mercoledì 23 maggio 2012

Le norme del Vaticano sulle apparizioni, aggiornato al 29 maggio 2012 ( VIS)


Un documento molto importante sul tema elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede
Andrés Beltramo Alvarez
Città del Vaticano

Visioni, rivelazioni e messaggi divini. La storia della Chiesa è piena di eventi mistici. Dalle apparizioni di Fatima e Lourdes, cioè delle manifestazioni terrene della Madonna riconosciute dall’autorità del Papa, vescovi e teologi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare molteplici fenomeni soprannaturali. E la domanda è sempre la stessa: come giudicare se sono veri? La risposta ce l’ha il Vaticano e si prepara a metterla a disposizione di tutti.

Il documento che contiene le chiavi per l’analisi di questi casi s’intitola “Norme sopra il modo di procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”. Approvato nel 1978 da Papa Paolo VI, il suo contenuto è rimasto riservato solo per prelati e specialisti. Tra l’altro perché l’unica versione ufficiale disponibile era in latino.

Tra pochi giorni, invece, la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicherà le traduzioni dei testi in italiano, spagnolo, tedesco, inglese e francese. Saranno le versioni ufficiali e definitive. 
La Libreria Editrice Vaticana ha già stampato diverse copie e la notizia sarà riportata nel giornale pontificio “L’Osservatore Romano”.

Si tratta di un vademecum sui passi da seguire quando si è in presenza di una possibile apparizione. Diversamente dalla credenza popolare, è sempre il vescovo di ogni luogo che deve studiare, in prima persona, il presunto fenomeno soprannaturale e non il Vaticano. La Sede Apostolica non ha dei periti specializzati o dei ricercatori scientifici, anche se può intervenire in certi casi particolari ed estremi.

Questo nonostante la Curia Romana riceva, ogni anno, diversi faldoni di presunte rivelazioni. Episodi della natura più composita sono inviati alle diocesi. Nei tempi di internet, le notizie di queste visioni si diffondono con velocità tra i fedeli e la facilità di viaggiare favorisce pellegrinaggi spontanei. Questo rappresenta una sfida per le autorità ecclesiastiche.

Una preoccupazione che condivide anche Benedetto XVI, il quale nella sua esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini” ha riconosciuto la necessità di «aiutare i fedeli nel distinguere bene la parola di Dio delle rivelazioni private», la cui funzione non è quella di completare la rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in un certo periodo storico.

Per identificare la credibilità di un fenomeno straordinario, le norme offrono criteri «positivi» e «negativi». Lo scopo principale è difendere la fede del popolo ed evitare la proliferazione di avocazioni che smentiscono l’insegnamento della Chiesa o che, direttamente, a esso si oppongano.

Una ricerca rigorosa sul presunto fatto è indispensabile per garantire la certezza morale della sua manifestazione. L’equilibrio psichico del «veggente» è una condizione necessaria, così come le sue onestà, rettitudine di vita, sincerità, mansuetudine all’autorità ecclesiastica e capacità per ritornare a una normale vita di fede. Inoltre gli episodi di psicosi o isteria collettiva devono essere esclusi.

Le conversioni da sole non bastano per riconoscere una manifestazione divina, anche se «i frutti spirituali abbondanti e costanti» hanno un loro peso. I messaggi ricevuti dai veggenti devono corrispondere con una dottrina senza errori. Gli elementi di sfiducia costituiscono, ad esempio, un evidente affanno di lucro vincolato con il fatto in questione o degli atti immorali commessi dal soggetto o i suoi seguaci durante o in occasione dello stesso.

Ogni vescovo deve vigilare, informarsi e agire per correggere o prevenire abusi nell’esercizio del culto, per condannare dottrine sbagliate e per evitare il pericolo del falso misticismo. Se si arriva alla certezza di trovarsi di fronte a un episodio divino, il vescovo ha le facoltà di permettere manifestazioni pubbliche di devozione.

La decisione dì pubblicare le norme è stata presa indipendentemente dagli episodi particolari e le sue direttive si applicano in tutti i casi. Ma è anche importante il fatto che saranno pubblicate proprio quando una commissione internazionale creata dal Vaticano studia le presunte apparizioni mariane nel piccolo paesino bosniaco di Medjugorje; un fenomeno di fama mondiale con migliaia di seguaci e accaniti detrattori, sul quale la Santa Sede è disposta a pronunciarsi, secondo dei criteri obiettivi che ora saranno disponibili per tutti i casi di apparizioni.

Tratto da :  http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/apparizioni-mariane-apariciones-mariane-apparition-marians-medjugorje-15293/

AGGIORNAMENTO DEL 29 MAGGIO 2012 (VIS)
 
NORME PER PROCEDERE NEL DISCERNIMENTO DI PRESUNTE APPARIZIONI E RIVELAZIONI
Città del Vaticano, 29 maggio 2012 (VIS)
Di seguito riportiamo estratti del Documento "Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni" recentemente pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Sede. Il Documento, approvato da Papa Paolo VI nel 1978, fu emanato nello stesso anno dalla Congregazione. A quel tempo le Norme furono inviate a tutti i Vescovi del mondo senza che si procedesse ad una pubblicazione ufficiale, giacché esse sono indirizzate principalmente ai Presuli.
ORIGINE E CARATTERE DELLE NORME
(...) "1. Oggi, più che in passato, la notizia di apparizioni si diffonde rapidamente tra i fedeli grazie ai mezzi di informazione. Inoltre, la facilità degli spostamenti favorisce e moltiplica i pellegrinaggi. L’Autorità ecclesiastica è perciò chiamata a pronunciarsi in merito senza ritardi.
2. D’altra parte, la mentalità odierna e le esigenze scientifiche e quelle proprie dell’indagine critica rendono più difficile, se non quasi impossibile, emettere con la debita celerità i giudizi che concludevano in passato le inchieste in materia (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate). (...)
Quando l’Autorità ecclesiastica venga informata di qualche presunta apparizione o rivelazione, sarà suo compito:
a) in primo luogo, giudicare del fatto secondo criteri positivi e negativi
b) in seguito, se questo esame giunge ad una conclusione favorevole, permettere alcune manifestazioni pubbliche di culto o di devozione, proseguendo nel vigilare su di esse con grande prudenza (ciò equivale alla formula: «pro nunc nihil obstare»);
c) infine, alla luce del tempo trascorso e dell’esperienza, con speciale riguardo alla fecondità dei frutti spirituali generati dalla nuova devozione, esprimere un giudizio de veritate et supernaturalitate, se il caso lo richiede. (in particolare in considerazione dell'abbondanza di frutti spirituali derivanti dalla nuova devozione).
I. CRITERI PER GIUDICARE, ALMENO CON UNA CERTA PROBABILITÀ, DEL CARATTERE DELLE PRESUNTE APPARIZIONI O RIVELAZIONI
"A) Criteri positivi:
a) Certezza morale, o almeno grande probabilità dell’esistenza del fatto, acquisita per mezzo di una seria indagine.
b) Circostanze particolari relative all’esistenza e alla natura del fatto, vale a dire:
1. qualità personali del soggetto o dei soggetti (in particolare, l’equilibrio psichico, l’onestà e la rettitudine della vita morale, la sincerità e la docilità abituale verso l’autorità ecclesiastica, l’attitudine a riprendere un regime normale di vita di fede, ecc.);
2. per quanto riguarda la rivelazione, dottrina teologica e spirituale vera ed esente da errore;
3. sana devozione e frutti spirituali abbondanti e costanti (per esempio, spirito di preghiera, conversioni, testimonianze di carità, ecc.).
B) Criteri negativi:
a) Errore manifesto circa il fatto.
b) Errori dottrinali attribuiti a Dio stesso, o alla Beata Vergine Maria, o a qualche santo nelle loro manifestazioni, tenuto conto tuttavia della possibilità che il soggetto abbia aggiunto – anche inconsciamente –, ad un’autentica rivelazione soprannaturale, elementi puramente umani oppure qualche errore d’ordine naturale.
c) Una ricerca evidente di lucro collegata strettamente al fatto.
d) Atti gravemente immorali compiuti nel momento o in occasione del fatto dal soggetto o dai suoi seguaci.
e) Malattie psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che con certezza abbiano esercitato una influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi del genere.
Va notato che questi criteri positivi e negativi sono indicativi e non tassativi e vanno applicati in modo cumulativo ovvero con una qualche loro reciproca convergenza.
II. INTERVENTO DELL'AUTORITÀ ECCLESIASTICA COMPETENTE
1. Se, in occasione del presunto fatto soprannaturale, nascono in modo quasi spontaneo tra i fedeli un culto o una qualche devozione, l’Autorità ecclesiastica competente ha il grave dovere di informarsi con tempestività e di procedere con cura ad un’indagine.
2. L’Autorità ecclesiastica competente può intervenire in base a una legittima richiesta dei fedeli (in comunione con i Pastori e non spinti da spirito settario) per autorizzare e promuovere alcune forme di culto o di devozione se, dopo l’applicazione dei criteri predetti, niente vi si oppone. Si presterà però attenzione a che i fedeli non ritengano questo modo di agire come un’approvazione del carattere soprannaturale del fatto da parte della Chiesa.
3. In ragione del suo compito dottrinale e pastorale, l’Autorità competente può intervenire motu proprio; deve anzi farlo in circostanze gravi, per esempio per correggere o prevenire abusi nell’esercizio del culto e della devozione, per condannare dottrine erronee, per evitare pericoli di un misticismo falso o sconveniente, ecc.
4. Nei casi dubbi, che non presentano alcun rischio per il bene della Chiesa, l’Autorità ecclesiastica competente si asterrà da ogni giudizio e da ogni azione diretta (perché può anche succedere che, dopo un certo periodo di tempo, il presunto fatto soprannaturale cada nell’oblio); non deve però cessare di essere vigile per intervenire, se necessario, con celerità e prudenza.
III. AUTORITÀ COMPETENTI PER INTERVENIRE
1. Spetta innanzitutto all’Ordinario del luogo il compito di vigilare e intervenire.
2. La Conferenza Episcopale regionale o nazionale può intervenire in certi casi.
3. La Sede Apostolica può intervenire, sia su domanda dell’Ordinario stesso, sia di un gruppo qualificato di fedeli, sia anche direttamente in ragione della giurisdizione universale del Sommo Pontefice.
IV. INTERVENTO DELLA SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
1. a) L’intervento della Sacra Congregazione può essere richiesto sia dall’Ordinario, fatta la propria parte, sia da un gruppo qualificato di fedeli. In questo secondo caso, si presterà attenzione a che il ricorso alla Sacra Congregazione non sia motivato da ragioni sospette (come, per esempio, la volontà di costringere l’Ordinario a modificare le proprie legittime decisioni, a ratificare qualche gruppo settario, ecc.).
b) Spetta alla Sacra Congregazione intervenire motu proprio nei casi più gravi, in particolare quando il fatto coinvolge una consistente parte della Chiesa (...)
2. Spetta alla Sacra Congregazione giudicare e approvare il modo di procedere dell’Ordinario o, se lo ritiene possibile e conveniente, procedere ad un nuovo esame del fatto (...)".


QUI il documento Vaticano del 1978