lunedì 28 settembre 2020

La Chiesa ci invita a riconoscere la realtà dei nostri nemici invisibili in preparazione della lotta finale


L'unità nella fede unica contro il diavolo: 
la Colletta per la diciassettesima 
domenica dopo la Pentecoste 
 
di 
 
Questa domenica era chiamata anticamente la "domenica dell'amore di Dio" perché nella lettura del Vangelo (Matteo 22, 34-46) Nostro Signore Gesù Cristo proclama che i due più grandi comandamenti sono amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi. 
Tuttavia, potrebbe essere altrettanto facilmente essere chiamata Domenica dell'unione o Domenica dell'unità, poiché è questo il tema che unisce i diversi soggetti che tratta. 
L'amore di Dio e l'amore del prossimo possono essere elencati come due comandamenti separati, ma non sono due amori separati o sconnessi. 
L'amore di Dio feconda piuttosto l'amore verso il prossimo e lo rende possibile, poiché la vera carità (agape o caritas) è un amore unico, soprannaturalmente infuso che, procedendo da Dio e mirando a Dio, trabocca di amore verso il nostro prossimo . 
L'amore cristiano per il prossimo è chiaramente una conquista sovrumana impossibile da raggiungere senza la grazia divina. 
Pensiamo infatti ai Martiri che hanno perdonato i loro aguzzini torturatori, ai Santi che hanno baciato le piaghe dei lebbrosi e agli antichi ordini religiosi i cui membri si offrivano come schiavi per liberare i prigionieri cristiani. 
Nel suo commento a questa domenica, il Beato Ildefonso Schuster contrappone le opere buone della Chiesa con gli sforzi dei poteri secolari concludendo: "La cosiddetta filantropia, che mira a essere scristianizzata, staccandosi dalla carità cristiana, non riesce mai a salire a questo sublime livello soprannaturale".  (1)
Nell'Epistola (Efesini 4, 1-6), San Paolo esortando la Chiesa di Efeso parla di unità. “conservate l'unità dello Spirito nel vincolo della pace”. “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;  un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti."  
Il tema dell' unico Dio che ci unisce può spiegare l'inclusione della Colletta di questa domenica, che fa un riferimento simile all '"unico Dio": Da, quáesumus, Dómine, pópulo tuo diabólica vitáre contagia: et te solum Deum pura mente sectári. Per Dóminum. Che tradotto recita : Concedi, o Signore, al tuo popolo di evitare ogni contagio diabolico e con purezza di cuore di seguire Te, l'unico Dio. Per nostro Signore... 
Il solum Deum intende introdurre in questa Messa  il tema dell'unità: è sorprendente vedere la menzione del diavolo in una Colletta domenicale; in effetti, è l'unica menzione del diavolo in un'orazione/colletta domenicale. 
Dom Gueranger non si sofferma su questa particolarità ma lega la colletta al tema dell'amore: "Il più odioso di tutti gli ostacoli che l'amore divino deve incontrare sulla terra è la gelosia di Satana, che si sforza, con un'empia usurpazione, di derubare Dio del possesso delle nostre anime - anime, cioè, che sono state create da e per Lui solo ".  (2)
E' assai interessante anche il sostantivo che modifica in “diabolico” . Contagium è inoltre espresso nella preghiera al plurale come contagia, e si pone come contrasto  con l'unico vero Dio (solus Deus). 
Non possiamo infatti seguire l'unico Dio, godere dell'unità dello Spirito o essere infusi della virtù unificante della carità quando siamo dilatati da una miriade di contaminazioni spirituali. 
Ma poiché la parola contagia compare solo nella letteratura latina al plurale, possiamo anche tradurla come “contagio” al singolare. 
Contagia è un po 'come la parola inglese "news", che è usata al plurale anche quando è intesa al singolare, come quando diciamo "The evening news is on". "Contagion" in inglese moderno ha un anello clinico o medico, ma è interessante notare che in latino contagia era usato solo dai poeti in età post-augustea. 
Mi chiedo come questo abbia influenzato la ricezione cristiana della parola durante il periodo tardo patristico e altomedievale. Cos'è il contagio diabolico? 
Per le prime generazioni di cristiani, era abbastanza semplice. La Chiesa primitiva prese sul serio il Salmo 95 (96), 5 - "Tutti gli dèi dei pagani sono demoni" - considerando di conseguenza tutte le divinità greco-romane. I santuari e templi pagani erano ovviamente contaminati diabolicamente, ma lo erano anche i boschi e altri luoghi naturali. San John Henry Newman riassume bene questo atteggiamento nel suo romanzo Callista quando un personaggio cristiano del terzo secolo trovandosi nei boschi e dichiara: " Oh, se non ho trovato la macchia della città in queste opere di Dio! Ahimè! la dolce natura, il figlio dell'Onnipotente, è fatto per fare il lavoro del demonio, e lo fa meglio della città. O splendidi alberi e bei fiori, o sole splendente e aria balsamica, in che schiavitù siete, e come gemete finché non vi siete riscattati!(3)
Quasi un secolo fa commentando questa colletta domenicale , gli esegeti liturgici identificarono lo "spiritualismo" e la "teosofia" come  minacce diaboliche che affliggevano i loro giorni. 
La nostra epoca, ovviamente, può lamentare molto di più: spiritualità New Age, occulto, neopaganesimo, stregoneria (Wicca) e persino satanismo esplicito, i cui "templi" secondo la legge degli Stati Uniti godono dello stesso status legale  di quelli della Chiesa Cattolica. 
E, naturalmente, se prendiamo "diabolico" nel suo senso più ampio, possiamo includere tutti i peccati, a cominciare da quegli atti commessi sotto l'influenza dello "spirito di fornicazione", uno spirito dal quale nelle litanie deli Santi supplichiamo la liberazione  lo "spirito impuro" che sembra particolarmente impegnato in questi giorni. 
Il fatto che la Colletta contrapponga alle "menti pure il contagio diabolico  suggerisce forse questa visione più ampia e moralizzata. 
E' giusto  che speculiamo in senso stretto o in senso lato i contrasti che emergono da quella preghiera.
Il Tempo dopo la Pentecoste corrisponde infatti all'età in cui viviamo: l'età tra la prima Pentecoste e l'ultimo Giudizio. 
Già dalla diciassettesima domenica dopo Pentecoste le epressioni incominciano a diventare più escatologiche nel tono e nel contenuto in quanto anticipa l'Ultima Domenica dell'anno e la sua prefigurazione della fine del mondo. 
È come se la Chiesa ci stesse invitando, alla luce dell'imminente Doomsday (letteralmente Giorno del Giudizio), a riconoscere la realtà dei nostri nemici invisibili e ad identificarli proprio ora in preparazione per la lotta finale, una lotta che si basa sull'armatura di un Signore, una fede, un battesimo, e su una spada a doppio taglio dell'amore verso Dio e verso il prossimo.
 
Fonte: New Liturgical movement QUI 
 
Note: 
[1] The Sacramentary, vol. 3 (Burns, Oates, and Washbourne, 1927), 148.
[2] Gueranger, The Liturgical Year, vol. 11 (Bonaventure Publications, 2000), 373.
[3] Callista, (Cosimo Classics, 1856; reprinted 2007), 8.