The Tablet, nota rivista cattolica
britannica, sospende il suo corrispondente da Roma che su Facebook
chiama "Topo" Ratzinger e auspica il suo funerale. Ma quanto è
diffuso nei media cattolici, sotto l'entusiasmo per papa Francesco, e al
di là della piaggeria, l'odio per il pontefice tedesco?
L’odio per Benedetto.
Il fatto in sé è abbastanza minuscolo; ma è significativo di
un’atmosfera e di come un papa coraggioso, onesto e fedele al Vangelo
come Benedetto XVI ha dovuto compiere la sua missione. “The Tablet” il
noto giornale cattolico britannico, ha sospeso il suo corrispondente da
Roma, Robert Mickens. Perché? Per un commento postato su Facebook, in
cui si parlava della porpora concessa a Loris Capovilla, segretario di
Giovanni XXIII. Scriveva Robert Mickens, in colloquio con un'altra
persona:
“Avrebbe dovuto accadere molto tempo fa. Pensa che ce la farà per il funerale del Topo?”.
In inglese la frase era: “the Rat’s funeral”. Dove Rat indicava ovviamente Benedetto XVI, Joseph Ratzinger.
Rispondeva il suo amico: “Spero che starà abbastanza bene per
concelebrare la canonizzazione di Giovanni XXII e di un altro il 27
aprile. Il funerale del Topo sarebbe un bonus”.
Ieri pomeriggio The Tablet annunciò su Twitter che il corrispondente da
Roma era stato sospeso, e che era in corso un’inchiesta.
Un episodio minimo, ma che offre lo spunto ad alcune riflessioni.
La prima: pensiamo a che tipo di informazione obiettiva e
spassionata sulla Chiesa cattolica e sul pontificato di Benedetto XVI
può essere partita da Roma, e recepita dai cattolici britannici, in
tutti questi anni. E se questi sono, almeno in via di principio, gli
“amici”, che bisogno c’è di nemici?
La seconda. L’amico di Mickens parla della canonizzazione di
Giovanni XXIII e di “un altro”. Che sarebbe poi Giovanni Paolo II. E
anche questo è significativo: sia papa Ratzinger che il suo predecessore
sembrano accomunati in un sentimento non positivo.
C’è da chiedersi poi quanto questo genere di comportamenti sia diffuso,
anche all’interno di quanti seguono professionalmente le vicende della
Chiesa, e magari non sono così ingenui come Robert Mickens da esternare
il loro pensiero su Facebook.
Una spia di questo sentimento sono – al di là della piaggeria
ecclesiastica, che non appare seconda a nessuna piaggeria – forse gli
elogi sperticati a papa Francesco.
Citiamo l’editoriale che una rivista – di un grande gruppo editoriale
religioso – dedicava al primo anniversario di papa Bergoglio: "E'
passato un anno dall'elezione di Papa Francesco, il 13 marzo 2013, ma la
sensazione è che si siano fatti enormi passi in avanti nella Chiesa,
riducendo quel ritardo di 200 anni di cui parlava il cardinale Martini". In occasione di questo anniversario bisogna "riflettere
sulla Chiesa del futuro, sulle prospettive aperte dalla rinuncia di
Benedetto XVI, gesto profetico che ha desacralizzato la figura del Papa,
e l'elezione di Bergoglio che ha rimesso al centro il Vangelo".
Ora, chi vi scrive segue dal 1982 le vicende della Chiesa. Con
atteggiamento spesso critico, e sempre distaccato, come pensiamo debba
fare chi informa. E non ho notato che né Giovanni Paolo II né
Benedetto XVI mettessero al centro del loro spendersi per la Chiesa il
Corano, o il Talmud, o il Baghavad Gita, tanto apprezzati da alcune
pubblicazioni cattoliche specializzate in ecumenismo. Povero Benedetto!
Povero Karol!