacciare via l'idolo della mondanità che ci porta a diventare nemici del Signore." (Papa Francesco, Omelia 6/6/2013)
La Liturgia antica è praticata dai nostri gruppi con grande spirito di  abnegazione: dall'autotassazione per sopperire alle spese di culto e per usare carità verso i bisognosi alle ingenti spese automobilistiche di "migranti liturgici "affrontate spesso settimanalmente.

Conoscendo abbastanza bene le diverse realtà ecclesiali debbo dire con orgoglio e fierezza che i nostri piccoli gruppi liturgici legati alla Liturgia antica della Chiesa sono un modello di devozione e di autentico volontariato liturgico nei vari carismi.



Da qualche giorno il nuovo Cardinale marchigiano Edoardo Menichelli, Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo che il Santo Padre ha voluto annoverare fra i membri del Sacro Collegio, ricopre  la carica di Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana. 
Noi assicuriamo al Presidente della CEM ed a tutti gli altri Presuli Marchigiani la nostra filiale preghiera seguendo l'insegnamento degli “antenati” marchigiani che nel corso dei secoli hanno saputo testimoniare, anche in tempi difficili per la fede, a causa del diffondersi delle ideologie contrarie al Magistero e al Vangelo, un particolare legame con un cordone ombelicale tutto speciale, alla Sede Apostolica. 

Che la Santissima Vergine Lauretana ci faccia sempre più gustare quanto dovrebbe essere soave e dolce  collaborare, sia nelle situazioni  "cum laetitia cordis" sia nei momenti di sofferenza e di incomprensioni, con i nostri Pastori perchè abbiamo sempre a cuore lo scopo di salvaguardare urgentemente le nostre radici cristiane  per la ri-costruzione di quel che rimane della civiltà cattolica sempre più assediata da branchi di lupi famelici. 
Andrea Carradori









sabato 17 gennaio 2015

Sacrilegio : quando l’atto non è vandalico ma blasfemo…

( Il post si riferisce alla notizia di qualche giorno fa : " Perugia, gruppo di stranieri profana una statua della Madonna.
Un gruppetto di immigrati ha distrutto una statua della Vergine e ci ha urinato sopra. Ma il vescovo ammonisce: "Non è un atto di odio religioso". Come fa il nuovo Vescovo Ausiliare di Perugia Mons. Paolo Giulietti ad esserne così sicuro - più delle Forze dell'Ordine che stanno indagando ? Excusatio non petita, accusatio manifesta ...)

***


Perché di fronte all’iconoclastia che impera in Siria, in Iraq e in altre parti turbolente del mondo diciamo che è persecuzione contro i cristiani e i loro simboli e qui, invece, di fronte a fatti simili, diciamo che è “maleducazione”? 
Perché certi vescovi non chiamiamo più gli atti blasfemi con il loro nome? Attenzione: farsi “eunuchi per il Regno dei Cieli” non vuol dire perdere la virilità intesa come coraggio e fermezza.

Ciò che risulta indigesto è che il vescovo abbia parlato di “maleducazione”, come se per una persona analfabeta o cresciuta in ambienti difficili fosse normale accanirsi contro una persona inerme che sta pregando per la strada davanti ad una icona della Vergine Maria, e frantumandone l’immagine ci urinasse sopra.

No, questa non è semplice maleducazione, non è un caso di mala-educazione, è piuttosto una vera profanazione, un vero atto di accanimento anti-religioso che il vescovo si guarda bene dal dichiarare tale, trasformandolo in un atto quasi del tutto naturale…- se uno non è ben” educato”!

Ma “male-educato”, lo dice il termine stesso, significa che qualcuno non è stato bene-educato a vivere con gli altri. 
Di conseguenza, l’atto compiuto da questi profanatori avrebbe all’origine il coinvolgimento di altre persone che a loro volta avrebbero educato male questo gruppetto di “stranieri”. 
L’atto vandalo, ma maggiormente l’atto blasfemo, perciò, non verrebbe da un essere semplicemente ignaro di che cosa sia essere bene-educato, quanto piuttosto dall’aver appreso che scagliarsi contro la fede cattolica è un bene, o del tutto normale, al limite è solo “maleducazione”.

Quando l’atto non è vandalico ma blasfemo…


L’atto vandalico è ben diverso dall’oltraggio religioso, dalla profanazione, dalla blasfemia.
L’atto vandalico è associato infatti all’adolescenza, ad atti burleschi, a gesti irrazionali scaturiti da una ribellione sociale e culturale e da un eccesso di ormoni che ancora prevalgono, a quell’età, sui neuroni. 
Qui, però, siamo davanti a qualcosa di molto ben più grave e il vescovo in fondo lo dice: la statua è stata ricollocata nella sua postazione originaria e sul luogo della profanazione è stato recitato un Santo Rosario di riparazione. 
Dalla Diocesi è arrivata una ferma condanna dell’atto sacrilego…
Quindi o è un atto sacrilego o è un atto vandalico. La responsabilità e la gravità cambiano a seconda dell’atto e dell’intenzione.

Una vera autocastrazione


Il problema, diciamocelo francamente, sta nel fatto che molti, troppi, tra vescovi e preti, hanno confuso il celibato, il farsi eunuchi, con la rinuncia alla virilità (la quale non è affatto una cosa sessuale): il risultato è che si sono auto-castrati nell’anima e nella mente e pure nel cuore, a tal punto da non provare nulla davanti a simili atti – e questo tanto per dirlo in modo educato e per evitare una accusa di maleducazione – e così si arriva a scambiare un atto blasfemo e sacrilego per maleducazione, così tanto per non usare il termine peccato. 
Vedono cioè un atto vandalico quando invece si tratta di un atto peccaminoso proprio perchè blasfemo e sacrilego. 
Uno può anche essere cresciuto per la strada e non conoscere l’educazione, essere anche analfabeta, ma questo non c’entra nulla con atti simili.
E’ vero che l’eunuco era colui che, privato della virilità, sotto il patto della Legge, non poteva entrare a far parte della congregazione del popolo di Dio (Deut. 23,1), ma Gesù viene a capovolgerne il senso dandogli un nuovo significato (Mt. 19). Il termine diventerà proprio di colui che rinuncerà ai desideri carnali per il regno dei cieli, mantenendo però intatta la virilità, la quale non verrà usata per scopo procreativo o sessuale, ma per supportare virilmente-coraggiosamente il progetto di Dio nel mondo. 
Quelli di cui è detto che si sono fatti eunuchi a motivo del Regno esercitano padronanza di sé per potersi impegnare nel servizio di Dio. 
L’apostolo Paolo raccomanda la castità come condotta migliore per i cristiani che non sono infiammati dalla passione. 
Questi, dice Paolo, possono servire il Signore con più costanza, senza distrazione (1Cor. 7,9 e 29-38), tali eunuchi non sono individui che si siano menomati fisicamente o che siano stati evirati; sono persone che scelgono volontariamente di non sposarsi. 
I tanti Santi e Martiri – ma anche fra gli sposati – ce lo insegnano.

Mai attentare alla verità

 

Ora qui c’era un anziano, all’inizio del fatto, che stava pregando per la moglie morta: è questa immagine che il gruppetto selvaggio è andata a colpire per primo, ma il vescovo non dice nulla in difesa di questa persona, tace.
Siamo ad una svolta a riguardo del farsi  eunuchi per il regno di Dio, siamo agli “aucastrati” per il pensiero unico”
Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. 
Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. 
Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l’uomo ogni via di salvezza  (Card. G. Biffi).
Queste parole del cardinale Biffi ci portano a comprendere come i nostri Pastori, oggi, si stiano defilando davanti a fatti di gravissima portata contro la nostra fede, contro la verità, e il tutto in nome di una falsa tolleranza, di un falso rispetto che, oseremo dire, sotto la protezione dell’impalcatura del politicamente corretto, si usa per evitare discussioni ma anche la responsabilità della autentica educazione per il rispetto del sacro.

Facciamo un esempio concreto tanto per rimanere in tema: se due genitori avessero un figlio testardamente maleducato, che urinasse nel salotto degli ospiti, o rompesse tutto, come reagirebbero?

Non vi diamo la risposta: CONTINUA QUI
Foto : San Vittore di Cingoli ( MC ) la profanazione avvenuta alcuni anni fa dell'edicola con il mosaico della Santissima Vergine Maria Theotókos collocata nei pressi dell'ex Monastero fondato dai Monaci Basiliani fuggiti dall'Oriente  e poi appartenuto ai Benedettini Silvestrini. Ci è stato detto che il mosaico è stato restaurato. Quando avvenne la profanazione per non turbare gli animi tutto si disse fuorchè scomodare la parola "sacrilegio". I Diritti di Dio non esistono più ! E neppure la "santa riparazione "...