domenica 31 maggio 2015

Il Papa : "dedicare tempo ai sacerdoti e ad assisterli, a prendervi cura di ognuno di loro, a difenderli dai lupi che attaccano anche i pastori"

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA,
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Giovedì, 28 maggio 2015

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,
Ricevete il mio più cordiale benvenuto in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Confido che questi giorni di riflessione e di preghiera sulle tombe dei santi Pietro e Paolo siano per voi fonte di rinnovamento e servano per coltivare i vincoli di comunione ecclesiale per rispondere alle esigenze di un’azione congiunta e coordinata nella promozione del progresso spirituale e materiale della porzione del Popolo di Dio che vi è stata affidata. Ringrazio Monsignor Gregorio Nicanor Peña Rodríguez, Vescovo di Nuestra Señora de la Altagracia en Higüey e Presidente della Conferenza Episcopale Dominicana, per le gentili parole che mi ha rivolto a nome vostro.
Gli inizi dell’evangelizzazione nel continente americano richiamano sempre alla mente la terra dominicana che ricevette per prima il ricco deposito della fede, che i missionari portarono con fedeltà e annunciarono con costanza. 
I suoi effetti si continuano a percepire oggi attraverso i valori cristiani che animano la convivenza e nelle diverse opere sociali a favore dell’educazione, della cultura e della salute. Inoltre la Chiesa nella Repubblica Dominicana può contare su numerose parrocchie vitali, su un nutrito gruppo di fedeli laici impegnati e un numero consistente di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Rendiamo grazie al Signore per ciò che è stato realizzato e si sta realizzando in ognuna delle vostre Chiese locali.
Oggi la Chiesa che continua a camminare in questa amata terra con i suoi figli alla ricerca di un futuro felice e prospero, si trova di fronte alle grandi sfide del nostro tempo che riguardano la vita sociale ed ecclesiale, e soprattutto le famiglie. 
Mi piacerebbe perciò farvi un appello ad accompagnare gli uomini, a rafforzare la fede e l’identità di tutti i membri della Chiesa.
Il matrimonio e la famiglia attraversano una seria crisi culturale. 
 Ciò non vuol dire che hanno perso importanza, ma che il loro bisogno si sente di più. 
La famiglia è il luogo in cui s’impara a convivere nella differenza, a perdonare e a sperimentare il perdono, e dove i genitori trasmettono ai figli i valori e in particolare la fede. 
Il matrimonio, «visto come una mera forma di gratificazione affettiva», smette di essere un “contributo indispensabile” alla società (cfr. Evangelii gaudium, n. 66). In questo oramai prossimo Giubileo della Misericordia non venite meno nel lavoro della riconciliazione matrimoniale e familiare, come bene della convivenza pacifica: «È perciò urgente un’ampia opera di catechesi circa l’ideale cristiano della comunione coniugale e della vita familiare, che includa una spiritualità della paternità e della maternità. 
Maggior attenzione pastorale va dedicata al ruolo degli uomini come mariti e padri, così come alla responsabilità che condividono con le mogli riguardo al matrimonio, alla famiglia ed all’educazione dei figli» (Ecclesia in America, n. 46). 
Continuiamo a presentare la bellezza del matrimonio cristiano: “sposarsi nel Signore” è un atto di fede e di amore, nel quale gli sposi, mediante il loro libero consenso, diventano trasmettitori della benedizione e della grazia di Dio per la Chiesa e la società.
Vi invito a dedicare tempo ai sacerdoti e ad assisterli, a prendervi cura di ognuno di loro, a difenderli dai lupi che attaccano anche i pastori. 
Il clero dominicano si distingue per la sua fedeltà e coerenza di vita cristiana. 
Che il vostro impegno a favore dei più deboli e bisognosi vi aiuti a superare la tendenza mondana alla mediocrità. 
Che nei seminari non si trascuri la formazione umana, intellettuale e spirituale, che assicura un incontro vero con il Signore, senza smettere di coltivare la dedizione pastorale e una maturità affettiva che renda i seminaristi idonei ad abbracciare il celibato sacerdotale e capaci di vivere e di lavorare in comunione. «Non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, tanto meno se queste sono legate ad insicurezza affettiva, a ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico» (Evangelii gaudium, n. 107).
L’attenzione pastorale e caritativa verso gli immigranti, soprattutto quelli provenienti dalla vicina Haiti, che cercano migliori condizioni di vita nel territorio dominicano, non ammette l’indifferenza dei pastori della Chiesa. 
È necessario continuare a collaborare con le autorità civili per trovare soluzioni concrete ai problemi di quanti sono privati dei documenti o del godimento dei loro diritti fondamentali. 
È inammissibile non promuovere iniziative di fraternità e di pace tra le due nazioni che danno forma a questa bella Isola dei Caraibi. 
È importante saper integrare gli immigranti nella società e accoglierli nella comunità ecclesiale. 
Vi ringrazio perché state vicini a loro e a tutti quelli che soffrono, come gesto dell’amorevole sollecitudine per il fratello che si sente solo e abbandonato, con il quale Cristo si è identificato.
Conosco i vostri sforzi e le vostre preoccupazioni per affrontare in modo adeguato i gravi problemi che affliggono i vostri popoli, quali il traffico di droghe e di persone, la corruzione, la violenza domestica, l’abuso e lo sfruttamento dei minori e l’insicurezza sociale. 
Sulla base dell’intima connessione che esiste tra evangelizzazione e promozione umana, ogni azione della Chiesa Madre deve ricercare e curare il bene dei più bisognosi. 
Tutto ciò che si farà in tal senso accrescerà la presenza del Regno di Dio che ha portato Gesù Cristo, e allo stesso tempo darà credibilità alla Chiesa e rilevanza alla voce dei suoi pastori.
La Missione Continentale, voluta dal Documento di Aparecida, e il Terzo Piano Nazionale di Pastorale devono essere due motori dell’attività congiunta tra le Chiese locali. 
Tenete però presente che non basta avere piani ben formulati e celebrazioni festive, ma dovete anche permeare la vita quotidiana dei nostri popoli.
Perciò è indispensabile che il laicato dominicano, che si percepisce così presente nelle opere di evangelizzazione a livello nazionale, diocesano, parrocchiale e comunitario, non trascuri la sua formazione dottrinale e spirituale, e riceva un appoggio costante, affinché sia capace di rendere testimonianza a Cristo penetrando in quegli ambienti dove molte volte i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi non giungono. 
È anche necessario che la pastorale dei giovani riceva una scrupolosa attenzione affinché non si lascino distrarre dalla confusione degli anti-valori che cerca di sviare oggi la gioventù.
Senza tener conto dell’orientamento che i genitori e la Chiesa desiderano dare alla formazione delle nuove generazioni, le leggi civili tendono a sostituire l’insegnamento della religione nella scuola con un’educazione del fatto religioso di natura multiconfessionale o da una mera illustrazione di etica e di cultura religiosa. 
Non può mancare in coloro che sono impegnati in questo servizio e in questa missione educativa un atteggiamento vigile e coraggioso affinché si possa offrire in tutte le scuole un’educazione conforme ai principi morali e religiosi delle famiglie (cfr. Gravissimum educationis, n. 7). 
È importante offrire ai bambini e ai giovani l’insegnamento catechetico conforme alla verità che abbiamo ricevuto da Cristo, Parola del Padre.
Infine, per concludere, e tenendo presente la bellezza e la vivacità dei paesaggi della bella Repubblica Dominicana, invito tutti a rinnovare l’impegno per la conservazione e la cura dell’ambiente. 
La relazione dell’uomo con la natura non deve essere governata dalla cupidigia, dalla manipolazione e neppure da uno sfruttamento smisurato, ma deve conservare l’armonia divina tra le creature e il creato per metterle al servizio di tutti e delle generazioni future.
Fratelli, vi chiedo, per favore, di portare ai vostri amati figli e figlie quisqueyanos l’affettuoso saluto del Papa, che vi affida all’intercessione di Nuestra Señora de la Altagracia, che contemplate nel mistero della sua maternità divina. Vi chiedo di pregare per me e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


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sabato 30 maggio 2015

La Chiesa pensa al suo prossimo futuro : “ esiste tutto un Magistero precedente, la Chiesa ha una lunga storia”

Avevamo scritto più volte circa la strumentalizzazione in senso progressista (e anticristiano) che svariati quotidiani, rotocalchi ( televisivi o cartacei) facevano e fanno delle delle parole e dei gesti del Papa.
Ancor prima della pubblicazione dell'Articolo dell'ottimo Marco Tosatti sulla Stampa eravamo a conoscenza di alcuni particolari dell'ultima Assemblea CEI, tenutasi a porte chiuse alla presenza del Papa, ma c'era stata richiesta la promessa di non divulgarne il contenuto. Così abbiamo fatto.
Ora però abbiamo l'opportunità di integrare quel bell'articolo di Tosatti con alcune  nostre parole  :
"E’ noto quanto papa Francesco si sia espresso contro il clima da corte rinascimentale che corre sempre il rischio di riprodursi all’interno delle organizzazioni focalizzate su una singola figura carismatica, e in cui uno stuolo di cortigiani approvano sempre e comunque detti e fatti del Capo, una mancanza di sincerità che non gli è di aiuto. 
E infatti papa Francesco ( nonostante il viso nervosamente scuro di un  "gran campione delle fumoserie" N.d.R. ) ha esortato il vescovo autore dell’intervento che succintamente riportiamo più sotto a continuare a parlare con franchezza, senza timidezze. ...

Nel suo intervento, che riportiamo con parole nostre, sostanzialmente ha affermato che l’immagine mediatica del Papa è talmente preponderante da cancellare in pratica il ruolo della Chiesa locale. 
E in temi difficili, come la questione dei padrini e delle madrine di battesimo, sembra che il Papa sia buono e il vescovo, che cerca di far rispettare le regole stabilite dalla Chiesa, cattivo ( lo stesso vale per i poveri Parroci anche nei paesi più piccoli, aggrediti - QUI - e contestati - QUI -  nel nome del Papa. Lo avevamo scritto mille volte ! N.d.R.) Così quando si dice agli interessati: la Chiesa dice che dobbiamo fare così, non possiamo interpretare, quelli rispondono: ma il Papa…( ... pare che quel degnissimo Vescovo quando ha riacceso il suo telefono cellulare ha trovato decine di sms dei Confratelli Vescovi che lo ringraziavano, plaudenti, per l'intervento fatto davanti al Papa N.d.R.)

Ha poi messo in guardia il Pontefice dalle strumentalizzazioni; troppo spesso si sente dire: il teologo del Papa, il portavoce del Papa, uno che è vicino al Papa. C’è il pericolo, ha detto, che si servano di Lei". ( anche di questo, aimè avevano parlato abbondantemente N.d.R.)

Il Papa, ha poi fatto notare, è spontaneo, istintivo. 
Una dote bellissima, ma il vescovo, scusandosi per osare dare un consiglio, ha detto che certe espressioni spontanee possono costituire motivo di sofferenza. 
Per esempio, quella data nell’intervista a Valentina Alazraki, sulla sensazione che il suo regno sarà breve. 
Ma sa come l’ha interpretata la gente? ha chiesto il presule. 
Che la uccideranno, ma non sarà l’Isis a farlo, ma la Curia romana. Non è bello! ( per la verità la gente si spinge assai più avanti ... tant'è che Cardinali e Vescovi - anche di opposte tendenze ideologiche- si dicono e sono assai preoccupati per il dopo-Francesco ... ed allora spuntano nuove, interessanti e imprevedibili "alleanze" tattiche ... per salvare il salvabile N.d.R.)

...
Questo intervento è stato ripreso il giorno successivo da un altro presule, che rimarcando l’assenza di una risposta su problemi precisi, ha chiesto che il Papa si renda conto della necessità di formulare i suoi interventi in maniera precisa e articolata, dal momento che esiste tutto un magistero precedente e che la Chiesa ha una lunga storia e esperienza precedente".

***
Rileggendo alcuni passi di un'intervista del 1969 del teologo Joseph Ratzinger  vi scorgiamo dei  toni profetici.   
Il Teologo, in quel difficile momento storico , era  preoccupato per lo tsunami distruttivo, anzi autodistruttivo ( " taluni si esercitano nell'autocritica; si direbbe perfino nell'autodemolizione"  disse il Beato Paolo VI il 7 dicembre 1968. Leggere Cristina Siccardi : Paolo VI : il Papa della luce ).
Ratzinger aveva paragonato quel momento ( che potrebbe essere anche l'attuale)   con quello di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. 
La Chiesa si era trovata attaccata violentissimamente da una forza che intendeva estinguerla per sempre :  aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti. 
“Siamo a un enorme punto di svolta  nell’evoluzione del genere umano. ... che potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata  dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” ...
Dalla crisi odierna  emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi.  
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza.( Otto anni dopo il Beato Paolo VI riprese lo stesso concetto : «Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia» (8 settembre 1977).
Sarà una Chiesa più spirituale... Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”. 
Siamo fermamente convinti che " esiste tutto un magistero precedente e che la Chiesa ha una lunga storia e esperienza precedente" e che il Divin Fondatore dell'unica Sua Chiesa saprà intervenire per rimettere Pietro al timone della Barca onde farla navigare verso il Porto sicuro della Salvezza.
Andrea Carradori


venerdì 29 maggio 2015

Tolentino, S.Messa della Festa della Santissima Trinità


Tolentino 
Chiesa del Sacro Cuore ( vulgo dei "sacconi" )
Domenica 31 maggio 2015 ore 16,30
Santa Messa in rito romano antico
per la Festa della Santissima Trinità

mercoledì 27 maggio 2015

Quinto Centenario della nascita di San Filippo Neri : le parole del Papa

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER IL QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN FILIPPO NERI

Al Reverendo P. Mario Alberto Avilés, c.o.
Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri

Il quinto centenario della nascita di san Filippo Neri, nato a Firenze il 21 luglio 1515, mi offre la felice occasione di unirmi spiritualmente all’intera Confederazione dell’Oratorio, per ricordare colui che ha vissuto per sessant’anni nell’Urbe meritando l’appellativo di “Apostolo di Roma”. Il suo percorso esistenziale è stato profondamente segnato dal rapporto con la persona di Gesù Cristo e dall’impegno di orientare a Lui le anime affidate alla sua cura spirituale; in punto di morte raccomandava: «Chi cerca altro che Cristo, non sa quel che si voglia; chi cerca altro che Cristo, non sa quel che dimandi». 
Da questa fervida esperienza di comunione con il Signore Gesù nasceva l’Oratorio, realtà ecclesiale caratterizzata da intensa e gioiosa vita spirituale: preghiera, ascolto e conversazione sulla Parola di Dio, preparazione a ricevere degnamente i Sacramenti, formazione alla vita cristiana attraverso la storia dei Santi e della Chiesa, opere di carità a favore dei più poveri.

Grazie anche all’apostolato di san Filippo, l’impegno per la salvezza delle anime tornava ad essere una priorità nell’azione della Chiesa; si comprese nuovamente che i Pastori dovevano stare con il popolo per guidarlo e sostenerne la fede. 
Filippo fu guida di tanti, annunciando il Vangelo e dispensando i Sacramenti. In particolare, si dedicò con grande passione al ministero della Confessione, fino alla sera del suo ultimo giorno terreno. La sua preoccupazione era quella di seguire costantemente la crescita spirituale dei suoi discepoli, accompagnandoli nelle asperità della vita e aprendoli alla speranza cristiana. 
La sua missione di “cesellatore di anime” era favorita certamente dall’attrattiva singolare della sua persona, contraddistinta da calore umano, letizia, mitezza e soavità. 
Queste sue peculiarità trovavano la loro origine nell’ardente esperienza di Cristo e nell’azione dello Spirito divino che gli aveva dilatato il cuore.

Padre Filippo, nel suo metodo formativo, seppe servirsi della fecondità dei contrasti: innamorato dell’orazione intima e solitaria, egli insegnava nell’Oratorio a pregare in fraterna comunione; fortemente ascetico nella sua penitenza anche corporale, proponeva l’impegno della mortificazione interiore improntata alla gioia e alla serenità del gioco; appassionato annunciatore della Parola di Dio, fu predicatore tanto parco di parole da ridursi a poche frasi quando lo coglieva la commozione. Questo è stato il segreto che fece di lui un autentico padre e maestro delle anime. 
La sua paternità spirituale traspare da tutto il suo agire, caratterizzato dalla fiducia nelle persone, dal rifuggire dai toni foschi ed accigliati, dallo spirito di festosità e di gioia, dalla convinzione che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce e la perfeziona.

San Filippo Neri rimane inoltre un luminoso modello della missione permanente della Chiesa nel mondo. 
La prospettiva del suo approccio al prossimo, per testimoniare a tutti l’amore e la misericordia del Signore, può costituire un valido esempio per vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici. Fin dai primi anni della sua presenza in Roma, egli esercitò un apostolato della relazione personale e dell’amicizia, quale via privilegiata per aprire all’incontro con Gesù e il Vangelo. Così attesta il suo biografo: «Si accostava alla spicciolata ora a questo, ora a quello e tutti divenivano presto suoi amici». 
Amava la spontaneità, rifuggiva dall’artificio, sceglieva i mezzi più divertenti per educare alle virtù cristiane, al tempo stesso proponeva una sana disciplina che implica l’esercizio della volontà per accogliere Cristo nel concreto della propria vita. 
Sua profonda convinzione era che il cammino della santità si fonda sulla grazia di un incontro — quello con il Signore — accessibile a qualunque persona, di qualunque stato o condizione, che lo accolga con lo stupore dei bambini.

Lo stato permanente di missione della Chiesa richiede a voi, figli spirituali di san Filippo Neri, di non accontentarsi di una vita mediocre; al contrario, alla scuola del vostro Fondatore, siete chiamati ad essere uomini di preghiera e di testimonianza per attirare le persone a Cristo. 
Ai nostri giorni, soprattutto nel mondo dei giovani, tanto cari a Padre Filippo, c’è un bisogno grande di persone che preghino e sappiano insegnare a pregare. Con il suo «intensissimo affetto al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, senza del quale non poteva vivere» — come dichiarò un teste al processo di canonizzazione — egli ci insegna che l’Eucarestia celebrata, adorata, vissuta è la fonte a cui attingere per parlare al cuore degli uomini. Infatti, «con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelii gaudium, 1). 
Questa gioia, caratteristica dello spirito oratoriano, sia sempre il clima di fondo delle vostre comunità e del vostro apostolato.

San Filippo si rivolgeva affettuosamente alla Madonna con l’invocazione «Vergine Madre, Madre Vergine», convinto che questi due titoli dicono l’essenziale di Maria. 
Vi accompagni Lei nel cammino di una adesione a Cristo sempre più forte e nell’impegno di uno zelo sempre più vero nel testimoniare e predicare il Vangelo. 
Mentre vi chiedo di pregare per me e per il mio ministero, accompagno queste riflessioni con una speciale Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a tutti i membri delle Congregazioni oratoriane, ai laici degli Oratori secolari e a quanti sono associati alla vostra famiglia spirituale.

Dal Vaticano, 26 maggio 2015

Franciscus

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

lunedì 25 maggio 2015

Il "Gloria" di Perosi in San Pietro per la Pentecoste 2015

Domenica di Pentecoste alla Messa di Papa Francesco nella Basilica Vaticana la Cappella Musicale Pontificia Sistina sotto la direzione del Maestro Mons. Massimo Palombella ha eseguito il Gloria dalla Missa Pontificalis Prima di Lorenzo Perosi.
Organista l'esimio Maestro Juan Paradell Solé. 
(Il Video della celebrazione papale QUI )
Quel Gloria era assente da San Pietro da domenica, 24 settembre 1972, nel Centenario della nascita di Mons. Lorenzo Perosi quanto fu eseguito in contesto di musiche "ceciliane" e perosiane durante la Messa Papale presieduta da Papa Paolo VI.
La Messa del 24 settembre 1972 è stata memorabile particolarmente per quelli si sentivano traditi dal nuovo corso post conciliare che aveva, di fatto, distrutto uno dei più grandi patrimoni dell'umanità : la musica sacra cattolica.
La celebrazione di Papa Paolo VI fu una boccata d' ossigeno per l'ansimante movimento Ceciliano e per tutti coloro che volevano leggere gli avvenimenti liturgici post conciliari nell'ottica di una sana ermeneutica della continuità poi sviluppata dal genio di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI.
Avemmo modo di scrivere : «... il “popolo” dei cantori dei cori “ceciliani” italiani affollò la Basilica di San Pietro per la Messa Papale conclusiva del loro Congresso straordinario.
Quella folla a servizio dell'ideale e dela Bellezza nella Liturgia provocò un brivido paura negli scatenati innovatori liturgici che, appellandosi alla loro idea del “Concilio” dopo aver umiliato e flagellato la Santa Liturgia, avrebbero fariseicamente diagnosticato la fine della “Musica Sacra” .
... Medesimo entusiasmo fu registrato a Loreto a conclusione della XII Edizione ( l'anno "perosiano" 1972 ) della Rassegna Cappelle Musicali - ideata e curata nel 1960 dall'indimenticabile Comm.Augusto Castellani di Loreto . Alla Messa conclusiva della Domenica in albis 9 aprile dovettero chiudere le porte della Basilica perché una folla incontenibile era accorsa, fra cui cantori di altri cori che non avevano partecipato alla Rassegna, perché si eseguiva la Missa Pontificalis Prima di Perosi ».

Dall'Omelia della Messa Papale del 24 settembre 1972 del Beato Paolo VI, grande appassionato di musica sacra, il ricordo del grande Maestro tortonese :
LE MIRABILI COMPOSIZIONI DI UN GRANDE GENIO

Vogliamo ora dirvi una parola di plauso e di riconoscenza per il fatto che il vostro Congresso intende commemorare il centenario della nascita del grande, indimenticabile Monsignor Lorenzo Perosi, Maestro Direttore Perpetuo della nostra Cappella Sistina.

Questo centenario cade in un momento molto importante per la Chiesa. Il Maestro Perosi è stato, con la sua meravigliosa vena musicale, il fulcro del rinnovamento liturgico promosso dal nostro Predecessore san Pio X. Fu Monsignor Perosi, che con le sue mirabili composizioni e con l’influsso del suo genio riportò la musica sacra ad essere espressione sincera e degna del culto divino, liberandola da un certo decadentismo, che in alcuni casi l’aveva colpita nel periodo a lui immediatamente precedente.

Perosi seppe attuare alla perfezione la linea direttiva che san Pio X esprimeva nel Motu proprio «Tra le sollecitudini», con queste parole: «La musica sacra deve . . . possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia, e precisamente la santità, la bontà delle forme e . . . l’universalità» (Tra le sollecitudini, 2).

Nel rinnovamento liturgico, voluto dal Concilio, a noi pare che Lorenzo Perosi abbia ancora qualcosa da dire ai cultori della musica sacra. E anzitutto questo: il culto del Signore, le sante parole che velano il «mistero», e pur rivelano, in qualche modo, le tremende affascinanti realtà soprannaturali, devono essere rivestite di forme musicali perfette, quanto è possibile ad una creatura. Il genio è dono di Dio; e Dio distribuisce i suoi doni secondo la sua volontà. Ma anche quando la mente umana non può assurgere a quel supremo fastigio, non si può né si deve trascurare sforzo alcuno per raggiungere quella perfezione di forme e di sacralità, che conviene alla musica di chiesa. Inoltre, è necessario che il musicista, nella ricerca di nuove espressioni, tenga conto del momento della celebrazione, del luogo sacro, dell’assemblea, della maestà divina a cui si rivolge e per cui scrive il suo brano musicale, e insieme delle tradizioni della Chiesa, della quale Lorenzo Perosi fu un servo buono e fedele, consacrando ad essa tutta la sua vena artistica e tutta la sua vita.

Ecco perché Ci sembra doveroso che la Chiesa ricordi solennemente questo suo sacerdote e proponga la sua arte, il movente della sua ispirazione musicale, la sua dedizione, alla attenta riflessione di quanti oggi mettono i propri talenti artistici al servizio del Culto divino.

sabato 23 maggio 2015

Le Sentinelle in piedi a Tolentino ( 23 maggio 2015)

Tolentino ( MC ) Piazza della Libertà Sabato 23 maggio ore 17 

SENTINELLE IN PIEDI

Beata Vergine di Loreto, prega per noi.
San Nicola da Tolentino, prega per noi.



Foto : Traslazione della Santa Casa di Loreto con San Nicola da Tolentino

venerdì 22 maggio 2015

Pentecoste e testimonianza all'unica, vera fede : "i santi martiri messicani, che diedero la vita per non rinnegare Cristo"

Alla vigilia della Santissima Pentecoste, "rilanciamo" un Articolo de I Tempi di due giorni fa sulla memoria liturgica dei Santi Martiri Messicani, più conosciuti come Cristeros .


Oggi la Chiesa ricorda i santi martiri messicani, che diedero la vita per non rinnegare Cristo

di Emanuele Boffi

Si festeggiano oggi don Cristobal Magallanes Jara e altri suoi 25 compagni, fucilati dal governo massone nel 1927. Qui la storia dei cristeros


Oggi la Chiesa ricorda la figura di don Cristobal Magallanes Jara e di altri suoi 25 compagni, uccisi in Messico durante la persecuzione del governo contro i cristiani nei primi anni del Novecento.

Don Cristobal, nato a Totatiche il 30 luglio 1869, fu un semplice sacerdote e missionario tra gli indigeni “huichole” dove compì il suo apostolato, in particolare tra i giovani, suscitando innumerevoli vocazioni sacerdotali. Quando fu chiuso il seminario di Guadalajara, ne fondò uno nuovo non arrendendosi mai di fronte alle persecuzioni. Proprio per la sua ostinazione e fede fu fucilato il 25 maggio 1927. Giovanni Paolo II ha canonizzato lui e i suoi compagni nel 2000. I lettori di 
Tempi conoscono bene l’eroica storia dei cristeros messicani, di cui vi abbiamo parlato spesso, anche grazie al film Cristiada, portato in Italia anche grazie al nostro contributo.
Qui di seguito vi riproponiamo uno dei nostri articoli, in cui narravamo la storia dei cristeros.

Il grande merito di Cristiada (For Greater Glory) è quello di narrare un evento altrimenti sconosciuto come la rivolta del popolo cattolico contro le leggi del governo messicano negli anni Venti. In realtà, forti limitazioni del culto e della libertà religiosa erano iniziate nel 1914 quando l’esecutivo aveva già cominciato a perseguitare il clero e a limitare i riti. Fu però il 14 marzo 1926 che la repressione del governo guidato dal presidente Plutarco Elía Callés, detto “El turco”, insignito di prestigiose medaglie dalle logge massoniche, ebbe il suo apice. Callés, rivoluzionario filosovietico, in un paese in cui la percentuale dei cattolici era del 95 per cento, fece espellere i sacerdoti nati all’estero, chiuse le scuole, gli ospedali, gli ospizi, gli orfanotrofi cattolici, nonché i seminari i cui studenti furono deportati. Abolì molte diocesi e ogni manifestazione pubblica della fede (persino farsi il segno di croce era rischioso).
Il film di Dean Wright narra la vicenda a partire da questo momento e di ciò che accadde nel paese nei tre anni successivi. È la storia di come un’élite di intellettuali, sacerdoti e laici diede vita il 14 marzo 1925 alla Lega Nazionale per la Difesa religiosa che, dopo gli innumerevoli e vani tentativi di trovare un accordo col presidente, escogitò altri stratagemmi non violenti per opporsi alle sue leggi. Dapprima con una petizione, poi con un boicottaggio delle banche e di tutti i prodotti di Stato che ebbe notevoli effetti (la Banca di Tampico e la Banca inglese fallirono), ma che non fermò le violenze di Callés e dell’esercito.
Fu allora che il Messico insorse e accanto a quell’élite si schierò un popolo che chiedeva solo di poter continuare a professare la propria fede. Questo nel film è mostrato con dovizia di particolari storicamente documentati. Villani, contadini, artigiani equipaggiati inizialmente più di rastrelli che di fucili, riuscirono nell’insperata impresa di tenere testa a una forza governativa militarmente organizzata.
L’esercito dei cristeros era un ben strano esercito. Armati di pistole e croci, si lanciavano in battaglia all’urlo «Viva Cristo rey», parole che apparivano anche sul loro vessillo accanto all’immagine della Madonna di Guadalupe. Gli storici raccontano che questi zotici dalla fede granitica erano soliti organizzare Messe e confessioni tra una battaglia e l’altra, dandosi il cambio quando erano di vedetta in modo che ognuno potesse dedicare qualche ora all’adorazione eucaristica. I cristeros si facevano il segno della croce prima di ogni scontro e si salutavano così: «Preghiamo per noi e per essi».

Il più grande seminario del mondo

Questo è un particolare rivelatore dell’animo dei cristeros: non combattevano un regime per imporne un altro. La loro non fu una battaglia rivoluzionaria per rovesciare un potere e sostituirlo. La loro fu una guerra per poter continuare a professare pubblicamente quello che erano: cattolici. Tant’è vero che, quando nel 1929 si arrivò a un accordo per il cessate il fuoco, i cristeros, in obbedienza alla Chiesa di Roma, deposero malvolentieri le armi, ben sapendo, come poi accadde, che il governo avrebbe ricominciato a impiccarli ai pali delle luce.
Nella pellicola è mostrata la figura di José Luis Sánchez del Rio, che a 14 anni divenne portabandiera dei cristeros. Catturato e torturato, José si rifiutò di pronunciare la frase: «Muerte a Cristo rey». Ucciso il 10 febbraio 1928 mentre urlava «viva Cristo rey» è stato beatificato nel 2005 da papa Benedetto XVI. Il luogo in cui si tenne la cerimonia è Guadalajara, la città più perseguitata del Messico. Tertulliano ha scritto che «il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani». Oggi a Guadalajara c’è il più grande seminario del mondo, con oltre 1.200 seminaristi.

Fonte: Tempi, 21.5.2015
 

Tolentino (MC) Pentecoste "Veni Sancte Spiritus"

Volo dei petali di rosa durante il canto del Gloria

giovedì 21 maggio 2015

La caduta di Palmira : "preghiamo insieme ai santi in cielo nella stessa Messa cui erano abituati"

Uno studente svolvolto perchè l'antica città di Palmira è caduta nelle mani insanguinate del sedicente Califfato Islamico rivolge un ennesimo appello alla preghiera :" L'ISIS ha conquistato Palmira. Quando distrussero Hatra e Nimrud fui profondamente addolorato, eppure sapevo poco di quelle città. 
Palmira invece è importantissima. Palmira conquistò un impero. Non voglio succeda qualcosa. Noi che siamo i figli di Dio non potremmo chiedere a nostro padre di risparmiare Palmira. Si potrebbero organizzare preghiere etc. L'umanità sarà più povera senza quella città. 
Di tutte quelle persone che vi vissero, lottarono, amarono, vissero! non rimarrà più nulla sulla terra. 
Preghiamo! 
I buoni sacerdoti potrebbero offrire messe antiche per questo. 
Se fossi sacerdote lo farei. 
Ho pensato anche di fare qualche voto. 
Se abbiamo il privilegio della liturgia antica, di pregare insieme ai santi in cielo nella stessa Messa cui erano abituati, dobbiamo prenderci la responsabilità di pregare per gli altri. 
Per le persone e per quello che hanno costruito".

lunedì 18 maggio 2015

L'Aquila : fede, devozione e commozione alla Messa per gli Alpini

Alcuni Alpini avevano "sparso voce" che in occasione della loro 88^ Adunanza Nazionale a L'Aquila di Domenica 17 maggio, festa esterna dell'Ascensione di Nostro Signore, sarebbe stata celebrata una Messa in rito antiquior  nella Basilica di San Bernardino da Siena da poco riaperta dopo il terribile terremoto del 2009 .
Gli Aquilani del Gruppo locale "Summorum Pontificum" avevano fatto altrettanto.
Una Messa "fuori orario" alle 10 di mattino : divulgata solo dal passa-parola... ma quando don Ettore si è rivolto verso i fedeli per il Dominus vobiscum ed ha visto la Basilica strapiena con tanta gente in piedi ha avuto una particolare commozione che poi si è trasformata in pianto durante l'Omelia e durante il Canone al memento dei Defunti( il Sacerdote aveva perso da poco il padre).
Abbiamo doverosamente provveduto a postare su MiL alcune foto della Messa di ieri a L'Aquila ( articolo saggiamente ripreso da Chiesa e post Concilio ).
Per non fare inutili doppioni pubblichiamo ora alcune foto che non hanno potuto prendere posto per motivi di spazio su MiL accompagnate dall'intervento di un anonimo lettore.  Un'invocazione particolarmente efficace in questo mese di Maggio : " Ave Maria! Non dimentichiamoci di ringraziare per la Messa di ieri la Santissima Vergine, facciamolo con un' Ave Maria
Il Serafico Padre San Francesco, San Bernardino e tutti i Francescani hanno avuto una particolare devozione per la Madonna Santissima !
La Madre di Dio è anche Madre e custode della Liturgia : a Lei dobbiamo una particolare Lode. 
A Lei che è Mediatrice di tutte le grazie!"

Il Coro degli Alpini che ha eseguito l'Ordinarium ed alcuni devoti canti "alpini"

Don Ettore pronuncia la vibrante e commossa Omelia.

Lo splendido Altare Maggiore della Basilica che racchiude le Reliquie dei Santi opus di Donato Rocco di Ciccio consacrato nel 1773 dopo il ripristino della Basilica a seguito del terremoto del 1703.


Perchè è importantissimo celebrare il Santo Sacrificio nella forma antiquior della Chiesa sull'Altare consacrato ?
Non certo per una questione estetica!
Perchè , come nel caso della Basilica aquilana, in presbiterio c'è un unico Altare consacrato che conserva le Reliquie dei Santi. 
Davanti all'unico Altare  è stata posta una mensa "supplente" per le celebrazioni "pastorali" della liturgia rinnovata dopo il Concilio Vaticano II che, come avviene sempre più spesso all'estero QUI, QUI può - o deve - essere tranquillamente celebrata sull'Altare "ad Orientem" ( ma in Italia, si sa, tutto si tinge di fatua ideologia... e così  "tout à coup" ogni cosa diventa assai più difficile, più complicata ...).
Possiamo temerariamente dire che la "mensa supplente" è un prolungamento pastorale dell'unico Altare "ad Orientem".
In altri casi, penso alle celebrazioni in rito antico che ho veduto nelle Cattedrali di Parigi, di Reims o in diverse chiese austriache ecc. ecc.  dove c'è un Altare "nuovo" regolarmente consacrato, la Santa Messa more antiquo viene celebrata su quell'Altare "moderno" anche se piange il cuore non poter continuare ad offrire il Divin Sacrificio su quella sacra mensa dove hanno celebrato, spesso fra le tribolazioni, tanti Santi e tanti valorosi Uomini di Chiesa...
Dove  c'è il cosiddetto Altare Papale la celebrazione della Messa antica potrebbe anche essere rivolta "ad orientem" cioè , per capirci, verso il popolo.
E' giusto così.
L'Altare in presbiterio è unico. 



Il Motu Proprio "Summorum Pontificum" negli apprezzamenti dei fratelli Ortodossi

"Quando papa Benedetto XVI promulgò il motu proprio per la celebrazione della santa Messa tridentina il primo a fargli i complimenti fu il patriarca Aleksei di beata memoria il quale gli scrisse: "Durante la persecuzione la chiesa ortodossa russa è sopravvissuta grazie alla santa Tradizione e alla sua osservanza ci rallegriamo per la riscoperta della propria tradizione da parte della chiesa romano cattolica". 
Oggi ( sabato 16 maggio N.d.R.) alla Messa tridentina in san Pietro ( la Cattedrale di Bologna dove in occasione dell'annuale pellegrinaggio della Madonna di San Luca è stata celebrata a mezzogiorno la Messa nell'antico rito della Chiesa N.d.R.) servivano all'altare solo giovani e la percentuale di giovani nel coro era impressionante e così ho pensato al mio caro amico, confratello e concelebrante padre Dionisio quando mi disse: "Siamo tradizionali, ma non siamo pezzi da museo!" Vale per ortodossi e vale anche per romano cattolici..."
Un Parroco Ortodosso di Bologna ( ottimo predicatore ) ieri ( Domenica 17 maggio) su Facebook

sabato 16 maggio 2015

«Musulmana io? Mai! Sono figlia della Chiesa cattolica». Marie e Mariam testimoni della vera Fede

«La santità parla arabo». Domenica ( 17 maggio ) saranno canonizzate Marie e Mariam, «speranza per la Terra Santa»
Mariam venne perseguitata perché cristiana. 
Quando un musulmano le ordinò di convertirsi all’islam, rispose: «Musulmana io? Mai! Sono figlia della Chiesa cattolica». Lui la sgozzò ma lei non morì

Articolo di Leone Grotti

Domenica 17 maggio, a Roma, papa Francesco canonizzerà due sante provenienti dalla Palestina: la beata madre Marie Alphonsine e la beata Mariam Baouardy. Si tratta delle prime due persone di questa terra araba martoriata a diventare sante nell’era moderna. 
Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha commentato entusiasta: «Mariam e Marie dimostrano che in questa terra straziata dalla violenza la santità è possibile. 
È come se, con il loro esempio, ci dicessero: sì, la Terra Santa può essere feconda e può dare frutti di santità».

DONNE ARABE. 
Entrambe sono vissute nella metà dell’Ottocento. Madre Marie Alphonsine è nata a Gerusalemme il 4 ottobre 1843. 
A 17 anni vestì l’abito delle suore di San Giuseppe ma a Betlemme le apparve la Madonna e le chiese di fondare una congregazione locale, con il nome di Suore del Rosario, riservata a donne arabe. La Congregazione, nata nel 1880, esiste ancora. 
La beata ha speso la sua vita per i poveri e per l’educazione.

RIFIUTO DELLE NOZZE
Mariam Baouardy è nata in un piccolo villaggio vicino a Nazaret il 5 gennaio 1846 e a 19 anni è entrata nel Carmelo di Pau, sui Pirenei francesi. 
Rimasta orfana, venne adottata da uno zio, che la portò con sé ad Alessandria d’Egitto, dove cercò di maritarla a 13 anni secondo l’usanza. 
Ma lei si ribellò e dopo aver litigato con un sacerdote e un vescovo, venne rinchiusa in casa dagli zii come una schiava, per punirla del suo rifiuto. 
Per cercare aiuto dal fratello, che viveva ancora in Palestina, si recò da un musulmano che sapeva in procinto di partire per Nazaret per consegnargli una lettera.

«MUSULMANA IO? MAI». 
Questo, dopo aver sentito il suo racconto, si irritò e le ordinò di convertirsi all’islam. 
Lei rispose: «Musulmana io? Mai! Sono figlia della Chiesa cattolica e spero di restare tale per tutta la vita». 
Innervosito dalla risposta, l’uomo le tagliò la gola con una scimitarra. 
Credendola morta, Mariam fu avvolta in un lenzuolo e depositata in un’oscura stradina. 
Cosa accadde poi, lo rivelò molti anni dopo lei stessa: come in un sogno le sembrò di essere in Paradiso, dove rivide i suoi genitori e dove una voce le disse: «Il tuo libro non è ancora tutto scritto».

«UN DIO CI DEVE ESSERE». 
Risvegliatasi, si era trovata in una grotta assistita e curata da una giovane donna, che come una suora portava un velo azzurro. 
Dopo circa quattro settimane, quella donna l’aveva condotta alla chiesa dei Francescani lasciandola lì. 
Maria Baouardy raccontò sempre che per lei era la Vergine che l’aveva curata e mostrava la lunga cicatrice che le attraversava il collo. 
In effetti, 16 anni dopo, un celebre medico non credente che l’aveva visitata, constatò che le mancavano alcuni anelli della trachea, e disse: «Un Dio ci deve essere, perché nessuno al mondo, senza un miracolo, potrebbe vivere dopo una simile ferita». Mariam tornò poi in Palestina, dove fondò il Carmelo di Betlemme, prima di morire a 32 anni.

«SANTITÀ PARLA ARABO». 
Uno dei miracoli attribuiti alla beata Mariam dopo la morte è la guarigione di un bambino di Siracusa. «Questo dimostra che le nuove sante intercedono non solo per la Terra Santa, ma per tutta la Chiesa», commenta a Aid to the Church in Need William Shomali, vescovo ausiliario responsabile per i territori palestinesi. «Queste due sante danno speranza a tutti i cristiani della Terra Santa. Soprattutto migliorano l’immagine del nostro popolo, mostrando che possiamo produrre anche santi, non solo terroristi». 
«La santità – conclude – parla arabo, sono arabe, ma sono sante per tutti. 
Andremo a Roma per celebrare ma anche per pregare perché si ricordino di noi, e lo faranno».
@LeoneGrotti


Fonte : I Tempi

venerdì 15 maggio 2015

Personaggi che frenano l' avanzata della Tradizione

Leggo con amarezza e rifletto:

I migliori "alleati" dei modernisti

In passato pensavo che i migliori alleati dei modernisti fossero i massoni e i comunisti. 
Oggi invece penso che siano altri personaggi a cooperare indirettamente a frenare l'inesorabile avanzata del movimento tradizionale. 

A tal proposito pubblico la lettera di un gentile lettore e la mia risposta. 
Ho avuto la grazia di partecipare  ad una celebrazione domenicale nell’antico rito romano in un noto Santuario poco distante dalla mia Regione. I miei occhi, ancora assonnati, han visto tanti giovani devotamente inginocchiati nei banchi … Guardando meglio mi son chiesto " Sogno o son desto?  Ma qualcuno  lo conosco  "

Difatti ho detto loro : “ Come  mai voi state qua? ”  Essi mi hanno spiegato che quasi abitualmente partecipano a quella messa domenicale organizzandosi con due pulmini …

Allora ho detto loro : “ Ma anche nelle Marche ci sono alcune celebrazioni curate e regolari con questa Liturgia. Perché non ci aiutate ? Siete in tanti … “

Ma loro mi hanno risposto : “ La Messa tridentina sì,  ma i gruppi tradizionalisti no !  Le loro parole scritte nei siti tradizionalisti sconfessano la santità del rito che vorrebbero difendere. Noi stiamo bene qui. “

Cosa ne pensi tu ?

Aff.mo
(lettera firmata)
Carissimo in Cristo,
                                         purtroppo, anche io ho notato che tra i tradizionalisti ci sono alcune frange estremiste che col loro comportamento procurano un sacco di guai al movimento tradizionale, frenandone l'avanzata. 
Non è coi discorsi cripto-sedevacantisti che si riportano le anime a Cristo. 
Ti faccio un esempio concreto. 
Tutti noi abbiamo l'opzione preferenziale per la Messa in rito romano antico. 
Fin qui siamo d'accordo. 
Il problema sorge al riguardo dell'atteggiamento che bisogna avere nei confronti del rito moderno promulgato da Paolo VI. 
Io penso che sia certamente valido perché la Chiesa non può promulgare un rito invalido (seguito dal 99% dei cattolici), altrimenti non si avvererebbe la promessa di Cristo che le porte degli inferi non prevarranno mai sulla Chiesa. 
Dico solamente che il Novus Ordo Missae andrebbe ritoccato in senso tradizionale, ad esempio proibendo la Comunione sulla mano, reintroducendo le antiche preghiere dell'Offertorio, rigirando gli altari “versus Deum” anziché “verso il popolo”, ripristinando la pratica del celebrante di recitare la preghiera eucaristica sottovoce, ripristinando la Comunione in ginocchio alla balaustra, ecc.
Invece i filo-sedevacantisti giungono addirittura a dire che la Messa di Paolo VI è invalida e quindi in essa non avviene la transustanziazione. 
Questa tesi assurda danneggia tutto il movimento tradizionale, perché ingenera tra i vescovi diffidenza nei confronti dei fedeli legati all'antica liturgia. Insomma, con queste tesi estremiste fanno il gioco dei modernisti, i quali possono screditarci e condannarci in blocco all'ostracismo.
Pertanto, dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi affinché le tesi dei cripto-sedevacantisti non prendano il sopravvento nel movimento tradizionale.  
Inoltre bisogna far capire alle gerarchie ecclesiastiche che quelli che hanno idee estremiste sono solo una piccola minoranza del movimento, mentre la maggioranza è costituita da persone che desiderano di poter vivere in pace l'esperienza della Tradizione, praticando una vita cristiana fervorosa e devota, senza avere interesse per le chiassose e aggressive polemiche degli ambienti estremisti.
Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Gesù e Maria,
Fonte  : Cordialiter

mercoledì 13 maggio 2015

Tolentino, arrivo Reliquia Santa Bernardette e Santa Messa Ascensione

Tolentino, Chiesa del Sacro Cuore
Giovedì 14 maggio 2015
ARRIVO DELLA RELIQUIA DI SANTA BERNARDETTE ( a cura della Sezione locale dell'Unitalsi )
ore 16,00 arrivo della Reliquia
ore 17,00 Santo Rosario e canto delle Litanie Lauretane
ore 18,30 SANTA MESSA DELL'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE ( rito romano antico)

martedì 12 maggio 2015

La Chiesa e la Dottrina Cattolica salvate dai laici !

Nel vedere un filmato dell'ennesima performance durante la celebrazione della Santa Messa di un prete cantante/ballerino  , dimentico di essere l'alter Christus,  immensa dignità ontologicamente mutata dopo il conferimento dell'Ordine Sacro,  un Fedele ha commentato :
"Che pena questo sacerdote! 
Ma questa è in un certo senso la logica conseguenza di un concetto ormai putroppo diffuso e consolidato: ossia che bisogna favorire la "partecipazione" dei fedeli alla S. Messa e non invece l'atteggiamento di "devozione" (aiutando semmai i fedeli a torvare le giuste modalità per esprimere questa devozione). 
Cosi' i sacerdoti si sentono portati a prendere "iniziative individuali" con lo scopo di redenre i fedeli piu' attenti . 
Siamo al "fai da te" in materia liturgica che il una " logica estrema " puo' portare a gesti coem questi. 
Il problema è particolarmente grave in relazione al comportamento che i giovani sacerdoti che nelle parrocchie seguono i bambini che si preparano alla S. Comunione e alla S.Cresima. 
Se ne possono vderedi tutti i colori...........a titolo esemplificativo: inondazione dell 'altare dei piu 'svariati oggetti offerti come "dono all 'offertorio", danze in accompagnamento ai canti.....proiezione di immagini durante le omelie.......
Le letture del Vangelo fatte in forma di recita dove vengono coinvolti altrii soggetti oltre al sacerdote ciascuno con una sua parte........omelie dove il prete fa domande e i ragazzi che vogliono possono rispondere.........
A tratti certe messe per i bambini sembrano "una festa di compleanno" anziche' al riproposizione del sacrificio di Nostro Signore".


«Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 
Allora cominceranno a dire ai monti: ‘‘Cadete su di noi!’’, e alle colline: ‘‘Copriteci!’’.
Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».Santo Vangelo , Luca. 23, 27 – 31