Il 24 aprile di ogni anno, in tutto il mondo, le chiese armene, apostoliche, cattoliche e protestanti ricordano l'inizio del genocidio della loro gente, avvenuto in quella data nel 1915 a Costantinopoli e continuato poi negli anni a seguire, coinvolgendo altre etnie, sempre di fede cristiana, come greci e siriaci.
MARCO TOSATTI
Il 24 aprile di ogni anno, in tutto il mondo, le chiese armene, apostoliche, cattoliche e protestanti ricordano l’inizio del genocidio della loro gente, avvenuto in quella data nel 1915 a Costantinopoli e continuato poi negli anni a seguire, coinvolgendo altre etnie, sempre di fede cristiana, come greci e siriaci. Del genocidio armeno, il primo del secolo dei genocidi, negato in maniera attiva dal governo turco con ogni possibile mezzo si è cominciato a parlare diffusamente negli ultimi anni, rompendo un silenzio durato decenni.
Meno noti sono gli altri atti di violenza organizzata e sistematica compiuti dal governo del “Triumvirato”, i modernizzatori della Turchia del partito Ittihad, “Unione” e proseguito poi dopo la fine della I Guerra mondiale. In questi giorni in Armenia è inaugurato un monumento dedicato al ricordo del genocidio degli assiri sotto il regime turco dell’epoca. Circa cinquemila assiri vivono attualmente in Armenia, secondo le cifre ufficiali; ma il loro numero è probabilmente più alto. Nel 2010 il parlamento svedese ha riconosciuto il genocidio sia degli armeni che degli assiri. E’ storia recente la polemica in Francia su una legge che vorrebbe punire il negazionismo sul genocidio armeno esattamente come è punito quello sulla Shoah.