Una riflessione di un Teologo, innamorato di Cristo e della Sua Chiesa, sulla "croce e delizia" del "sentire cum Ecclesia" !
Se il "nodo velenoso" risiedesse nel Concilio Vaticano II saremmo quasi a un passo dalla santità.
Un "quasi" grande come una cattedrale o un centro commerciale, ma sempre alla portata di noi misere creature
umane, capaci di combinare il guaio e in qualche modo di rimediarvi.
Il nodo velenoso purtroppo sta molto a monte dell'ultimo cinquantennio, anche se quest'ultimo tratto di cammino ha abbondato di false indicazioni, abbagli e guida spericolata della nave.
La festa della conversione di San Paolo ci può essere preziosa per togliere le squame dagli occhi, con la mediazione di chi Dio sceglie, come Anania, per questa operazione. San Paolo era un incaricato dal potere religioso, munito dei documenti, con il mandato in piena regola, fornito di un manipolo di funzionari pieni di zelo.
Gesù lo acceca e lo atterra nel suo tronfio pragmatismo, chiedendogli: "perché mi perseguiti?". Gesù si è tanto fatto comunione con noi da considerare un perseguitare Lui l'accanirsi contro i Suoi.
L'odio o il fastidio verso chi vive di Cristo è odio e fastidio per Lui, Nostro Signore.
Chi vive di Lui, soprattutto chi si dono fino al punto da farsi Alter Christus per i fratelli nel cammino sulla "Via", si rende protagonista di una missione a beneficio di tante conversioni del cuore per poter dire a molti accecati e atterrati: "Alzati fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome".
Ecco il "nodo velenoso" smascherato dall'Emerito nella sua veste di Mediator Dei (Pio XII), cioè di revisore delle derive pericolose e saccenti di chi non si sente più di mediare bensì di manipolare, servendo non Dio (da uomo di Dio), ma le voglie dell'uomo di mondo.
Contemplare il mistero, adorando Gesù Presente, è un'azione trasformante per chi contempla.
Ciarlare e brigare non trasforma nulla, ma tende a far significare le cose come ci piace.
Nella misura in cui ci lasciamo trasformare contemplando Dio, allora ci purifichiamo e diventiamo un cristallo che diffonde la luce di Dio, senza offuscarla di noi stessi.
Non è solo un problema di scuole di pensiero: è un problema di cuore e di conversione.
Il "nodo velenoso" si trova in chi, in ogni modo, muovendo da qualunque incrostazione, pone se stesso, l'uomo, al centro, incapace di fare i conti con il peccato, incapace di affidarsi all'Anania (verrebbe da dire l'insignificante Anania, dopo aver incontrato direttamente il Cristo) che invece Gesù vuole necessario perché a Paolo cadano le squame.
Ognuno di noi ha squame sugli occhi e ci serve un Anania, magari intimorito, magari stanco, magari con i suoi errori e confusioni, ma indubitabilmente necessario per Dio.
Saulo è un pericoloso persecutore, ma il Signore ne fa San Paolo.
Stupidi sarebbero coloro che, quindici anni dopo, trovandoselo a criticare Pietro per i fatti di Antiochia, gli rinfacciassero il suo essere stato persecutore. No: Paolo è quello che, nel silenzio, nella conversione, nella luce di Dio, (2Cor 12,1-9) potrà vantarsi della propria debolezza avendo udito parole indicibili in cielo.
Il "nodo velenoso" è l'orgoglio, ogni orgoglio. Mentre la grazia soccorre l'uomo esule in questa valle di lacrime, che può vedere nella Madre, piena di grazia, un'altra potente mediatrice delle grazie necessarie finché saremo qui, nel luogo della volontà di Dio contrastata e contristata.
Bisogna morire alla terra, al regno del principe di questo mondo, per poter rinascere al Cielo, la casa del Padre, dove c'è solo la Sua volontà. Ogni Santa Eucaristia è mistero di questa distruzione e ri-creazione, nella consacrazione mediata dal sacerdote in persona Christi.
Questo bisogna contemplare per poterne essere trasformati.
La grazia serve nell'immanenza, per poter entrare nella gloria della trascendenza.
Abbiamo dei Mediatori, mandati da Dio.
Ascoltiamoli e ringraziamo il Signore di questa grazia.
Non sentiamoci migliori di Anania o di Saulo.
Cerchiamo di diventare San Paolo.
( Il Tralcio, Da Chiesa e post Concilio )
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