Durante i Pontificati di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ho avuto più volte la grazia di assistere nella Basilica Vaticana alla Messa Papale per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo : una liturgia che prevedeva la lunga, interminabile consegna dei Palli ai nuovi Arcivescovi Metropoliti nominati negli ultimi 12 mesi.
Questo particolare "simbolo di unità e segno di comunione con la Sede Apostolica" soprattutto nelle Arcidiocesi di “recente” costituzione è rimasto intatto nel suo significato di particolare dignità perchè nei Paesi geograficamente lontani dall’Urbe eterna i Chierici e i Fedeli hanno molto a cuore il " segno della potestà di Metropolita ", " a decoro delle Sedi " affidato ai loro nuovi Arcivescovi.
Un entusiasmo che nella Messa Papale nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo si concretizzava in gesti di spontaneo affetto tributato “ad personam” dai fedeli africani o americani presenti verso i loro Pastori insigniti di tanto onore.
Un entusiasmo che nella Messa Papale nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo si concretizzava in gesti di spontaneo affetto tributato “ad personam” dai fedeli africani o americani presenti verso i loro Pastori insigniti di tanto onore.
La scarsa attenzione ( per non dire, realisticamente, disinteresse) per l'imposizione del "Pallio, segno del dolce giogo di Cristo ... e segno del vincolo di comunione con questa Sede Apostolica" appartiene, al contrario, alle nostre stanche e dormienti realtà ecclesiali del vecchio continente.
Un "impiccio" in più per le Curie che debbono organizzare i pullman per i fedeli e non sanno cosa inventarsi per convincerli ad andare a Roma a patire tre ore di caldo nella Basilica Vaticana per vedere il loro Arcivescovo mentre riceve il Pallio dal Papa.
Un "impiccio" in più per le Curie che debbono organizzare i pullman per i fedeli e non sanno cosa inventarsi per convincerli ad andare a Roma a patire tre ore di caldo nella Basilica Vaticana per vedere il loro Arcivescovo mentre riceve il Pallio dal Papa.
Nei pullman gli "animatori" raccomandavano al proprio gruppo di applaudire forte al loro arcivescovo quando si sarebbe trovato al cospetto del Papa : “ Bisogna farsi sentire : la nostra Diocesi si deve far notare!”
Una questione di stile : il tifo da stadio, vuoto e sterile con cui i fedeli italiani o ispanici hanno spesso accompagnato il momento dell'imposizione del Pallio al loro Arcivescovo ricorda sia l'iniziale Hosanna che il susseguente Crucifige della Passione di Nostro Signore.
Perchè far finta di non sapere che nelle nostre realtà ecclesiali gli Arcivescovi Metropoliti ( tranne quelli insigniti della Porpora Cardinalizia) sono costantemente ignorati dagli stessi Vescovi Suffraganei ?
Accade difatti assai troppo spesso che nelle Consacrazioni Episcopali, la cui presidenza spetterebbe in primis al Metropolita territoriale,si preferisce invece invitare un Cardinale ( estraneo) come primo Consacratore.
La notizia del cambiamento radicale della cerimonia papale di consegna dei Sacri Palli ( QUI ) è comparsa in una fredda giornata riuscendo tuttavia a ravvivare le sonnacchiose “discussioni” nei social network.
La comunicazione del Maestro delle Cerimonie Liturgiche del Sommo Pontefice mi trova d’accordo soprattutto per un particolare che mette bene in evidenza il ruolo, ora sopito, del Metropolita : “L’imposizione ( del Pallio N.d.R) poi, si effettuerà nelle loro diocesi di appartenenza, e dunque in un secondo momento, alla presenza della Chiesa locale e in particolare dei vescovi delle diocesi suffraganee accompagnati dai loro fedeli.”
La comunicazione del Maestro delle Cerimonie Liturgiche del Sommo Pontefice mi trova d’accordo soprattutto per un particolare che mette bene in evidenza il ruolo, ora sopito, del Metropolita : “L’imposizione ( del Pallio N.d.R) poi, si effettuerà nelle loro diocesi di appartenenza, e dunque in un secondo momento, alla presenza della Chiesa locale e in particolare dei vescovi delle diocesi suffraganee accompagnati dai loro fedeli.”
Immagino che questo mio placet a questa decisione del Papa sarà fortemente criticato da coloro che, a differenza di me che sono un babbeo idealista, riescono invece a captare in questo Papale provvedimento delle linee, dei presagi, delle avvisaglie di ulteriore distruzione, di adesione a dottrine e ideologie iper collegiali, protestantiche ecc ecc invece che cogliere al contrario la ventata di fresca genuità al ritorno alla vera tradizione dell'imposizione del Pallio, confermata nel suo primiero significato.
Perchè anche il significato dell' "imposizione" del Sacro Pallio rimane intatto e con esso la "realtà della cura pastorale" , "di riconoscersi come Pastori del ... gregge e di tradurre nella vita la realtà significata nel nome".
"Ad omnipotentis Dei gloriam atque ad laudem beatae Mariae semper Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli, ad decorem Sedium vobis commissarum".
Perchè anche il significato dell' "imposizione" del Sacro Pallio rimane intatto e con esso la "realtà della cura pastorale" , "di riconoscersi come Pastori del ... gregge e di tradurre nella vita la realtà significata nel nome".
"Ad omnipotentis Dei gloriam atque ad laudem beatae Mariae semper Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli, ad decorem Sedium vobis commissarum".
Andrea Carradori
NB. Le frasi virgolettate in corsivo sono tratte dal rituale della Benedizione e Imposizione dei Palli (Ed.Vaticana)
Prima del Concilio Vaticano II l'imposizione del Pallio avveniva in forma privata.
Dopo il Concilio fino ad oggi il Pallio, tessuto di lana d'agnello a forma di doppia Y, veniva imposto ai nuovi Arcivescovi Metropoliti nominati nei dodici mesi precedenti nel corso della messa celebrata dal Pontefice in San Pietro il giorno della festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno.
La regola aveva qualche eccezione: nel caso l'Arcivescovo fosse impossibilitato per qualche motivo ad essere a Roma, il Pallio gli veniva imposto dal Nunzio o da un altro Vescovo delegato.
In qualche altro caso particolare, il Papa stesso lo imponeva privatamente anche al di fuori della cerimonia di giugno, com'è avvenuto ad esempio per gli ultimi due Arcivescovi di Milano, il Card.Dionigi Tettamanzi e il Card.Angelo Scola, che l'hanno ricevuto singolarmente dalle mani di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.