venerdì 13 marzo 2020

Coronavirus "Civitas Sancti deserta facta est" L’inguardabile "spettacolo della gerarchia cattolica confusionaria e impaurita” e la mancanza di risposte spirituali.

Nel tempo del coronavirus. Capita di ammirare sui "social" le belle iniziative dei nostri Connazionali pervasi da quell'indispensabile e prezioso bagaglio di positività "INSIEME CE LA FAREMO!": chi suona l'Inno nazionale "rivitalizzando" il suo quartiere deserto; chi realizza dei commoventi video pieni di speranza per il futuro; chi firma dei messaggi pervasi di alta umanità.
Donne e uomini celebri o sconosciuti rappresentano con il loro prezioso volontariato l'Italia della speranza, della
positività e del futuro per infondere quella  carica indispensabile per sopportare l'auto-reclusione in casa  onde sconfiggere il letale coronavirus.



Abbiamo forse veduto in opera :
- la chiesa "in uscita"? 
- la chiesa degli idoli Pachamama portati dentro il tempio santo di Dio? 
- la chiesa "con l'odore delle pecore"? 
- la chiesa capace di fare degli interminabili e vuoti slogan mondani? 
- la chiesa allineata con le manovre delle ONG? 
- la chiesa del "restiamo umani"?  
- la chiesa  nata sette anni fa in piena "primavera ecclesiale"? 
- la  chiesa succube ed allineata con il mondo?  
La chiesa degli spot pubblicitari ha saputo rompere
l'assordante silenzio in questo tempo di pandemia letale SOLO per comunicare la cessazione delle messe pubbliche con i fedeli e la chiusura delle chiese ( decisione poi lasciata alla discrezionalità delle singole diocesi - per ora -). 
Ci si poteva aspettare dell'altro da quella parte di clero mondanizzato e ideologizzato dimentico della verticalità del divino mandato di "alter Christus"? 
Persino delle personalità che non possono essere tacciate di tradizionalismo ne' di particolare afflato di devozionalismo  cattolicamente inteso come Andrea Riccardi, Padre  Bartolomeo Sorge e fr. Enzo Bianchi hanno criticato le scellerate assenze dei chierici maggiori e minori capaci solo di privare i  fedeli afflitti ed impauriti dal coronavirus della doverosissima assistenza e conforto spirituale .
Lo scrittore e saggista Marcello Veneziani, illuminato "spirito laico" ha dedicato al miserando silenzio dell' ammutolita chiesa cattolica italiana questo mirabile scritto:

Manca una risposta spirituale al contagio

C’è una dieta spirituale da osservare in questi giorni d’incubo e d’incubazione? Non mi è parso di leggere o di ascoltare da nessuna parte riflessioni, consigli, terapie che avessero a cuore l’anima delle persone e che ponessero la questione virale dal punto di vista “spirituale”. 
Parola desueta, intrusa, se non estinta nel nostro lessico quotidiano. 
Eppure mai come in questo caso necessaria perché laddove tornano in gioco la vita e la morte, la vecchiaia e la malattia, la solitudine e la solidarietà, torna l’urgenza di una preparazione spirituale agli eventi e alla nostra vita. 
E invece, il massimo ambito interiore lambito in questi giorni è materia di psicologi, psicanalisti e psichiatri. 
Viene medicalizzata pure la coscienza, ospedalizzata anche l’anima.

È forse la prima volta che davanti al contagio appare del tutto assente la Chiesa e irrilevante la religione; in ogni evenienza tragica del passato la religione cristiana è sempre stata il rifugio, il conforto, l’invocazione e perfino l’esorcismo per fronteggiare il male o disporsi al rischio mortale. 
Questa volta è come se si fosse ritirata dal mondo per non contribuire a spargere il virus, come se avesse chiuso i battenti per ragioni di profilassi medica e precauzione sanitaria. L’unico messaggio che giunge dalla Chiesa è infatti non celebrare messa, allinearsi alle disposizioni governative, chiudere le chiese per responsabilità civile e umanitaria; la sua unica funzione comunitaria è quella di non accrescere i rischi di contaminazione. E dunque arretrare, auto-sospendersi, tacere, inviare solo sommessi messaggi televisivi. Intendiamoci, nessuno pensa che i sacerdoti debbano sostituire i medici e affidarsi alle preghiere sia meglio che affidarsi alle strutture sanitarie. 
Ma non c’è mai stata un’assenza così totale del riferimento religioso davanti all’emergenza del contagio. 
La Chiesa aveva sempre svolto un ruolo primario in questi frangenti; e proprio la Chiesa come “ospedale da campo” e “soccorso umanitario” è totalmente chiusa in se stessa e inerte.

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Giovedì 12 marzo abbiamo appreso con sgomento del decreto di chiusura delle chiese disposto dal Cardinale De Donatis, Vicario del Papa per la diocesi di Roma, dispensando i fedeli dal precetto festivo e domenicale.
"Se pur la decisione di sospendere la celebrazione pubblica delle Sante messe può avere uno scopo precauzionale al fine di impedire il diffondersi della malattia e il contagio tra i fedeli, quella di chiudere addirittura le chiese sembra proprio un’assurdità. 
Potrebbe essere tollerata solo se i preti dalle chiese si spostassero per le strade. 
La decisione del Cardinale Vicario è sproporsionata ed esorbitante rispetto al fine prefissato - quello del contenimento dei contagi. 
Sebbene sia vero che spetti alla legittima autorità della Chiesa esercitare liberamente il proprio potere sui luoghi di culto, tuttavia, nel caso di specie, la misura è eccessiva, sia perché entra in una valutazione di carattere medico-sanitario-epidemiologico (che non rientra nella competenza della Chiesa, ma solo dello Stato) sia perché, comunque, a seguito del decreto governativo denominato "restiamo a casa",( Messainlatino QUI )

Poi il "miracolo" !

"Incredibile: il Papa e il suo vicario si sono accorti solo a scoppio ritardato delle conseguenze drammatiche che la chiusura delle chiese ha per i fedeli. Niente male per chi dei «pastori con l’odore delle pecore» ha fatto il ritornello del pontificato.

La realtà è che i mugugni e i mal di pancia di molti vescovi per la sospensione delle messe - finora rimasti sotto traccia -, sono esplosi con la decisione di chiudere anche le chiese. Per non dire della reazione di molti fedeli, di cui certamente anche la Nuova Bussola Quotidiana si è fatta interprete. A quanto è dato sapere, ieri sera il Papa è stato tempestato di telefonate da vescovi e cardinali di curia, così da indurlo alla retromarcia.

Del resto che la chiusura delle chiese non fosse una iniziativa estemporanea del cardinale De Donatis, lo dimostra il fatto che già martedì 10 marzo era stata disposta la chiusura della basilica di San Pietro e dell’adiacente piazza, un’indicazione chiara sull’indirizzo da prendere.

Scongiurata dunque la chiusura delle chiese, rimane lo spettacolo di una gerarchia ecclesiastica in stato di confusione e impaurita. Con delle conseguenze drammatiche per la Chiesa nel mondo. La sciagurata decisione di sospendere le messe in Italia sta ormai diventando un esempio che altri vescovi e conferenze episcopali - dal Regno Unito agli Stati Uniti - stanno seguendo, pur in condizioni sanitarie ancora meno drammatiche che in Italia.

A questo punto altri vescovi dovrebbero prendere coraggio..." (La Nuova Bussola Quotidiana QUI )

"Cominciate provando a pronunciare la parola spirituale…" ( M.Veneziani op.cit)


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