Il cardinale Marx: riforme nel segno di Lutero. Ma la Chiesa non intende ispirarsi ai protestanti
Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e
Frisinga, capo della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore del
Consiglio per l’economia istituito da Papa Francesco
per rendere trasparenti le finanze vaticane, non ha dubbi: Lutero deve
fare da ispiratore alle grandi riforme – spirituali e di governo – che
attendono la Chiesa nei prossimi anni. Una sorta di bussola che orienti
la Chiesa, insomma. Così scrive il Foglio (15 gennaio). Il
2017, per Marx, sarà l’anno della svolta, l’occasione per mettere Cristo
ancor più al centro dell’attenzione, stimolando «una collaborazione
sempre più stretta tra le confessioni cristiane» per far fronte alla
«secolarizzazione della società».
LA DOMANDA SU DIO
Il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, partecipando lo scorso ottobre alla Conferenza della federazione luterana mondiale, aveva anticipato la presa di posizione di Marx, sostiene il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, benché avesse sottolineato in tale circostanza che il contributo teologico fondamentale di Lutero è stato la sua «domanda su Dio». Koch aveva ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Erfurt, nel 2011, davanti al consiglio della chiesa evangelica di Germania: «Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? Questa scottante domanda di Lutero», disse Joseph Ratzinger, «deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta».
LE MANCANZE DEI CRISTIANI
Benedetto XVI non si riferiva ad un ripiegamento della dottrina cattolica sul protestantesimo o trarre ispirazione da esso per le riforme del Magistero. ma di riattualizzare in chiave moderna un quesito utile al cristiano del terzo millennio. Come spiega Famiglia Cristiana (23 settembre 2011) il papa ad Erfurt ha spiegato che Lutero, ponendo il problema di un «Dio misericordioso» ha posto la domanda fondamentale, «forza motrice di tutto il suo cammino». Invece «chi oggi tra i cristiani si preoccupa di questo?». Essere misericordioso per Dio non significa ignorare le mancanze dell’uomo, anche quelle che si definiscono «piccole mancanze», che poi non lo sono. E’ piccola mancanza «la corruzione»? E «la droga», il «potere del denaro», l’«avidità del piacere» o la «violenza che non di rado si maschera con l’apparenza della religiosità?».
IN RISPOSTA ALL'ANNACQUAMENTO DELLA FEDE
E' in tal senso, rispondeva Benedetto XVI, che va riproposta la domanda di Martin Lutero: «Qual è la posizione di Dio, come mi trovo io davanti a Dio?». Nelle moderne società secolarizzate, é sempre forte per i cristiani la «pressione» a cedere a un «annacquamento della fede» per diventare più «moderni». E questa è una tentazione a cui non bisogna cedere perché oggi «la cosa più necessaria per l’ecumenismo» é non perdere «inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito: questo un compito ecumenico centrale».
INSIEME VERSO I 500 ANNI DELLA RIFORMA
La Chiesa di papa Francesco proseguirà nel dialogo con i luterani, in vista delle celebrazioni nel 2017 del 500esimo anniversario della riforma protestante, nel solco di due documenti ufficiali che ne hanno segnato un avvicinamento delle posizioni, senza vincitori, né vinti. «Cinque imperativi ecumenici» sono contenuti nel documento congiunto della Chiesa cattolica e della Federazione luterana mondiale, intitolato "Dal Conflitto alla Comunione". Si tratta di un lungo e dettagliato testo, scritto dalla Commissione internazionale per l'unità cattolica-luterana che si pone come riferimento al fine di superare le incomprensioni reciproche e ribadire l'impegno alla comune testimonianza cristiana nel mondo.
CATTOLICI E LUTERO
Sul loro cammino comune, scriveva l'Osservatore Romano (23 gennaio 2014), luterani e cattolici sono riusciti ad avvicinarsi non soltanto alla persona di Lutero, ma anche alla sua teologia. Il fatto che siano pervenuti a una esposizione comune delle questioni non significa che i cattolici concordino con tutte le affermazioni di Lutero, ma che lo comprendono nel modo in cui il documento comune lo presenta. La sua teologia è inquadrata nel suo contesto, ma è anche descritta alla luce del dialogo ecumenico. A seguito del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica è riuscita a lasciarsi alle spalle questo atteggiamento di dura demarcazione e a leggere i contenuti della fede cattolica in modo da non vedere più il suo messaggio positivo come un’opposizione polemica all’insegnamento protestante.
IL BATTESIMO CHE ACCOMUNA
Nel merito, all'interno del documento "Dal Conflitto alla Comunione", riporta sempre il quotidiano della Santa Sede, per luterani e cattolici, la commemorazione della Riforma è oggi motivo sia di gioia comune che di dolore condiviso. Con il battesimo, luterani e cattolici sono stati uniti nell’unico Corpo di Cristo. Secondo Paolo, tutte le membra di un corpo soffrono e gioiscono con ciascun membro (Cfr. 1 Corinzi, 12, 26). Molte delle conclusioni teologiche di Martin Lutero sono condivise anche dai cattolici, come ha mostrato il dialogo ecumenico. Di questo, cattolici e protestanti possono e devono rallegrarsi insieme.
I CINQUE IMPERATIVI
Insieme divengono sempre più consapevoli del fatto che i motivi all’origine delle reciproche accuse non sussistono più, seppure non sia ancora all’orizzonte un consenso su tutte le questioni dibattute. Così, il rapporto "Dal Conflitto alla Comunione" si conclude con quei "cinque imperativi" che esortano a proseguire sul cammino di una sempre più profonda comunione. «Primo imperativo: cattolici e luterani devono partire sempre dall’ottica dell’unità e non da quella della divisione, per rafforzare ciò che hanno in comune, anche se è molto più facile vedere e fare l’esperienza di quelle che sono le differenze». Secondo imperativo: «luterani e cattolici devono continuamente essere disposti a lasciarsi cambiare dall’incontro con l’altro e dalla rispettiva testimonianza di fede» Terzo imperativo: «devono individuare insieme quali passi concreti ciò comporta e devono mirare sempre in maniera rinnovata a questo obiettivo». Quarto imperativo: «luterani e cattolici devono riscoprire insieme la forza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo». Quinto imperativo: «cattolici e luterani, nell’annuncio del Vangelo e nel servizio, devono rendere testimonianza insieme davanti al mondo della grazia di Dio».
DUE VISIONI DELLA GIUSTIFICAZIONE
Com questo documento si alimenta l'avvicinamento tra cattolici e protestanti introdotto con la "Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione" del 2000. La "giustificazione della fede" è il grande tema che divide i cristiani. Per i luterani è esclusivamente Dio che salva, nella misura in cui, in quanto onnipotente, è in grado di trattare come giusto ciò che per sua natura è ingiusto. Dunque è solo la fede che salva dal peccato. La Chiesa cattolica, in merito al problema della giustificazione, crede nella necessità sia della grazia divina che della cooperazione umana, fatta di fede ed opere: l’uomo è sì corrotto dal peccato originale, ma il suo libero arbitrio non è completamente annullato, e dunque trova, con l’aiuto della grazia divina, la forza per risorgere. L'affermazione che per ottenere la salvezza sono necessarie, oltre alla fede, anche le opere di bene viene fondata su Matteo 25, 31-46 e Giovanni 2,14-16.
LA GRAZIA COME PUNTO DI INCONTRO
Con la Dichiarazione congiunta, già quindici anni fa, le due fedi provavano a colmare le distanze. «Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino. Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori. L’incarnazione, la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della giustificazione. Pertanto, la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere».
LA "COOPERAZIONE" DELL'UOMO
I punti 20 e 21 del documento certificano il compromesso sulla giustificazione. «Quando i cattolici affermano che l’uomo, predisponendosi alla giustificazione e alla sua accettazione, «coopera» con il suo assenso all’azione giustificante di Dio - sui legge al 20 - essi considerano tale personale assenso non come un’azione derivante dalle forze proprie dell’uomo, ma come un effetto della grazia».
Secondo la concezione luterana, aggiunge il 21, «l’uomo è incapace di cooperare alla propria salvezza, poiché, in quanto peccatore, egli si oppone attivamente a Dio e alla sua azione salvifica. I luterani non negano che l’uomo possa rifiutare l’azione della grazia. Quando essi sottolineano che l’uomo può solo ricevere la giustificazione mere passive, negano con ciò ogni possibilità di un contributo proprio dell’uomo alla sua giustificazione, senza negare tuttavia la sua personale e piena partecipazione nella fede, che è operata dalla stessa parola di Dio».
LA DOMANDA SU DIO
Il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, partecipando lo scorso ottobre alla Conferenza della federazione luterana mondiale, aveva anticipato la presa di posizione di Marx, sostiene il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, benché avesse sottolineato in tale circostanza che il contributo teologico fondamentale di Lutero è stato la sua «domanda su Dio». Koch aveva ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Erfurt, nel 2011, davanti al consiglio della chiesa evangelica di Germania: «Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? Questa scottante domanda di Lutero», disse Joseph Ratzinger, «deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta».
LE MANCANZE DEI CRISTIANI
Benedetto XVI non si riferiva ad un ripiegamento della dottrina cattolica sul protestantesimo o trarre ispirazione da esso per le riforme del Magistero. ma di riattualizzare in chiave moderna un quesito utile al cristiano del terzo millennio. Come spiega Famiglia Cristiana (23 settembre 2011) il papa ad Erfurt ha spiegato che Lutero, ponendo il problema di un «Dio misericordioso» ha posto la domanda fondamentale, «forza motrice di tutto il suo cammino». Invece «chi oggi tra i cristiani si preoccupa di questo?». Essere misericordioso per Dio non significa ignorare le mancanze dell’uomo, anche quelle che si definiscono «piccole mancanze», che poi non lo sono. E’ piccola mancanza «la corruzione»? E «la droga», il «potere del denaro», l’«avidità del piacere» o la «violenza che non di rado si maschera con l’apparenza della religiosità?».
IN RISPOSTA ALL'ANNACQUAMENTO DELLA FEDE
E' in tal senso, rispondeva Benedetto XVI, che va riproposta la domanda di Martin Lutero: «Qual è la posizione di Dio, come mi trovo io davanti a Dio?». Nelle moderne società secolarizzate, é sempre forte per i cristiani la «pressione» a cedere a un «annacquamento della fede» per diventare più «moderni». E questa è una tentazione a cui non bisogna cedere perché oggi «la cosa più necessaria per l’ecumenismo» é non perdere «inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito: questo un compito ecumenico centrale».
INSIEME VERSO I 500 ANNI DELLA RIFORMA
La Chiesa di papa Francesco proseguirà nel dialogo con i luterani, in vista delle celebrazioni nel 2017 del 500esimo anniversario della riforma protestante, nel solco di due documenti ufficiali che ne hanno segnato un avvicinamento delle posizioni, senza vincitori, né vinti. «Cinque imperativi ecumenici» sono contenuti nel documento congiunto della Chiesa cattolica e della Federazione luterana mondiale, intitolato "Dal Conflitto alla Comunione". Si tratta di un lungo e dettagliato testo, scritto dalla Commissione internazionale per l'unità cattolica-luterana che si pone come riferimento al fine di superare le incomprensioni reciproche e ribadire l'impegno alla comune testimonianza cristiana nel mondo.
CATTOLICI E LUTERO
Sul loro cammino comune, scriveva l'Osservatore Romano (23 gennaio 2014), luterani e cattolici sono riusciti ad avvicinarsi non soltanto alla persona di Lutero, ma anche alla sua teologia. Il fatto che siano pervenuti a una esposizione comune delle questioni non significa che i cattolici concordino con tutte le affermazioni di Lutero, ma che lo comprendono nel modo in cui il documento comune lo presenta. La sua teologia è inquadrata nel suo contesto, ma è anche descritta alla luce del dialogo ecumenico. A seguito del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica è riuscita a lasciarsi alle spalle questo atteggiamento di dura demarcazione e a leggere i contenuti della fede cattolica in modo da non vedere più il suo messaggio positivo come un’opposizione polemica all’insegnamento protestante.
IL BATTESIMO CHE ACCOMUNA
Nel merito, all'interno del documento "Dal Conflitto alla Comunione", riporta sempre il quotidiano della Santa Sede, per luterani e cattolici, la commemorazione della Riforma è oggi motivo sia di gioia comune che di dolore condiviso. Con il battesimo, luterani e cattolici sono stati uniti nell’unico Corpo di Cristo. Secondo Paolo, tutte le membra di un corpo soffrono e gioiscono con ciascun membro (Cfr. 1 Corinzi, 12, 26). Molte delle conclusioni teologiche di Martin Lutero sono condivise anche dai cattolici, come ha mostrato il dialogo ecumenico. Di questo, cattolici e protestanti possono e devono rallegrarsi insieme.
I CINQUE IMPERATIVI
Insieme divengono sempre più consapevoli del fatto che i motivi all’origine delle reciproche accuse non sussistono più, seppure non sia ancora all’orizzonte un consenso su tutte le questioni dibattute. Così, il rapporto "Dal Conflitto alla Comunione" si conclude con quei "cinque imperativi" che esortano a proseguire sul cammino di una sempre più profonda comunione. «Primo imperativo: cattolici e luterani devono partire sempre dall’ottica dell’unità e non da quella della divisione, per rafforzare ciò che hanno in comune, anche se è molto più facile vedere e fare l’esperienza di quelle che sono le differenze». Secondo imperativo: «luterani e cattolici devono continuamente essere disposti a lasciarsi cambiare dall’incontro con l’altro e dalla rispettiva testimonianza di fede» Terzo imperativo: «devono individuare insieme quali passi concreti ciò comporta e devono mirare sempre in maniera rinnovata a questo obiettivo». Quarto imperativo: «luterani e cattolici devono riscoprire insieme la forza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo». Quinto imperativo: «cattolici e luterani, nell’annuncio del Vangelo e nel servizio, devono rendere testimonianza insieme davanti al mondo della grazia di Dio».
DUE VISIONI DELLA GIUSTIFICAZIONE
Com questo documento si alimenta l'avvicinamento tra cattolici e protestanti introdotto con la "Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione" del 2000. La "giustificazione della fede" è il grande tema che divide i cristiani. Per i luterani è esclusivamente Dio che salva, nella misura in cui, in quanto onnipotente, è in grado di trattare come giusto ciò che per sua natura è ingiusto. Dunque è solo la fede che salva dal peccato. La Chiesa cattolica, in merito al problema della giustificazione, crede nella necessità sia della grazia divina che della cooperazione umana, fatta di fede ed opere: l’uomo è sì corrotto dal peccato originale, ma il suo libero arbitrio non è completamente annullato, e dunque trova, con l’aiuto della grazia divina, la forza per risorgere. L'affermazione che per ottenere la salvezza sono necessarie, oltre alla fede, anche le opere di bene viene fondata su Matteo 25, 31-46 e Giovanni 2,14-16.
LA GRAZIA COME PUNTO DI INCONTRO
Con la Dichiarazione congiunta, già quindici anni fa, le due fedi provavano a colmare le distanze. «Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino. Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori. L’incarnazione, la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della giustificazione. Pertanto, la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere».
LA "COOPERAZIONE" DELL'UOMO
I punti 20 e 21 del documento certificano il compromesso sulla giustificazione. «Quando i cattolici affermano che l’uomo, predisponendosi alla giustificazione e alla sua accettazione, «coopera» con il suo assenso all’azione giustificante di Dio - sui legge al 20 - essi considerano tale personale assenso non come un’azione derivante dalle forze proprie dell’uomo, ma come un effetto della grazia».
Secondo la concezione luterana, aggiunge il 21, «l’uomo è incapace di cooperare alla propria salvezza, poiché, in quanto peccatore, egli si oppone attivamente a Dio e alla sua azione salvifica. I luterani non negano che l’uomo possa rifiutare l’azione della grazia. Quando essi sottolineano che l’uomo può solo ricevere la giustificazione mere passive, negano con ciò ogni possibilità di un contributo proprio dell’uomo alla sua giustificazione, senza negare tuttavia la sua personale e piena partecipazione nella fede, che è operata dalla stessa parola di Dio».