domenica 29 giugno 2014

“ Di che cosa abbiamo paura? … Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo?” ( Papa Francesco)

CAPPELLA PAPALE
NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
AI NUOVI METROPOLITI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Domenica, 29 giugno 2014

Nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni principali di Roma, accogliamo con gioia e riconoscenza la Delegazione inviata dal Patriarca Ecumenico, il venerato e amato fratello Bartolomeo, guidata dal Metropolita Ioannis. 
Preghiamo il Signore perché anche questa visita possa rafforzare i nostri fraterni legami nel cammino verso la piena comunione tra le due Chiese sorelle, da noi tanto desiderata.

«Il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode» (At 12,11). 
Agli inizi del servizio di Pietro nella comunità cristiana di Gerusalemme, c’era ancora grande timore a causa delle persecuzioni di Erode contro alcuni membri della Chiesa. 
C’era stata l’uccisione di Giacomo, e ora la prigionia dello stesso Pietro per far piacere al popolo. 
Mentre egli era tenuto in carcere e incatenato, sente la voce dell’Angelo che gli dice: «Alzati in fretta! ... Mettiti la cintura e legati i sandali ... Metti il mantello e seguimi!» (At 12,7-8). 
Le catene cadono e la porta della prigione si apre da sola. Pietro si accorge che il Signore lo «ha strappato dalla mano di Erode»; si rende conto che Dio lo ha liberato dalla paura e dalle catene. 
Sì, il Signore ci libera da ogni paura e da ogni catena, affinché possiamo essere veramente liberi. 
L’odierna celebrazione liturgica esprime bene questa realtà, con le parole del ritornello al Salmo responsoriale: «Il Signore mi ha liberato da ogni paura».


Ecco il problema, per noi, della paura e dei rifugi pastorali. 
Noi – mi domando –, cari fratelli Vescovi, abbiamo paura? 
Di che cosa abbiamo paura? 
E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro? 
Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? 
O ci lasciamo ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? 
Cari fratelli vescovi, dove poniamo la nostra sicurezza?



La testimonianza dell’Apostolo Pietro ci ricorda che il nostro vero rifugio è la fiducia in Dio: essa allontana ogni paura e ci rende liberi da ogni schiavitù e da ogni tentazione mondana. Oggi, il Vescovo di Roma e gli altri Vescovi, specialmente i Metropoliti che hanno ricevuto il Pallio, ci sentiamo interpellati dall’esempio di san Pietro a verificare la nostra fiducia nel Signore.


Pietro ritrovò la fiducia quando Gesù per tre volte gli disse: «Pasci le mie pecore» (Gv 21,15.16.17). 
E nello stesso tempo lui, Simone, confessò per tre volte il suo amore per Gesù, riparando così al triplice rinnegamento avvenuto durante la passione. 
Pietro sente ancora bruciare dentro di sé la ferita di quella delusione data al suo Signore nella notte del tradimento. 
Ora che Lui gli chiede: «Mi vuoi bene?», Pietro non si affida a sé stesso e alle proprie forze, ma a Gesù e alla sua misericordia: «Signore tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). E qui sparisce la paura, l’insicurezza, la pusillanimità.


Pietro ha sperimentato che la fedeltà di Dio è più grande delle nostre infedeltà e più forte dei nostri rinnegamenti. 
Si rende conto che la fedeltà del Signore allontana le nostre paure e supera ogni umana immaginazione. 
Anche a noi, oggi, Gesù rivolge la domanda: «Mi ami tu?». 
Lo fa proprio perché conosce le nostre paure e le nostre fatiche. Pietro ci mostra la strada: fidarsi di Lui, che “conosce tutto” di noi, confidando non sulla nostra capacità di essergli fedeli, quanto sulla sua incrollabile fedeltà. Gesù non ci abbandona mai, perché non può rinnegare se stesso (cfr 2 Tm 2,13). 
E’ fedele. 
La fedeltà che Dio incessantemente conferma anche a noi Pastori, al di là dei nostri meriti, è la fonte della nostra fiducia e della nostra pace. 
La fedeltà del Signore nei nostri confronti tiene sempre acceso in noi il desiderio di servirlo e di servire i fratelli nella carità.


L’amore di Gesù deve bastare a Pietro. Egli non deve cedere alla tentazione della curiosità, dell’invidia, come quando, vedendo Giovanni lì vicino, chiede a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?» (Gv 21,21). 
Ma Gesù, di fronte a queste tentazioni, risponde: «A te che importa? Tu seguimi» (Gv 21,22). 
Questa esperienza di Pietro costituisce un messaggio importante anche per noi, cari fratelli Arcivescovi. 
Il Signore oggi ripete a me, a voi, e a tutti i Pastori: Seguimi! 
Non perdere tempo in domande o in chiacchiere inutili; non soffermarti sulle cose secondarie, ma guarda all’essenziale e seguimi. 
Seguimi nonostante le difficoltà. 
Seguimi nella predicazione del Vangelo. 
Seguimi nella testimonianza di una vita corrispondente al dono di grazia del Battesimo e dell’Ordinazione. 
Seguimi nel parlare di me a coloro con i quali vivi, giorno dopo giorno, nella fatica del lavoro, del dialogo e dell’amicizia. Seguimi nell’annuncio del Vangelo a tutti, specialmente agli ultimi, perché a nessuno manchi la Parola di vita, che libera da ogni paura e dona la fiducia nella fedeltà di Dio. 
Tu seguimi!

sabato 28 giugno 2014

Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam.



"Noi siamo coscienti dell’inquietudine, che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. 
Essi non si sottraggono all’influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in discussione. 
Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità. 
Senza dubbio la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di approfondire e presentare, in modo sempre più confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili misteri di Dio, fecondi per tutti di frutti di salvezza. 
Ma al tempo stesso, pur nell’adempimento dell’indispensabile dovere di indagine, è necessario avere la massima cura di non intaccare gli insegnamenti della dottrina cristiana. 
Perché ciò vorrebbe dire - come purtroppo oggi spesso avviene - un generale turbamento e perplessità in molte anime fedeli.

A tale proposito occorre ricordare che al di là del dato osservabile, scientificamente verificato, l’intelligenza dataci da Dio raggiunge la realtà (ciò che è), e non soltanto l’espressione soggettiva delle strutture e dell’evoluzione della coscienza; e che, d’altra parte, il compito dell’interpretazione - dell’ermeneutica - è di cercare di comprendere e di enucleare, nel rispetto della parola pronunciata, il significato di cui un testo è espressione, e non di ricreare in qualche modo questo stesso significato secondo l’estro di ipotesi arbitrarie.

Ma, soprattutto, Noi mettiamo la Nostra incrollabile fiducia nello Spirito Santo, anima della Chiesa, e nella fede teologale su cui si fonda la vita del Corpo mistico".

Ven. Paolo VI, Omelia a conclusione dell'Anno della Fede, 30 giugno 1968.

«Nella Chiesa non esiste il ‘fai da te’, non esistono ‘battitori liberi’. 
Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un ‘noi’ ecclesiale! 
Talvolta capita di sentire qualcuno dire: ‘Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…’. 
Quante volte abbiamo sentito questo? 
Questo non va! 
C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. 
Sono tentazioni pericolose e dannose. 
Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde». (Papa Francesco)

Preghiamo per il Papa e per la Chiesa !

martedì 24 giugno 2014

Autoreferenzialità in aumento di Mons. Galantino ( quello dei "visi inespressivi")

Giorni che precedono la festa del Sacro Cuore di Gesù.
Giorni di esami.
Giorni in cui si sta finalmente più lontano dal computer.

In un momento di relax a scuola avuto purtroppo la pessima idea di dare un'occhiata al video ( QUI ) della Messa di Papa Francesco nella piana di Sibari.
La celebrazione è stata introdotta dal lunghissimo discorso  del Vescovo locale Mons.Nunzio Galatino ( quello dei " visi inespressivi" e di tante altre corbellerie spacciate per virtù cristiane ).

Dalle parole espresse davanti al Papa dall'autorefenziale segretario generale della CEI sorge spontanea la domanda se egli ha  organizzato la costosissima   visita del Papa in terra calabrese. per incensare se stesso e   compagni.
Vi suggerisco  di guardare il viso, inespressivo, dei poveri Vescovi concelebranti soprattutto nella processione iniziale.
Rassegnati, senza alcun sorriso, ai Vescovi concelebranti è stato concesso solo  di ascoltare dal loro loquace confratello ,"ducetto" della chiesa italiana, concetti di altissima teologia e di
calorosa devozione

La chiesa italiana, che ha seguito con grande interesse in diretta tv la mensionata Messa del Papa e soprattutto il lungo discorso introduttivo del solerte Vescovo Galantino, ha potuto apprendere, con immensa commozione che il nuovo Segretario della CEI è devoto di San Luigi Gonzaga e recita  il Santo Rosario ( però ha criticato i fedeli che lo recitano  davanti agli ospedali dove si pratica l'omicidio dell'aborto).

Mentre si contano e si conteranno ancora per molto le spese enormi da pagare per l'allestimento della visita papale diversi Vescovi , fuori e dentro le sacre mura, si domandano "
perchè" ?
Perchè quella visita così impegnativa per il Papa e la sua salute nella bellissima terra di Calabria in quel modo ...
Negli anni passati abbiamo osservato silenti  alcune meteore ecclesiali che portavano in giro un Santo Papa ma solo per incensare se stessi e per aumentare le loro quotazioni personali e del loro gruppo loggistico ... fino al punto in cui, dopo aver ricevuto doni su doni per aver portato in giro il Papa  sono stati abbandonati all'oblìo dopo una serie di scandali che la loro iper attività aveva generato.
Galantiniamoci dunque una risposta inespressivamente efficace e leggiamo le parole che Antonio Socci ha scritto a proposito di questo piccolo personaggio ecclesiastico che, sono facile profeta, fra poco tempo nessuno ricorderà più perchè questo è il destino dei piccoli uomini che si credono di "salvatori" della Chiesa e della società ... il Potere li lascia parlare fin quando fa loro comodo ... e poi li annienta.
Chi volete che , una volta rimosso dall'incarico di fattore ( o di amministratore delegato) dell'azienda CEI , si ricorderà più di Nunzio Galantino se per qualche sua infelice battuta.
Dice il Salmo 90 " Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo cruccio; noi finiamo gli anni nostri come un soffio" : ci auguriamo che anche questo dannoso incubo galantiniano svanisca come un soffio, come le meteore chiestastiche che abbiamo già osservato  ...

I VESCOVI PAUPERISTI (COME GALANTINO CHE SPADRONEGGIA NELLA CEI) RINUNCINO PER COERENZA ALL’OTTO PER MILLE

La Chiesa vuole essere “più povera di beni terreni e più ricca di virtù evangeliche, non ha bisogno di protezioni, di garanzie e di sicurezze”.

Ce lo ripete in ogni modo e anche ieri lo ha ridetto monsignor Galantino, “inventato” da Bergoglio come nuovo Segretario generale della Cei per commissariare e punire il cardinal Bagnasco (“reo” di non aver appoggiato il prelato argentino in Conclave).

Dunque – se le parole hanno un senso – la Chiesa non gradisce più i fondi dell’otto per mille.

In un’altra circostanza Galantino aveva tuonato: “ma cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo di una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi)”.

Si sa che era il mondo laico di sinistra a definire “privilegi” della Chiesa l’otto per mille, l’esenzione dall’Ici e la scuola libera (che fra l’altro fa risparmiare un sacco di soldi allo Stato).

Ora, a nome della Cei, lo fa anche Galantino, che brama di essere applaudito da quell’opinione pubblica “scalfariana”.

A questo punto perché dargli il dispiacere di inondare la Chiesa italiana di milioni di euro?

Bisognerà accontentarlo, sia pure a malincuore per i problemi che ne verranno a tanti bravi sacerdoti i quali svolgono, eroicamente, una missione bella e grande (e per tante opere di carità che potranno chiudere lasciando allo Stato l’incombenza di dover soccorrere chi ha bisogno).

E’ giusto esaudire l’ardente desiderio di povertà di Galantino e compagni che detestano i “privilegi” e i soldi alla Chiesa.

Anche se certi proclami sarebbero più credibili se – oltre alle parole – il Segretario della Cei fosse coerente e proponesse proprio la cancellazione dell’otto per mille.

Se non devolveremo l’otto per mille quei fondi se li terrà lo Stato e magari si eviterà qualche tassa (come diceva Ezio Greggio: “L’otto per mille? No, no. Lotto per me stesso ed è già molto dura”).



TV ANTICATTOLICA



La Cei una volta diventata povera dovrà tagliare. Anche la sua Tv2000 (struttura che ha i suoi costi), il quotidiano “Avvenire” e l’agenzia Sir (427 fra giornalisti, tecnici e amministrativi).

Però questo Galantino non deve averlo capito, perché, a proposito dei media, nei giorni scorsi ha convocato i diversi direttori informandoli che lui stesso farà “un piano editoriale” per rendere tutti questi media come un sol uomo, sotto la sua guida sapiente. Vuole comandare lui. Su tutti.

Del resto Galantino ha appena chiamato alla direzione di Tv2000 quel Paolo Ruffini che è stato direttore delle reti televisive che più hanno fatto soffrire i cattolici.

Era lui, per fare un solo esempio, il direttore di Rai 3 che realizzò con Fazio e Saviano “Vieni via con me”, programma contro cui – per la sua unilateralità – polemizzarono a lungo “Avvenire” e i cattolici.

Con la scelta di Ruffini, Galantino chiama l’applauso del mondo laico e del pensiero dominante. Cosa che va di pari passo con la sua ricerca smaniosa di microfoni e telecamere.

E’ voluto andare perfino a Ballarò dove la sua loquace vanità faceva venire in mente la battuta di Sacha Guitry: “Ci sono persone che parlano, parlano…finché non trovano qualcosa da dire”.

Il suo problema è la ricerca dell’applauso ad ogni costo. Siccome l’applauso del mondo arriva solo quando si dicono cose conformi alla cultura egemone, ecco che si rende necessario il “riportino” ideologico.

Galantino lo fa spesso. Anche ieri.



LA GALANTINATA



Nella smania di attaccare quei cattolici militanti che invece lui dovrebbe difendere e rappresentare, con l’intervista al “Regno”, anticipata da alcuni giornali, ha messo ancora una volta in soffitta la battaglia sui “principi non negoziabili” che pure sono magistero ufficiale della Chiesa. E ha bocciato “certe adunate” del tempo di Wojtyla, Ruini e Ratzinger.

Poi ha rincarato la dose mettendo in guardia dai valori che “diventano ideologia” (senza spiegare che significa).

Ha evocato a sproposito l’episodio di Pietro che sguaina la spada in difesa del Maestro e ha aggiunto una considerazione sconcertante: “Devo confessare che mi lasciano perplesso gli atteggiamenti di violenza anche verbale con i quali si difendono i valori”.

Violenza? Dalla sintesi che ne ha fatto “Avvenire” non si capisce a cosa si riferisca e a occhio e croce pare l’ennesima “galantinata”.

Pur essendo nel contesto della sua polemica contro i principi non negoziabili, sembra inverosimile che possa riferirsi ai cattolici, perché non esistono gruppi cattolici che pratichino la violenza. Anzi, in genere subiscono l’intolleranza altrui e Galantino si guarda bene dal protestare per questo.

Del resto non dice nemmeno una parola sui tentativi in corso da sinistra di proibire la libertà di espressione sulle nozze gay con una legge liberticida.

Di recente Galantino ha proclamato che nella Chiesa si deve voltare pagina e si deve parlare “senza tabù di preti sposati, eucaristia ai divorziati e di omosessualità”.

Poi ha voluto strafare e se n’è uscito con questa desolante dichiarazione: “In passato ci siamo concentrati esclusivamente sul no all’aborto e all’eutanasia. Non può essere così, in mezzo c’è l’esistenza che si sviluppa. Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l’interruzione della gravidanza”.

A parte la spensierata liquidazione di anni di magistero della Chiesa, ha profondamente ferito quella sprezzante considerazione sui “visi inespressivi” di coloro che recitano il rosario per le donne e i bambini (Galantino si è mai guardato allo specchio? Si sente un Rodolfo Valentino?).

Con quelle parole il Segretario della Cei ha immotivatamente ferito il grande “popolo della vita” suscitato dal magistero di Giovanni Paolo II e dall’esempio di santi come Madre Teresa di Calcutta.

C’è stata un’ondata di indignazione.

Non solo perché non si è mai visto un vescovo che sbeffeggia dei cattolici che pregano, non solo perché a quelle preghiere – in Italia iniziate da una personalità come don Oreste Benzi – talora partecipano gli stessi vescovi.

Ma anche perché a volte a organizzare questi momenti di preghiera sono donne che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma dell’aborto. Qualcuna di loro ha risposto a Galantino con parole commoventi.

Ma il vescovo di Cassano Jonico – ormai abbonato alle gaffe – non ha ritenuto di scusarsi. Anzi, la settimana scorsa ha lanciato nella sua diocesi un’altra sua pensata: “Vogliamo chiedere scusa ai non credenti perché tante volte il modo in cui viviamo la nostra esperienza religiosa ignora completamente le sensibilità dei non credenti, per cui facciamo e diciamo cose che molto spesso non li raggiungono, anzi li infastidiscono”.



VUOL ESSERE MEGLIO DI GESU’ ?



Con ciò Galantino intendeva mostrarsi più bravo di Gesù stesso che non risulta si sia scusato con il mondo per essere venuto a svegliarlo, per essere venuto a “disturbare” i peccatori.

Anzi lo ha rivendicato: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!” (Matteo 10,34).

In effetti Gesù di disturbo ne deve aver creato parecchio ai non credenti se quelli si sono così infuriati da farlo fuori in modo bestiale. Poi nei secoli altri hanno continuato a uccidere martiri, fino ad oggi.

Ma al “combattimento” cristiano Galantino non è interessato, né ai martiri cristiani. Con tutto il gran parlare del nostro mondo clericale, mai una volta che – in queste settimane – si sia sentito citare pubblicamente il caso di Meriam, la giovane madre incinta che è detenuta in catene in Sudan ed è stata condannata a 100 frustate e all’impiccagione perché è cristiana e perché ha sposato un cristiano.

Per queste cose Galantino non s’indigna.

Però testimonianze immense come quelle di Meriam o di Asia Bibi resteranno nell’eternità. Mentre le sue “galantinate” alle dodici del mattino hanno già incartato l’insalata ai mercati generali.

Come diceva Chesterton, “non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno d una Chiesa che muova il mondo”.



mercoledì 18 giugno 2014

" Non mi serve la demagogia. Non mi servono i balletti e i letti predisposti nelle chiese. Potete soltanto ridarmi la fede di mio padre? "


" In questi giorni scorrono immagini diverse, sicuramente scaturite da un desiderio sincero di soccorrere i poveri. 
( Secondo qualcuno si tratta invece di un  furbesco business : soldi statali ed europei spacciati per carità cristiana - non c'è nulla di evangelico ... -  N.d.R. )
A me è tornata in mente l'immagine di mio padre, che entrava in una chiesa come se entrasse in in palazzo regale. 
Anche quando era anziano e malato, voleva che lo si accompagnasse prima al tabernacolo, perché là c'era il Padrone di casa, il Signore. 
L'ho visto inginocchiarsi finché ha potuto, anche se con sofferenza.
Non molto tempo fa, in occasione di alcuni incontri pastorali, ho visto entrare in chiesa venti, trenta o più operatori, che dovevano percorrere necessariamente la navata per raggiungere il locale destinato alla riunione. 
Ebbene, per tre sere nessuno ha pensato al tabernacolo, ad un segno di riverenza, ad una sosta. 
Si attraversa una chiesa come si attraversa una pubblica via.
Poi penso che in quella stessa chiesa, una sera, ho visto tanta gente sculettare (perdonate il verbo, ma bisogna rendere plasticamente l'immagine) attorno all'altare, ed in mezzo un ostensorio che "ballava" seguendo il ritmo di quelle invocazioni. 
E penso che ormai nelle chiese si fa di tutto, dai balli alle feste. 
Si chiama fraternità, ma è sempre un momento di convivialità. 
Le sagre non sono meno conviviali solo perché sono laiche. 
Non mancano sale e ambienti in cui si può manifestare la propria gioia.
Non mi meraviglio, pertanto, dello spettacolo indecoroso al quale assistiamo, con alcune chiese ridotti a dormitori. 
Non mancano sicuramente locali idonei ad accogliere chi è nel bisogno. 
Il problema non è quello del gesto di carità, ma la percezione che ormai si ha del culto da rendere a Dio. 
I luoghi destinati a questo culto finiscono per risentire della nuova sensibilità religiosa. 
Eppure il Catechismo della Chiesa cattolica ragiona in termini totalmente diversi. 
Ai nn. 1160 - 1186 richiama il senso dell'edificio destinato al culto, la sua sacralità, la sua funzione. 
Il problema - ribadiamo - non è il fratello da soccorrere. 
Il problema è l'idea che ci siamo fatta del culto. 
Cosa ancora più paradossale se consideriamo che siamo a pochi mesi dalla conclusione di un pontificato altamente illuminante e fecondo (per le generazioni che lo rileggeranno tra qualche secolo).
Non mi serve la demagogia. 
Non mi servono i balletti e i letti predisposti nelle chiese.
Potete soltanto ridarmi la fede di mio padre? "

( Un Sacerdote )



martedì 17 giugno 2014

Urge la carità ! Urge un rinnovato disegno armonioso di fede nella Santa Tradizione!

“ Il peso delle difficoltà, delle offese personali, dei ricatti ricevuti, della codardia, dell'indifferenza e delle incomprensioni mi ha schiacciato.


Il mio servizio continua nel silenzio e nella preghiera.


Questo però non significa che io alzi bandiera bianca, tutt'altro.
Silenzio e preghiera sono armi potentissime, ampiamente usate nel Rito Tradizionale.
La mia schiena ha preso troppe legnate, il mio spirito troppe delusioni, la mia psiche ha subito troppe tensioni e tutti e tre han bisogno di curarsi. 

Grazie sinceramente a tutti coloro che mi hanno dato le legnate, le delusioni, le tensioni, e speriamo che servano come cura per i miei peccati.

Grazie soprattutto al Signore ed alla Sua e Nostra Mamma Celeste per il dono di un gran numero di consolazioni!


In Gesù Redentore e Maria SS. Corredentrice, cum Petro et Sub Petro; cum Episcopo nostro … et sub Episcopo nostro

Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat! 

( Cfr. Dalla comunicazione arrivata questa mattina da un nostro Fratello nella Fede)


Chi sono coloro che hanno provocato questa dolorante, sacrosanta reazione di un nostro Fratello della Fede dopo diversi anni di generoso servizio dell'Ideale liturgico della Messa Tradizionale ?
I “modernisti” ?
I novatori liturgici ?
I progressisti o cattolici-adulti?
No !
Degli sconsiderati “ tradizionalisti “ che non hanno il senso della carità e dell’amore verso i fratelli !

Coloro che fanno allontanare anche i ben disposti, Vescovi , Sacerdoti e fedeli, dalla Liturgia nell’antico rito della Chiesa disciplinata dal Motu Proprio “ Summorum Pontificum”.

Certo tipo di “ tradizionalismo” italiano prima o poi pagherà davanti a Dio per le scellerate azioni che stanno infliggendo alle buone e devote anime.

Bene, benissimo fanno quelle Mamme che proibiscono ai loro figli di leggere certo tipo di blog e di siti internet …

La Tradizione è ben altra cosa e si esplica nell’umile e devota sottomissione nell’amore, ognuno al proprio posto con ordine,  “ cum Petro et Sub Petro; cum Episcopo nostro et sub Episcopo nostro” pur mantenendo il necessario spirito critico indispensabile, in questo momento di particolare confusione e di anti-magistero generato dai mass media, per rimanere ancorati nella fede millenaria dell’unica Chiesa di Cristo.


( continua )



sabato 14 giugno 2014

"La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II" libro di Maria Guarini

Il nuovo libro della Prof.ssa Maria Guarini:

La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Editrice DEUI, 

Rieti 2012, pag. 240, 
Euro 21

è disponibile a Roma presso la Libreria Leoniana Via dei Corridori, 28, 

- Telefono: 06 683 3854


Il lavoro, partendo da una presentazione dei testi di Romano Amerio, Iota Unum e Stat Veritas, di cui pubblica gli Atti, analizza sul piano filosofico e teologico lo status questionis della crisi che ha investito la Chiesa postconciliare, sviluppando in termini essenziali alcuni dei punti più controversi.

L'intento: contribuire ad alimentare un dibattito allargato, al fine di promuovere azioni concrete mirate al ripareggiamento della verità e a colmare lo iato generazionale che si è creato a livello dottrinale negli ultimi 50 anni. 
Anche sulla base dei documenti propositivi pubblicati in Appendice, si vuole promuovere un’azione che potrà essere sviluppata congiungendo a livello internazionale associazioni e congregazioni religiose di 'sentire' tradizionista per intensificare nella Chiesa l’atmosfera dogmatica di cui essa necessita.

martedì 10 giugno 2014

Roma : Convegno sulla bellezza della Liturgia. Sala Baldini, Santa Maria in Campitelli 12 giugno 2014

Giovedì 12 giugno 2014 ore 18,00 , Roma , Sala Baldini, Complesso di Santa Maria in Portico in Campitelli

Convegno sul tema :

" La bellezza salverà il mondo " ( Dostoevski ) 
La bellezza della Liturgia : fondamento per l'evangelizzazione e per l'umanesimo cristiano .


Prolusione di S.E.R. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Interventi :

- Alessio Cervelli, Organista parrocchiale, didatta, direttore di cori liturgici, Autore del libro " Bach : tra amore e fede ";
- David Napolitano, Architetto : architettura sacra contemporanea
- Andrea De Meo, Architetto: architettura sacra contemporanea;
- Simone Silvagno ( artista, artigiano, ricamatore, creatore paramenti sacri );
- Federico Baldelli Purroni, studente universitario


(Andrea Carradori, organizzazione generale)

Patrocini : Sovrano Militare Ordine di Malta, Gran Priorato di Roma; Comune di Tolentino ( MC ) Centro Internazionale Amici della Scuola ( Cias ) ; del Centro Studi Marche di Roma ( Cesma) ; Scuola Ecclesia Mater; Centro Studi Immobiliari, Sant'Egidio alla Vibrata - TE -, Confraternita del Sacro Cuore di Tolentino.



La Sala Baldini nel complesso di Santa Maria in Campitelli in Portici , nel cuore della Capitale, è icona di questo primo Convegno che in un questo momento particolare come quello che stiamo vivendo esalta la bellezza nel suo  ruolo prioritario per la valorizzazione delle nostre radici che nell'arte trovano la più elevata collocazione.

Le relazioni saranno introdotte da Sua Eccellenza Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.


Il tema della Bellezza è essenziale, perché intimamente collegato all'ontologia divina e alla metafisica.
E'uno degli attributi di Dio.
In quanto tale, anche fonte di salvezza, individuale e collettiva, come sosteneva Dostoevskij.
E' significativo, molto significativo, che la difesa della bellezza, così come definita da San Tommaso (claritas, integritas, debita proportio) sia caratteristica comune - e accomunante – del mondo cattolico.


Il modernismo, così segnato da quella "perdita del centro" così ben denunciata da Hans Sedlmayr, sembra caratterizzarsi per l'orientamento al brutto, all'informe, al dissonante, allo sciatto, sia che si tratti di liturgia, di musica, di arti figurative. 



L’iniziativa si avvale significativamente del Patrocinio del Gran Priorato di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta ( SMOM ), del Comune di Tolentino ( Città d’arte e di spiritualità con il ricco e suggestivo centro storico, in cui si trova la Basilica di San Nicola , nota in tutto il mondo), del Centro Studi Marche di Roma che svolge da anni un’intensa opera di promozione di valorizzazione della cultura marchigiana e del Centro Internazionale Amici della Scuola che da decenni promuove iniziative a sostegno della didattica a livello europeo ed extra europeo a favore delle nuove generazioni.


L'appuntamento in S.Maria in Campitelli, è stato auspicato, potrebbe divenire un "seminario'annuale”, per radunare quanti promuovono in Italia la Liturgia, la Musica Sacra e l'Arte Sacra.

Come non fare nostre, soprattutto in questa specifica circostanza, le parole che Papa Francesco sabato scorso ha indirizzato alle migliaia di Pellegrini che hanno fatto  il tradizionale Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto :


" Non temete di gettarvi tra le braccia di Dio. Dio non vi chiederà nulla se non per benedirlo e ridonarvelo moltiplicato cento volte tanto!

Non lasciatevi scoraggiare dai perdenti o dai paurosi che vi vogliono togliere il sogno, che vi vogliono rinchiudere nelle loro mentalità buie invece di lasciarvi volare nella luce della speranza! Per favore, non cadete nella mediocrità! In quella mediocrità che abbassa e che ci fa rende grigi, ma la vita non è grigia, la vita è per scommetterla per i grandi ideali e per le cose grandi.

La negatività è contagiosa ma anche la positività è contagiosa; la disperazione è contagiosa ma anche la gioia è contagiosa: non seguite persone negative ma continuate a irradiare intorno a voi luce e speranza! E sapete che la speranza non delude, non delude mai!

Nulla si perde con Dio ma senza di Lui tutto è perduto; aprite a Lui il vostro cuore e abbiate fiducia in Lui e i vostri occhi vedranno le sue vie e le sue meraviglie (cfr Pr 23,26) ".

Telefonata del Santo Padre Francesco ai partecipanti al 36° Pellegrinaggio a piedi Macerata - Loreto, 7 giugno 2014


SU MESSA IN LATINO LE PRIME FOTO ED UN COMMENTO

domenica 8 giugno 2014

Papa Francesco , Pentecoste 2014 " Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze"

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La festa di Pentecoste commemora l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo. 
Come la Pasqua, è un evento accaduto durante la preesistente festa ebraica, e che porta un compimento sorprendente. 
Il libro degli Atti degli Apostoli descrive i segni e i frutti di quella straordinaria effusione: il vento forte e le fiammelle di fuoco; la paura scompare e lascia il posto al coraggio; le lingue si sciolgono e tutti capiscono l’annuncio. Dove arriva lo Spirito di Dio, tutto rinasce e si trasfigura. 
L’evento della Pentecoste segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica; e ci colpiscono due tratti: è una Chiesa che sorprende e scompiglia.

Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, lo sappiamo. Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio (cfr At 2,6-7.11). 
La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di Cristo – con un linguaggio nuovo – quello universale dell’amore. 
Un annuncio nuovo: Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo: il linguaggio dell’amore. 
I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo.

Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci, per perdonarci. 
Proprio per questa missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa.

Attenzione: se la Chiesa è viva, sempre deve sorprendere. E’ proprio della Chiesa viva sorprendere. Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima!

Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio. 
Anche oggi tanti vogliono questo dai cristiani. Invece il Signore risorto li spinge nel mondo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, troppo “distillata”. No, non si rassegna a questo! Non vuole essere un elemento decorativo. È una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio. 
Essa nasce una e universale, con un’identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere. 
Noi cristiani siamo liberi, e la Chiesa ci vuole liberi!

Ci rivolgiamo alla Vergine Maria, che in quel mattino di Pentecoste era nel Cenacolo, e la Madre era con i figli. 
In lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero “cose grandi” (Lc 1,49). 
Lei stessa lo aveva detto. 
Lei, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo.

Regina Coeli di Papa Francesco nella Solennità della Santissima Pentecoste

sabato 7 giugno 2014

La pastorale della lavatrice o la pastorale del canto gregoriano ?

La recente nomina di Mons. Stephan Burger, ( foto ) alla sede Arcivescovile di Friburgo ( succede all'iper progressista Mons. Robert Zollitsch le cui dimissioni furono subito accettate dal Papa ) è assai interessante perché potrebbe essere un'ulteriore conferma di un certo urgente “ recupero a destra ” che ampi settori della Curia Romana , Papa compreso, starebbero facendo in previsione di probabili future intemperanze delle “chiese nordiche” .
Il Capitolo di Friburgo gode infatti di un antico privilegio di sottoporre alla Santa Sede una rosa di tre nomi per eleggere il nuovo  vescovo diocesano  "  Aveva sorpreso non poco, fin dalla pubblicazione della nomina, che il prescelto fosse proprio il giovane canonista ben lontano dalle posizioni di Zollitsch, vescovo oggi emerito – il Papa, sul finire della scorsa estate, aveva accettato immediatamente la sua rinuncia, senza far trascorrere qualche mese o anno, come da prassi – tra i più convinti sostenitori della necessità di un aggiornamento allo spirito del tempo dell’insegnamento cattolico ".


Non si è fatto attendere il solito commento , dal sapore scismatico, del  progressista di turno,  tal Padre Klaus Mertes S.I., ancora direttore del Collegio di San Biagio (Baden-Württemberg) che, parlando della nomina del prossimo Arcivescovo di Colonia, per il quale è stata organizzata anche una sottoscrizione on line come fanno i " grillini " italiani per scegliere i candidati alle elezioni politiche, ha osservato che “ è ora di dire basta con i vescovi imposti dall’alto, privi della fiducia del popolo e del clero”.

Il nuovo Arcivescovo di Friburgo Mons. Stephan Burger, come tanti suoi confratelli giovani “nordici”, pare sia orientato verso delle forme  liturgiche che noi definiremmo “ benedettiane” ( direttamente collegabili all’ampio pensiero dell’ermeneutica della continuità di Benedetto XVI/Joseph Ratzinger ).

Mentre in Italia, forse per timore di probalibili future sollevazioni di popolo come reazione alla terribile crisi economica-sociale-politica – la storia ci insegna che quando il popolo affamato si ribella non fa sconti a nessuno- , gli orientamenti della Santa Sede sembrano orientati invece verso una specie di “ pastorale della lavatrice “ con i vescovi che ingenuamente si autodefiniscono “ parroci di campagna” .

Vedremo se il popolo santo di Dio confiderà più in un Vescovo che è stato scelto perché sa fare  lavatrice piuttosto che per le sacrosante ( e difficili )  lauree  brillantemente conseguite a beneficio dell'annuncio della  sana dottrina che proclamerà per la salute eterna delle anime  a lui affidate.
La pastorale della lavatrice sarà benevolmente accettata dagli illuminati centri di potere,  che di fatto comandano nei nostri piccoli o nei grandi centri , oppure,  come avvenne con il suo intraprendente predecessore, scaglieranno la fatwā  anche contro il nuovo Vescovo  ?

Staremo a vedere se la “ linea Bassetti ” riuscirà  a tener buono il popolo salvando in questo modo la Chiesa  se ci dovessero essere future “sollevazioni rivoluzionarie di massa” di cui sopra …

Ritornando alla recente elezione di Mons. Stephan Burger , che il Foglio dice “che canta gregoriano” certamente diciamo che non è oro tutto quello che luccica ( è nota e meritevole la buona pratica musicale , vocale o strumentale, dei tedeschi anche quelli che non sono  " professionisti della musica " ) … però  quella nomina avrebbe contrariato “i liberal di Friburgo”.
E questo è un buon segno perchè i liberal tedeschi sono quelli che si sono discostati in modo impressionante dalla teologia e dalla pastorale cattolica soprassando persino i protestanti.
Facciamo nostre la parole del Papa ( QUI ) del 5 giugno scorso :

L’uniformità. La rigidità. 
Sono rigidi! 
Non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo. ( E’ VERO SANTO PADRE : DA DECENNI NELLA CHIESA TUTTO E’ RIGIDAMENTE PROGRESSISTA : DALLA LITURGIA ALLA PASTORALE E NON ESISTE – NONOSTANTE IL BUON SENSO E LA LEGGE – ALTRO MODO PER ESPRIMERSI N.D.R.
E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza ( UGUAGLIANZA DI STAMPO MARXISTA-PROGRESSISTA, INCOMPATIBILE CON LA FEDE CATTOLICA. DIFATTI L’ADESIONE ALLE TESI DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE, PARTICOLARMENTE DOPO L’ESPLICITA CONDANNA CON LA ISTRUZIONE DELLA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE, CONFERMATA DA GIOVANNI PAOLO II (6 AGOSTO 1984), CON LA QUALE, TRA L’ALTRO, SE NE DICHIARANO “LE GRAVI DEVIAZIONI IDEOLOGICHE” NON E' UN SENTIRE CUM ECCLESIA N.D.R. ). 
E Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. 
Mai. 
( DIFATTI O SANTO PADRE L’ATTUALE SITUAZIONE DITTATORIAL/PROGRESSISTA E’ FRUTTO DELLA PREPOTENZA DEI GRUPPI DI POTERE ORGANIZZATI E DEL SILENZIO DEI PERSEGUITATI N.D.R.
E questi, per tale atteggiamento, non entrano nella Chiesa. 
Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa” 
( MAGARI QUESTI GRUPPI DITTATORIALI RIGIDAMENTE PROGRESSISTI E IN COMBUTTA CON I CENTRI DI POTERE MONDIALISTI SI ALLONTANASSERO DALLA CHIESA CHE STANNO SOFFOCANDO CON IL LORO MIASMO DIABOLICO DIRETTAMENTE RICONDUCIBILE AL LORO VERO PADRONE N.D.R.).

A.C.