venerdì 26 agosto 2016

Terremoto Centro Italia 2016 :la fede cristiana e il dolore… Tanto dolore… Perché Signore?

Un Teologo, da cui tante altre volte abbiamo attinto degli edificanti testi pieni di fede e di cristiana speranza, a proposito del Terremoto del Centro Italia che stiamo vivendo con sofferenza in questi giorni ha scritto:

La fede cristiana e il dolore… 
Tanto dolore… Perché Signore?


Lo chiedono anche in TV, lo chiedono ai Sacerdoti.

E a volte ci sono risposte evasive...

Gesù tuttavia non ha mai detto che, credendo in Lui, non avremmo conosciuto più il dolore, tanto è vero che il dolore l’ha conosciuto Lui stesso, che è Dio.
Gesù ha detto che portare la croce è necessario. Inoltre ha detto che il dolore sofferto va offerto.
Non è che il dolore vada cercato, quasi autoinfliggendoselo, ma quando arriva esso va accettato, comprendendone il senso.
Un’anima indisponibile a contemplare il mistero del dolore, che lo stesso Cristo ha assaporato fino in fondo, non potrebbe pretendere di conoscere a fondo la Verità del vangelo, ne’ di trarne più luce di quanto ne tragga chi quella fede non ha.
La Madonna, corredentrice, questo l’ha fatto.
Il sangue di Cristo è mezzo e prezzo della redenzione, in sacrificio di espiazione. 
Dalle ferite del corpo martoriato di Nostro Signore non esce semplicemente il sangue tragico e disperante della vittima, certamente penoso e che muove a pietà. 
In realtà da quelle ferite di un corpo martoriato, travolto dagli insulti ai quali s’è consegnato, escono i raggi di una luce inedita, che si posano a consolare chi a quel dolore dà fede non vergognandosene o scandalizzandosene!
Il dolore redime perché espia. 
E’ difficile capire il dolore se non si capisce il peccato. 
Ed è difficile capire il dolore innocente se non si ha fede nell’Innocente che ha patito un dolore assolutamente immeritato, facendone lo strumento di un’espiazione capace di salvare le anime (che residuano vive alla morte dei corpi) da un destino terribile ed eterno. 
Ancora oggi è così: il peccato offende, ammorba, semina un rifiuto sistematico e tracotante della Verità. 
Chiede espiazione, della quale il dolore è l’espressione.
L’incomprensione del dolore è l’effetto collaterale della densità delle tenebre, dell’assenza della vera luce. 
Mentre all’uomo piace parlare d’amore, facendone giustificazione ai propri peccati, ecco che pare assurdo il dolore, quasi che i propri peccati non esistessero… 
Il Salvatore ci salva per santificarci, ma è venuto a santificare anche il dolore, senza farne un’insensatezza. 
Ma il vangelo è un amor che soffre, sapendolo offrire per riparare e guarire. 
La “ricostruzione” da fare non è solo quella delle cose, se resta il buio dentro.
Chi è scampato a un disastro può chiedersi perché lui sì e un altro no. Chi è malato può chiedere la guarigione. 
A volte si ringrazia perché la prova “finisce bene”. 
E’ più difficile capire il perché di una prova, è più difficile leggere già in quella un inizio di qualcosa di importante e non solo la fine (o solo alla fine). 
La morte non è la conclusione di tutto, ma certe vite possono essere tremendamente finite in un vicolo cieco!
Il male non viene da Dio. 
Eppure esiste. 
E il dolore è un’occasione per capire tante cose e da che parte stare. Può esserci il pianto, può esserci il tormento, ma l’anima unita al suo Signore comprende che cosa vien permesso da Dio. 
A volte è nelle cose che vanno a gonfie vele che Dio diventa totalmente un estraneo!
La croce insegna che soffrire può essere un dono di Dio agli uomini, unione all’esperienza di Cristo. 
Perciò mezzo, inspiegabile per chi è lontano da tutto questo, per essere salvatori oltre che salvati. 
Se patire salva, il dolore è un mezzo di salvezza. 
E se il mondo è pieno di dolore, chiediamoci quanto peccato lo percorra.
...
L’umanità irretita di suggestioni luciferine, ribelle a Dio, superbamente illusa d’essere padrona del proprio tempo, ha educato persino chi ha fede all’incapacità di contemplare la propria fragilità, credendo sempre che certe ore riguardino qualcun altro. 
Ci illudiamo di poter deviare gli eventi voluti da Dio, creando un destino da noi. 
E ce ne gloriamo. Salvo, quando i conti non tornano, chiederne conto a Dio. 
Perché? 
Dov’eri?
Il dolore nasce dal peccato. 
Il primo autore del castigo all’uomo è proprio l’uomo che asseconda Satana, che ci sprona al peccato. 
Il dolore per l’occhio solo umano o psichico è un male. 
Con un occhio soprannaturale, spirituale, contiene un bene più grande, specie per chi offrendosi come sacrificio d’espiazione per le manchevolezze del mondo diventa redenzione per coloro che giusti non sono.
Il dolore di un innocente atterisce in questa vita e dura un istante. Ma la vita è eterna. 
E quell’anima innocente, che non aveva colpa alcuna, è transitata nella vita che non muore, accanto al Signore che con il Suo dolore innocente è il Salvatore di chi ne vede la luce. 
Malattie, corruzione, guerra e calamità sono un disordine subentrato all’ordine. 
Sono frutti del peccato, opera delle tenebre che si oppongono alla Luce.
Il dolore viene dal Male. 
Gesù non l’ha abolito. 
L’ha messo in spalla, lasciandosene ferire e rendendocene la luce, così che possiamo unire la nostra offerta per santificare ciò che santo ancora non è. 
La sofferenza redime e basta guardarsi intorno per capire il bisogno che c’è di redenzione. 
I nostri conti non tornano? 
Non paga chi dovrebbe? 
Dio fa i conti in un modo differente e vedendo dove conduce la precisa razionalità degli uomini, c’è da star sicuri che li faccia molto meglio Lui! 
Intanto per chi ha di fronte il dolore del fratello, oltre alla contemplazione del mistero del suo dolore, c’è anche l’esercizio dell’amore, così che la misericordia che Dio prova per il malcapitato ci sostenga nell’essere imitatori del Signore anche nella pietà.
La via del dolore è la via del Cielo, perché seguendo quella si imbocca anche la via dell’amore. 
Il dolore chiede accettazione, non rassegnazione, se non nel disporsi alla volontà di Dio, nella carità verso tutti.
Ci fossero state altre vie, Gesù avrebbe percorso quelle. 
Ma così non è stato. 
E così non sarà. 
La porta è stretta e non l’allargheranno nemmeno i rendering più arditi dei grandi architetti reputati più geniali; non l’allargheranno le larghe vedute dei grandi maestri del pensiero, i filosofi ritenuti più acuti.
Il dolore non viene da Dio. 
Dio lo permette e noi sappiamo il perché, accettando d’averne anche la parte che il Figlio di Dio accettò di portare al Calvario.

Spero di non scandalizzare qualcuno... bisogna pregare tanto.