venerdì 24 maggio 2019

La Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco "E’ Maria che si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia"

Nel giorno della festa della Madonna Santissima Ausiliatrice dei Cristiani

Sæpe dum Christi populus cruentis
Hostis infensi premeretur armis,
Venit adiutrix pia Virgo cælo
Lapsa sereno.
Tu nos ab hoste protege et mortis hora suscipe




Maria Ausiliatrice: da Lepanto a Don Bosco

Storia della Basilica Maria Ausiliatrice
La facciata richiama quella della chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia, del Palladio.
Sul campanile di destra è raffigurato l’arcangelo Gabriele nell’atto di offrire una corona a Maria; sul campanile di sinistra l’arcangelo Michele sventola una bandiera con la scritta “Lepanto”.
Sul timpano, le statue di marmo sono dei martiri Solutore, Avventore, Ottavio, uccisi su questa terra (Valdocco = Vallis occisorum). 
Sull’attico, sopra gli orologi si vedono, a destra la statua di San Massimo, primo vescovo di Torino, a sinistra la statua di San Francesco di Sales, patrono della Famiglia Salesiana.
Nella nicchia centrale, sotto il rosone, si vede il gruppo
marmoreo di Gesù tra i fanciulli. 
Nelle nicchie laterali sono le statue di S. Giuseppe e S. Luigi Gonzaga.
Delle due fasce di altorilievi tra le colonne, l’una rappresenta S. Pio V che annunzia la Vittoria di Lepanto (1571), l’altra rappresenta Pio VII che incorona Maria SS. nel Santuario di Savona dopo la sua liberazione dalla prigionia napoleonica (1814).
Il Santuario di Maria Ausiliatrice è nato dal cuore, dal coraggio di Don Bosco e dalla sua grande devozione alla Madonna.
Fu un’impresa segnata da avvenimenti straordinari e da difficoltà enormi: Don Bosco non si stancava di ripetere che era la Madonna che voleva la chiesa e Lei stessa, dopo avergli indicato persino il luogo dove doveva sorgere, gli avrebbe anche fatto trovare i mezzi necessari. 
Ma sentiamo da Don Bosco stesso il racconto di un suo “sogno” fatto nel 1844, quando era ancora in cerca di una sede stabile per il suo oratorio.
La Signora che gli apparve gli disse: “Osserva. – Ed io guardando vidi una chiesa piccola e bassa, un po’ di cortile e giovani in gran numero. Ripigliai il mio lavoro.
Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a Lei, ed Essa mi fece vedere un’altra chiesa assai più grande con una casa vicina. Poi, conducendomi ancora un po’ d’accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi soggiunse:
“In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore, Solutore e Ottavio offrirono il loro martirio, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo”.
Così dicendo, avanzavo un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione… Intanto io mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi ed il locale, e vidi poi una grandissima chiesa, precisamente sul luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all’intorno e con un bel monumento nel mezzo”. (Il monumento davanti al Santuario c’è ed è proprio per… lui!).
Le tappe erano dunque tutte previste: prima “la chiesa piccola e bassa”ossia la cappella Pinardi nel 1846; poi “l’altra chiesa assai più grande...” ossia la Chiesa di S. Francesco di Sales nel 1852 e infine la chiesa di Maria Ausiliatrice con “all’interno una fascia bianca, con la scritta a caratteri cubitali: “Hic domus mea, inde gloria mea. Qui è la mia Casa, di qui la mia gloria”.
Il desiderio di ubbidire alla voce della Madonna e di testimoniare venerazione e riconoscenza a Lei che aveva dato tante prove di benevolenza alla nascente Congregazione, ed anche ragioni di ordine pastorale e pratico, spinsero Don Bosco ad affrettare i tempi della costruzione.
Intanto, per l’acquisto del campo e del legname per la recinzione si erano spese 4.000 lire; l’economo Don Savio, rimasto senza soldi, consigliava di aspettare, ma Don Bosco gli replicò:
Comincia a fare gli scavi; quando mai abbiamo cominciato un’opera avendo già i denari pronti? Bisogna bene lasciar fare qualcosa alla Divina Provvidenza”. 
I lavori, affidati all’impresa del capomastro Carlo Buzzetti, iniziarono nell’autunno del 1863. T
erminati gli scavi, nell’aprile del 1864, Don Bosco disse al Buzzetti:“Ti voglio dare subito un acconto per i grandi lavori“. Così dicendo tirò fuori il borsellino, l’apri e versò nelle mani di Buzzetti quanto conteneva: otto soldi, nemmeno mezza lira. “Sta’ tranquillo la Madonna penserà a provvedere il denaro necessario per la Sua chiesa”.
Finalmente il 9 giugno 1868, aveva luogo la solenne consacrazione. Furono momenti di commozione intensa per tutti. Il sogno era diventato realtà. La “stupenda ed alta chiesa” era sotto gli occhi di tutti, cresciuta come per miracolo
Da parte sua, Don Bosco non si attribuiva alcun merito: “Io non sono – diceva – l’autore delle grandi cose che voi vedete: è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere. Di mio non ci ho messo nulla. Aedificavit sibi domum Maria. 
E’ Maria che si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia”.
Costruito il santuario, Don Bosco intensificò la sua azione per diffondere nel mondo la devozione alla Madonna Ausiliatrice, Aiuto dei Cristiani.

Fonte: http://it.donbosco-torino.org/basilica/storia/

Tramite Centro Studi Federici